VULCANO BUONO
"Olim", un tempo, che gli elleni ed i latini consideravano legenda, col
Tartaro e l'Olimpo a sobbollire ed i Giganti a vomitar lava, l'humus
flogistico della terra flegrea era trama avviluppata per conti da mito e
speranza poetica, mitopoiesi in quartine espresse e canti in rima. Nel
tempo degli umani, annus domini 2012, vulcani, caldere, ed aree ad
attività sismografica son terreno fertile per studi, grafici ed
empirismo scientifico. Mai per buona ed accorta amministrazione.
Terra più felix (o infelix, dipende dall'attacco) della Campania non ve
n'è, col Vulcano Sterminatore a minacciare sfaceli e tabulae rasae,
come Plinio descrisse, Pompei testimoniò, Ercolano sottoscrisse, con le
caldere flegree a bradisimo e puzzo d'uovo costantemente a fermentare, a
nord di Neapoli, nei pressi dell'antica Diceàrchia, dove inferno e
paraviso si stringono la mano in attesa del Giudizio.
Si dirà
che i moderni abbisognano di certezze, e che la scienza ed il Buon
Governo abbiano la leva giusta per sollevare l'uomo medio dalle ambasce,
dai rovelli sulla propria sicurezza: perchè il cittadino dovrà pur
conoscere come, dove, e perchè vengon edificate e progettate private
abitazioni, pubblici edifici e moderne strutture, come financo gli
ospedali. Dovrà pur sbrogliare la matassa a comprensione, per discernere
il giusto dal mendacio e dall'errore, no? Di guisa che un nosocomio
titanico, "Ospedale del Mare" battezzato, ove di mare v'è giusto una
brezza, a farsi strada tra catrame benzene e copertoni bruciacchiati,
sia costruito in zona rossa o giallina, lontano dalle pendici di slavina
e lapilli, insomma in sicurezza: e dov'è la certezza?
Non c'è,
o meglio basta contare i passi, al massimo i chilometri e siamo a quota
sette e mezzo dall'area più spinosa, con la furia umano-clasta del
Vesuvio che inghiottirebbe in nuvolone di cenere, magma vaporoso e
detriti viscoso-gassosi e collassanti, tutta la terra a corollario; e
dove la speranza di "sfuggita", la via più breve per salvare anima e
deretano? Basta chiedere, nell'era della burocrazia, e rivolgersi alla
Protezione Civile, è vero; e veramente il piano d'evacuazione conta
gemellaggi con altre regioni italiche per i comuni "rossi" (nel senso
d'area di rischio), con una popolazione da smuovere calcolata in 600mila
unità o giù di lì, un costante monitoraggio da parte della Commissione
scientifica Grandi Rischi (che ultimamente è a rischio carcere, presi al
Berto-lazo), ed una previsione su scala delle zone colpite e sugli
interventi da porre a breve giro. Solo che resta il dubbio per la zona
gialla: fin dove arriveranno cenere fuoco e lapilli? Nessuno al momento
lo sa.
Il più grande spettacolo dopo il "Big Bang": non resta
che affidarsi alla sorte, alla ciorta, a San Gennoir, che la scienza può
esser fallace ed i piani previsti su carta non antincendio tradiscono
intenzioni e Buon Governo. E a proposito, dove il Comune deve
indirizzare l'immane traffico veicolare di uomini, cose, macchine e nani
da giardino? Questo nessun in particolare pare saperlo, nessuno si è
premurato di elaborare un piano particolareggiato e ben definito; del
resto siamo a rischio pre-dissesto, cosa vuoi che sia una scossa, magari
di pre-assestamento?
E se il vulcano fosse buono solo per gli
acquisti, ma ci approntasse regalia condita di sorpresa? E se poi fosse
un "Super-Vulcano", in offerta speciale prendi uno e paghi danni per
secula seculorum? Basta spostar sguardo e cipiglio verso Puteoli del
resto, e tra fumi e fanghiglia di zolfo tufaceo e gialligno, ci
accorgeremmo d'esser in presenza d'un enorme bradipo in stato
semi-cosciente, che s'innalza a crosta d'anno in anno, sobbolle e rutta
sommesso a bradisimo, ma di "addurmirsi" nulla quaestio .
E come
fare per dargli una mossa, una strizzata? Se nulla puote il bastone,
proviamo di carotaggio, avrà pensato il Maire neapolitano, il tosto
Giggino Murat, e dagli uffici di San Giacomo è partita l'autorizzazione
per le trivellazioni in quel di Bagnoli, per ora fino ad un centinaio di
metri, prevedendosi nel tempo di giungere fino a chilometri quattro. E
qual'è il colore del pericolo, giallo-rosso o arancio-cremisi?
L'Istituto di Vulcanologia per bocca dei suoi esperti si mostra cauto,
parla di trivellazioni controllate, nell'uno e nell'altro verso
dichiarando che la perforazione potrebbe causare attività sismica o
generare un'esplosione, solo se fosse consentito "ai fluidi supercritici
ad alta pressione (che si prevede esistere a tre chilometri o più di
profondità) di entrare in contatto con il magma all’interno della
caldera". E Caldoro? Nell'attesa lui ed il suo Ospedale marino possono
dormire sogni d'oro: i lavori sono appena ripresi dopo lo stanziamento
di fondi ulteriori (180 milioni dal CIPE), e fino a quando non saranno
completate strutture ed edifici c'è sempre tempo per accendere altro
cero al Santo, chè pare sia un battito di prece passare dalla zona
gialla a "Faccia 'Ngialluta".
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