RENZI LO STREGA
Il Rottam-attore, ripete a braccio il suo pezzo, servitor di sé stesso e
di Ser Marpionne, col Giorgetto Guri al seguito, di occhio ceruleo e
sguardo imbambolato; orsù, primarie! Che s'appronti il capezzale, la
branda per feriti, catetere e laccio, l'emo-statico, l'emo-dinamico (e
che vuoi star fermo?), contro il dirigente, l'apicale, il segretario,
"il grand figl lup man", il mega-vecchiaccio, gli zombies tutti: e
l'obbiettivo è il leader (vabbè, siam gentili) Bersani, ed il suo
mollismo apicale, quella salsetta insipida, eppur sapida, per gambette
imberbi e bracette frolle, per un partito mezzo abortito, al più
abulico, autistico, mezzo flaccido e che fu loft, fin dalla sua genesi.
25 novembre, il termine scade, s'ingolfano i candidati, si assolvono i
Vendola, si condannano le consorti bersaniane ("lei non sa chi sono io, e
la sventura d'aver marito"), i Tabacci s'arrovellano al centro (ma che
c'entra, Tabacci??), piccole Puppato crescono, poi c'è "Oh Ragassi", il
Leader Maximo (nulla da spartir con Dalemix?), ed infine Renzi: lo
strega? Lo stregherà quel voto, il partito, col suo stolido faccino di
chi troppe ruote ha girato in cerca di fortuna, giocando il terno secco
su Firenze, portando un bacione e tanti sfanculamenti, con un programma
etereo, inafferrabile, pessimo, senza vibrato, senza battito d'ali, ma
solo di ciglia, verso la palude italica, del tutto incapace di
risollevar paese da fanghiglia, dalla mota?
E allora in moto,
compagni! Adesso, Renzi! Via con le idee campér in aria, sulla grande
rotta dei capitali coraggiosi, della finanza inghirlandata a centro
tavola, all'inseguimento sudaticcio dei diritti perduti, dei rovesci di
pioggia e malaciorta, dei lavoratori non pervenuti, al minimo integrati
nella cassa, in attesa d'esser portati nell'alto-Fornero, per bruciar di
rabbia livida e ricatti biliosi: FIAT dux e la sua volontà, che gli
Agnelli non si sacrificano, al massimo si santificano, con le salme
degli operai a finir in Gloria. E cosa resta della Sinistra, se non
scricchiolii poco mancini, al massimo ambi-destri, per il candidato
amato da grandi e piccini (e per piccini intendiamo Berlusconi et
affini)? Nulla, qualche scampolo di primarie e poco più.
Renzi
coglie fava con tre capponi, il suo programma fa acqua come la metro di
N.Y. dopo l'uragano, si biascica di "tolleranza zero (molto american
way of loft) contro la corruzione (in piena scia tecnico-governativa),
riesumazione con respirazione bocca-a-Bocconi del falso in bilancio,
nessuno spreco di fiato primario per la vetusta querelle delle leggi
ad-personam e relativa abrogazione (deve esser fulminato proprio sulla
via di Arcore), nè su evasione fiscale, auto-riciclaggio e compagnia
cantando, così cara al coro dell'Antonveneta e delle altre banche ad
intonare. Nota stonata? Al minimo stanata, col piccolo apprendista
berlusclone che starnazza in divenire, funesto come gorgone inamidata:
paralizzerà col suo tocco e lo sguardo a pesce lesso, le torme schierate
della Sinistra(ta) italica?
Il Giorgio Guri gli ha imbastito
il "format", per enteroclisma ende-molle da inserire tra le due ali
partitiche come fosser chiappa, tra una preghiera per il Chiapas (per
non tradire l'animo sinistrorso), ed una sul desco delle liturgie
capital-minimal-finanziarie che fa tanto trendy e tres chic, per un
giovanotto molto poco choosy nello stringere accordi ed alleanze a
convenienza, sempre imbiancato, perfettino, a favor di telecamera,
etero-diretto via "app", tra uno smart ed un phone a ringalluzzire il
ciuffo da "giovane per sempre". Evergreen per ogni stagione, fosse anche
quella della democrazia in saldo (e targata Capi di Stato e Governo,
Monti-Napolitano), lo stilista Renzi predilige i tessuti radical, i
colori decisi, i lavaggi frequenti, di testa ed idee: basta entrare nel
market virtuale delle ideologie da banco, a metà prezzo, ed il gioco è
fatto, la spesa vale il carrello.
E nel carrello ci mettiamo
tutto un caravanserraglio di effetti speciali, a sfinimento e
degenarazione, uno spettacolo che si auto-replica nel crogiolo di
battutte plastificate e boutade a scongelare; che sia un programma
politico, o l'ultimo modello d'auto incellophanato, Renzi è il venditore
più cool (la faccia lo permette) sul proscenio, e una sua vittoria alle
primarie svenderebbe il PD definitivamente, archiviandolo come
"antiquariato diafano e post-moderno". Allora non resta che
auguraglielo.
La sua vittoria accelererebbe il
decadimento atomico e la scissione a caldo del PD, fagocitando quei
pochi brandelli eco-social-welfare-compatibili
verso il centro immobile della quiescenza gattopardesca, cambiando il
tutto per non cambiar poi niente, dando solo una mano di vernice verso
un liberismo esasperante che ci ha resi schiavi moderni, se non del
faraone, del Mercatone Unico: è Renzi è il perfetto scaffalista da
mega-catena commerciale, il giullare del leviatano, quello dalla faccia
sorniona, ma furbescamente insidiosa e suadente. Spariglierebbe il
partito, frantumandolo definitivamente, come sacchetto di biglie, e giù
nello scarico le vecchie figurine a rotolare, assieme alle ideologie a
catafalco ed alla storia della Sinistra (o quel poco che ancora resta),
Renzi la Strega è la palingenesi spocchiosa, la spora boriosa che
s'attacca all'ospite riducendolo a massa : l'ultima speranza per una
Sinistra da abbattere con questa cura da cavallo, in odor di Cavaliere,
perchè solo con una reale ricostruzione democratica con scappellamento a
sinistra, potrà far risorgere negli elettori mancini una volontà di
cambiamento effettivo ed uno spirito di giustizia rigenerante.
Tabula rasa, definitiva, prima di arrendersi alla tavola, dove il cibo è
scadente e le portate sono ammuffite e smorte. Per tacer dei camerieri.
Siamo al redde rationem, e la ragione è dei Renzi.
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