giovedì 19 dicembre 2013

RENZi li Strega
















Urge sincretica domanda: si può essere, in piena democrazia, leader a vita? Svoltando a Sinistra, passando per la dead zone del rinnovamento democrat in salsa PD, parrebbe avverarsi l'assunto mitopoietico, del dio Crono- Saturno che assorbe e rigurgita figli ormai annichiliti ed perfetti come acciottolato di fiume, inutili come zavorra per voli pindarici nell'aia di casa: ventennio minorenne, stiracchiato, di politburo ammuffito,  nessuna storia partitica annovera vertice a vertigo di classe sì duratura come quella alle redini del fu PCI, adesso solipsisticamente alla guida del più importante partito italico di centro-sinistra (fino a prova contraria). E allora via con la rottamazione coatta a ca,ci nel cool, per levar sederi di poltrona: arriva Renzie col suo codazzo di groupies e pigia-bottoni, perché “Matteo ha detto, Matteo così vuole”; et voilà! Il pasticcio dell’alternanza giovanilistica è servito…del resto, se con quei dirigenti “non vinceremo mai”, perché non cambiarli definitivamente, tumulandoli nel tugurio d’una lauta pensione a coperto.
Il Rottam-attore, ripete a braccio il suo pezzo, servitor di sé stesso e nulla più, sulla scia d’un arrivismo da yuppie mal cresciuto, svezzato alla ruota d’una fortuna sfacciata: il bimbo-minchia è svelto il giusto, il sorriso ben lucido, a favor di media e telecamera; sotto il neoliberismo niente, se non spruzzate di demagogia a iosa, ma questo basta, questo ci vuole contro i “grandfigl lup man", il mega-vecchiaccio, gli zombies d’un partito mai nato, o almeno mal abozzato: e l'obbiettivo è il leader, quello di prima, quel Bersani ed il suo mollismo apicale, e ancor prima il Veltroni-brucone, salsetta insipida, per gambette imberbi e bracette frolle, per un partito copia-incollato, al più abulico, autistico, mezzo flaccido e che fu loft, fin dalla sua genesi.
E allora in moto, compagni! Adesso, Renzi! Via con le idee campate in aere, sulla grande rotta dei capitali coraggiosi, della finanza inghirlandata a centro tavola, all'inseguimento sudaticcio dei diritti perduti, dei rovesci di pioggia e malaciorta, dei lavoratori non pervenuti, al minimo integrati nella cassa, in attesa d'esser portati nell'alto dei cieli, a scoprir se poi è vero che la classe operaia ripetente in Paradiso ci va: FIAT dux e la sua volontà, che gli Agnelli non si sacrificano, al massimo si santificano, son sempre le salme degli operai a finir in gloria. E cosa resta della Sinistra, se non scricchiolii poco mancini, al massimo ambi-destri, per il segretario poco amato dai grandi soloni, si veda Napolitan Power sul Colle più alto? Nulla, per ora qualche scampolo di primarie e poco più: ma il ragazzo si farà, anche se ha le spalle…etc etc…..(e basta De Gregori, l’impegno il cantautoriale, vogliamo la figa, pure a Sinistra!).
Un ventennio imbolsito e minorenne che ha trasformato il più grande partito della sinistra europea in un simbolo di aspirazione neo-liberista, con gli epigoni del PCI divenuti piccini spauriti e senza bussola, all'affannoso inseguimento d'una strapuntina mercantilista, un lacerto di neo-kennedismo, una spruzzata di liberismo europeista, smantellando a colpi di martello, sminuzzando a falce, l'impianto della social-democrazia in Italia, pugnalando alle spalle i diritti dei lavoratori, sostenendo il precariato spinto, gettandosi a capofitto in abbracci finanziari e scalate pseudo-bancarie ("Abbiamo una banca!". A qualcuno rimane una barca).  La crisi di rappresentanza dei partiti italiani è la crisi; di linguaggio politico in primis,  identificabile in toto con il collasso del leaderismo targato Centro-Sinistra, coincidente con la svilita credibilità dei quadri dirigenti, orfani d'una scuola d'idee comuni, incapaci di rigenerare il tessuto del partito per strutturale inadeguatezza, contrari ad ogni forma di rinnovamento partendo dalla sua stessa base, dalle giovani milizie, nuove facce non solo mediatiche, nuovi amministratori soprattutto locali, etc. etc.

McLuhan resta sfumato in disparte, nel botro a disperarsi, strappandosi di dosso l'aura del Gran Comunicatore, perchè forse l'hanno frainteso non capendone il "messaggio", o forse perchè per discettare di Sinistra serve comunque un "medium" ad evocarne lo spirito disperso; dal loft di Veltroni in avanti, passando per quel "genio" incompreso di "D'Alemalamein" (sue le cantonate peggiori, da quando s'è auto-proclamato mente acuta et invincibile), fino all'"Oh, Ragassi!" ecumenico, di bersaniana memoria. Forse che basti parlarne, perchè il messaggio pervicacemente s'incunei nell'internauta, futuro elettore renziano? Ma qui stiam cianciando di primati, allora, e del web 2.0 sommi artigiani allo sbaraglio, che resistono insicuri, confondendo satira verso sé medesimi con griffe giusta e vincente per contrabbandar prodotto sul mercato.
Renzi li Strega, ed era ora, a sentir molti; arriva a valanga la palingenesi spocchiosa, la spora boriosa che s'attacca all'ospite riducendolo a massa : l'ultima speranza per una Sinistra da abbattere con questa cura da cavallo, in odor di Cavaliere, perchè solo con una reale ricostruzione democratica con scappellamento a sinistra, potrà far risorgere negli elettori mancini una volontà di cambiamento effettivo ed uno spirito di giustizia rigenerante.
Tabula rasa, definitiva, prima di arrendersi alla tavola, dove il cibo è scadente e le portate sono ammuffite e smorte. Per tacer dei camerieri.
Siamo al redde rationem, e la ragione è dei Renzi.

lunedì 11 febbraio 2013

Final Countdown

























Finale dipartita. Ovvero di come l'Italia si avvii ad un tragico destino da melodramma elettorale, in una fredda matinè di febbraio algido solitario y final, aspettando la prima vera occasione di ricatto, che puntualmente avverrà. Scade Penna sul Colle come uno yogurt inacidito, dopo aver creato il Monti Python Sciò, aver firmato tutte le leggi, leggine e leggiadre capitategli sotto al doppio e triplo mento, dopo aver sentito il boom delle intercettazioni distrutte in procura, dopo aver sentito pure il BOOM! di Grillo e dei grillini, per fortuna senza grilletti; scade il Cainano, dopo i bunga-bunga, dopo esser sopravvissuto a Gheddafi, dopo aver osato l'inosabile, aver copulato con tutte le Olgettine nel tempo libero, over occupato tutte le reti televisive oltre a quelle del letto, con doghe in legno, e daghe alla gola dell'Alfano di turno; scade il Bersani, dopo aver trionfato alle primarie, finendo marginalmente in testa nei sondaggi, ma ancora per poco, che di sinistra si può morire, ed ogni morte di Papa porta con sé infauste notizie, dunque, se sei Papa, meglio dimetterti prima....prima della vittoria (auspicata) delle Sinistre, che è ver che siam cattolici, ma all'inferno mica ci si vuol finire!; scade perfino un Papa, figuriamoci una legislatura, così com'è scaduto Monti, il termodistruttore dello spread più italo-scettico che ci sia, ridotto a far da controfigura a Casini e al Fini defascistizzato; scade, scade pure il Grillo, che di voce per le Piazze ne ha persa a toni, alti e secchi, magri e grassi; scade l'elettore, scade nel ridicolo di una scelta obbligata, scade, porello, nel ripetere il medesimo gesto, il voto nell'urna, sapendo che la mediocrità italica s'attacca al fondo, come gromma al barile.
E dunque tutti ben armati di badili, che qui, in Italia, si continua a scavare.
Che se non si troverà il tesoro, almeno la buca sarà abbastanza profonda per seppellire il cadavere dello Stivale. Ormai ridotto a Mocassino.




giovedì 31 gennaio 2013

Mors tua, vita loro!

























Vota! E non sarà più lo stesso!

Vota! E non sarai più lo stesso!

Vota! E nessun ti farà fesso!

Vota! E in quel posto, l'avrai messo!

Vota! Ma fa' ambresso ambresso!

Vota! E poi forse cogli il nesso!

Vota! Ed il voto tuo è nel cesso!

Vota! Poi non dir "me l'han fatto lesso".

Vota! Oppur il braccio abbisognerà di gesso!

Vota! Tanto in mano ti terranno il sesso!

Vota! Vota! Vota! Vota! Vota! Votaaaaaaaaa!

giovedì 3 gennaio 2013

Saturno contro
























"I padri non sanno nulla dei loro figli. Né i figli dei loro padri" (Patrick Poivre d'Arvor).


"Capita a volte che il padre si occupi della prole − un fenomeno abbastanza frequente fra i pesci" (Simone de Beauvoir).



Democrazia furente, di prosaica lamentazione civica e sociale, di rinnovamento mancato, di leaderismo sciatto, di associazionismo partitico a delinquere, di chimere e aspirazioni da viveurs: in definitiva il solito vecchio rum annacquato a brodaglia, alla ricerca della miscela giusta, o che sia  men urticante o insipida, per fottere, scialacquando, il voto elettorale di turno; oppure voto "radicale" frutto d'interesse à la carte, teso a consolidare e cementare accordi sottobanco tra corporazioni e grand guignol, capintesta e mammasantissima del "capitalismo" d'accatto ed arrembaggio made in Italy, per solite consorterie genuflesse al dio dell'appalto&finanza, in nome dell'interesse di tutti, perchè privato ed elitario, settario e consociativistico: alla faccia del pubblico, con pernacchio d'ordinanza al cittadino-lavoratore (ed i Vitelloni alla Sordi ringraziano).

Refrain d'ordinanza: si può essere, in piena democrazia, leader a vita? Svoltando a Sinistra, passando per la dead zone del rinnovamento democrat in salsa PD, parrebbe avverarsi l'assunto mitopoietico, del dio Crono- Saturno che assorbe e rigurgita figli ormai annichiliti ed perfetti come acciottolato di fiume, inutili come zavorra per voli pindarici nell'aia di casa: ventennio stiracchiato, di politburo ammuffito,  nessuna storia partitica annovera vertice a vertigo di classe sì duratura come quella alle redini del fu PCI, adesso solipsisticamente alla guida del più importante partito italico di centro-sinistra (fino a prova contraria). 
Creatura figlia di padri fin troppo noti, a battesimo più volte, in immersione perenne, carsica abluzione a favor di telecamera, pur di non rinnovare mai i nomi dei suoi leaderini, mentre in (N)Euroland  laburisti anglofoni,  socialdemocratici stufati con kartoffen, e mangiabaguettes socialisti  hanno tutti rinnovato il falansterio dirigista del fine secolo scorso. 

Veltroni, Franceschini, poi Bersani (per rimanere ai segretari) : un trittico sfiatato da far cadere le pale ad un mulino, con l'asinello democratico made in USA che raglia sullo sfondo, simbolo di un'aspirazione neo-liberista che ha trasformato gli epigoni del PCI in piccini spauriti e senza bussola, all'affannoso inseguimento d'una strapuntina mercantilista, un lacerto di neo-kennedismo, una spruzzata di liberismo europeista, smantellando a colpi di martello, sminuzzando a falce, l'impianto della social-democrazia in Italia, pugnalando alle spalle i diritti dei lavoratori, sostenendo il precariato spinto, gettandosi a capofitto in abbracci finanziari e scalate pseudo-bancarie ("Abbiamo una banca!". A qualcuno rimane una barca).  La crisi di rappresentanza dei partiti italiani è la crisi; di linguaggio politico in primis,  identificabile in toto con il collasso del leaderismo targato Centro-Sinistra, coincidente con la svilita credibilità dei quadri dirigenti, orfani d'una scuola d'idee comuni, incapaci di rigenerare il tessuto del partito per strutturale inadeguatezza, contrari ad ogni forma di rinnovamento partendo dalla sua stessa base, dalle giovani milizie, nuove facce non solo mediatiche, nuovi amministratori soprattutto locali, etc. etc.

Una palude gerontocratica ammorbante, accasciata sul ventre molle di tante micro-élites che per rimanere in vita sono pronte al cannibalismo generazionale, perchè tutto cambi senza mai cambiar nulla, un gattopardismo miserevole che ci sta fottento il futuro, questione ben più grave di quella annosa e morale posta al grande vecchio barbapapà Scalfari in celebre intervista berlingueriana: oggi i Berlinguer di domani marciscono in qualche sottoscala di Palazzo, oscurati come garzoni di bottega in quel che resta di Botteghe Oscure. Un coriaceo immobilismo che affonda le radici nei Settanta, quando i vecchi (oddio, c'era anche Napolitano, il matusalemme della politica italiana!) fecero largo ai "figli", ai D'Alema, Bersani, Veltroni, Fassino e sappiamo com'è andata a finire: la vitalità del partito è azzerata, pari a quella di fermenti lattici inaciditi a ricotta, vera muffa per la protervia gestionale dei giovani d'un tempo; solo che dalla muffa si ricavò penicillina, mentre da generazioni rachitiche cosa può aspettarsi? 

L'"Antipolitica", vexata quaestio per un partito ormai morto nell'essenza vitale, consiste proprio in questo, nel negare l'alteranza, annichilire la prospettiva, sacrificare il futuro politico: e non basta una tardiva apertura alla "società civile", candidando i Grasso di turno, per azzerare il conto, pagando il dazio: la palingenesi è ben lontana dal realizzarsi, tra primarie fittizie ed anodine, Giovani Turchi arrembanti come il ciuffo di Fassina, rottamatori e renziani da sbarco, volti noti prestati all'elezione prossima ventura; il big bang è vicino, tra un Caimano ancora virale e mediaticamente incontenibile, un Monti centrista cerusico e freddo, vecchi arnesi della Prima Repubblica, un PD fresco e nuovo come pedalino in umido, un Quarto Polo alla ricerca (almeno) della terza dimensione.  L'unico boom che pare possibile è quello "vecchio", pesto e genovese dei Grillino movimentisti: un cinque stelle per pensionare i dinosauri partitocratici, alla faccia di Napolitano, vera e propria reliquia da maneggiare con cura, prima di consegnarlo al mausoleo della storia. 
O a quello d Arcore.