"La bruttezza del presente ha valore retroattivo" (Karl Kraus).
Calamità innaturale, a futura memoria. Nomi da Paese delle Meraviglie screziato di gotico, Case puffose, celesti come occhi morenti, Vele Gialle, Rosse e Arcobaleno, Chalet Bakù, Vanella Grassi, hard discount e piazza-market per sostanze e persone, Visitors (Saviano ne ha vista di tv anni '80?) e visitatori, poliziotti, sirene, camurria e droga...droga a strafottere, a volontà, a voluttà.
Fumisterie illanguidite da "brown sugar", bianca tagliata e colombiana (ma non solo), kobret e "robbabbona" : impossibile ridurre l'infinito all'osso, impossibile sbreccare la superficie per saggiarne la consistenza, la portanza, d'un quartiere fatto di sangue, braccia e dignità, divenuto locus delicti, temperie per sfumature uggiose d'un grigio spesso e ferroso, come tondelli a rosicchiare il cemento. Scampia è tutto e niente, purgatorio per vivi e sudario per morti, ghetto-alveare, groviera di rivoli che non sfociano nell'alveo , che si perdono nel nulla a raggiera, insule che si specchiano mirandosi, non incontrandosi mai.
Edilizia residenziale e popolare, figlia dei decenni orsono, di leggi speciali, di 167 e terremoto, di miseria e diritti agognati, d'un'urbanistica distorta, architettura carceraria, falansteri per derelitti, contrappasso per una città di mare con abitanti, stravolta dal sacco edilizio dei '60-'70 e ripagata con moneta sonante da Cassa per Mezzogiorno non più di fuoco, viepiù incendiario, ai limiti della liquefazione: Secondigliano era terra rurale, con attività piccolo-artigiane, cresciuta impetuosamente in poco più d'un decennio, drogata da masse stipate come partite di merce avariata, calderone dove politica, imprenditoria e malaffare hanno gestito gorghi di cemento e denaro, appalti e pacchetti elettorali. Il solito andazzo italico, la sempiterna decomposizione del tessuto civico, fatto a brani in periferie tristi e solitarie, scollegate da tutto, dalla quotidianità dei popoli urbanizzati, perchè Scampia è solo un arcipelago di calce e cemento, tompagni imbottiti di polistirolo e bolle d'aria, spore e miceti, perchè nei decenni a scorrere come grani di rosario ben poco è stato fatto. Poi venne l'ero, la coca e tutte le misture del creato; poi venne il Supermarket Scampia, il "trip" continuo della malavita.
Gnommero gaddiano, il degrado è frutto di radici nodose, che s'accavallano e storcono, ma son distinguibili se se ne dipana il filo, un legno alla volta: la voce passa per i luoghi dell'anima, e s'incarna negli uomini che battono la polvere, mischiandosi nella calca, sporcandosi le mani: "Si dice spesso che la causa del degrado sociale di Scampia è dovuta al fatto che le Vele furono occupate abusivamente. Bassolino lo andava ripetendo spesso. Ma se andiamo a vedere come stanno le cose, l’unica Vela occupata, lè la Vela Gialla, l’unica che non ha subito processi di degrado sociale e di trasformazione strutturale, mentre le altre furono assegnate in base alle graduatorie dell’epoca". Vittorio Passeggio, è voce storica dei comitati di lotta per Scampia, si è battuto, leonino, armato di megafono, a mani nude, aedo antico, portando a casa risultati di rilievo, permettendo a molti nuclei familiari di abbandonare quei ghetti che l'intellighentia politico-affaristica aveva predisposto, e d'insediarsi in nuovi alloggi, realizzati negli ultimi dieci anni a poca distanza dai lotti più degradati.
Le insule si riducono, gli spazi ridiventano più umani: le nuove Vele sono palazzine alte non più di cinque-sei piani, mancano solo gli ultimi assegnatari delle ultime quattro che svettano ancora. "I lavori per il completamento di questi ultimi alloggi periodicamente si fermano, avrebbero dovuto terminare già da tempo, il Comune ha censito però circa 300 nuclei di nuovi occupanti: un terzo delle Vele esistenti sono di nuovo occupate, e non mancheranno i problemi per la soluzione abitativa dei nuovi occupanti". La voce della terra è veritiera, i clan premono, occorrono nuovi fortini, nuove piazze, nuove vie di fuga; la fedina penale di molti nuclei di "nuova generazione" è tutt'altro che immacolata, nella 167, abbondano i 416 bis: le guerre sul territorio hanno un costo alto, in termini militari e non, ma il controllo e la morsa devono insistere sul terreno famiglio, altrimenti gli affari ne risentono, il consenso scema e l'economia distorta s'inceppa. Come una pistola poco usata.
La società civile è un fronte sovente non compatto, ma omogeneo nel chiedere una soluzione al problema Vele: il lerciume dei palazzi non riflette l'animus di questi mliti ignoti, abitanti del nulla, alfieri di una guerriglia di civiltà, perchè il core business di polvere e pallottole della Camorra Spa, non è il cuore pulsante dell'organismo periferico napoletano, perchè nessuna guerra è combattuta in nome d'un popolo che nella sua interezza mai appoggiò l'occupazione economico-militare dei clan. La mancanza endemica di strutture pubbliche, di cultura e buona amministrazione è concausa scatenante dell'illegalità, è vulnus incolmabile se non da parte di enti locali e Stato, linea maginot su cui s'infrange un senso di giustizia sostanziale (più che legalità formale) deriso ed umiliato, non soltanto e in buona parte dalla malavita, ma soprattutto dall'affarismo politicante d'un partitismo in caccia di voti sui territori, e che intensifica la sua pressione in occasione delle tornate elettorali.
Passerelle mediatiche per guitti e rampanti, cavallini storni, e puledri in corsa: da ultimo toccò anche al nostro eroe borghese, Giggino Murat, palesarsi come lemure e più volte, in quel di Scampia, soffiando sulle Vele per accrescere il consenso in vista d'elezione: nulla di nuovo sotto al solleone, per carità, l'han fatto tutti, eppure v'erano Napoli -Nord e Bagnoli come nadir e zenit della sua galoppata elettorale, chi non ricorda le sue folate a Passeggio, col fiero Vittorio appresso, a banchetto con Unione Inquilini e scampoli d'abitanti, alla recherche della soluzione, o almeno del buon consiglio? Passata la festa, gabbato lu santu: gli adagi son antichi, ma mediaticamente rendono senso e costumanza, dell'esser politico ad oltranza, e presente, solo per rapida tornata: dal ballottaggio, le Vele rimasero in balia, sballottate da vento. Ed il nocchiero a Palazzo, trincerato sul "Lungomare Libbberato", suo personale vallo d'Adriano: del resto non son forse meglio le vele dell'America's Cup, a sventolare sul water-front del golfo?
Resta la fredda cronaca della nera a quotidiano e qualche buona notizia per Scampia: la RAI da ultimo s'è più volte occupata delle Vele, prima con speciali lunghi un giorno per raccontare la realtà difficile d'un quartiere al limite, poi con l'iniziativa " Fiori a Scampia", producendo un documentario a firma del giornalista Nevio Casadio, «N.U. Nettezza Urbana. Piovono fiori su Napoli e Scampia», presentato in anteprima nell’Auditorium della Resistenza, e che andrà su RAI Storia e TV-Sat sabato 24 novembre a partire dalle 23 in poi. Non mancava la passerella dirigenziale, con la Tarantola e Gubitosi in prime time e fila, Del Giudice presidente di ASIA (la raccolta differenziata mantiene indici alti nel quartiere), associazioni in lotta, comitati di base, disoccupati a protesta, legittimi assegnatari, occupanti abusivi, artistiti, teatranti, musicisti (Maurizio Capone dei Bungt Bangt sempre presente) ed un vice-sindaco in sostituzione, Tommasino Sodano, che il titolare aveva di meglio da fare. Del tipo prepararsi per la scalata nazionale cocozza, tra una partita del Napoli, un giro in bici a favor di telecamera ed un Coppetella a Via Caracciolo, chè i circenses non devono mai mancare. Sennò il Potere come si diletta?
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