Letame.
Ch’esonda, tracima, travolge, lercio ricopre la trama sociale d’una civitas in lento disfacimento, in penosa
quanto grottesca agonia; dal mito alla mitosi, per plastica divisione dell’ego
in adamitiche costumanze, servirebbe Eroe puro da pelle di Nemeo ricoverto, per fugare i tempi truci che si vivono, nemesi dell’ eroico, ch'era unico e semi-divino, ed ora gorgheggia nelle paludi morbose dell’umano
dissentire. Nelle “Stalle di Augia” pare d'essere finiti, all'adiaccio dei Monti, con il pelame flaccido dei saltimbanchi di prima che serrano ancora i ranghi infedeli, le botteghe non sono più oscure, ed i valori hanno preso il volo su ali di gabbiano: cosa potrebbe fare
l’eracleo figlio d’Ellade e della folgore del Pluvio, Colui che emerge dal fosco mito a fondazione, se non
divenir zimbello agli occhi della casamatta politicante che governa il nostro Paesello per anime prave?
Chiedi alla polvere, alla Pravda, al depravato di turno, che le notizie strisciano, in Italia, sovente anche i giornalisti, ed il doppiopetto serve solo ad agghindar lo "slurp" della lingua vogliosa sul giusto deretano.
Guitti del fato, questo siamo, che ci
assegna alle cure d’un falansterio politicante e fumoso, ad annaspare,
a scolare, nelle caditoie malmostose d’una “burocratia” senza limen in quel d’Italie, statarello poco
ingombrante eppur fetico, meta infima e necessaria per eroiche ambasce, di
crediti e debiti e spreadini on the rocks a cozzare ed inseguirsi in muta costanza.
E’ Bersani-secretaire (ma non solo) a tenere il conto, per il Monti
ed il suo cerchio, e per la diafana Fornero, compagna del frigido maschio,dal tisico perfetto, a simboleggiare per eccesso l’ impotenza del
singolo individuo, schiacciato dagli ingranaggi d’una politica globale
asservita a leggi non più umane, ma di mercato feticistico ed irreale, uno
straniamento irrituale mai così acuto e perverso, cui si piega lo Stato, che è sempre più delle cose, e non degli uomini e cittadini. Si dà ormai per defunta la baldanza d’un’era mitica, dove l’orizzonte
era poco terso ma sgombro, cumuli deformi sbiaditi, e di contro adesso
germoglia la mancanza di un “progetto” nella Storia, di una prospettica rivoluzione antropica ricca di umano sentire e
genuina speranza.
Nelle
pagine e sul proscenio disegnati dal Professore, appare un locus a decandenza, una trasfigurata Europa
rapita dai suoi vortici, vertici e pretazzi, percorsa da decadentismo strutturale, al suono greve
d’un cupio dissolvi in progressione, l’aura molliccia d’una “fine civiltà”, non più così nobile, semmai
annacquata da venature bluastre andate a male; letame, mota come foglia a
ricoprire, fosse glassa sarebbe più affine, e fanè, di certo men funny: dunque, di bicipite bocconiano, di
pala e badile, si smuova, si spali, s’impari che occorre voluptas per sedurre il consesso, occorrerebbe olgettina forse, ma quest son tempi più consoni all'attempato drone.
Eppure, questo è il priore del Convento e questo passa, in Europa. Il Monti (è) Sacro.
Parigi val bene una ressa, Berlino al massimo un "bitter" e poco ghiaccio, che siam sobri e tecnici perbacco!
Non resta
che affidarsi al “Presidentissimo” di turno, la Technè bella dritta e molto in auge,
crepitando sul fondo d’un barile catramoso da raschiare, senza luci a
rischiarare: in fondo, che male vuoi che faccia un po’ di letame, a fermentare
sulla pelle, se le teste ne traboccano in divenire?
Applauso
meritevole, un sol uomo in scena a riempire le assi, e ne paion cento o poco
più.
Spettacolo
d’umore ed ironia per tempi difficili, e se non è di gradimento, chiedete al Professore di rimborsarvi il biglietto.
Adieu, les jaix sont faits!
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