venerdì 16 novembre 2012

Di Lotta e di Sdoganamento















Il Conformismo Politicante  piace a grandi e piccini.
Presupposto ontologico è il premeggiare comunicativamente, mediaticamente, sulla mota immobile della mediocrità autoreferente e referenziale, sul cicaleccio disturbante e malcreato, tendente alla caotica espressività emozionale, e mai razionale. Tale tipo di conformismo è viepiù massiccio, viaggia per isole comuni, intese sul senso mediatico et immediato, comunica per slogan, versi e gesti, istintualmente e sovente maccheronicamente, si rivolge ad una società di massa caratterizzata dal predominio socio-mediatico-culturale di strati medi e inferiori metropolitani inseriti in strutture di consumo omologo ed omologante.

Il conformismo varia nelle modalità e nel grado di accettazione delle idee ed opinioni prevalenti: i politicanti alla blade runner, replicanti di sottotesti, sottotracce (sottopancia?), monadi impazzite in uno schermo liquido, procedono per scissioni identitarie, per proclami sloganistici e sempliciotti; ed è tutta un'escrescenza di passepartout massmediologici, buoni a scardinare la credenza ancestrale, le false sicumere, a solleticare gli istinti autoconservativi e tribali più profondi, non certo ad innestare un logos strutturato e profondo, razionale e cartesiano. Primati della semiologia mediatica, roba da guinness, e facciamoci una bionda alla spina del conformismo di massa.

Il politico arrivato è vettore mobile di populismo tres charmant, gradiente funzionale alle sfumature della vox populi, il vellicolo che l'ha sgravato conta sul placido conformismo di un riformismo progressista para-rivoluzionario,come per il Sindacuccio in salsa cremisi, pizza con crauti, perchè il senso ed il dissenso s'accostano, vanno a braccetto, si sussurrano languidamente all'orecchiuzzo beddo. Indignato con gli Indignados, studente con gli studenti, giovane coi gggiovani; operaio dalla parte degli operai, contro i padroni, per il Sud, per la Piazza, svoltando a sinistra, imboccando il Movimento, tornando alla periferia, ma solo sotto elezioni, per puntare al centro del Potere, a Roma Capitale.

Uno che scassa, con una sciassa per tutte le stagioni, di rotta e di sgomento, di lotta e di Governo, ma che punta alla Conservazione, al movimentismo immobile d'una poltrona che conta, sempre e comunque. Giggino Murat è l'ultimo della schiera, i conformisti-populisti pullulano e son tra noi, cambiano idea, sfumano opinione, contano e se le cantano, a seconda dell'occasione: si arrendono all'evenienza. E' front-man di sé stesso, ha visto anche lui cose che noi umani possiamo solamente immaginare, e guai a chi replica! Ma il replicante chi è?

L'Homo Politicus, raccoglie i borborgmi della civile societas trasmutandoli in segnali decodificati, è un decoder di segnali sociali, e così dovrebbe essere, tale è la funzione propositiva della classe istituzionale di riferimento: eppure deve esser cauto, e forse "serio", perchè possono veicolarsi valori positivi, ma sovente anche dis-valori, antinomie razionali che cozzano col senso comune, con le categorie “giusto” e “sbagliato”.
Prosaicamente, resta pur sempre il dubbio che "l'esserci", sic et nunc, sulla scia d'un Heiddegger alle vongole, alla recherche d'un dasein polisemico, sia rincorsa affannosa all'ultimo posto al sole, allo sgabellino populistico (alcuni direbbero "predellino"), per innalzarsi sulla massa, per lanciare la cordata verticistica, in attesa di giungere in vetta. "E vott' a passa' sta jacuvella", perchè pur sempre alla pancia del popolo si deve parlare.

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