lunedì 19 novembre 2012
I PRIMITIVI
« Se sapessi con sicurezza che c'è un uomo che sta venendo a casa mia con il piano consapevole di farmi del bene, scapperei a rotta di collo. » (Henry D. Thoreau).
Primitivismo. Corrente trascendentale, da Walden imboscato, lontana dall'oasi del buon selvaggio, come rifiuto sistemico dell'oppressione intrinseca alla civilizzazione, sulla scia d'un radicalismo legato alla terra, rifiuto di politeìa civilizzante (troppo radicali le teorie di J. Zerzan), si propone la reconquista di libertà primordiali ispirate ad un modello di vita diaconico e morigerato, in sintesi simbolica con l'afflato nature e new age, un ritorno alle origini del pianeta uomo.
Primati, ed in Italique ve ne sono a iosa, creature arboricole dal pipino erettile (qualcun con l'aiutino), effetti da satiriasi proteiforme, affetti da sessuomanie callose epatologiche (da farne morbo de fegato), bava e lascivia agli angoli di bocca e pube (ah, Pasolini e la sua "ricotta"!), spacciano potere per foga libidinosa, per liturgie scoperecce da hard discount, pecoreccio aggradato al punto giusto, forse degradato, ma questo è il Belpaese, "prima vedere cammello", poi pisello, che il Politico ha fretta, a braccetto del magnaccia finanziario, deve esportare Mignottocrazia ed affari capitali.
Bienveneue en Malindi! Gli arboricoli italici son sbarcati in Kenya, in cerca di resort, al più di "riport", col Gran Biscione Nano del Porneo panza e crine al vento subsahariano affianco al ragioniere di Verzuolo, il truzzo-boss Flavio Briatore, che nelle pause mediatiche da one-man on "You're Fired!" (pare che il Boss su Sky ci prenda gusto, coll'Apprentice), riposa adipe e cafonal allure, parcheggiando chiappe chiare al Lion Sun di Malindi, nuova meta Billionaire per imprenditorucoli, gran dame, ricchi premi e gran cafonals, politicanti e truffatori d'ogni genere e sporta. Il tamarrone piemontese, gran biscazziere e condannato (tempo fa adescava polli facoltosi con banda truffaldina al seguito, beccandosi condanne in filiera dal Tribunale di Bergamo e di Milano) ha inaugurato di gran lena la stagione della caccia alla gnocca in Kenya, tra paradisi artificiali e guaches color nocciola e dal sorriso verticale, che davanti al fascino del quattrino facile, van via come il pane.
Forse che sia solo la cum passio comune e sfrenata per beltà femminea e per le curve e la bella vita, non solo da Formula Uno, ad aver attirato in loco, come sciame celifero, il Nano Bagonghi in pompetta e persona, simil-berlusconidi d'accatto, il bel Flavio col catenone al collo, financo i famigli (la moglie per l'esattezza) del Genovese Pesto, il Beppuzzo Grillo, oppure v'è di più?
Terra sfortunata e derelitta quella che abbisogna di capitale raffazzonato e colonizzatore, le cui mire espansionistiche minacciano la solennità dell'essere e della natura, come un tempo la spada e la croce minacciavano le coste e le tribù, e le gentes venute dall'Oceano spargevano sangue e terrore per plaie inesplorate all'occhio europeo: prima vennero i dollari, ora circola l'euro.
Il Kenya è paese giovane, povero, indipendente dagli anni '60, dopo un colonialismo di marca prima portoghese e poi britannica, e fortemente "liberale" verso i capitali esteri e gli investitori stranieri: basta pagare e si ottiene tutto, o quasi, dalle licenze, ai permessi, agli appalti, agli agganci giusti; ovvio che un Berlusconano in figa dall'Italia faccia sempre piacere ospitarlo, così come le frontiere son spalancate per gli italioti alla Briatore, evasori e squaqqueroni, classe digerente in patria e d'esportazione, alla recherche di terre e carni fresche da insozzare, spolpare, riccastri e plutocrati in depressione post-Monti, incolti ed ammorbanti come mucillagine di scogliera. Eppure pecunia non olet, ed il puzzo provincialotto di questi novelli conquistadores, con pacco di banconote ( e non solo) bello gonfio, si colora di sfumature e nuances ancestrali, di bauscia paperoni cui tutto è permesso, perchè il "cammello da vedere", e da vendere, fa gola a tutti, e più ai poveri che non ai ricchi (eppure...).
Forse che due indizi non facciano una prova? Il nostro Nanoleone, esule e nomade, insonne amleto scosso dai lemuri dell'italica critocrazia vermiglia, appena sbarcato dal replicante Briatore al Sole dell'Avvilire kenyota, cosa non ti fa e combine ? Sponsorizza il suo personale "uomo a Malindi", tale Marco Vancini, grande amico del Flavio, un leoncino e gaglioffo pronto a ruggire a comando, come console onorario nella cittadina africana: vuoi che non torni utile un'insula felice, un'Hammamet del buen retiro per gli anni a venire? E cosa è meglio del Kenya, dove non esistono trattati d'estradizione che intralcino i piani, ed i latitanti si sollazzano garruli e felici tra un mojito ed un latte di palma e cocco?
Mancini è noto ai locali per esser un imprenditore senza scrupoli e sovrastrutture verso la Grande Madre, la terra generatrice; il suo spirito ecologista è alimentato a napalm e cemento, e pur di costruire ed urbanizzare a scopi turistico-commerciali il territorio, ha desertificato corposi tratti di costa, svellendo le trame arboree come fossero erbacce e gramigna: gli ecologisti kenioti gli si sono scatenati contro, e come Masai fieri e inorgogliti hanno aperto il fronte di carte bollate e proteste serrate contro il governo italiano che intende nominare console il Vancini. Il che sarebbe un gradito regalo allo stesso Briatore, festante modaiolo che sta portando avanti il suo progetto di trasformazione e riconversione del Malindi: da cittadina e zona a turismo locale ed equo-solidale, a mega Billionaire il salsa zebrata, un barnum stroboscopico di lusso sfrenato & belle figuere ambrate, carne tremula e d'ebano per facoceri abbienti in fuga dalla terra del "porcellum" (almeno elettorale).
Il Tribùla (in piemontese stretto, "uno che fa fatica"), il self-truzzo- man tutto d'un pezzo, uno che ha "vinto sette mondiali, e do lavoro a 1200 persone", e che te lo dice prima ancora di stringerti la mano, pontifex maximus dai canali di Sky come manager indiscusso, accusato d'evasione fiscale in Italia per circa 5 milioni d'euro, è il nostro ambasciatore simil-berlusconide con tanga e pareo leopardato in quel d'Africa: nulla di cui stupirsi, nessuno scandalo, per un Paese che nell'ultimo ventennio è stato alfiere e vessillo della Mignottocrazia in senso politico-affaristico-finanziario-criminale e non solo venereo, perchè fin dall'alba della civiltà, gli uomini commerciano con quel che hanno sottomano di prezioso e in abundantiam, esportando il surplus dove ammanca e v'è carenza.
I primitivi son pur sempre all'avanguardia.
Si perde il "pelo", ma non il vezzo; e quantunque lo si perdesse, lo si può sempre trapiantare. Anche e soprattutto nell'A-frica nera.
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