LA COSA ARANCIONE
"E se quelli che rimangono fossero sempre i peggiori?" (E. Canetti)
Esprit du temps per un popolo italico “in media” Re (Sua Metà d'Arcore è
ancora nei titula, ma par messo fuori uso, tra un Angelino custode, ed
una Santandechè in rendigote), gramaglie gozzoviglianti come sciassa
arlecchina tra singulti di Grillo e sfanculamenti del Grillo (Marchese,
perchè io so' io, mentre voi...) a rivestir il tessuto globale di
finanza in crisi, del tutto euroscettica ed economia canaglia, il
partitismo di massa pare collassato per gravità ad illecito, tra
un'inchiesta a sorpresa ed una corriva tangente intascata a razzo, verso
un centro freddo e buio come buco debitorio (e c'è sempre un botro
oscuro che imperversa nell'onirico; oppur nell'urologico?).
Autre Gouvenement, autre chose, o corsa, e sull'abisso di uno spread du
temps che sarà nuova piaga, in luogo di locuste (o preferite vacche
magre e la moria, come voi ben sapete?); orsù, lo Zeitgeist teutonico
soffia di libeccio, e quivi , in quel di Partenope, il ragù arancione
fermenta e "pippea", colorando su scala il Belpaese, di nuovo afflato
rivoluzionario e furor giacobino-tricolore: sissignore, nel panorama
italico s'aggirano novelle creature, quali rivoluzionari imbandanati
della domenica, ed a sinistra della Sinistrata Piddina s'agita di tocco e
spadino il bel Giggino, il Maire De Magistris, scavallando un Renzi,
scapicollandosi per la scesa operaia d'una Fiom sindacale "contro i
poteri ed i marpionni forti", il dioscuro bivalve dell'empireo
parthénopéen (citofonare Comune, risponde germano), lancia l'asso,
nasconde masso, scompagina le carte come vento della Storia: “Dobbiamo
esultare per l’uscita di scena definitiva di Berlusconi; ma questo
Governo (il Monti Python Scio'!) non ha una legittimazione democratica e
nasce per assecondare il volere della Borsa, delle banche, della Banca
Centrale Europea e di Bruxelles. C’è il serio rischio che la politica
scompaia”.
Assiso sul suo trespolo mediatico, in amicale
consesso, dal Se(r)vizio Pubblico di Santoro, il Bel Giggino vaticina
come Pizia scotta al vapore, sproloquiando di massimi sistemi
teoretico-filosofici e politici, facendo le pulci a questo o quello (da
Don Tonino Di Pietro a Renzi la Strega passando per Passera e Fornero),
ma ben guardandosi dal nominare Napoli, la sua Napoli, e scampagnate
romane in odor di telecamera, oppure lo stato delle finanze in cui il
contando versa, per non parlare dell'ambasce amministrativa in cui il
Nostro Ammiraglio Cremisi la "sprofondò", tra programmi elettorali
farlocchi e promesse mai mantenute. Ma che vogliam farci? E' la politica
bellezza.
A veder la composizione alchemica d'ampolla, tutti i
torti il Maire “scassatutto” non ha; il Monti Python Scio', se di
lacrime non s'abbevera , né di plasma a sugger via (i conti son sballati
e vampireschi), suggella invero la sua genesi alle idi d'un
berlusconismo declassato sul piano europeistico e finaziario:
screditato, commissariato, il Paese è alla deriva, la barra non è
dritta, il motore è imballato, ed il mercato mostra il medio, se non
l'indice puntuto. Che è negativo, a dirla tutta. Ma il Gotha-City
alto-borghese ed internazionale bat-man concorde, segue sulla bitmap il
percorso alatalenante dei bund e dei suoi derivati: pretazzi papalini in
odor di liquidità, banchieri alla Passera (non è moda la patonza),
bocconiani engagè, il meglio del barnum sulla scena romana, nominato dai
mercati a presiedere il consesso, di un Governo spread in resta. E che
ci resta, a naso, di democrazia sì asfittica, ma almeno semi-eletta?
La Rivoluzione paga, e chi scassa insacca il premio; e se prima era
Napoli la perla, adesso è italico il diadema: la Cosa Arancio, il blob
molliccio e rivoluzionario all'acqua di rose, prende poco corpo e vacua
forma; Giggino s'erge sul mucchio, come empireo a guardia; e guarda giù,
tra i derelitti, pronto a cogliere i lacerti delle disfatte altrui, in
tandem col Bersani di turno, in cambio di strapuntina o di qualche
parlamentaruccio eletto (magari il fratello ABUSIVO in Comune tra Noi,
oppur qualche assessore più "cool", o con la faccia come...il bronzo),
filtrando il malcontento popolare per tornaconto personale.
Tre son
le carte, mesdames e messieurs, nessun trucco, niuno inganno: “C’è una
straordinaria partecipazione politica nel paese, un’energia vitale che
non ci possiamo permettere di perdere. L’indignazione che io ho guardato
in questi mesi negli occhi deve essere trasformata - come è accaduto a
Napoli - in mobilitazione e in partecipazione politica”.
Parole
sante, mefistefelico è il rovello: democrazia partecipata, chi era
costei? Massa critica, velleità populistiche che il Giggino Murat
solleticava, in marzial campagna elettorale, d'aprire il Palazzo,
scalzando il consociativismo corporativo e spartitico del viceregno
bassolinico; d'esser trait d'union, per union d'intenti e
partecipazione: poi che fu? Dopo un anno e più di democrazia in pillole e
dosi verbose di rivoluzioni cerebrali, pardon da onanismo mentale, la
Restaurazione è completata, il Capopopolo perse il bastone, l'oligarchia
imprenditoriale riprese la rotta, ed il contrordine companeros arrivò
bello alto e sonante: Giggino non propone, non seconda, ma decide. Solo
sulla tolda, tricorno in testa; solo al comando, nella gran ressa. E la
partecipazione, la democrazia?
Ancora esperimento, ancora un
frankeinstein, un laboratoire inutilitè per solleticare le voglie ed i
borborigmi dell'ennesimo leaderucolo di risulta, immaginando sentieri
erbosi al crepuscolo e speroni in sella, per cavalvate solitarie ed
eogotimiche, col ricciolo ben impomatato, il microfono ben piantato, la
claque assiepata, e attorno tutt' un turbinio di "movimenti" che si
muovono muovendosi, perchè chi si ferma è perduto, la telecamera
s'ammoscia, e l'audience sonnecchia con bavetta colante.
Precari,
sindacati (in particolare la Cgil e la Fiom), operai, disoccupati,
giovani, al discount della "politique-rivoluzionaire", non si butta via
niente, perchè seppur non fosse pranzo di gala, all'appuntamento
elettorale meglio presentarsi con cadeau tra le mani, meglio se
colazione al sacco. Venite già mangiati, che il desco, o la greppia, è
bello alto e posto per tutti non ce n'è.
Amara e lapalissiana
verità: alla Rivoluzione segue sempre una Restaurazione, è ormai
acclarato; la partecipazione dal basso serve pur sempre per l'ascesa, e
poco importa che in prosieguo sia annacquata e loffia, il decisionismo è
fiero ed il petto è amplio, bello tronfio, ed ha sempre spazio per ben
altri galloni e medaglie.
"A' la guerre comme a' la guerre", e
“Se la guerra non mi annovera tra le sue vittime, tornerò operto di
gloria e con la stima di tutti i miei concittadi”.
Giacchino Murat (quello vero) docet.
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