lunedì 5 novembre 2012

LA COSA ARANCIONE



 
 
 
 
 
 
 
 
"E se quelli che rimangono fossero sempre i peggiori?" (E. Canetti)

Esprit du temps per un popolo italico “in media” Re (Sua Metà d'Arcore è ancora nei titula, ma par messo fuori uso, tra un Angelino custode, ed una Santandechè in rendigote), gramaglie gozzoviglianti come sciassa arlecchina tra singulti di Grillo e sfanculamenti del Grillo (Marchese, perchè io so' io, mentre voi...) a rivestir il tessuto globale di finanza in crisi, del tutto euroscettica ed economia canaglia, il partitismo di massa pare collassato per gravità ad illecito, tra un'inchiesta a sorpresa ed una corriva tangente intascata a razzo, verso un centro freddo e buio come buco debitorio (e c'è sempre un botro oscuro che imperversa nell'onirico; oppur nell'urologico?).

Autre Gouvenement, autre chose, o corsa, e sull'abisso di uno spread du temps che sarà nuova piaga, in luogo di locuste (o preferite vacche magre e la moria, come voi ben sapete?); orsù, lo Zeitgeist teutonico soffia di libeccio, e quivi , in quel di Partenope, il ragù arancione fermenta e "pippea", colorando su scala il Belpaese, di nuovo afflato rivoluzionario e furor giacobino-tricolore: sissignore, nel panorama italico s'aggirano novelle creature, quali rivoluzionari imbandanati della domenica, ed a sinistra della Sinistrata Piddina s'agita di tocco e spadino il bel Giggino, il Maire De Magistris, scavallando un Renzi, scapicollandosi per la scesa operaia d'una Fiom sindacale "contro i poteri ed i marpionni forti", il dioscuro bivalve dell'empireo parthénopéen (citofonare Comune, risponde germano), lancia l'asso, nasconde masso, scompagina le carte come vento della Storia: “Dobbiamo esultare per l’uscita di scena definitiva di Berlusconi; ma questo Governo (il Monti Python Scio'!) non ha una legittimazione democratica e nasce per assecondare il volere della Borsa, delle banche, della Banca Centrale Europea e di Bruxelles. C’è il serio rischio che la politica scompaia”.

Assiso sul suo trespolo mediatico, in amicale consesso, dal Se(r)vizio Pubblico di Santoro, il Bel Giggino vaticina come Pizia scotta al vapore, sproloquiando di massimi sistemi teoretico-filosofici e politici, facendo le pulci a questo o quello (da Don Tonino Di Pietro a Renzi la Strega passando per Passera e Fornero), ma ben guardandosi dal nominare Napoli, la sua Napoli, e scampagnate romane in odor di telecamera, oppure lo stato delle finanze in cui il contando versa, per non parlare dell'ambasce amministrativa in cui il Nostro Ammiraglio Cremisi la "sprofondò", tra programmi elettorali farlocchi e promesse mai mantenute. Ma che vogliam farci? E' la politica bellezza.

A veder la composizione alchemica d'ampolla, tutti i torti il Maire “scassatutto” non ha; il Monti Python Scio', se di lacrime non s'abbevera , né di plasma a sugger via (i conti son sballati e vampireschi), suggella invero la sua genesi alle idi d'un berlusconismo declassato sul piano europeistico e finaziario: screditato, commissariato, il Paese è alla deriva, la barra non è dritta, il motore è imballato, ed il mercato mostra il medio, se non l'indice puntuto. Che è negativo, a dirla tutta. Ma il Gotha-City alto-borghese ed internazionale bat-man concorde, segue sulla bitmap il percorso alatalenante dei bund e dei suoi derivati: pretazzi papalini in odor di liquidità, banchieri alla Passera (non è moda la patonza), bocconiani engagè, il meglio del barnum sulla scena romana, nominato dai mercati a presiedere il consesso, di un Governo spread in resta. E che ci resta, a naso, di democrazia sì asfittica, ma almeno semi-eletta?

La Rivoluzione paga, e chi scassa insacca il premio; e se prima era Napoli la perla, adesso è italico il diadema: la Cosa Arancio, il blob molliccio e rivoluzionario all'acqua di rose, prende poco corpo e vacua forma; Giggino s'erge sul mucchio, come empireo a guardia; e guarda giù, tra i derelitti, pronto a cogliere i lacerti delle disfatte altrui, in tandem col Bersani di turno, in cambio di strapuntina o di qualche parlamentaruccio eletto (magari il fratello ABUSIVO in Comune tra Noi, oppur qualche assessore più "cool", o con la faccia come...il bronzo), filtrando il malcontento popolare per tornaconto personale.
Tre son le carte, mesdames e messieurs, nessun trucco, niuno inganno: “C’è una straordinaria partecipazione politica nel paese, un’energia vitale che non ci possiamo permettere di perdere. L’indignazione che io ho guardato in questi mesi negli occhi deve essere trasformata - come è accaduto a Napoli - in mobilitazione e in partecipazione politica”.

Parole sante, mefistefelico è il rovello: democrazia partecipata, chi era costei? Massa critica, velleità populistiche che il Giggino Murat solleticava, in marzial campagna elettorale, d'aprire il Palazzo, scalzando il consociativismo corporativo e spartitico del viceregno bassolinico; d'esser trait d'union, per union d'intenti e partecipazione: poi che fu? Dopo un anno e più di democrazia in pillole e dosi verbose di rivoluzioni cerebrali, pardon da onanismo mentale, la Restaurazione è completata, il Capopopolo perse il bastone, l'oligarchia imprenditoriale riprese la rotta, ed il contrordine companeros arrivò bello alto e sonante: Giggino non propone, non seconda, ma decide. Solo sulla tolda, tricorno in testa; solo al comando, nella gran ressa. E la partecipazione, la democrazia?

Ancora esperimento, ancora un frankeinstein, un laboratoire inutilitè per solleticare le voglie ed i borborigmi dell'ennesimo leaderucolo di risulta, immaginando sentieri erbosi al crepuscolo e speroni in sella, per cavalvate solitarie ed eogotimiche, col ricciolo ben impomatato, il microfono ben piantato, la claque assiepata, e attorno tutt' un turbinio di "movimenti" che si muovono muovendosi, perchè chi si ferma è perduto, la telecamera s'ammoscia, e l'audience sonnecchia con bavetta colante.
Precari, sindacati (in particolare la Cgil e la Fiom), operai, disoccupati, giovani, al discount della "politique-rivoluzionaire", non si butta via niente, perchè seppur non fosse pranzo di gala, all'appuntamento elettorale meglio presentarsi con cadeau tra le mani, meglio se colazione al sacco. Venite già mangiati, che il desco, o la greppia, è bello alto e posto per tutti non ce n'è.

Amara e lapalissiana verità: alla Rivoluzione segue sempre una Restaurazione, è ormai acclarato; la partecipazione dal basso serve pur sempre per l'ascesa, e poco importa che in prosieguo sia annacquata e loffia, il decisionismo è fiero ed il petto è amplio, bello tronfio, ed ha sempre spazio per ben altri galloni e medaglie.

"A' la guerre comme a' la guerre", e “Se la guerra non mi annovera tra le sue vittime, tornerò operto di gloria e con la stima di tutti i miei concittadi”.
Giacchino Murat (quello vero) docet.

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