martedì 27 novembre 2012

LE EREZIONI





















 "La follia e il folle diventano personaggi importanti nella loro ambiguità: minaccia e derisione, vertiginosa irragionevolezza del mondo, e meschino ridicolo degli uomini" (M. Foucalt).

Primarie, s'affastellano le ere, come fossero primarie.
Senza eroi, senza sussulti (checchè se ne dica), senza cumpassio; figuranti, figurine, da appiccicare all'album, ora della Sinistrata, domani chissà, magari del Popolo delle Libertà vigilate e provvisorie, col Delfino senza quid a risalire come salmonide la corrente, senza pestar coda al Cainano di riferimento e fiducia.
Tre milioni, un euro al voto, anzi due, che siamo democratici e di partito, dunque paga, caro elettore, elettrone, elettrauto; domenica delle salme, tutti in fila, un voto una palla, e butta giù la tua sagoma cartonata, che i gazebi sono in fitto, le urne pure, per tacer del simulacro democratico a rimorchio: folle che votano folli, quando non Follini (a proposito è vivo ancora?)

Erasmo s'imbarca, lucida e matta la sua stramberia, poi c'è il nocchiero, il vecchio Brant e la sua nave di schizzati, e chiude la fila all'imbarcadero il rizelato Foucalt: un momento, un memento! Noi italici, romantici e sinistri imbarchiamo pur anco Giorgio, il mito Gaber, perchè la democrazia dà sempre quel senso di fresco bucato, d'ordine e pulizia (morale??),  o no?

"Mi danno in mano un paio di schede
e una bellissima matita
lunga, sottile, marroncina,
perfettamente temperata

e vado verso la cabina

volutamente disinvolto
per non tradire le emozioni

e faccio un segno sul mio segno

come son giuste le elezioni.

È proprio vero che fa bene

un po' di partecipazione
con cura piego le due schede
e guardo ancora la matita
così perfetta è temperata..."


E noi quella matita, giallina, fresca e temperata ce la portiam via, assieme alla nostra coscienza di bravi elettori, proni al compito affidatoci, nell'illusione d'aver adempiuto al dovere, come in prima linea, i primi lignei, allocchi fiduciosi, "perchè si dovrà pur votare per cambiar nesso e cose" , solo che il nostro sorsetto di gerovital politicante non cambia le sorti, imbarbariti come siamo da spending review e distruzione di tessuto e welfare state. Giacchè par di rimembrare che il Belpaese non contempla il premierato forte e diretto, dunque la clownesca carnascialata primaria del PD non cambierà le sorti del nostro orizzonte ed avvenire: les folies Bergere a Parlamento hanno già incoronato il successore, sull'onda lunga di Penna sul Colle al Qui rinale, ergo, "Monti, Monti-bis, punto due punti e a capo, massì abbondiamo!"
 

Anche il programma è cosa fatta: chiamasi "Agenda Monti", ma potrebbe anch'essere il conto della serva, con le entrate in rosso e le uscite in riserva, tagli fortissimamente tagli, e rigore, rigore a valanga, che arbitro su Colle altrimenti fischia (l'ultimo monito del settennato ottuagenario). Il rigor Montis è vicino, irrigidisce la democrazia, tarpa le ali alla politica (ma i polli siam noi), mette il busto alle primarie, che al massimo valgono un bustino in calce viva per il vincitore di turno; che poi al prossimo si cambia, con l'usato sicuro al Governo.

Bersani? Manco pe' gnente, per dirla alla latina: il tipo è segaligno, lungaccione e bocconiano alquanto. Il dado è truccato, la carta è falsa, il croupier è in abbiocco: tolta la sostanza alle elezioni, non ci resta che il ricordo delle nostre performance migliori. E giù a ricordare, vecchie storiacce di brogliacci osè, consultazioni frenetiche ed orgasmiche, urletti moderati in salsa DC, petting spinto di marca PCI, e poi, in ultimo quelle care vecchie e nostalgiche erezioni, alla ricerca del Signor G...
Ah, che tempi!

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