venerdì 23 novembre 2012

GIORNALAI DI PALAZZO





















"Finalmente sono un giornalista anch'io: ora i fatti non mi interessano più" (Pat Buchanan).

"Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di qualcuno un giornalista" (K. Kraus).


"Carte false", per chi non vuol distinguere il vero dal falso, racconto di tradimenti e colpevoli illusioni, fresche albe inchiostrate a caratteri cubitali: esser giornalisti in Italia e non giornalai, come sovente capita. I grandi nomi della penna ormai digitale, s'accontentano delle greppie auree a peso d'oro; per altri controcorrente, spetta loro la fine dei salmonidi, azzannati alla gola da un precariato sordo ai lamenti, perchè le idee costano, e la pelle viene via un tanto al pezzo, e tanto abbasti a sopravvivere. Pennivendoli, pescivendoli, coi lupini s'incarta un giornale a fine giro, per i prezzolati un desco apparecchiato, per gli invitti un lumicino, per i giovani e precari manco unaprece nè un santo cui votarsi.
Benvenuti in Italia, la patria dei giornalisti, la patria dei giornalai!

E l'informazione può esser pubblica o uti privatorum, il gioco in tal caso lo regge un simil-berlusconide imprenditorucolo e palazzinaro, un divino plutocrate innamorato delle idee altrui, che poi compra come fossero trecce, dichiarandosi sommo liberale, per impastare truce o fine mota che diventi a lui digeribile e per gli altri dirigibile, di quelli a forma di supposta, titanici zeppelin, per retrovie proctologiche, alla ricerca di luce in fondo al tunnel, invero quando tunnel è botro senza uscita. Poi v'è la parvenza, il velo mayale, per quelli che la mamma è sempre la mamma, e Mamma-Rai è l'abbondanza: pubblica pare pubblica, di canone al guinzaglio, di partiti gran tortillas, da appianare e spartire, coi giornalisti "pubblici" a far da reggimoccolo ai segretari, segrataire, divenendo financo segretarie per padroncini parlamentari e di s-partito, suonando musiche già udite e scritte a tavolino da altri, che poi son sempre quelli, i potentati ammuffiti in odor di denaro e potere.

Proni alla meta, per qualcuno è vanto; per alcuni è bisogno; per altri (e per fortuna) è oltraggio.               Ma oltre ai giornalisti privati, a quelli pubblici, perchè presi a "canonate", vi son poi i professionsiti-dirigenti prestati al Pubblico nel senso Statale, non statalista, figure intermedie tra il libero pensatore e l'house organ della P.A.: nulla quaestio in merito, se la padronanza del mestiere permette sobrietà ed equilibrio, nel solo interesse dell'Istituzione, della sua comunicazione e del pubblico, inteso come cittadino, ricevente e fruitore finale dell'informazione veicolata. Spuntano come funghi, uffici stampa d'Enti e Ministeri, Comuni e Governi, financo Giunte, a mani pregne, e Sindacucci: è la stampa, bellezza!  
Concetto innovativo, moderno, con la comunicazione piena e non parziale delle informazioni e della loro circolazione, nella più amplia percezione di un processo attraverso cui un soggetto emittente trasferisce stimoli percettivi ad un ulteriore soggetto ricevente, ha in nuce una molteplicità di sfaccettature,che non si esauriscono nel solipsistico concetto di “persona o individuo”, ma si allarga fino a ricomprendere  il “Soggetto-Ente” di natura pubblica.

In tal caso, l'emittente è un soggetto strutturato, con organizzazione interna ben complessa, il cui diritto d'infomare diviene dovere precipuo in favore della Cittadinanza, l'utenza collettiva, ed il focus della comunicazione si sposta verso la comprensione di tale diritto-dovere tra i peculiari diritti dell’amministrato, tra i quali rientrano anche il diritto all’assistenza, alla conoscenza, alla semplificazione, alla tempestività delle decisioni ed alla motivazione di ciò che la P.A. decide con i suoi atti.  Dunque, nell'odierna visione dell'istituzione pubblica, s'inquadra l’obbligo a carico della P.A. di “fare informazione”, e solo questa, escludendo affatto altre forme di comunicazione, tra cui potrebbe rientrare la mera propaganda, l’informazione di natura privatistica, “pro domo sua”, etc.

La corretta ed esaustiva trasmissione delle informazioni nei confronti della collettività, di guisa legittimata ad intervenire attivamente (c.d. “cittadinanza informata”) nella gestione dei “pubblics affairs”, comprende tre attività connesse, seppur distinte: a) informazione; b) l’atto del comunicare; c) la comprensione. Pertanto, secondo tale ripartizione, nella comunicazione sic et simpliciter rientra anche “l’informazione”, che costituisce il trasferimento di minima unità di conoscenza, orientata dunque alla modificazione di determinati comportamenti sociali del singolo e della collettività.

Ex lege 241/90 (novellata dalla L. 15/2005, e da L. 69/2009), all’art.1, co. 1 del Capo I, si legge:  

“L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza secondo le modalità previste dalla presente legge e dalle altre disposizioni che disciplinano singoli procedimenti, nonché dai princìpi dell’ordinamento comunitario”.

Criteri di pubblicità, trasparenza, imparzialità, etc., che la P.A. persegue avvalendosi di apposti strumenti, tesi all’implementazione ed alla libera circolazione dei flussi informativi verso l’utenza sociale di riferimento, da ottimizzare attraverso una comunicazione capillare, avvalendosi di strumentazione informativa di massa a mezzo stampa, audio-visiva, telematica, con la predisposizione di programmi ed uffici di natura tecnico-organizzativa tendenti ad illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento, promuovendone la conoscenza, con una precisa mission di modernizzazione degli apparatied immediatezza dei flussi informativi: e qui entrano in gioco gli Uffici Stampa, il cui organico è formato da personale iscritto all’albo dei giornalisti, con un Capo Ufficio Stampa in posizione apicale, di coordinamento ed indirizzo, il quale è il responsabile del barnum comunicativo, cura e predispone i collegamenti ed i canali comunicativi con gli organi di informazione, assicurando responsabilmente il massimo grado di trasparenza, chiarezza, imparzialità, tempestività e "bla bla bla" cantando.


Orbene, nel mondo liquido del caro Bauman, la centralità dei messaggi e dei media, freddi, caldi o a bagnomaria, è caratterizzante fortemente la stessa  P.A. : il fascino del web 2.0, dei social networks ha pervaso anche le amministrazioni, rectius i loro ufficetti stampa retti dai gran capi e grand commis della comunicazione pubblica, alla recherche dell'eldorado mediatico, in un sistema integrato di “citizen relationship management”.  Parole altisonanti, viepiù se si pensa che dietro il paravento aulico, si nasconde l'improvvisazione raffazzonata ed artigianale più spinta: praticamente," 'a cart' 'e museca 'mman 'e cecate", con gli strumenti mediali applicativi, in grado d’innovare profondamente il modus operandi delle pubbliche amministrazioni e di migliorarne le performance (anche grazie al contributo ed alla collaborazione degli utenti/cittadini), gestiti puerilmente per scazzi ameni e vari, con l'uso personalistico del medium, e svariati episodi di censurette da minculpop, ed offese alla dignità altrui, portate come exemplum di gestione equilibrata ed assolutamente insindacabile.


Rebus sic stantibus, lo stesso Saint James Palace Hotel, Assessori e Consiglieri, per non parlare del Sindacuccio Giggnobello, che vi impiega quota parte dei suoi numerosi staffieri "accà 24",  prediligono le bacheche di “Faccia Libro”, per veicolare urbi et orbi il loro credo rivoluzionaire, o più prosaicamente informazioni utili e sensibili per la cittadinanza intiera: è il real time della politica nostrana, che fruendo della c.d. viralità del mezzo sociale, crea una circolarità dei flussi informativi che permette un contatto diretto tra amministrazione e cittadinanza. Il tutto condito da una bella spruzzata di cocozzanesimo al massimo grado, per un nuovo Talmud della politica naziopopolar-partenopea ai tempi di Giggino Murat.


Non ci si crede? Provare per, basta collegarsi a Facebook e cercare la paginetta ufficiale del Consiglio Comunale di Neapoli (sempre che non vi si neghi l'accesso e l'iscrizione), amministrata de facto dal Capo Ufficio di Saint James, Domenico "Mimmo" Annunziata, ribalta mediatica per attività di confronto politico tra i singoli utenti trasformatasi miriadi di volte in un "O.K. Corral" all'ultimo click, tra pistoleri arancio-cremisi in preda alla hybris sfrenata e da tastiera, con i critici-cittadini in disaccordo con la politeia demagistisiana, disarmati presi a pedate virtuali e sbertucciati alla berlina, al pubblico ludibrio, sotto gli occhietti immobili del "giornalista" e dirigente comunale.

Si dirà, dov'è la libertà di critica ed espressione, dove la tolleranza voltairiana? Probabilmente a far compagnia all'art. 21 della Costituzione, vetusto retaggio ormai da rottamare, e fate presto, che vi rendono bandana in cambio, alla giostrina giù all'angolo del Palazzo.





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