mercoledì 31 ottobre 2012

Ciao Al-loween!


























In occasione della festa d'Ogni Santi,  conosciuta a Napoli anche col nome di "Ciao Al-loween", il Comune di Napoli è lieto di offrire alla cittadinanza il nuovo,

PROGRAMMA DELLA FESTA COCOZZA:

Il Comune di Napoli per far fronte ad Halloween ha predisposto un programma speciale per le Cocozze Arancioni e Rivoluzionarie di ogni età:

Illumina il tuo 31 Ottobre notte, illumina Napoli di feste, luci e canti rivoluzionari da paura!

Il Comune napoletano, per venire incontro alle esigenze della cittadinanza, ha predisposto una maxi "Z.O.M.B.I", ovvero una Zona Omnicomprensiva Mobilità Bambini Imbandanati, dove i piccoli rivoluzionari di domani potranno giocare alla rivoluzione partenopea travestiti con le maschere dei tipici mostriciattoli napoletani, quali ad esempio:

A) Il Tremendissimo Abbbusivo da Lungomarelibbberato, per chi ama le bancarelle ed il falso d'autore anche in riva al golfo;
B) Il Truculentissimo e Sanguinario Parcheggiatore Abbbusivo, che in cambio di "na cosa a piacere vostro", vi guarderà per tutta la notte la vostra bicicletta parcheggiata sulla pista inc-ciclabile;
C) Il Viscidissimo Volontario Comunale, la nuova maschera preferita dai fratellini più piccoli, in attesa di diventare più grandi, quando indosseranno la macchera de:
D) Il Bluffone Politicante Comunale, per tutti quelli che han tanto da dire al mondo, e che il mondo non ha mai ascoltato, almeno fino a quando non hanno indossato una fascia tricolore;
E) Il Vampirissimo Staffiere Comunale, per tutti i giovani adolescenti che non sanno cosa fare nella vita, ma lo fanno alla modica cifra di 50mila e passa euro all'anno;
F) Il Mortaccio Vivente addetto all'Ufficio Stampa d'un Organo Comunale a Caso, per comunicati stampa in italiano approssimativo e da brivido gotico lungo la schiena;
G) Il Pescatore Pazzo di Cozze del Golfo, che a furia di pescare cozze abusivamente ha vinto la lotteria del vibrione, pescando quello del '73 (un evergreen che non tramonta mai);
H) Lo Zombie della Bonifica Mai Morta, per le zone di Bagnoli un "must" intramontabile, una maschera in pvc e clorofluorocarburi ed aromatici da accapponare la pelle;
I) La Strega Cocozza,  la vera rivoluzionaria che giace con i tweet serali del Politicante Alfa-dominante in Comune, per un Sabbath Arancione indimenticabile;
L) La Mummia Consiliare, un classico del genere nei Consigli Comunali di Napoli, che mugugna tanto, ma tutto approva, per la gioia di grandi e piccini;
M) Il Licantropo della Circumvesuviana, che si trasforma tutte le volte che vede un treno della Circum in stazione (evento ormai più unico che raro, come un'eclissi di luna);
N) Il Disoccupato Perennemente Organizzato, tipico mostro della laguna partenopea, attivo sul territorio da tempo immemorabile;
O) Il Vigile Urbano Biodegradabile, chimera del pensiero, metà uomo-metà verbale, che si squaglia come neve al sole ogniqualvolta piove in città, trovando rifugio in branco nei bar napoletani;
P) Il Bela Lungomarosi sul Risciò Fantasma, scalmanato folletto che fitta i risciò sul Lungomare e terrorizza vecchie e bambini correndo come un dannato;
Q) Il Mortammazzato di Camorra, per le faide di camorra di ieri, oggi e domani che tutti i bambini hanno nel cuore, e che qualche volta sbaglia bersaglio, perchè ce vo' a ciorta pure a murì;
R) Il Visitor delle Case dei Puffi, ottimo intenditore di cobrett, ero e anfetamine, tipica creatura della periferia nord di Neapoli (ha sfrattato i Puffi Blu a colpi di laccio emostatico);
S) La Banshee Iervolino, a volte detta anche "Vassajola", lemure femmineo urlante, molto attivo ai crocicchi delle vie, i suoi allucchi paralizzano finanche il traffico;
T) L'Automobilista Maledetto, condannato a vagare per l'eternità in una ZTL comunale senza mai trovare il varco giusto, fino a quando un Vigile Urbano Biodegradabile non verrà stra-maledetto (dal medesimo);
U) Zio Michele Cocuzza, dato per scomparso ormai da anni, maschera rarissima per decerebrati, ma che non poteva mancare ad Halloween, perchè una cocozza non si nega a nessuno;
V) Il Fantasma di Romeo, spirito d'un immobiliarista senza scrupoli che terrorizzò Napoli con i suoi contratti di gestione, e che nessuno volle mai debellare;
Z) Lo Slimer Arancione, una poltiglia informe che cresce dove la raccolta differenziata non viene ancora estesa, ma è solo questione di tempo ormai....

Vota la maschera più spaventosa di Halloween!

Il Comune indice il concorso "Ducetto o Scherzetto?", l'elezione avverrà alle 6 di mattina del giorno 1 novembre sul "Lungomare Libbberato", ed il vincitore riceverà il premio direttamente dalle mani del Sindaco, che a quell'ora è ancora sveglio e solitamente scrive su Twitter.

martedì 30 ottobre 2012

O Roma o Orte!















Piano. Che la sciassa è in primo piano, la fascia pure, e lui "scassa", rappezza e buca e poi al vecchio Penna sul Colle, su al Qui rinale, chi lo sente? Giggino stay hungry, stay foolish, not choosy, e nemmanco stay at home, che lui d'esser schizzinoso a ritrosia davanti al focus di telecamera nemmanco ci pensa, giammai abdicherebbe lo scettro imbandanato. La rivoluzione non è pranzo di gala, è risaputo, che s'apparecchi ordunque il tavolo, tres charmant, ed il Consiglio abbia inizio!

Da Partenope ribelli scossi e muscolari, i consiglieri (circa trenta) giunsero a testuggine, passando per Testaccio, finendo in piazza (non di spaccio, pur smerciando a favor di media il loro credo anti-montiano), ed il consesso ad enclave è in seduta semi-plenaria, di certo en plein air, col Pasquino a Roma e le pasquinate napoletane a far da contorno. Fidato di stola ermellino arancionè, il vice-ammiraglio, l'Hermano Menor, il Volontario Claudio, segue da presso l'ordito del Grande Fratello, lo scampanio lontano, lo scalpitio sommesso: via, che il barnum pianti le tende anche a Roma, "Bufala Giggin" è pronto in resta, in sella al destriero cocozza, sparacchiando contro il Monti Dracula che svena i Comuni, dissesta le casse, impaletta (per tacer del resto) i Sindaci, manco fosse banchiere del sangue, come Avis, "e se avisse fatt' a nate chelle ch' 'e fatto a Giggino??", come potrebbe il Rivoluzionario della Domenica (a piedi, sul Lungomarelibbbbberato) tollerare tutto questo, al minimo il pre-dissesto?

Come potrebbe spendere il nome, spandere i panni, lavarli nel golfo e metterli in fila sul boma della prossima America's Cup, come vessilli a stelle e strisce, se il crudele Monti Python, dopo aver sconfitto quello di pria, "Er Riporter", non mollasse la cassa, almeno in parte-nopea, cazziando la banda, o la randa, di quelli giunti a protesta, arancioni nel pedigree, dopo sosta all'autogrill, napoletani fino al midollo, al minollo, sempre alla ricerca del Massimo (Troisi?), col minimo sfarzo?
Già come farebbe il nostro Sceriffo di Nottinghill, ad organizzare il suo caranevale continuo, il suo capodanno liberato, il circo equestre a favor di telecamera, senza un decreto ad hoc, un "salva-Napoli-e-poi-muori", magari benedetto dal decrepito sul Colle, la Penna canuta che dal monito tutto osserva?

Ma è qui la festa, ora e così sia: il bamboccione stolido sorride dal desco, la ghirlanda tricolore è ben appuntata, il cartello è a protesta, il carrello lo insegue, il suo ego ne fa le spese ed il conto è a nome Napoli: Pullecenella ha cambiato casacca, l'appendice nasesca, priapesca, è ribattuta a botte, pare cocozza schizzata, col sorriso a sbrego per un ballo di sfessania declinatosi a farsa. Forse, perchè d'Halloween siam tutti presi, è decreto o scherzetto?, col piccolo sindaco tricoricciutto che bussa alla porta, reclama il dolcetto, nessuno gli apre, o forse non s'ode, troppo alto è il "boom" dei vespri a Trinacria, perchè Giorgio lo intenda.

Sarà per la prossima volta, la prossima festa, aspettando che cambi l'aria, che cadan le nevi dai Monti. O magari che il Napoletano emigrato sul Colle cambi le pile all'apparecchietto acustico. Si torna a Napoli con tutto il cuccuzzaro.

lunedì 29 ottobre 2012

Il Salti il Banco

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Come nel più triviale e boccaccesco conto, il sultano priapesco se n'era andato venendo, satiro caprino e smargiasso: allo sfocato leucore di candele corrose da fiamme danzanti, la tronfia albagia del fellone smorto e stramorto, pareva sfumare nel chiarore incipiente d'un'alba novella. Pareva, appunto.

Racconto pop, dell'Elvis della Bassa, barocco, satirico e satiresco; e popular quanto abbasta, nonché populista. Sua Emittenza che lascia il solco, smolla l'aratro e cessa di seminar zizzania e vanagloria nel campo italico e in quello marziale? Giammai! Nanoleone ha abdicato, Nanoleone è risorto, al caldo cremisi d'un resort kenyota, nella eterna posizione del di-missionario, quella più lasciva, a lui men consona, eppure appagante; un passo indietro, due di lato, mano e cabeza in sincrono, questa è la Gran Macarena del Potere del Berluskaz.

Teutoniche e serrate, avanzaron le truppe europeiste, a far le pulci al Nano ed al suo consesso di governicoli, sfuggiti all'oblio per linguacciuto e gracchiante prossenetismo; fanfara francofona, si rompon gli indugi, l'inondazione dei mercati di titoli tossici è compiuta. È dramma fu, per Nano e ballerine.
Poi arrivò il salvatore, a prender l'oro alla Patria o quel che ne restava, il Badoglio-Monti al ritmo di euro-bond e spread con ghiaccio, da mettere sulle pudenda illividite, alla recherche d'un conforto, una mano santa, seppur momentanea. E fu lesta la mano di Frau Merkel, a coprire il sudario delle spoglie che furono: e Napolitèn, sì Vittorio, pardon Giorgio, fu ancor più lesto, monito in resta e pastina in brodo, a propinarci il tecnico e le sue schiere ...può uno "Sbadoglio arginare il mare"?

Di debiti, di interessi, d'asset spauriti, di finanze rincretinite? E' l'alveo, pregno, ormai ottuso: tracima, singulta, s'ammassa, ci scamazza...l'inverno del nostro scontento è qui, e dai Monti che scende la brina, a briglia sciolta, ad annunciar che "L'Italia è fatta". E il Nano è lì, ancor con le braghe calate? No, pardon, scusate, avi ed evi che s'affastellano, si fa confusione, s'era ritirato, come lemure sull'uscio, come mitile senza guscio, il suo Risorgimento era estinto, come alba cianotica e sfatta.
Massimo era il nostro gaudio e giubilo, anche se costò, e quanto, cavar sangue dall'italiano medio, a suon di tasse ed esodati, esondati, e riti da bocconiani alchemici, e fu sollavamento: se non di plebe e gentaglia vile e lavoratrice, almeno di tassi e differenziali con la Deutschland uber palles, e gabbasisi, borse, indici, spread, spritz, sottomento e minigonne, e chi più ne ha Minetti tanga!

Animo gente, gli zombies politicanti son ancora invitti, in vita, scantonano, scandagliano, scannerizzano, si scannano, per frattaglie di poltrone, brandelli di potere, lacerti di prebende, incarichi, scarichi, e la fogna è appilata, a PIL raso; il bolo starnazza, è contrito, a metà strada: non sale e non scende, ci vuole un rigurgito o un rutto di Bossi, un ratto delle Sabine Began, un ritto sulla tolda, un retto nella bolgia, un dritto a Palazzo. E il Poeta che direbbe? Pasolini non ripete, ahimè. Ma piano col mazzo; chè le chiavi, come quello? Ah, no, e meno male: le chiavi son del regno, dello scrigno, del capitale. E ci resterà, la Capitale, o dovremmo venderla alla Totò, come quel catino di Trevi, o alla Treviri, come Marx e i suoi fratelli, collettivizzando gli utili? Adda venì Barroso! UE, UE, e sono singulti fastidiosi, Monti, moniti e vagiti, striduli nella culla: oppure rischiamo la sindrome post-natale, ma ci arriviamo a Natale? E il Nano che c'azzecca?

Le luci, l'albero...il treno Italia è deragliato, l'ha beccato in pieno. Tappo, la stazione è giusta, oppure è solo la prima della Via Crucis?
I mercati son generali, comandano e s'agitano come in borbonica ammuina; comma 22, legge ai pazzi, è la somma dei titoli che fa il totale, non il dettaglio, il consumo, la massaia di Voghera, anzi. E dov'è il Principe per un popolo bue? Per adesso ci rimane Menarca, l'omuncolo dal triangolo in testa, lo zio di Ruby nipote di Cicciolino, Lolito Silvio, prigioniero del più-sess-meno-stress, di Freud, degli anni ottanta, dell'iconografia tettonica e sederonica , ancora seduto al Drive In, a risentire le vecchie barzellette, a rimirarsi nello specchio, e le macerie a canasta a cascata e sempre in conto nostro, Cavaliere?

Mesdames, Messieurs forse che il barnum "Cavalieresco", il lascivo spettacolo delle minne a cozzare con il machismo blando e femmineo dei cardinaletti, dell'ecclesia aurea e burocratica, del potere imporporato e sotto papalina sia lasso e vacuo, e in perdurante rotta? No, ancora una volta, giammai!

Silvio c'è, spariglia il tavolo, attacca l'Angelino, a lui il partito, e la testa è stracqua, di tangente, sempre quella, e sconti di pena stavolta no, sentenze che scantonano e cedono al giudizio, "perchè tutto capita nelle sentenze" a sentir il Cazzaro da bar, e alla truffa, al falso, siam avvezzi, in bilancio ci mettiamo due Miinetti, una Santanchè, un Sallusti e tutto il Ferrara che c'è, anche se è brut, come Ghedini, rinsecchito a fuscello, accanto al cliente, al padron, a controllar che nessun tocchi la "Robbba"! Che nessun magistra-gorilla l'afferri da presso scaraventandolo in gattabuia, dove neanche una grattachecca, forse solo qualche checca, ma siam poi sicuri che gratti, e se poi perdi, Cavaliere? Che la fortuna è cieca, mentre la sfiga...

No, no, Silvio, ho detto sfiga, con la "esse"; che è lunga, e alla lunga, stanca pure quella. A te giammai, caricato a molla; e molla l'osso che le aziende calano, i figli chiamano, pigolano, abbi Fede, che Fedele è già al desco. L'ernia del desco, bravo che un altro po' ti slabbri di brutto, perdi audience, i colonnelli scalpitano, i delfini crescono, gli affari invecchiano, la pelle casca, il sedere è flaccido, e l'Ultima Cera avanza di conto, al Mausoleo di HArdcore.

Ma il Mestìa ha l'ultimo guizzo, pugnala Otello, accoppa Iago, tocca il culo a Desdemona, allarga il sorriso a tagliola, benedice l'apostolato mediatico riunito a sua congrega, alza il calice, cala l'ostia con tutto il purgatorio e canti annessi: cambia la marcia, trillano le trombe, il de profundis va in gloria e le salme son sempre lì, ad innestar la retro; e nel partito ancora qualcuno sogghigna e sbuffa, "va' de retro, Silvio! Alla malora! Oste, porta via i resti, che banchettar con carogne non compete!".

Ma quanti ne ha visti passare il Nostro, quanti i sottopancia, i leccaculottes, gli smutandati, smandrappati, lenoni che ha allattato, che ha allevato in questo ventennio. Il Mestìa li conosce, li blandisce, li riconosce a fiuto, qualcuna al tatto, ma son figli ingrati, eppur Lui è generoso. Non li ha mai traditi, li ha solo comprati, son oggetti cari al suo modernariato da museo cerato.

L'ultima cera, l'ultima gag, prima di spegnersi lentamente, fulminato come tafano da cavo di corrente: perchè l'Unto è lì, a cincischiare da sempre con parabole ed antenne, ma è vecchio ormai, troppi acciacchi e reumatismi. Non resse il vento, nè i lampi. Un problema maniacale ai lombi, e restò all'antenna, attaccato da scossa fulminante.

Assurgendo ancora una volta all'Etere Profondo.

sabato 27 ottobre 2012

LETTERA DI DIMISSIONI di LUIGI DE MAGISTRIS, EX SINDACO DI NAPOLI (e CONTADO LIMITROFO).



 
 
 
 
 
 
 

 
Cari concittadini, care concittadine,
è giunto per me, uomo, politico e sindaco della nostra amata Napoli, il momento d'un bilancio sulla mia opera amministrativa ad un anno e cinque mesi dalla mia elezione.

Ho compiuto questo passo spinto dall'amore infinito per la mia città, la bella Partenope, che sognavo rivoluzionaria, con mille e mille bandane arancio a sventolare, dalla misura "small" per le capuzzelle dei bambini a quelle "extralarge" e contenitive per i rivoluzionari del tempo che fu.
Purtroppo tutto questo non si è realizzato, ne siamo ben consci; e forse questo in parte (ma solo in minima parte) per responsabilità mia, perchè è un dato di fatto che i poteri forti delle forze contro-rivoluzionarie, il governo plutocratico dei banchieri, la spending review, i retaggi bassoliniani, le caste, gli oligarchi, gli esarchi, gli aristo-terroristi, i riti voodù e le previsioni maya, abbiano cospirato contro la mia, la nostra rivoluzione, fatta d'amore ed inventiva, abbraccio fraterno, con la famiglia al primo posto (anche io diedi subito il buon esempio portando a San Giacomo mio fratello Claudio, per gli amici "Il Volontario"), poco denaro investito con intelligenza e scaltrezza, una pletora di efficienti staffisti, ordinanze sindacali estemporanee e geniali, ztl come se piovesse, etc etc.

Non voglio aggiungere ai miei personali risultati, i traguardi raggiunti sul piano internazionale e sportivo, per esempio con lo Stadio del tennis (ricordo tutte quelle palline gialle scaraventate a mare, piccole boe spugnose a galleggiare nel golfo liberato) o l'America's Cup, che ci ha portato a spendere svariati milioni d'euro per un evento diviso in due tappe e che è stato seguito da non moltissime persone, il mio personale "Lungomare Liberato", idea geniale che mi ha suggerito Claudio dopo esser stato un week-end a Barcellona ed aver visto le "ramblas", atto assolutamemte politico e fatto d'imperio, senza consultarmi coi cittadini e nessuno....un grande successo, perchè il successo è personale, mentre i fallimenti son di tutti.

E a proposito di fallimenti, è con estrema amarezza che ricordo il tradimento di molti miei compagni di viaggio, che iniziarono questa rivoluzione ormai un anno e mezzo orsono, e poi mi voltaron la faccia, colpendo il mio progetto, il sogno liberatore, alle spalle: persone negative, che "gufavano" come ciucciuettole la mia azione innovatrice, aizzando le forze contro-rivoluzionarie della vandea partenopea; e non posso qui fare a meno di citare gli ex assessori Realfonzo e Narducci, oppure il top manager Raphael Rossi, che ho dovuto rimuovere immantinente (scoprii che volevano assumere il loro ruolo con piena autonomia di giudizio e libertà d'azione, cosa impensabile, perchè la rivoluzione è un vento che soffia una volta sola e soffia dall'alto verso il basso: mica possiamo soffiare tutti quanti? Che poi la rivoluzione si abboffa...). A malincuore ho dovuto fare a meno della loro preziosa opera di collaborazione, ma tant'è.

Da più parti mi si accusa di non aver mantenuto fede alle promesse, di non aver rispettato i patti con l'elettorato che mi ha votato: cosa assolutamente non veritiera, avevo promesso di non far rimpiangere il passato, e infatti adesso la cittadinanza piange per me, per la mia rivoluzione, è disperata proprio da quando abbiamo segnato il corso, gli eventi e la storia. Perchè la storia è una striscia arancio tesa verso l'infinito....e che non si ferma a Piazza Garibaldi, quella è la pista inciclabile, nostro sperimentale ed internazionale brevetto, basta pittare l'asfalto e i basoli, aggiungere due segni a terra da tribù metropolitana e si può ciclo-movimentare pure la Luna! (ed in effetti le buche di Napoli ricordano un po' il percorso lunare).

Rispettare i patti, dicevo. Ebbene, io l'ho fatto, avevo promesso agli imprenditori della città che avrei appoggiato i loro progetti, a Napoli Est la Mennella e D'Amato hanno la strada spianata, su Bagnoli...su Bagnoli dobbiamo ancora capirci qualcosa, ma intanto ricapitalizziamo la società decotta e poi si vedrà, qualche imprenditore per edificare nuove aree e nuovi spazi sulla mancata bonifica lo troviamo sempre, no? Ergo, i miei patti io li ho rispettati , perchè non bisogna aver paura dell'imprenditoria privata, specialmente quando ha a cuore il bene della città, come Alfredo Romeo e la sua Insula che ancora non c'è, cui il Comune ha affidato la dismissione degli immobili di edilizia popolare e residenziale e pubblica e che sta facendo un ottimo servizio, di cui noi, in Comune, ben poco sappiamo: ci basta sapere che non ci trascina in tribunale per i costi di concessione, perchè noi, che conosciamo al legge, sappiamo quanto è burocratica e quante lungaggini ci sono dietro....

Ed è per questo motivo che evitiamo di fare gare di affidamento di appalti con evidenza pubblica, perchè "spacchettare" conviene, lavorano più ditte, più aziende, ed è più semplice movimentare il tutto, e son tutti più felici e rivoluzionari. Nessuno mi ha insegnato a fare il politico, nè ad amminsitrare, ed i risultati son sotto gli occhi della collettività: ho segnato un nuovo modo di governare, la città di Napoli è meglio amministrata, ho snellito le procedure, decido tutto io, e così sia.
La democrazia rivoluzionaria è per l'efficienza, non per le chiacchiere, quelle le riserviamo per la comunicazione via social- media, via twitter e facebook, ed in questo i miei staffisti sono encomiabili.

Avrei voluto che il mio sogno si avverasse, ma la dichiarazione ufficiosa di dissesto, per i debiti insostenibili del Comune di Napoli, mi ha colto davvero di sorpresa, e comunque è tutta colpa delle precedenti gestioni affaristiche e clientelari, ed il colpo finale ci è giunto dal Governo dei banchieri, dei Monti e delle Fornero, dei Passera e dei Clini...e mai noi sarem clini al Potere Capitalista, mai piegheremo la schiena davanti alle oligarchie, a meno che quell'oligarchia non sia composta da noi medesimi!

Ho dovuto lasciare perchè il complotto delle forze frondiste era giunto a livelli inusitati, non mi si permetteva nemmanco più di organizzare la "Sagra dello Strutto" sul Lungomare Libbberato, perchè la rivoluzione deve pur mangiare, e mangiar bene...complotti continui, tanto che ho dovuto lasciare lo scettro, la poltrona e la stola d'ermellino arancio, concentrandomi sul nuovo contenitore arancione da sviluppare sul piano nazionale, il nuovo "Movimento dei Movimenti che si Muovono" , perchè chi si ferma è perduto e chi va non va Roma perde la poltrona (me l'ha detto Claudio)....

Dunque mi congedo da voi sudd.....eh, da voi concittadini, con l'amarezza ed il cuore asciutto di chi comunque ha dato tutto, sperando di prendere altrettanto, per la causa rivoluzionaria.

Viva la Rivoluzione, Viva il Lungomare! Hasta la Galleria dela Victoria siempre!

FIRMATO:

LUIGI DE MAGISTRIS, EX SINDACO DI NAPOLI (e futuro Presidente del Consiglio).

venerdì 26 ottobre 2012

Bassolindo lindo e pinto:



 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Il meridionale ha un tale desiderio del potere, poiché non conoscendo una libera società dipende tutto dai potenti, che è entusiasta del potere qualunque esso sia”. ( Corrado Alvaro).

“Il privilegio dei grandi è vedere le catastrofi da una terrazza”. (Jean Giraudoux).

Aruspici e nerofumo, il volo è serrato ed è ronzio di calabroni; non più mosconi o Vespa, né preci o bagordi in pubblico, né vespasiani di Chigi o Quirinal party smutandati (forse) per il piccolo cesare, il Supereliogabalo e gabellante, il Cavalier d’Ombra e d’Amour, fou e profano, per pezzenti che non fan parte dei suoi Folli: Silvito Goebbels scelse d’obliarsi, il suo feretro portò a spalla, spompettando e sgallettando affianco a creme de la creme e fior di modelle, ci restò l’Alfano alfiere al fiele, e qualche Santadechè in umido e plastica, un Sallusti in gattabuia ed un Ferrara con grattachecca e rotoli sparuti infogliati nel vento.

Silvito andò, l’altro B. partenopeo, pure; eh già…il Bellantonio, ‘o Vicerè, Bassolino: non alle vette del Berluschiffon, ma il nostro afragolese of biutiful cauntri ci abituò all’essenza di sprechi, clientes e paccottiglia di partito per affari in sordina ed inchieste al nerofumo di plastiche a bruciare: niente male per l’ex Sindaco, ex Governatore, ex machina di tutto l’ambaradan a fermentare al sole della felix Campania un tempo sua, ora infelice e patologicamente affumichè al tumor acqueo di bonifiche mai fatte e terreni in odor di camorra e la qualunque.

In Campania sono circa cinquemila in siti inquinati e pochissimi quelli che han visto l’alba d’una bonifica in loco: genius loci per terreni inquinati, e con un alto livello ufficialmente censiti dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania: dulcis in fundo, nel rapporto “Ecomafia 2010” di Legambiente viene riportato che in totale, “soltanto tredici siti sono stati bonificati”, stimandosi che nell’intera fascia tra Neapoli e Caserta solo il quindici per cento dei siti sia stato liberato dai rifiuti e dalle masserizie al seguito. Bonifiche fantasma, con gli inquinanti sempre presenti e mai rimossi, oggetto di sversamenti, percolato e morte, falda acquifera contaminata e pestilenziale.

Il buon Bassolindo non dormirà sonni tranquilli (o forse sì?), né si godrà il buen retiro dalla terrazza in lontanza, e ciò perchè La Corte dei Conti ha intimato al Vicerè e ad altri sedici campeones la restituzione di 43 milioni di euro per danno all’erario: questa vicenda insoluta a gnommero, è quella delle bonifiche del litorale domizio ed agro aversano, terra di zuppa del Casalese, affidate nel lontano 2002 alla “Jacorossi Imprese” con accordo stretto a patto tra fazenda, Regione e commissariato di Governo “per l’emergenza bonifiche e tutela delle acque”.

Centodiciassette, i milioni di euro affidati alla “Jacorossi” per le jacuvelle inerenti alla bonifica: cifra ingente destinata alla progettazione e l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti del litorale domitio-flegreo e dell’agro aversano, anche attraverso l’impiego di LSU; per gli inquirenti i tempi di esecuzione eran troppo ristretti, e sospetti, l’impresa li imputava al mancato reperimento da parte del commissariato straordianrio dei siti di discarica per lo sversamento dei rifiuti speciali.

I costi lievitarono alle stelle, nell’iper-uranio sconosciuto ai mortali, con i morti per inquinamento che aumentavano a dismisura, e con l’ingresso di ulteriori soggetti per ovviare agli inconvenienti della mancata bonifica: gli LSU furono tenuti in panchina, palleggiando mestamente le eco-balle ai margini del campo, continuando però a percepire l’ “ ingaggio ” ad inganno, prima di finire in cassa integrazione. I contenzioni civili tra Jacorossi, Commissariato e Regione Campania si sono conclusi nel 2007, con “l’accordo transattivo” al contratto di base e partenza ( la società ha incassato un cospicuo risarcimento danni per 22 milioni di euro). A 43 milioni di danno erariale si giunge sommando aritmeticamente i 22 milioni di euro, ad ulteriori 17 per “maggiori costi sostenuti per lo smaltimento dei rifiuti” in altre aziende, più 4 milioni per quanto pagato dall’Inps a titolo di cassa integrazione agli LSU non utilizzati.

Ci fu anche un’inchiesta penale in merito a carico (anche) del “Bellantonio”, come ex commissario ai rifiuti, e che coinvolse i vertici e dirigenti della Jacorossi, ma si concluse con un decreto di archiviazione. L’inchiesta contabile no, invece, alla faccia del Vicerè e di tutto il cucuzzaro, andando avanti fino alla maxi-citazione per 43 milioncini.

E Bassolindo è sempre lì, sulla terrazza a mirare “lumiere”, vecchi scatti d’una pellicola in chiaroscuro ormai fanè.

martedì 23 ottobre 2012

Scherzi da prete















Baruffe chiozzotte per maschere atellane, chi è di oscena stasera? 

E t'accorgi che di scena è la dignità delle anime affumicate, degli ultimi in graduatoria, dei roghi neropece senza volto, dalle mani anonime e incancrenite dal puzzo. 
Terre di fuochi, santi, marine e madonne pellegrine; langhe fumose, perchè in fumo va la salute, in fumo dignità, un vento di terra marcia sulla faccia, un calcio in petto alla tua umanità, mite e tenace.
Armato della tua piccola voce, a cantilena, contro lo scempio delle tue radici divelte, dai soliti, noti, per notti buie e rossicce. I soliti interessi, il solito dolore, da monetizzare, perchè a regimento, perchè a profitto. 

E ne approfitto. Io piccolo uomo dello Stato inconsistente delle cose, per strumentalizzare l'osceno del momento, per farne proprio "instrumentum" di distrazione a massa, e per le genti tutte: attracco alla fonte, di punta e scuffiando, nella rada di bolina incontro, contro-vento: voilà! "Signora non sta bene, signora mai fu contemplata, s'ignora la sua presenza". 

E giù, un profluvio mediatico d'immagini e cartuscelle, e le figure che escon dagli arcani son vetuste e sempre quelle: il Giudizio, l'Imperatore e l'Appeso lì, a suo rovello, senza risposta. Che rimane dunque Arcano. Del resto l'ossa le getti "ar cane", frattaglie di gentilezza e fine grazia pure; tanto è dovuto, rispetto preteso, e massima l'arroganza. 

Rimane l'umiltà d'un prete, il puzzo d'una terra infettata dall'uomo ed un Prefetto, ominicchio al cospetto della sua dignità buttata via come un cencio spelacchiato. E tant'è, nella terra dei fuochi, dove il focus è per minuzie, mentre il villaggio sprofonda attorno: ma è il Villaggio Globale, e c'è sempre l'Osceno a dar spettacolo, svilendo la trama. 

Ma voi, alla ricerca d'uno spizzico di dignità sospesa, guardate sempre la trama, avviluppata e densa, c'è sempre un segno artigianale a ristabilir l'equilibrio del tessuto sfilacciato.  
Stavolta era l'umiltà d'un prete, a ricordare che la dignità non abbisogna di "vossia, eccellenza, onorevole", basta metterci la faccia. 

E che non sia come il cu-culo, al suo nido, fatto di gramigna, inutile e molesta.

venerdì 19 ottobre 2012

"Rivoluziò Aranciò!"






Dopo il Corvo Gennarino, non poteva mancare  ' O PAPPAVALLO d' 'A RIVOLUZZIONE!

Ripete a pappardella tutto quello che il popolo vuol sentirsi dire;

Ogno mattina il suo immancabile tweet d'inutilità quotidiana e banalità diffuse;

Ciancia  di ogni rivoluzione possibile, passata, presente e futura: da quella D'Ottobre, passando per quella Cubana e finendo a quella "Collezione-Autunno- Inverno" di "Duce e Bandana";

Instancabile masticatore di frasi altrui, trita-concetti perfetto, condensato di luoghi Comuni insuperabile;

Luigiggino, il pappagallo per i Capitani Arancioni di domani!

E da morto, lo puoi pure surgelare come un Findus!

Nelle migliori bacheche Facebook e Twitter Comunali!

Ritratto sfiziosetto per Dioscuri Napoletani.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Siamo tutti esuli dal nostro passato”.
A citar Dostoevskij, siam tutti transfughi d’una landa solcata da marosi e tempeste, figli d’un passato che tormenta nel deliquio o ristora nel conforto, pellegrini d’un culto vizioso, da concupire o blandire con preci e soliloqui.

Ma tant’è; la bruma è coltre da fugare, o velo al nerofumo da stralciare, in bilico tra ricordanze leopardiane, o concordanze mannare per homines lupoidi, che radono il pelo, per celar il vizio: vezzo immaginifico di coprire o descovrire le carte d’un passato che si scala o si rimira, o si teme come suocera sull’uscio.


Prodromi di Lari dis-persi nel focolaio d’un ricordo, sfuggente come sensale d’illeciti guizzi, scazzi ipocondriaci per germani, fraterne figure del nostro immaginario quotidiano; due figure, due retaggi.


Luigi, Giggino, ben insediatosi nel ruolo di arruffapopolo per poteri forti e disincantati, manolete opportunista, ma non scaltrissimo, lesto di muleta e banderillas ma troppo ondivago per esser coerente, sgravato d’amblais nel paludato mondo dei politicanti professionisti, lui integerrimo ed agguerrito ministero, del pubblico paladino, ertosi forse con malagrazia, ma di certo con enfasi ed impatto, fino allo smottamento emotivo delle masse plaudenti, che gli concessero fiducia, voto e poltroncina, per poi esser sedotte & abbandonate nell'arco d'un terzo di lustro, o giù di lì.


L'altro, Claudio, ottimo consigliori, nell'ombra ma rilucente alquanto, sobrio, si silente sicumera, radici che affondano in frasi sussurrate, memoria smezzata di chi nella vita organizza e-venti, strambando all'abbisogna per sbarcare il lunario, secondando le maree con furbizia e certa grazia, mai mettendo prora di traverso.


Il passato è terra straniera, brandelli di identità artefatte, per apolidi che gettano moneta nel pozzo, osservandone il tintinnio, esprimendo il desiderio della vita, per quel che si vuole essere (o almeno apparire); Giggino & Claudio "sempreinsieme" , che s’arenano sulla battigia lignea d’una zattera di fortuna (e che fortuna) in quel di Palazzo, remando in controsenso, aggirando le zone a traffico limitato d'un piano estemporaneo e confusionario alquanto.


L’uno, irriverente, arrogante, piacione che pungola e seduce (qualcuno ancora c'è); l’altro, avviluppato alla discrezione, non vedi nelle sue mani il timone, ma la terra l'avvista sempre prima, un passo sempre indietro ma la punta è mezzo giro avanti, sonda il terreno e detta i tempi: e quando s'è dissodato il terreno, nello spazio lancia il germano reale, perchè quello abbisogna di spazio, per il suo ego a dismisura.


Certezza e rimozione: ci vorrebbe sovente un repulisti spurgante, una negazione dell'egotimia a scomparsa, per salvare almeno una scheggia, un chiodino, della zattera movimentista ormai ai marosi. Giggino e Claudio sfidano la sorte, il rendez-vous è giostra per parate e affondi, schermaglie ad orologeria con l'amministrazione della città porosa ad attendere sullo sfondo, quando lo sguardo è già più alto, altrove, chissà; il tempo è scandito da sguardi felini al lazo, valzer di sedie di comando scambiate come vesti, al minimo, pelle; che divengono dioscuri impudenti quando solcano il limite della loro baldanza, scadendo nel ridicolo e nella tronfia ridondanza.


Palazzo come refugium peccatorum per anime infanti, fortezze Bastiani con muraglie di carta, ordinanze e decreti che generano fumosi veli a ricoprire l'emergenza continua dell'esser sulla breccia, comunque e ad ogni costo.

Giggino rappresenta bene o male sé stesso, è lupoide alfa-dominante, che del nesso causale tra l'aver lo scettro ed il comando, ha fatto brani; l’arena politica è inganno, a sua volta passpartout per “ingannare” fanatici e critici dall'occhio accigliato, masse più o meno amplie che dipendono dagli umori del più altro in grado (ma sarà poi in grado?).

Claudio, insinuatosi nel ganglio, cela l’intermezzo con scambio fraudolento, competenza personale spacciata sottobanco, perchè la rivoluzione non è pranzo di gala, ed un coperto lo si deve pur pagare, ed il conto tocca a noi, è presto detto. Giggino l'eletto, Cluadio il suo cicero; si riconosca il torto, e tosto, chè la pena non è scontata, perchè un fratello è monade famiglia, di nulla (in pubblica piazza) meritevole, di nulla e così sia.


E cosa resta, del passato straniero, divenuto presente collettivo?

Polvere, bandane, manifesti per la via. E macerie, a solo un anno di distanza, ed un piccolo gingillo ad occupare i Dioscuri, un Palazzo in centro ad aspirarne frustrazioni e velleità. Il passato lo si polverizza, ma la cenere s’accumula negli interstizi più minuti.

I Diosuri, indivisibili, dalla culla al trionfo; dall'alveo al tramonto.

Fossero pure invisibili a tutti, non lo sarebbero giammai a loro stessi.
E così sia.

mercoledì 17 ottobre 2012

Bagnoli Futura, ovvero futuro remoto.



 
 
 
 
 
 
  "Si scioglie il sangue di Sangennoir, ma non Bagnoli Futura".

Questo è l'incipit perfetto per l'atto di Giunta Cocozza, che per bocca del suo Schettino in alamari e babbucce cremisi, il Sindaque du role nonchè Maire che non bagna Napoli, ha blindato il futuro poco anteriore di Bagnoli, del suo patrimonio post-archeo-industriale, e della società in perdita ed in bilico, Bagnoli Futura, portando in Consiglio Comunale (quello monotematico sull'assegnazione degli immobili comunali e sul futuro della "B.F.") la voce dell'incoscienza, o della resipiscenza, trasmutandola in delibera per evitare lo scioglimento della società, puntando alla sua ricapitalizzazione.


Giggino Murat incontra i gruppi di Federazione della Sinistra in una stanzetta fredda e al dis-gelo, durante una pausa dei lavori consiliari, incassando l'appoggio da parte del Capogruppo (alla faccia della trasparenza istituzionale; ieri l'altro IDV aveva fatto la medesima cosa garantendo il suo "sì"), poi riapre il dibattito nel consesso, bellamente dichiarando: "Sono per il superamento della società, abbiamo votato un atto di transizione, altra cosa è la nuova idea sul futuro di Bagnoli che esporrò il 25 quando è previsto un Consiglio ad hoc".


Hic et nunc, perchè illo tempore, il Pinocchietto in bandana ripeteva come un refrain a cantilena che la Bagnoli Futura S.P.A. doveva esser liquidata dopo aver appianato i debiti accumulati in dieci anni e più di mala-gestione fallimentare: una ripatrimonializzazione del leviatano (un anno orsono) era fuori discussione, per il Maire: il conferimento in patrimonio di tutto quello che la S.T.U. (Società Trasformazione Urbana) ha fatto fino a oggi, del valore di diverse decine di milioni (Porta del parco, Turtle Point, etc.), questo per dare respiro alle collassanti casse della B.F. ed evitarne il sacrosanto fallimento, stante l'inconcludenza decennale, appannaggio delle solite cricchette clientelari e del falansterio politicante et affine.


La società è gravata da 330 milioni di debito, bruscolini agli occhi di De Magistris, tanto che il nostro va dritto e sicuro per la sua strada, dopo aver imbroccato controsensi e sparigliato tutte le ztl del buonsenso politico, civico e razionale:

"Opere da restituire all’atto di estinzione della società stessa, è tutto ancora sul tavolo". Il campo è da restingere ancora, del resto la fantasia non manca quando scopiazzi e ti re-inventi il "Lungomare Scassa-Napoli, Libbberato", quindi a breve si torna in aula per giocare ancora con le tre carte ed il bancariello arancio della rivoluzione domenicale in bandana e calzoni corti.

La società non sarà più "omnibus", ovvero con poteri di operare su tutta la città di Pullecenella, ma solo dentro Bagnoli. Questo l’atto approvato, nella seduta appena conclusa, col Consiglio a votare a maggioranza, con Federazione, Napoli è Tua, Italia dei Valori, PD, UDC e con gli astenuti dell'opposizione, sempre molto blanda ed accondiscendente col reuccio di Saint James Palace Hotel.


Unica nota stonata per Giggino nostro, il voto assolutamente contrario di Ricostruzione Democratica, con Iannello, Esposito e la Molisso, a votar contro la delibera, chiedendo invece, ad a gran voce, che fosse messa all'ordine del giorno la liquidazione della società, con "l' immediata convocazione di una assemblea degli azionisti, con all’ordine del giorno la verifica della messa in liquidazione della società Bagnoli Futura S.p.a. e la nomina di un liquidatore che verifichi la percorribilità di ogni procedura volta al ripianamento dei debiti anche attraverso le procedure concordatarie vigenti".


Unica voce contraria nel coro e tra i peana delle forze politiche in Consiglio: alto e fiero il coretto gregoriano nel vellicare le derive d'un esarca gran "bluffone" che stracciò i patti elettorali con la sua cittadinanza come fossero veline e pezze arlecchino per la Piedigrotta che fu.

martedì 16 ottobre 2012

Assessoroscopo per la Di Nocera, assessore alla "Kultura".


 
 
 
 
 
 
 
Far cultura a Napoli; dovrebbe esser sì facile, come trovar greggio in Arabia, eppure. Eppure sovente è come cercar acqua nel deserto e nell'arsura. L' ex direttrice dell'Arci Movie di Ponticelli par aver in parte compreso le sorti del variegato mondo delle arti, quivi a Neapolis greco-romana: cultura ed arte per anni son stati bassa greppia per intellettualoidi da falasterio clientelare in salsa sinistrorsa.

Quindi da oggi si cambia: “Niente fondi a pioggia per eventi che esauriscano i badget in poco tempo”, il che sembrerebbe cosa buona e giusta, ma significa anche che una volta ricevuti li si sappia spendere?


L'ottima Di Nocera Inferiore, tra un'inaugurazione e l'altra di mostre e convegni, (si ricorda qualche mese orsono il Museo del Giocattolo, al Suor Orsola; e di certo è imbambolata di suo, la nostra "Madame de Stallo", ferma come cavallo di frisia a ribattere flussi e cifre turistiche e critiche che sovente piovon addosso come mota e fanghiglia.


Chi si ricorda della querelle delle "segge a sdraio"? Con delibera d'afa e canicola della fin di luglio, il Comune paga alla ditta "FAST SERVICE SAS" la cifra di € 38.500,00, come fornitura di 300 seggiulelle e palchetto a sdraio per lo svolgimento delle manifestazioni sul Lungomare Libbbberato (più "b" si aggiungono più aumenta il tasso di "liberazione certificata" by Comune giggino-murattiano).


"Il Cinema a Sdraio", è un flop colossale, e con picchi di 15-20 spettatori di media a sera stende di sicuro la baldanza dell'assessore, una vero "lumiere" in materia di cinema: "Il cinema a sdraio — precisa a mezzo stampa Di Nocera — non è costato 40.000 euro, ma poco più di 10.000". Peccato che la delibera riporti correttamente la cifra poco sotto ai 40mila euro, con l'assessore in freddo imbarazzo, tanto quello dei cittadini nell'apprendere che in Comune manco due conti sanno fare, e che una sedia in plastica per poggiar le terga (in affitto, eh) costa circa 64 euro a chiappa, 128 per tutte e due.


Troppe balle in Comune tra noi? Errori veniali e di gioventù, ci si rifarà di certo col Forum Internazionale delle Culture, no?


L'evento "fortemente inutile" voluto in quel di Partenope da "el Bafo" Oddati, moquettiere della fidata ditta "Antonio&Rosetta", è finora costato solo milioncini extra per l'acquisto del brand barcellonese del Forum e per le trasferte a Monterrey (in totale circa una decina di milioni): la fondazione intanto viene commissariata, pare abbia 5 milioni di debiti, e manca sempre meno all'evento, eppure Mireia Belil, la direttrice generale della "Fondaciò Forum de les Cultures" preferisce un rispettoso assenso, un'afonia preoccupante, ma le indiscrezioni comunque "filtrano e se ne infischiano".


Corre voce che la fondazione voglia subito 3 milioni cash, altrimenti zomperà tutto il circo barnum e cucuzzaro: nessuno si fida più dell’Italia, lo stesso evento slitta di un mese e mezzo (doveva partire il 10/04/2013, invece il nastro di partenza è spostato – ma i 3 milioni si troveranno? – al 25/05). Il guado c’è, è non si passa: la linea Maginot che separa Comune e Regione dallo spernacchiamento internazionale si sfrantuma, divenendo limen sempre più valicabile.


La fiducia persa costa: il tutto, tradotto in soldoni, cristallizzerebbe lo stanziamento regionale di 15 milioni di euro di fondi europei, in un clima rovente di disagio imbarazzante e palese incapacità organizzativa da maelstrom italico. Ma la megalomania di Giggino Murat contagia tutti, anche i suoi scudieri al fianco, e la Di Nocera Inferiore è in scia col suo Generale a Stelle Arancioni, anche se opportunamente tace cercando di capirci qualcosa in più.


Poco piglio e sottile polso anche qui, la temperatura sale e rischiamo un'impennata dei costi o al minimo "un'impepata di cozze", visto che potrebbe finire tutto a sagra napo-paesana.

Assessoroscopo scarso, da 4 e ½ e poco più.

Amore. “Chiamami ancora amore” è la tua canzone, sei molto passionale, ma avrai difficoltà a concentrati sugli affetti in questo periodo. Poco male, tanto tuo marito lo vedi tutti i giorni in Comune, nello staff dell'assessore al Bilancio. Coltiva l'arte e mettila da parte.


Lavoro. La tua situazione professionale dovrebbe subire una vera trasformazione, sarai proiettata ad un livello superiore. Ma sempre comodamente stravaccata sulla tua sdraio preferita.


Salute. Hai la tendenza a rivivere le scene del tuo passato come fossero un film. A già, tu questo facevi prima. Lascia il passato al suo posto, e goditi il presente (finchè dura).

sabato 13 ottobre 2012

"LE FOGNE MORTE" ( di Giggin 'o Poeta)


 
 
 
 
 
 
 
"Oh!

Vorrei tanto che tu rimembrassi

il giorno dell'elezione, quando eravamo amici.

La vittoria era più bella.

Il sole più arancione.

Le fogne morte s'appilano a mucchi...

Voti?: ormai l'ho dimenticati.

Le fogne morte s'appilano a mucchi

come scarica-barile, mai rimpianto

e l'acqua del sud le trascina via

tra le fredde blatte nell'oblio.

Vedi: ho già dimenticato

la tante balle che vi contavo.

È una versione che vi spariglia.

Io mi amo

v'ho preso all'amo.

E viviamo, due fratelli insieme

Claudio che mi ama

io che amo Claudio.

Mai la vita separa chi trama

mano nella mano

incompetenza e clamore

e l' acqua cancella nella rabbia

gli schizzi ai passeggeri nella metro invisi.

Le fogne morte s'appilano a mucchi

come scarica-barile mai rimpianto

Ma il mio Sodano silenzioso e fedele

sorride ancora e pare lancia di sfida.

Ti amavo tanto, amara mia saittella.

Come potevo disappilarti.

La vittoria era più bella.

Il sole più arancione.

Era mia la poltrona più ambita ...

Ma non ho nè mai avrò rimpianti.

E' la cazzata che vi contavo

sempre, sempre la sentirete.

È una versione che vi spariglia.

Io mi amo

v'ho preso all'amo.

E viviamo, due fratelli insieme

Claudio che mi ama

io che amo Claudio.

Mai la vita separa chi trama

mano nella mano

incompetenza e clamore

e l' acqua cancella nella rabbia

gli schizzi ai passeggeri nella metro invisi".

venerdì 12 ottobre 2012

Assesoroscopo per Bernardino Tuccillo Assessore al Patrimonio e Personale



 
 
 
 
 
 
 
 
 
Napoli, città verticale, formicaio dove le case s'incollano le une alle altre, il tufo si fonde col cemento, il cemento preme, il suolo si sfalda, fiumi carsici magnano e rosicano le fondamenta, come denti di zoccole arruffate.
Un bel patrimonio da gestire, soprattutto sul versante pubblico: il Comune ha da sempre il problema dei fitti passivi (molti sprechi irrazionali) e di quelli attivi (dove riscuote poco, i canoni non vengono indicizzati, le risorse sperperate).

E l'ex sindaco di Melito è partito lancia in resta, verso una dismissione forzata degli immobili in eccesso, o non gestibili per costi e noncuranza; atto dovuto, per carità, peccato che nell'elenco degli immobili pubblici possano rientrarci (per mera svista, s'intende) anche siti di storico interesse, come la casa di Giuseppe Moscati, in via Cisterna dell'Olio, pieno centro antico. Per la serie “ci vorrebbe un Santo in Paradiso”, e manco quello abbasta più, oramai.


Resta il problema del Bel Romeo: tra Insulae che non ci sono, e che mai ci dovranno essere, perchè appaltare a concessione il patrimonio del Comune ad un soggetto come Romeo Alfredo, ben conosciuto nelle procure di mezza italia, è cosa capziosamente fuori dalla ragione (sociale e non solo), gestione del patrimonio immobiliare e dei fitti passivi sotto lente archimedea in vista di scadenza, e dismissioni forzose imposte dalla spending review governativa, a dicembre si prospettano momenti di gloria per il Tuccillo nostro.


Mancano solo 24 giorni alla scadenza del contratto con la Romeo Gestione: il bell'Alfredo compra pagine su pagine sulla stampa locale per sbandierare la sua presunta efficienza e capacità manageriale (ed in efftti la sua l'ha dimostrata, avendo per le mani i patrimoni immobiliari di ministeri, di città e di partecipate comunali), una competenza di gestione da "top level", mentre abbasta un giro nelle contrade, terre di mezzo e di nessuno, delle residenze popolari post telluriche, per toccare con mano lo stato di degrado, abbandono, fatiscenza ed emarginazione.


Arrivano i fogli di sfratto per le famiglie delle Vele a Scampia, rimane sul tavolo del Tuccillo il contratto della Romeo: che si fa, si proroga oppure no?

Allo studio tre diverse opzioni:

1)l’esternalizzazione con la realizzazione di una gara internazionale;

2) l’utilizzo della convenzione Consip (che comprende molti dei servizi che si intendono esternalizzare ma con ribassi considerevoli);
3) l'affidamento ad un organismo istituzionale come lo Iacp (Istituto autonomo case popolari);

Successivamente al confronto in giunta, sarà sottoposta alla Commissione Consiliare la soluzione adottata. Per quel che concerne i fitti passivi, l’assessore si sbilancia, annunciando che anche grazie alla dismissione immobiliare, e secondo una stima realizzata per difetto, si prevede un abbattimento totale del 30 % dei fitti passivi entro fine 2012.

E Romeo continua a "vendere" in conto Comune gli alloggi residenziali, con il principale intento di appianare i suoi personali crediti verso il Comune (del resto aveva pronte le cartuscelle ingiuntive per una cinquantina di milioni, col Comune che invece di resistere in giudizio, proponendo a sua volta un conteggio dei crediti vantati VERSO la Romeo, ha deposto immantinente le armi).

Ma il caro Assessore, impelagato tra incontri di Giunta, sedute del Consiglio, carte bollate, ricchi premi e cotillones, trova financo il tempo per una querela da sporgere "senza indugio, per diffamazione aggravata" contro giornalista e direttore responsabile del periodico online "ladomenicasettimanale.it”; vicenda grottesca, dato che, seppur vero che il codice penale norma diffamazione e tutele collegate (ed in tal caso Bernardino Tucci-Tuccillo può sporgere querela contro i soggetti "incriminati", l'estensore dell'articolo ed il direttore della testata medesima) non si comprende come all'Assessore sia venuto in mente di querelare anche un terzo soggetto, Domenico Lopresto, segretario dell' "Unione Inquilini Napoli", reo di aver soltanto ri-pubblicato l'articolo incriminato sulla sua "bacheca" di FaceBook

( http://ladomenicasettimanale.it/index.php/77-archivio/notizie/143-tuccillo-chi).
Si resta basiti, spetterà adesso ad un magistrato sciogliere lo gnommero-cortocircuito venutosi a determinare.

Tra dismissioni, tagli al personale, stipendi da congelare (per un risparmio di circa 6 milioni di euro annui), dipendenti da sorvegliare (attivo un nucleo di vigilanza interno per la valutazione dell'operato degli amministrativi, che non poche critiche s'è attirato, anche dai sindacati di categoria), affitti da riscuotere (il Comune vanterebbe un credito anche da alcuni partiti politici per mancato versamento di canoni immobiliari, valore circa 1 milione di euro), cimiteri da costruire (a Napoli presto il forno crematorio comunale), è anche normale che uno si distragga, ritrovandosi nel proprio staff Dario Montefusco, figlio di Giuliana Visciola, direttore gerale alle politiche sociali del Comune, no?


Ma è mera distrazione, basta spiegarsi: “I parenti di un amministratore devono per forza espatriare per lavorare? Credo nel merito, nella formazione, nella selezione del personale. Il resto è chiacchiericcio fangoso”. Tutto chiaro? Andiamo al regolamento, qualche cavillo, codicillo, Tuccillo, dovrà pur esserci: no, tutto regolare, dov'è mai scritto che un parente non possa lavorare al tuo fianco, si parla pur sempre persone di fiducia, no? E chi non ha fiducia nei propri (o altrui) figli!


Amore. Dismessi i panni del seduttore seriale, il cuore lo affitterai alla persona giusta ad equo canone. Attento allo sfratto improvviso, comunque.


Lavoro. Sei in un periodo vulcanico, le valutazioni immobiliari alle falde del Vesuvio stanno salendo.Non esitare a proporre le idee più pazze. Ma quell'idea della pizzeria vicino il forno crematorio la rivedrei. O almeno cambierei la pala per infornare.


Salute. Dovrai ridurre le risorse interne, rischi che la tua cubatura aumenti in modo esponenziale. Attiverai un programma di ristrutturazione per il periodo post-natalizio, ma i tagli imposti al personal trainer, ti impediranno di ritrovare il peso forma, e sarai registrato come “bene demaniale”.

giovedì 11 ottobre 2012

Assessoscopo per la Palmieri, assessore alla Scuola e DIstruzione


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Io speriamo che me la cavo”, è la prece quotidiana dell'assessore all'Istruzione di turno, in quel di Neapoli. E la Palmieri non fa eccezione: la situazione dell'edilizia scolastica è post-tellurica, i tagli al personale sono da brivido, i servizi offerti ne risentono sistematicamente, e l'abbandono del percorso formativo resta in percentuale tra i più alti d'Europa.

“Bienveneau an paradis!”, molto dipende dagli stanziamenti centrali e non solo. “Attendiamo lo sblocco dei fondi Fas, per le aree sotto la media di sviluppo europea, sono fondamentali”; per il rilancio degli interventi di manutenzione sulle strutture, sia ordinarie che straordinarie; per la battaglia contro l'evasione scolastica; per tutto.


E la refezione per i bimbi da sei mesi ad un anno?

Ci vuol metter la faccia la Palmieri, di tacco e tubino armata, soprattutto per gli asili e le scuole materne, dato che in quel di Partenope v'è carenza di strutture che permettano alle madri di poter conciliare vita lavorativa e cura parentale.
“Gli asili nido sono strutture pedagogiche di primo livello, essenziali”, Palmieri docet. Ma i bimbi "non magnant".
Sono ben 7500 i pargoli tra 6 mesi e 6 anni iscritti ai 37 asili nido e alle 79 scuole materne della città "scoperti", come conto al ristorante mai saldato: accorpamenti, demensionamenti, taglia, cuci, scuci, più che un assessore val bene una sartina (sempre di tubin fasciata).

Ma la svolazzante Palmieri, è comunque front-woman di primo livello, e sovente incontra madri, padri, alunni e docenti, spiegando che, fondamentalmente, il grosso è cercare di tirar avanti con quel poco che cade dal desco Romano.

L'anno scolastico è appena iniziato e già pare una corsa, un decathlon irto di insidie ed ostacoli: slitta la refezione, poi i diuturni et atavici problemi di organico (la Uil parla di 10-12 piccoli per insegnante, piccoli pulcini pio sotto la chioccia spolpata dal turno), bambini disabili sprovvisti di adeguata assistenza, con il maelstrom rischia d'inghiottire piccini e parenti, che saran costretti a "venire già mangiati" dalle proprie tavole e focolari.

Non c'è da stupirsi che molte scuole, asili e materne, siano allo sbando, perchè il bando s'è imbandanato (sempre nell'arancio spinto, da avvolger intorno al senno perduto): in tempi di crisi, in una città come Napoli, c' sempre una notizia a far da contorno. La gara d’appalto è slittata, per motivi burocratici, dal 25 settembre al 16 ottobre, con gli uffici comunali incartati ed avviatti ma pronti ai salti mortali, a saltar pure il pasto (assieme ai ragazzini) pur di far quadrare il cerchio.

Sarà bandita una procedura di accelerata d’urgenza. «Mi assumo questo impegno», chiude il medesimo cerchio la Palmieri.

Pare sia infuriata per quanto accaduto da ultimo, ed è pronta ad intavolare personalmente i pasti caldi nei termini previsti, a costo di portare tutti dal Mc' Donalds più vicino al Comune (ce n'è uno proprio nelle immediate vicinanze).

ma prima meglio cambiarsi d'abito, gli schizzi di ketchup non vanno via facilmente.

Amore. Gli astri ti sono benevoli e sorridono. Probabilmente è solo una paresi. Il vero banco di prova sarà la fiducia verso il partner, lo terrai sotto esame per tutto il semestre. Ma all'orale ti darà delle belle soddisfazioni.


Lavoro. I tagli si fanno sentire, anche per te suonerà la campanella. Ma risalirai la graduatoria, fino alle prime posizioni. Poi una riforma dell'ultimo minuto ti segherà le gambe. E mancano anche gli insegnanti di sostegno (vedi sopra).


Salute. Esami continui ti daranno ragione: l'herpes zoster l'hai contratto durante l'ora di educazione fisica. Con l'istruttore della palestra. L'ultimo quadro svedese l'hai barattato con una canadese, almeno così state più comodi.

martedì 9 ottobre 2012

UN COSENTINO NAPOLETANO














L'enigma Cosentino. Nel senso di Nicola Cosentino, avvocato, sottosegretario all'Economia, il fu braccio destro del "creativo" Tremonti, ex coordinatore regionale per il PDL, il partito del popolo del Nano di Arcore: per uno nato e cresciuto, anche politicamente, a Casal di Principe passare dall'essere un postino dei boss casalesi, al ruolo di gran visir del PDL in Campania era il minimo che gli poteva capitare.

Sono quattro i pentiti ad accusarlo, in più vi è una parentela (acquisita, bontà sua) del boss Giuseppe Russo, detto Peppe 'o Padrino: del resto uno i parenti non se li sceglie, no? Gli amici teoricamente sì, almeno. Ma andiamo con ordine.
Tutto nacque da una costola del mega-processo "Spartacus", quello alla cupola casalese, che ha portato all'arresto e alla condanna all'ergastolo di Francesco Schiavone, meglio noto come "Sandokàn" e dell'altro super-boss Francesco Bidognetti, conosciuto nell'ambiente col nomignolo di "Cicciotto 'e mezanotte"; processo che ha visto imputati oltre trenta galantuomini in odor di mafia (non solo, c'è voluta l´escussione di 508 testimoni,tra cui l´interrogatorio del pentito Carmine Schiavone, cugino del capoclan; è durato 49 udienze, 50 udienze per la requisitoria del pubblico ministero, 108 udienze per le arringhe dei difensori.

L'esito provvisorio di questa prima fase fu di 95 condanne, di cui ventuno gli ergastoli comminati, ventuno anche le assoluzioni, tutte per i politici coinvolti e i rappresentanti delle forze dell'ordine: un catafalco di carta alto quanto la Torre di Pisa; in uno degli ultimi verbali depositati in Procura, in occasione dell'inchiesta "Spartacus tre" ( c'è anche uno "Spartacus due", sugli appalti truccati e sui cantieri ed imprese gestiti direttamente dalla camorra casalese), un pentito, tale Domenico Frascogna racconta di Cosentino, di come fosse il Caronte, il traghettatore politico della volontà camorristica dei boss di Casal di Principe.

Siamo a cavallo degli anni Novanta, Schiavone all'epoca era libero come un fringuello e si godeva l'ozio nella sua villa hollywoodiana, immerso nella sua vasca da bagno colosseale, nel senso che la circonferenza della stessa ricordava quella dell' Anfiteatro Flavio, volgarmente detto il Colosseo.
Nicolino viene eletto consigliere regionale per Forza Italia, un plebiscito di voti, il trampolino giusto per fare un salto nel salotto buono (vabbè, si fa per dire), tra quei parlamentari di Casta e di Partito che bivaccano in Parlamento: in quegli stessi anni, secondo Frascogna, Cosentino andava facendo la spola tra Schiavone e gli altri boss minori del clan.

Il pentito non lo chiama mai direttamente in causa, ma si riferisce ad un politico molto conosciuto, detto 'O 'Mericano, molto attivo sul piano regionale e provinciale, tra Casal di Principe, San Cipriano, Cancello Arnone, e tutta la provincia casertana. Insomma, un vero Camorr-trotter, con tanto di pedigree accreditato nell'ambiente malavitoso. Ma il pentito non è il solo ad accusare il Cosentino: anche Michele Froncillo e Gaetano Vassallo, in due distinti interrogatori datati duemilaotto, parlano del bell'indagato come del "postino del boss".

Vassallo conosce il sottosegretario fin dagli anni Ottanta, quando il piccolo Nicola si faceva le ossa (e si preparava spiritualmente al lavoro sporco)nel partito socialista italiano: era conosciuto nell'ambientino fine della camorra come "quello dei Bidognetti". Proprio un bel curriculum, ci si stupisce che il ragazzo non l'abbia scritto sul biglietto da visita! Ma i rapporti tra Cosentino e gli Schiavone sono ben saldi, non c'è da avere paura che il nostro si dimentichi degli amici.

Le amicizie del nostro sono da prima pagina e ben presto ci trascinano anche lui, che ovviamente si dichiara estraneo al tutto, e fino a condanna definitiva vige la presunzione d'innocenza. Ma le circostanze sono comunque inquietanti, come una foto di Ferrara che fa il bagno nudo.
Nel 1993, Cosentino e Mario Schiavone, cugino di Sandokàn, si ritrovano concordi davanti al notaio per un matrimonio d'interessi: Schiavone è lì per vendere un terreno (circa due ettari), Cosentino per acquistarlo, prezzo sull'unghia quaranta milioni.

Il piccolo sottosegretario casale si presenta alla stipula dell'atto al gran completo: tutti e cinque i fratelli Cosentino davanti al notaio, una famiglia molto unita a quanto pare. Un piccolo affare per i Cosentino, eppure c'è tutta la Sacra Famiglia per Mario Schiavone, un pò strano, no? La società della family in quell'anno fattura già oltre venti miliardi di lire, eppure per un semplice acquisto di terreno si presenta tutto il gran giury! Mah, del resto le tradizioni sono importanti qui al Sud, Natale e dal Notaro con i tuoi, Pasqua con chi vuoi... Resta però la stranezza di questo atto: un terreno che sorge proprio a ridosso degli appezzamenti di bufale degli Schiavone, che cacchio se ne facevano i Cosentino?

Quindici anni dopo il terreno è ancora nello stato iniziale, nessuna costruzione è sorta sopra: eppure il bel Cosentino di palazzi se ne intende, visto che ha costruito anche il tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere. Oddio, l'edificio era destinato ad un condominio di civili abitazioni, ma che volete siamo in Campania, edilizia creativa! Giudici ed avvocati gironzolano per stanze minuscole, passeggiando davanti a balconi su cui, all'occorrenza, possono stendere le toghe ad asciugare. Ma il vero "bissinesse" della famiglia è l'energia.

Chiedete a Sparanise, poco più di settemila anime in provincia di Caserta, e vi diranno a chi appartiene la centrale elettrica entrata a regime nel duemilasette: sì, è del nostro Nicolino, quel ragazzo una ne pensa e cento ne fa! Il Leviatano elettrico da ottocento megawatt era stato fortemente osteggiato dagli abitanti di Sparanise, e ci volle l'intervento dell' allora ministro Marzano, che come un falco calò da Roma per imporre la centrale. E indovinate chi gli stava affianco, tutto bello sorridente con doppiopetto d'ordinanza? Eh, vedo che siete scoraggiati, ma sì, proprio lui, il nostro Nicolino! Quel ragazzo farà strada, ve lo dico io...
Forse una persona dabbene, un politico che non vuole gettare ombre su di sé, non dovrebbe avere interessi economici così forti ed ingenti, quando agisce come esponenete politico? Di sicuro non fa più scandalo, Berlusconi docet.

Ma il piccolo Nicola non finisce di stupirci: al suo gruppo appartengono l'Aversana Gas, l'Aversana Petroli, i distributori IP Service, l'Immobiliare 6C, la società Agripont; il fulcro dell'impero rimane comunque la produzione di energie e combustibili fossili, anche grazie alla forte presa dei Cosentino sul territorio. Presa o morsa soffocante? Eh, già, perchè i nostri Cavalieri della Cupola Rotonda, riescono a vincere facilmente appalti e commesse, il loro indice di penetrazione nel territorio è altissimo: e questo, in una terra martoriata dal racket casalese, non è poca cosa. Appare addirittura sospetto.

A Sparanise la pompa di benzina più vicina alla centrale elettrica appartiene, guarda caso, ai Cosentino, ma chi la gestiva per conto loro? Il nipote di Giuseppe Papa, noto boss della camorra, condannato per omicidio: quando si dice la coincidenza! A dire il vero la Procura Antimafia ci provò pure a fare luce sull'enigma Cosentino: nel novantasette nega il certificato antimafia per i cantieri della centrale elettrica, pare che il pericolo di infiltrazione mafiosa sia più di una semplice eventualità. A Nicolino gli viene un colpo. "Gli appalti bloccati? E come cacchio faccio?".

La società Aversana Petroli ricorre al Tar, poi al Consiglio di Stato, ma evidentemente gli intrallazzi politico-casalesi sono qualcosa di reale e non macchinazioni delle toghe rosse, di un opposizione inopponente, o degli alieni venuti da Plutone: Cosentino and Family stavolta rischiano grosso. Poi, il miracolo!
In Prefettura cambiano idea, Cosentino ottiene la tanto desiderata certificazione antimafia: c'entra per caso qualcosa, il fatto che il nuovo Prefetto Maria Stasi sia stata eletta alla Camera col PDL, lo stesso partito-azienda del bel Nicolino?
Beh, in Campania niente è casuale, e la necessità procura ben strani compagni di letto, ma il tarlo rimane. Nicolino pure.

Nel 2009, la Magistratura dinvia alla Camera degli Imputati una fitta richiesta di autorizzazione a procedere custodia cautelare (e buttatela, sta chiave...) per il reato di concorso esterno in associazione camorristica; nel documento, testualmente, era riportato questo: "Cosentino contribuiva con continuità e stabilità, sin dagli anni '90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale [...] creando e co-gestendo monopoli d'impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l'Eco4 spa, e nella quale Cosentino esercitava il reale potere direttivo e di gestione, consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando dette attività di impresa per scopi elettorali". Un vero signore, così nobile d'animo e sentimento che la Camera a malincuore si vedeva costretta a rigettare l'incartamento con un fascio di rose alla Procura, respingendo la richiesta dell'arresto di 'Nick The American.

Nello stesso anno, un altro pentito, Luigi Guida, detto O'ndrink, accusa ulteriormente il galantuomo di Casal, dichiarando urbi et orbi dello stertto e collaborativo rapporto nello smaltimento abusivo di rifiuti tra Cosentino e i fratelli Sergio e Michele Orsi, collusi con la Camorra (il primo fu arrestato per associazione a delinquere, il secondo fu assassinato nel 2008 per aver denunciato dei camorristi): la Camera continuò a negare l'uso delle intercettazioni a carico di Nicolino, Silvito Goebbels Berluscn lo blinda ancor di più, confermandogli gli incarichi di Governo (deve esser proprio l'Anno della Piovra, nel calendario cinese!).

Ma andiamo avanti, suvvia, che la zuppa del Casal non s'è mica già raffreddata! Siete sui Carboni ardenti? Nick pure, perchè Flavio (Carboni, appunto), noto imprenditore, viene pizzicato per delle irregolarità nella gestione degli appalti per degli impianti eolici in Sardegna; gran giramento di pale, nevvero, ma che c'entra questo con il nostro Cosentino-Napoletano?
Carboni è stato arrestato insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Democrazia cristiana, nonché ex sindaco di Cervinara (Avellino), e all'imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli: a tutta la cricca, i magistrati capitolini contestanoanche l'accusa di:

"aver esercitato pressioni sui giudici della Corte Costituzionale al fine di favorire la legittimità del Lodo Alfano, aver sostenuto la riammissione della lista civica regionale "Per la Lombardia" (la quale appoggiava il candidato di centrodestra per le elezioni regionali del 2010 e attuale governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni), aver favorito la nomina a presidente della Corte d'Appello di Milano del pm Alfonso Marra" (che effettivamente ottenne la nomina).

E per la stessa accusa, avrebbero pure favorito la posizione di Nicolino come candidato governatore di centrodestra per la Regione Campania alle elezioni 2010, finita nelle melme di scandalotti e dossieraggio interno allo stesso PDL in Campania, con Silvito Goebbels sceso di corsa a frenare il suo Sottosegretario per lasciare spazio al volto pulito e diafano di Stefano "fantasmino" Caldoro.

Negli ultimi anni, il nostro eroe, dopo aver schivato intercettazioni, richieste della magistratura, processi, arresti e tutto il cucuzzaro, siede tranquillo e beato in Parlamento, dopo essersi finalmente dimesso anche da coordinatore campano per quella sottospecie di partito in dissoluzione che è il PDL.

Come ultima curiosità, resta una agguerrita battaglia in sede civile contro la pubblicazione d'un libro piccolo e coraggioso, "Il Casalese", a firma di più autori giornalisti, stampato dalla casa editrice "Cento Autori" di Villaricca, in provincia di Napoli: la famiglia Cosentino al gran completo ha fatto causa per 1, 200 milioni di euro, chiedendo anche la distruzione, stile Fahrenheit 451, del volume, con pubblica gogna degli autori stessi in pubblica piazza.
Alla fine della filiera, la richiesta è stata respinta dal tribunale, ed il libro non andrà ala macero.

La bella carriera del Cosentino-boy potrà dunque trovare la sua degna collocazione tra i libri di folclore e curiosità mitologiche della bella e sfortunata Campania (In)felix.

La zuppa del Casal è ancora fumante in tavola.