giovedì 23 agosto 2012

Bagnoli Futura ovvero un futuro per Bagnoli?


















“Cominciò prima a piovere e poi a grandinare. Seduti nel pulpito delle colate continue, udimmo la rabbia del cielo sopra le nostre teste; attraverso i vetri dei finestroni ci raggiunse una successione di lampi che ci ridusse a un forzato silenzio pieno d'attesa”. (E. Rea, “La dismissione”).

Bagnoli, 1994. Anno II del Viceregno di Tottonno Bassolino, il Signore di Partenope, Don Antonio: da allora e fino al 2002 (anno di costituzione della Bagnolifutura, fu “Bagnoli S.P.A.”) per la prima bonifica e lo smantellamento del moloch siderurgico vengono spesi ben 343 miliardi di lire; indi poi, viene sottoscritto un protocollo d'intesa per il risanamento e la bonifica della costa disastrata, riconoscendosi nell' Ilva stessa il soggetto responsabile delle operazioni tecniche di dismissione. Inutile dire che bonifica mai fu completata, con le carcasse ossificate e derelitte in perenne disfacimento. Vulgata plebea vuole che mai furon completati, nell'ordine: un porto turistico per circa 700 posti barca (cassato dalla Sovrintendenza perchè interrompe la linea costiera); la rimozione della colmata di cemento armato (inquinatissima et nocumentissima et cancerogentissima), che a trasferirla costa un botto; la mancata bonifica dei circa 330 ettari affacciati sul golfo, tra Posillipo e Nisida; il mancato avvio della costruzione di lotti d'immobili d'edilizia popolare su suoli edificabili ( ma sempre inquinati, of course); etc, etc..

Insomma una silloge perdurante di fallimenti vittoriosi e molto poco virtuosi per il Comune che ha fatto comunella (la Bagnolifutura è al 90% nella disponibilità dell'assise di San Giacomo). E non dimentichiamo, a memento ed exemplum, che l'elemento chiave doveva essere il polmone cittadino e verdissimo, di clorofilla a saturare, d' enorme parco a scala urbana di circa 120 ha, che avrebbe dovuto esser, naturaliter, verde cerniera tra cittade grigia triste solitaria y final e Mare Nostrum, (o Monstrum, vista l'anomalia degli aromatici depositati in loco, sul fondale?). E come obliare la filiera di grandi alberghi e cotillons, estesi su di un'area di oltre 70 ha ai margini del parco, con annesse et connesse attrezzature turistiche e spa (inteso come luoghi di benessere, non di intrallazzo finanziario) a non finire?

Ai posteri la sentenza, sperando che non sia quella d'un tribunale a ferale condanna. Paiono lontani i sogni neapolitani di rendere Bagnoli novella Goitzsche teutonica (la regione mineraria di oltre 60 km quadrati di miniere di lignite a cielo aperto, riconvertite in laghi e parchi a misura d'uomo): azzerati i vertici del Cda, auto-dimissionatosi il presidente Marrone (vicenda astrusa e poco chiara invero), Bagnolifutura rimane un carrozzone vuoto, da barnum periferico che ha già ingollato 340 milioni d'euro, con previsioni di spesa lievitate in pochi anni come porcini all'ombra del Vesevo; circa l'86 % in più rispetto alle prime ottimistiche previsioni. 31 milioni di euro sarebbero stati impiegati solo per la bonifica, vexata quaestio dal kafkiano andazzo, mentre nel totale sarebbero 259.358.195 euro, i fondi stanziati per il recupero dell' ex area industriale. Gratta e vinci, ma qui a rosicar fortuna ci si rimette tempo, salute e denari.

La “terrazza a mare”, come amava definirla il vicesindaco di Rosetta, Tino Sant'Angelo, è rotonda torta da spartirsi in riva al mare, e la rive guache della Sinistrata pidina a déjeuner sur l'herbe non fu da meno: colmata, bonifica e debiti son cimeli d'un'epoca che a Neapoli si ha per acquisita. Come dire? Archeologia politica ed industriale. Poi che fu? Anno I del Grande Timoniere Arancio: più volte il Nostro Generale Piattolon in campagna elettorale e marziale annunciò, in caso di vittoria e conquista dello scranno di Saint James Palace, la chiusura di questo fatale carrozzone a perdere, della “Bagnoli Futura S.P.A.”. Grande barnum di “affarismo e consociativismo trasversale”, laddove il nostro Eroe starnazzava urbi et orbi di riqualificazione ambientale ed economica dell’area, affermando che non avrebbe mai e poi mai cessato di “denunciare la malapolitica, gli intrecci finanziari con le amministrazioni pubbliche, lo sperpero di denaro pubblico e lo spreco dei finanziamenti europei, forse i maggiori investimenti dell’Europa in un area continentale svantaggiata”.

 L’Arancione lancia in resta, Pidini in fuga, resse l’urto, e come un Balotelli cremisi andò, svelò l’arcano, “primoturnò”, “balloteggiò” alle urne e le foglie di Fico caddero al suolo: Sindaco di Neapoli, il 65 % di preferenze fu per il Demagogo delle Masse Genuflesse ed Irridenti. Di certo “Bagnoli Futura” incartò di fretta valigie di cartone e nell’empireo fu tosto spedita? Giammai, che quel che fu è stato, e poi che dire? Se non “scurdammece ‘o passato, simme ‘e Napule Paisa’”….. Il che tradotto significa solo l’ennesima boutade da operetta e palco, di punta e d’attacco, ed in data agostana di calura ed anticiclone, la Giunta Arancio Sfiatata, ha “approvato la delibera di proposta al Consiglio per aggiornare e di ampliare l'ambito delle competenze della Società Bagnolifutura di Trasformazione Urbana, stabilendo che quest'ultima, oltre al completamento dell'attività di bonifica, trasformazione e valorizzazione delle aree di Bagnoli, possa operare anche su altri immobili, siti nell'intero territorio cittadino di volta in volta assegnati per la relativa trasformazione, riqualificazione, valorizzazione, sviluppo e gestione, in attuazione degli strumenti urbanistici vigenti”.

Si punta dunque ad una modifica sostanziale della natura dell’Ente pubblico, cambiando le carte in tavola come se fosse il gioco delle tre campanelle e un cecio, e su, avanti Siori! Scommette?! Che la Bagnoli del futuro addiventi una “ Società a Trasformazione Urbana” omnibus, con un ambito d’operatività strumentale, urbanistica, e patrimoniale non più circoscritto al solo alveo primigenio, ma esteso in lungo et in largo, a tutta la città partenopea. Una nuova mission, alla luce d’una calibrata riconversione e ristrutturazione delle partecipate del Comune, sempre nell’ottica del bene-comunismo apicale e dirigista tanto caro al Sindacuccio, ed in linea con un nuova politica aziendale su vasta scala, rafforzando la struttura interna dell’azienda, rafforzandone in primis il patrimonio (immobiliare e di cassa), operando come agente attivo sul mercato neapolitano, pur nel “rispetto delle prerogative del Comune come ente programmatore e socio di maggioranza assoluta dell’Azienda”.

 In pratica, nuovi strumenti e risorse per implementare l’influenza della Bagnoli S.p.a. su tutto il bacino territoriale, nell’ottica di una progettazione ampliata e di gestione d’un volume di beni e risorse che invece di diminuire, fino alla prevista “estinzione” della società come più volte annunciato dal Sindaco, punterà al rafforzamento d’una azienda che finora ha ingollato finanziamenti europei e nazionali per una cifra ormai vicina alle iperboli matematiche. Alla faccia della coerenza e della politica oculata e di risanamento. E, a proposito Sindaco: la tanto annunciata bonifica dei suoli, quell’esperanto sì cara al nuovo corso accademico e politico in città, dove diamine è finita, di grazia? Ai posteri. O nel posteriore?