"Finalmente sono un giornalista anch'io: ora i fatti non mi interessano più" (Pat Buchanan).
"Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di qualcuno un giornalista" (
K. Kraus).
"Carte false", per chi non vuol distinguere il vero dal falso, racconto di tradimenti e colpevoli illusioni, fresche albe inchiostrate a caratteri cubitali: esser giornalisti in Italia e non giornalai, come sovente capita. I grandi nomi della penna ormai digitale, s'accontentano delle greppie auree a peso d'oro; per altri controcorrente, spetta loro la fine dei salmonidi, azzannati alla gola da un precariato sordo ai lamenti, perchè le idee costano, e la pelle viene via un tanto al pezzo, e tanto abbasti a sopravvivere. Pennivendoli, pescivendoli, coi lupini s'incarta un giornale a fine giro, per i prezzolati un desco apparecchiato, per gli invitti un lumicino, per i giovani e precari manco unaprece nè un santo cui votarsi.
Benvenuti in Italia, la patria dei giornalisti, la patria dei giornalai!
E l'informazione può esser pubblica o
uti privatorum, il gioco in tal caso lo regge un simil-berlusconide imprenditorucolo e palazzinaro, un divino plutocrate innamorato delle idee altrui, che poi compra come fossero trecce, dichiarandosi sommo liberale, per impastare truce o fine mota che diventi a lui digeribile e per gli altri dirigibile, di quelli a forma di supposta, titanici
zeppelin, per retrovie proctologiche, alla ricerca di luce in fondo al tunnel, invero quando tunnel è botro senza uscita. Poi v'è la parvenza, il velo
mayale, per quelli che la mamma è sempre la mamma, e
Mamma-Rai è l'abbondanza: pubblica pare pubblica, di canone al guinzaglio, di partiti gran
tortillas, da appianare e spartire, coi giornalisti "pubblici" a far da reggimoccolo ai segretari,
segrataire, divenendo financo segretarie per padroncini parlamentari e di s-partito, suonando musiche già udite e scritte a tavolino da altri, che poi son sempre quelli, i potentati ammuffiti in odor di denaro e potere.
Proni alla meta, per qualcuno è vanto; per alcuni è bisogno; per altri (e per fortuna) è oltraggio. Ma oltre ai giornalisti privati, a quelli pubblici, perchè presi a
"canonate", vi son poi i professionsiti-dirigenti prestati al Pubblico nel senso Statale, non statalista, figure intermedie tra il libero pensatore e l'
house organ della P.A.:
nulla quaestio in merito, se la padronanza del mestiere permette sobrietà ed equilibrio, nel solo interesse dell'Istituzione, della sua comunicazione e del pubblico, inteso come cittadino, ricevente e fruitore finale dell'informazione veicolata. Spuntano come funghi, uffici stampa d'Enti e Ministeri, Comuni e Governi, financo Giunte, a mani pregne, e Sindacucci: è la stampa, bellezza!
Concetto innovativo, moderno, con la comunicazione piena e non parziale delle informazioni e
della loro circolazione, nella più amplia
percezione di un processo attraverso cui un soggetto emittente
trasferisce stimoli percettivi ad un ulteriore soggetto ricevente, ha
in nuce una molteplicità di sfaccettature,che non si esauriscono nel solipsistico
concetto di “persona o individuo”, ma si allarga fino a ricomprendere il
“Soggetto-Ente” di natura pubblica.
In tal caso, l'emittente è un soggetto strutturato, con organizzazione interna ben complessa, il cui diritto d'infomare diviene dovere precipuo in favore della Cittadinanza, l'utenza collettiva, ed il focus della comunicazione si sposta verso la comprensione di tale diritto-dovere tra i peculiari diritti dell’amministrato, tra i quali rientrano anche il diritto all’assistenza, alla conoscenza, alla semplificazione,
alla tempestività delle decisioni ed alla motivazione di ciò che la P.A. decide con i suoi atti. Dunque, nell'odierna visione dell'istituzione pubblica, s'inquadra l’obbligo a carico
della P.A. di “fare informazione”, e solo questa, escludendo affatto
altre forme di comunicazione, tra cui potrebbe rientrare la mera propaganda,
l’informazione di natura privatistica,
“pro domo sua”, etc.
La corretta ed esaustiva
trasmissione delle informazioni nei confronti della collettività, di guisa
legittimata ad intervenire attivamente (c.d. “cittadinanza informata”) nella
gestione dei
“pubblics affairs”, comprende tre attività connesse, seppur distinte: a)
informazione; b)
l’atto del comunicare; c) l
a comprensione. Pertanto, secondo
tale ripartizione, nella comunicazione
sic et simpliciter rientra
anche “
l’informazione”, che costituisce il trasferimento di minima unità di
conoscenza, orientata dunque alla
modificazione di determinati comportamenti sociali del singolo e della collettività.
Ex lege 241/90 (novellata dalla L. 15/2005, e da L. 69/2009), all’art.1, co.
1 del Capo I, si legge:
“L’attività amministrativa persegue i fini determinati
dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di
imparzialità, di pubblicità e di trasparenza secondo le modalità previste dalla
presente legge e dalle altre disposizioni che disciplinano singoli
procedimenti, nonché dai princìpi dell’ordinamento comunitario”.
Criteri di pubblicità, trasparenza, imparzialità, etc., che la
P.A. persegue avvalendosi di apposti strumenti, tesi all’implementazione ed
alla libera circolazione dei flussi informativi verso l’utenza sociale di
riferimento, da ottimizzare attraverso
una comunicazione capillare, avvalendosi di strumentazione informativa di
massa a mezzo stampa, audio-visiva, telematica, con la predisposizione di
programmi ed uffici di natura tecnico-organizzativa tendenti ad illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento, promuovendone la conoscenza, con una precisa
mission di
modernizzazione degli apparatied immediatezza dei flussi informativi: e qui entrano in gioco gli Uffici Stampa, il cui organico è
formato da personale iscritto all’albo dei giornalisti, con un Capo Ufficio Stampa in posizione
apicale, di coordinamento ed indirizzo, il quale è il responsabile del barnum comunicativo, cura e predispone i collegamenti ed i canali comunicativi con
gli organi di informazione, assicurando responsabilmente il massimo grado di
trasparenza, chiarezza, imparzialità, tempestività e
"bla bla bla" cantando.
Orbene, nel mondo liquido del caro Bauman, la centralità dei messaggi e dei
media, freddi, caldi o a bagnomaria, è caratterizzante fortemente la stessa P.A. : il fascino del web 2.0, dei
social networks ha pervaso anche le amministrazioni,
rectius i loro ufficetti stampa retti dai gran capi e
grand commis della comunicazione pubblica, alla
recherche dell'eldorado mediatico, in un sistema integrato di
“citizen
relationship management”. Parole altisonanti, viepiù se si pensa che dietro il paravento aulico, si nasconde l'improvvisazione raffazzonata ed artigianale più spinta: praticamente,
" 'a cart' 'e museca 'mman 'e cecate", con
gli strumenti mediali applicativi, in grado d’innovare
profondamente il
modus operandi delle pubbliche amministrazioni e di
migliorarne le
performance (anche grazie al contributo ed alla collaborazione degli
utenti/cittadini), gestiti puerilmente per scazzi ameni e vari, con l'uso personalistico del
medium, e svariati episodi di censurette da minculpop, ed offese alla dignità altrui, portate come
exemplum di gestione equilibrata ed assolutamente insindacabile.
Rebus sic stantibus, lo stesso
Saint James Palace Hotel, Assessori e Consiglieri, per non parlare del Sindacuccio
Giggnobello, che vi impiega quota parte dei suoi numerosi staffieri
"accà 24", prediligono le bacheche di
“Faccia Libro”, per veicolare
urbi et orbi il loro credo
rivoluzionaire, o più prosaicamente informazioni utili e sensibili per la cittadinanza intiera: è il
real time della politica nostrana, che fruendo della c.d.
viralità del mezzo sociale, crea una circolarità dei flussi informativi che permette un contatto
diretto tra amministrazione e cittadinanza. Il tutto condito da una bella spruzzata di
cocozzanesimo al massimo grado, per un nuovo Talmud della politica naziopopolar-partenopea ai tempi di
Giggino Murat.
Non ci si crede? Provare per, basta collegarsi a Facebook e cercare la paginetta ufficiale del Consiglio Comunale di Neapoli (sempre che non vi si neghi l'accesso e l'iscrizione), amministrata
de facto dal Capo Ufficio di
Saint James, Domenico
"Mimmo" Annunziata, ribalta mediatica per attività di confronto politico
tra i singoli utenti trasformatasi miriadi di volte in un
"O.K. Corral" all'ultimo click, tra pistoleri arancio-cremisi in preda alla
hybris sfrenata e da tastiera, con i critici-cittadini in disaccordo con la
politeia demagistisiana, disarmati presi a pedate virtuali e sbertucciati alla berlina, al pubblico ludibrio, sotto gli occhietti immobili del "giornalista" e dirigente comunale.
Si dirà, dov'è la libertà di critica ed espressione, dove la tolleranza voltairiana? Probabilmente a far compagnia all'art. 21 della Costituzione, vetusto retaggio ormai da rottamare, e fate presto, che vi rendono bandana in cambio, alla giostrina giù all'angolo del Palazzo.