venerdì 9 novembre 2012

"E morì con un Forùm in fronte"



















"Abbandonare la nave! ".
Quanto manca alla scadenza del Forùm? Il 2013 doveva esser l'anno della cultura a Neapoli, ed invece assistiamo alla presa per il culture club più scenografica che mai si vide dai tempi olimpo-ellenici: il Sindacuccio Murat è ormai preso dalle tarantelle mistiche alla ricerca d'una fronda aracio-cremisi da piazzare in quel di Roma, e mesi addietro aveva cambiato la testina sul desco, pardon sul disco, sfanculando Oddati, il baffetto scrittorio, e nominando "Mr Leggerezza", chiummo-Vecchioni alla presidenza del Forùm; carica che ricoperse per poco e sol per mera firma, stante che il carrozzone mai si smosse dal pantano.

 Scaricato Vecchioni, che pretese grossa cifra per servigi e poi non più, lavoricchiando gratis et ammore Giggini, l'esimio esarca di Partenope nominò poi Sergio Marotta, già funzionario del suo staff, il quale durò poco, sia alla presidenza, che nel medesimo staff, lasciando il Nostro con l'amaro in bocca e le prosaiche e veritiere pezze al culo, tanto più che Marotta apertamente caldeggiava finanche lo scioglimento della stessa Fondazione del Forùm, lasciando in attonito sconcerto artisti ed artistucoli del mondo cultural-neapolitano. Come fossero birilli, caddero ad uno ad uno gli altri membri del Consiglio d'amministrazione: toccava prima all'ambasciatore Francesco Caruso intonare il canto in ritirata, seguito a ruota da Peppe Barra, dallo storico Macry, mentre sia la Provincia che il Ministero degli Esteri si sfilavano alla chetichella dalla figurella che si appresta sull'uscio: et voilà, les jeux sont faits! 

Passa un anno, e a parte il valzer simpaticissimo di poltrone e chiappe a volteggiare, il Forùm rimane una creatura a chimera, ircocervo del pensiero, utopia per pallide alme: Giggino calò bandana, impugnò verga e pronunciò sobriamente eppur solennemente il suo j'accuse: "Se nessun è degno alquanto, hombres, sarò io il Conducator a sfidar sorte!", e lo disse forse perchè reduce da un solerte w.e. in quel di Barca, quando bello tronfio in Consiglio si caricò la varchetta scurdata in spalla per trainarla a spinta dalle seccie, annunciando che Fondazione e Forùm erano salve perchè ormai era propr' isse in persona, di petto e spadino, sceso in campo. Pochi mesi dopo, la Fondazione viene de facto commissariata e svuotata, la Regione del Caldoro Addormentato non scuce nessun doblone aureo, non v’è alcuna indicazione di quale struttura si assumerà l'imbarazzo dell’organizzazione d' 'o Forùm, non vi sono idee su chi dovrebbe dirigerlo, nè su quali saranno gli eventi in cartellone. Nada de nada.

Appare del tutto improbabile, in tali condizioni, che il Forùm possa decollare, al massimo deraglierà su binari inesplorati, per divenire un evento sottotono, non all'altezza delle precedenti edizioni, ed è impensabile che possa apportare benefici a raffica, o almeno minimamente duraturi per la città intera. Lo sconquasso prodotto dalla massiccia iniezione di mastice politico sulla natura dell'evento è ormai irreversibile: la realizzazione e riuscita è a questo punto in dubbio, quantomeno sotto il profilo della qualità; cosa buona e giusta sarebbe cancellare il tutto con tratto di penna, per depennar le pene, gettare la spugna o almeno issare bandana bianca, perchè quella arancio-rivoluzionaria finora ha fallito cialtronescamente. A breve s'abbatterà caciara, o baruffa, perchè a Napoli anche le tempeste si perdono in bicchier d'acqua salmastra.

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