sabato 7 gennaio 2012

Munnezza' s History Channel ovvero, Giggino e la Telenovelas Infinida













“Un uomo gradatamente si identifica con la forma del proprio destino; un uomo è, a lungo andare, le proprie circostanze”. (Jorge Luis Borges).

“La questione dei rifiuti in Campania è un concentrato di tutte le crisi del nostro Paese: crisi culturale, politica, amministrativa, economica, occupazionale, ambientale, urbana, sanitaria, securitaria. Insomma, una bancarotta della democrazia”. (Guido Viale, dal Manifesto del maggio 2007)

“Ogni limite ha una pazienza” (Antonio De Curtis, in arte Totò).


“Mi sarei aspettato più chiarezza sulla sostituzione di Raphael Rossi alla direzione dell'Asìa”. Roberto Saviano è perentorio, e a sinistra-sinistra, le supporters ed i fans di Giggino intonano fiero il canto, i peana degli arancioni per il Maire Nostrum impantanato son mordace canto; ed è turbinio e tempesta, i marosi schiumano, fischiano bordate dal loggione, le colonne del Fatto Quotidiano non fanno sconti al Murat (“Il caso Rossi “scassa” de Magistris”); e ancora, lo scrittore, “Robberto”: “Sulla questione rifiuti a Napoli non ci si può permettere zone d'ombra”. Dio non voglia che Gomorra risplenda anche in quel di Palazzo! Nulla quaestio, la contesa è mediatica, il rovello è da sciogliersi; ben venga conferenza, sentito? Sì, stampa! Rossi, Murat, Sodano, Del Giudice: tutti schierati, che parta la quintana. Monologo asfittico, sul piano sostanziale: nessuno capisce, invero. Perchè il Signor Rossi s'accomoda alla porta? Colpa del porta-a-porta? Della monnezza, proditoria al guado delle vie? Malacreanza, maldicenza, malagestione? No? Allora, di grazia, è un bel pastiche: Sindaco, arde il ciocco, il focolare è atto, s'accominci il conto, seppur monnezzorio.
E cunto de li cunti fu.


Nelle precedenti puntate. Anni '90 al Comune di Napoli, l'Assessore Antonio Cigliano, della social corrente Di Donato, assicurava soddisfatto, panzone e tronfio, che “Tra un mese e mezzo la città sarà tra le più pulite d'Europa”: era stato appena privatizzato il servizio di nettezza urbana della bella metropoli addormentata. E dando una scorsa alle emeroteche internettiane d'allora si scorgon titula similari al pieno massmediologico emergenziale dei recenti trascorsi: “Guerra della Monnezza”, “Napoli soffoca”'; l'affaire munnezza che semina vento e raccoglie flatulenze acherontee, come mota ferale a sobbollire; camorra nel business dello smaltimento, ostacoli diuturni per costringere l'Amministrazione ad appaltare ai privati, mezzi di raccolta sistematicamente sabotati, appicciati et similia. Poi arriva l'astro comunista a San James Palace: Don Antonio 'O Cacaglio, il Vicerè Bassolino; a fine anni '90 crea la famigerata ASIA, l'azienda “sevizie” ambientali imbastendo un barnum di 1300 L.S.U. (sotto lsd?), più 600 dipendenti delle ditte private, 500 comunali e qualche neoassunto lottizzato e contento. L' ammuina può accuminciare. Un capitale umano da manuale Cencelli misto ad un lombrosario criminogeno, sovente alcuni dei neo dipendenti avevano in corso contenziosi con la Justice (un dipendente risultò ospitare diuturnamente il fratello del boss Ciro Sarno di Ponticelli).

Sul piano regionale, dal '94 inizia il valzer dei “Commissari Straordinari ai Rifiuti” per la Campania Infelix; la regione diventa 'A Biutiful Cauntry dei documentari ambientali e giornalistici, terra d'un safari continuo da parte di scandalizzati ed attoniti osservatori euro-scettici. Rastrelli, allora in capo alla filiera straordinaria, elabora un piano per selezionare la munnezza attraverso l'uso di C.D.R. (poi Stir, gli impianti di raccolta che arriveranno ad ammucchiare fino 2,5 milioni di tonnellate annue), inceneritori (la cui costruzione nel 2000 è affidata al gruppo Impregilo) e nuove discariche dove buttare i rifiuti non tritovagliati: un piano strutturale da circa 600 milioni di euro. Ci vorranno quasi dieci anni per addivenire al funzionamento di una sola linea d'impianto inceneritorio (era il marzo 2009, quando il Nanoleone brianzolo inaugurava il moloch termodinamico in quel d'Acerra). Nel 2000 tocca a Don Antonio 'O Cacaglio cumulare anche la carica di Commissario, ma niente da fare, la filiera non decolla, le ecoballe incominciano a crescere (toccano i 6 milioni), l'umido è troppo alto, e nulla si brucia. Al massimo bruciacchia. E poi che “Rompiballe”, parte l'inchiesta della Procura partenopea, 25 persone tra funzionari e dipendenti di aziende collegate con lo smaltimento della munnezza arrestati, Bassolindo pure imputato e rinviato a giudizio (procedimento pendente in primo grado, al Tribunale napoletano).

Anno 2008, inizia il gennaio nero dell' “emergenza totale”: pare d'esser decenni addietro, quando a Neapoli il vibrione colerico s'affacciò gaudente e luceferino: barricate, panico, incendi di rifiuti al sole cremisi dell'anno novello. Le discariche sono al collasso, viene aperta quella di Contrada Pisani a Pianura, si scatena l'inferno nel quartiere, le vie periferiche e cittadine sono un letamaio solido e maleodorante: il barnum diventa grand guignol. Cambiano i commissari (Ferrigno, Pansa, Cimmino, De Gennaro), cala l'esercito con pale, mezzi e spirito santo: ed è subito sera, olezzo e putridume. Altre discariche, vai col tango di Chiaiano (recentemente grazie al movimentismo dei comitati civici, con proteste organizzate e strutturate, la cava ha chiuso i battenti), dove sterrati e cave tufacee t'inghiottono tra vigne e castagni, arrivano altre discariche( Terzigno), Berluscaz, Bertolaso (con relativo avviso di garanzia dalla Procura) e l'inaugurazione di Acerra (una terra già avvelenata per decenni dalle misture amiantifere della Montefibre, gruppo Montedison): il Tappo di Cerone è stirato, sorriso al curaro e trionfalistico (a tutt'oggi l'inceneritore d'Acerra pare che abbia raggiunto il limite previsto di conferimenti annui, intormo alle 600mila tonnellate). E intanto per le vie son tornati i monatti, migliaia di addetti con mascherine e cappucci spargono calce bianchiccia sulla monnezza estatica e ribollente, la magistratura chiude i C.D.R. per malagestione, l'afa sale in volute fetide al cielo del Vesevo. “Tombola!” pensò Garruletta Iervolino, “ 'o termovalizzatore 'ncoppa 'o vulcano”, idea geniale: con una delibera di fine giugno 2008, il Comune indicò Agnano come sito atto ad un inceneritore cittadino; mica male costruirlo su di una zona vulcanica, no? (i Campi Flegrei “flogisticamente” sono optima sede) E difatti niente se ne fece (Garruletta mefistofelicamente contra Bertolasum??). E per sensibilizzare la raccolta differenziata (inchiodata allora sotto il 15 %), cosa c'è di meglio d'una falange di psicologi Freud in resta? Armata di metodo induttivo e comportamentale, la “Federazione psicologi per i popoli”, rappresentante associazioni di volontariato e sostegno psicologico (operante nel centro-nord Italia) fu ingaggiata dal Bertolasum per ricalcare lo slancio dell'operazione “angeli del fango” per l'alluvione monstrum di Firenze del '66: nisba, nada, non se ne fece nulla (e meno male, perchè la monnezza pare ancora non classificabile come evento catastrofico di natura divina). Gli angeli dei rifiuti rinfodereranno le alucce ed i loro bignamini psico-semantici sì tranchant e mestamente spariranno dalla scena mediatica.

Napoli soffoca: nella Sirena si raccoglie il 60% della popolazione campana (circa 3 milioni d'individui contando la provincia), si produce ben oltre il 50% dei rifiuti complessivi, occupando per concentrazione antropica, l'8 % del territorio regionale: le discariche lampo di Ferrandelle, Sant'Arcangelo Trimonte e Savignano Irpino non bastano di certo a gestire un bolo lavico di simili proporzioni; il vulnus dell' intero sistema resta la bassissima percentuale di raccolta differenziata. Le lobbies inceneritoristiche spingono violentemente per la costruzione di nuovi impianti, sfruttando incentivazioni e tassazione semi-occulta (il famigerato “Cip6”, garantito anche ai gruppi industriali che hanno impianti energetici autorizzati, seppure non realizzati): l'impianto di Acerra pare destinato ad aver fratellini minori (un Hermano Menor non si nega a nessuno).
La differenziata, già ai tempi di Garruletta Iervolino, era stimata intorno al 40%, con punte di massimo intorno al 55%-60%; nulla di tutto ciò s'è avverato (per situazioni contingenti e di crisi politico-imprenditoriale); con l'avvento del Sol Invictus Arancionè, siamo (a dicembre 2011) intorno al 22% di raccolta su base metropolitana, con punte viepiù incidenti (come a Scampia, dove si veleggia intorno al 65 %, e punti critici come Chiaia-Posillipo con percentuali più basse). “Con noi s'apre un nuovo ciclo politico”, aveva detto Giggino Murat all'alba del suo insediamento in cabina di regia: speriamo che abbasti per fare la differenzia(ta).


Puntate in palinsesto. "La situazione è ancora critica". E' l'incipit del cunto de li cunti de la munnezza neapolitana, il vice Murat (l'ufficiale), Tommasino Sodano, nella seduta plenaria del 2 agosto 2011 non fa sconti a nessuno. Il De Magistris Equitum Imperii scantona bizzoso tra cumuli di rifiuti come scrofole purulenti; sfodera durlindana sfolgorante, fronte imperlata, ricciolo ribelle, e fende l'aere solforoso: “A' la guerre comme a' la guerre”, son più di 1500 le tonnellate di solidi in strada, la differenziata è al 16 % su scala metropolitana, l'agostano tanfo è surriscaldato dalla fermentazione dell'umido (oltre il 40% della massa totale di monnezza) e non vi sono impianti di compostaggio a pieno regime in Campania Infelix (se si eccettua un sito in provincia di Salerno ed uno presso Teora, Avellino). Giggino impugna inchiostro e penna imperiàl, verga ordinanze come fosser autografi, ASIA raccoglie sacchetti h24, multe salate (500 euro ad infrazione) ed autodafè in pubblica via per chi deposita fuori orario e tempo maximo; il tempo dell'emerghenzia è agli sgoccioli: incontra Tappo di Cerone e la sua tribù in quel di Roma, la Prestigiacomo blonde e seraphique, cercando lo sblocco di fondi strutturali ed aiuti concreti; un girovagar sommesso d'intenti e progettualità, aprendo siti di trasferenza all'impronta (via Brin e via Brecce), sparando cifre a mitraglia sulla differenziata (70% entro fine anno, 500mila abitanti raggiunti, 15 isole ecologiche a galleggiar placide in Neapoli), sui fondi da impiegare, sull'Asia da ricapitalizzare (43 milioni da impiegare), sulle navi da caricare (la prima portacontainers olandese era attesa per settembre), e sull'Urbe da rivoltare come pedalino profumoso, pregno et olezzoso di discarica.
Ma facciamo ordine nel caos primigenio e disomogeneo.

"Isole Play-Mobil". Il Murat e la sua fidel Giunta color camilla avevano previsto ben 15 isole ecologiche mobili ultramoderne, con chip elettronico per il conferimento dei multi-materiali: dall'umido alla plastica, vetro, indifferenziato ecc ecc., insomma un vorticare di camion a scarrellare per Napoli con tanto di contenitori ondivaghi e baldanzosi. Il trionfo delle massaie ipertecnologiche, che avrebbero conferito monnezza con wireless, pc e porta d'archiviazione di massa mefitica: ebbene, pare che al momento ce ne siano solo 5 (almeno a consultar il sito del Comune), itineranti e felici come un carrozzone circense per 14 punti cittadini, ma di chip (e ciop) nessuna notizia; la qual cosa è molto “cheap” invero (forse che abbasti una chiavetta usb muy personal da portar seco??): effetto spot mediaticamente interessante, ma nei fatti alquanto inefficace. Dopo i fratelli Bennato al Plebiscito, la canzone di riferimento è “L'Isola che non c'è”: da rivedere il tutto, ma dai Giggino, “Non farti cadere le braccia”.

Af-fondi Comunitari. “Si è arrivati a un punto in cui ci vorranno almeno 20 anni per smaltire i rifiuti ammassati in Campania. È spaventoso”. Questa la stoccata, senza stoccaggio, del commissario UE all'Ambiente, Janez Potocnik: sono ben 145 milioni di euro in palio, la fetta più grande e sostanziosa dei finanziamenti comunitari in arrivo (sempre che il piano della Regione soddisfi i requisiti europei richiesti); attualmente tali fondi sono congelati, in attesa di "sblocco". E chi ne richiese il blocco, all'incirca un annetto fa? E su, indovinate! Qualche indizio: è guascone, smargiasso, populista e imbandanato ; e già, perchè ad inizio 2011 il gruppo parlamentare Alde (sinistra indipendente) presenta una risoluzione molto netta a proposito di rifiuti. Dando una scorsa al documento si legge: “Il Parlamento europeo chiede alla Commissione di prolungare sine die la sospensione dei fondi Ue stanziati per i progetti nel settore dei rifiuti della regione e mantenerli congelati fino a quando non sarà pronto un piano per la gestione dei rifiuti stessi verificabile e concordato da tutte le parti interessate”. Primo firmatario Giggino Murat, in qualità di europdeputato Idv, lo stesso che da Scassatutto in pectore chiederà l'immediato sblocco degli stessi per favorire il piano di smaltimento basato su differenziata spinta ed inceneritori (non in quel di Napoli, ca va sans dire). A Sant James Palace hanno richiesto di poter accreditarsi come soggetto intermedio, "per ottenere lo stralcio della quota parte già destinata al Comune di Napoli". A questi milioni s'aggiungono ulteriori 150 milioni di fondi FAS, destinati alle aree carenti sul piano strutturale, caratterizzate da un sottosviluppo urbano endemico, e che non possono essere attualmente impiegati perchè la Regione ha raggiunto il tetto del Patto di Stabilità. Ergo, Giggino s' è attivato per poter richiedere uno stanziamento diretto di tali risorse, bypassando in toto il Fantasma Caldorino: corsi e ricorsi (all'UE) storici. Staremo a vedere.

“Navi da Stir”. “Arriveno 'e bastimente” , diuturno refrain, le navi dei Tulipani olandesi sono in viaggio da circa 6 mesi, a giudicare l'andazzo contrattualistico- amministrativo: annunciate e rimandate per un arco temporale infinito, il famigerato “cronoprogramma” per sector del Murat, ha subito ampli rallentamenti, senza rallegramenti; sol baruffe similar chiozzotte. Attualmente la nave “Nordsten” (la nave da carico secco è lunga 88 metri, larga 13, con una stazza di 3700 tonnellate) è in dirittura d'arrivo, ad ore attraccherà all'ombra dello Sterminator; è cosa fatta. La monnezza (circa 3000 tonnellate delle oltre100mila che ristagnano eco-imballate negli Stir) s'imbarcheranno su “un cargo battente bandiera liberiana” (a rimembrar Verdone) partito da Rotterdam la scorsa settimana, il cui vessillo svettante è di natura paradisiaca e fiscale. Giunta e tricoteuses carota accoglieranno commossi e festanti il boattone arancionè che reca il bandierone di lontani atolli caraibici, quali Antigua e Barbuda, inserite dall'OCSE nella specifica lista noir dei paesei off shore, e già all'attenzione mediatica per vicende legate alla gestione berlusconiana dei crediti internazionali vantati da Italialand verso i paesi creditori. Il Nanoleone arcoriano è sempre stato sensibile al fascino dei Caraibi (vi possiede numerose proprietà), in effetti. Un plauso al Comandante in pectore, il Murat c'ha messo del crono in più, ma il programma lo porta avanti di spadino, stola e feluca calata: alcuni rovelli però s'attorcigliano, nevvero. Perchè nessun mai ha pubblicato i dettagli relativi ai contratti tra la società mista Sapna-Asìa e l'olandese Awr che gestisce trasporto ed incenerimento del materiale a Rotterdam? Lo stesso ex presidente AsSIA, Raphael Rossi, si schernì, preferendo scantonare alla domanda diretta: i dettagli non son comunicati, ed i rovelli non soluti; e tanti saluti alla trasparenza comunicativa, alle istituzioni al servizio della cittadinanza.

Conflitto Comune-Regione. L'assessore alla sanità della Regione, Giovanni Romano, ha manifestato dubbi pregressi sulla trattativa Comune-Estero, accapigliandosi a distanza con il Vice-Murat Sodano: per la Regione, il trasferimento extra-confine sarebbe “pura operazione mediatica”, e non sussisterebbe per la frazione secca dei rifiuti, che Acerra riuscirebbe ad incenerire senza colpo ferire, e fino al completamento della quota annuale massima di 600mila tonnellate (con una produzione di energia elettrica per 550 milioni di Kw): dunque il trasferimento della sola frazione secca (quella che in Olanda vogliono) costerebbe di più per Romano, dato che l'impianto d' Acerra è in grado di assolvere il compito in toto. Il problema resterebbe la frazione umida, cavallo di Frisia su cui si rischia d'infrangere il ciclo integrato dei rifiuti, vero anello rugginoso della catena, dato che è l'umido a dovere stazionare nelle discariche (che sono sempre di meno nella Regione); inoltre, qualora il Consigliodi Stato bloccasse i trasferimenti di questa quota parte di monnezza in altre Regioni (soprattutto Liguria, Toscana ed Emilia, per quantitativi non superiori alle 30mila tonnellate), ci sarebbe un'escalation di ristagni malmostosi che porterebbe ad un nuovo crash nella filiera dell'eterna telenovela- rifiuti. Non sapendo dove ficcare l'umido, si finirebbe per intasare gli Stir, bloccandone il funzionamento: la parte secca non la si selezionerebbe più, ed Acerra rimarrebbe all'asciutto. Secca (e non umida) la risposta del sinistrorso Sodano: per l'assessore comunale il costo di Acerra “è stato semplicemente caricato sui fondi Fas, quindi di fatto viene pagato con fondi regionali che sono poi sottratti alle amministrazioni campane in termini di minori trasferimenti”: l'inceneritore è uno degli ultimi impianti a sfruttare il famigerato Cip6, pagato pertanto dalla cittadinanza italiota attraverso la bolletta dell'Enel.
Il Vicesindaco contrasta il collega regionale, i termini del “conflitto” istituzionale sono viepiù ampli: “Se ad oggi sono state approvate le notifiche del solo rifiuto secco è perchè, dopo oltre due mesi, dalla Regione non hanno ancora autorizzato la lavorazione del rifiuto “tal quale” negli impianti stir, necessaria all'invio dello stesso rifiuto “tal quale” in Olanda”. Gli Arancioni sono compatti anche sul fronte inceneritore; non corrisponderebbe al vero che ad Acerra sia smaltibili tutto il “secco” prodotto in Campania, abbisognandosi comunque di trasferimenti fuori Regione:
“Un documento dell'Area generale di coordinamento programmazione e gestione rifiuti della Regione Campania del 16/11/2011, infatti, precisa che "tale quantitativo, (600 mila tonnellate) è inferiore al quantitativo totale annuo prodotto in Regione, tanto che in diverse sedi questa amministrazione ha rappresentato alle Amministrazioni provinciali ed alle rispettive Società la necessità di reperire soluzioni alternative per garantire lo smaltimento giornaliero della frazione secca tritovagliata prodotta in esubero”. Al momento la querelle rimane aperta, come contesa medievale.

Termovalorizzami questo! Giggineggia, il Murat; sotto la sua egida niuno inceneritor: nei giorni sgocciolanti prevacanzieri del dicembre 2011, la Giunta cocozza ha dato scacco alla Regione (e per dindi, anche alla Provincia), emanando una delibera che blinda Napoli Est nonostante la riapertura della gara per l'aggiudicazione dell'appalto per la costruzione dell'impianto; il 3 dicembre la gara andò deserta, il 29 il Comune murattiano presentò la delibera. Mossa strategica, valida sul piano metropolitano, non su quello provinciale (non di competenza); potremmo ritrovarci un inceneritore in quel di Giugliano, del resto il piano integrato della rutilante “Munnezza History X” ne prevede di sicuro la costruzione. Sodano sottolinea l'andazzo: “Questo atto è stato stilato in conformità alla delibera approvata il 16 giungo scorso, nella quale si stabiliva di dover compiere ogni azione tesa alla individuazione di una soluzione che escludesse la realizzazione dell'inceneritore a Napoli Est in quanto ritenuto non necessario. Con questo atto inoltre si apre la strada per la realizzazione in città di un impianto per il trattamento della frazione umida” . Al momento non vi sono risorse atte alla costruzione di un sito di compostaggio, that's true; è l'amara verità. E però...la vicenda assume i contorni della beffa se ci si mette anche l'altro dioscuro meneghino della revolution arancionè, il Sindaco Pisapia: l'unica azienda interessata all'appalto è la medesima dell'impianto di Acerra, ovvero l'A2A, controllata per il 27,5 % ciascuno dal tandem comunale di Brescia e Milano; altra curiosità, l'A2A ha in gestione anche l'impiantistica da Stir di Caivano, da cui partirà la munnezza secca da spargere nei cieli olandesi (per 130 euro alla tonnellata). “Le vie del Signore sono infinite”, quelle del Murat passano per incroci curiosi del destino: ma Acerra bruciacchia le balle a meno “sacchi” (come dice la Regione)? Ai posteri deleghiam sentenza.

L'ASIA alla deriva continentale. “E' tutto oro percolato”: la monnezza neapolitana equivale ad aurea materia, per certi versi. Facendo due conti, emergenza o non emergenza, il lavoro dell'ASIA è costato ai patenopei oltre 100 milioni di euro negli ultimi sette anni. L’azienda del Comune genera proventi dalla raccolta differenziata (che dovrebbe essere il suo "core business") per soli 4 milioni di euro, poco meno del 3% dei quattrini incassati ogni anno, un vero paiolo bucato. Murat affronta il problema, parlando subito di "ricapitolarizzazione ASIA". All'atto dell'insediamento, "abbiamo trovato un'azienda con 2.300 dipendenti, la maggior parte dei quali ultrasessantenni, ce ne sono 150 con ridotte capacità lavorative, il 60% delle vetture sono negli autoparchi per mancanza di manutenzione, insomma un mezzo disastro", ammoniva Tommasino Sodano. Per tale motivo si è pensato immantinente di attivare i canali finanziari con le banche, che però stringono il cordone quando si tratta del Comune; San Giacomo è un cattivo pagatore, nessun vuol rischiare le cococzze proprie (il comune rimette i crediti ai suoi creditori dopo circa 3 anni, in media): i 43 milioni di euro sono stati deliberati, ma per ora su vile carta (pare che a giorni, ore, momenti e nanosecondi se ne saprà di più); in più viene avanzata proposta all' INPS per procedere al pensionamento dei dipendenti che abbiano raggiunto i limiti d'età, ed alla contemporanea assunzione di nuove leve per rinverdire il capitale umano della disastrata azienda municipalizzata (un'"operazione svecchiamento" da 195 milioni di euro). “Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia...”

Il Signor Rossi fa la differenzia(ta). Giggino azzera i vertici dell'azienda, arriva Raphael Rossi, il sabaudo paladino della correttezza anti-sprechi, l'homo novus al momento giusto, l'integerrimo defenestrato dalla municipalizzata di Torino per non aver intascato tangente, avallando acquisti di macchinari sovrafatturati ed assolutamente inutili: la Rivoluzione non è un pranzo di gala, quindi armiamoci e partiamo, Rossi è l'uomo che fa per noi, porta la differenziata dal 16 % al 22%, è affabile, lavora con la cittadinaza attiva, crea eventi mediatici di pregevole fattura, come le “Quattro Giornate di Napoli per la Raccolta Differenziata”; insomma si dà da fare. E poi, che fu?
Il manager riduce gli sprechi; riduce la busta paga degli organici dirigenziali (scontentando tutti), legando l'aumento di fascia economica a scatti di premialità e merito; riduce la filiera della procedura per le forniture; riduce le assunzioni ultronee, ribadendo un fermo “NO” alla richiesta dei partiti del Consiglio Comunale (approvata all'unanimità) di assumere senza concorso e senza necessità, 23 persone (età media 53 anni), ex stipendiati del “Consorzio di bacino Napoli 5”, mai costituito, se non su carta). Sforbicia con zelo gianduiotto, il nostro Rossi, e dove può fa un eccellente lavoro a detta dello stesso Murat (che lo elogia), eppure non abbasta: Giggino imperat, Rossi è defenestrato.
La conferenza stampa del 2 gennaio 2012 è un trionfo gaddiano di smozzicate frasi da pasticciaccio brutto, un'accozzaglia avvilente di borborigmi dirigisti da politicante alla prima lezione in boiserie da Frattocchie cremisi; un gorgogliare altalenante che nulla spiega e nulla aggrega: Rossi è bravo, però lo sposto; Rossi ha fatto bene, ma può esser più utile altrove; Rossi è qui di passaggio, no anzi lo inserisco nel progettino nacional; fumisterie da chi è alle strette, corda ben stretta e pronto al tracollo: difatti l'Astro Nascente Inarrestabile non convince nessuno. Al termine della conference scantona, scalcia e va via: solo le domande d'una imperterrita cittadina lo inchiodano alla sua nebulosa chiarificazione, e torna sui suoi passi, rinfoderando l'ego: “Qua si lavora, voi siete abituati al passato”. E passati i Rossi, ecco gli Arancioni: pragmatismo apicale in salsa partecipativa annacquata, alla faccia della Rivoluzione.


Nelle prossime puntate. “Non esiste nessuna zona d'ombra”, si rizela Giggino, raggelando “Robberto” Saviano; si sposta in seconda linea Rossi (andrà probabilmente all'Elpis s.r.l., la concessionaria per l'attacchinaggio dei manifesti e cartellonistica del Comune), s'avanza a presidente ASIA Raffaele Del Giudice (valido elemento, già consigliere dell' azienda ed ex direttore di Legambiente Campania), s'avanza tronfio su lastroni sottili come brina invernale: presto il gran rimpasto, valzer di deleghe e scambio d'assessori, ne vedremo delle belle, a poco meno di sette mesi dalla conquista del Regno; show must go on. Del resto si spostano uomini, anche simbolicamente efficaci ed efficienti, come fossero pedine per una dama personalisticamente apicale, giocata su tavoli pubblico-istituzionali, senza aprire alcun dibattito partecipativo, o comunque chiarificatorio: la squadra del Sindaco è scelta in parte intuitu personae, ma una volta che le scelte siano rese di dominio pubblico, non possono proditoriamente essere mutate senza delucidazioni di sorta. Una squadra si compone di ruoli ben precisi, e basterebbe chiedere al patron azzurro, l'amicone De Laurentiis, se lo scambio di ruoli sia davvero efficace; proviamo a spostare il portiere, invertendolo con l'attaccante, e stiamo a vedere di nascosto l'effetto che fa. La restaurazione dopo la revolution; almeno di vecchi metodi, in nome di un dirigismo parossistico, con confessioni e sconfessioni in presa diretta, con Rossi che urbi et orbi ribadisce di non aver compreso il siluramento, fermamente convinto del suo operato, dei suoi “No” agli sprechi ed alla spartizione partitocratica di posti e prebende, e Giggino Murat che s'affanna a ribadir concettto, che Rossi è bravo, continuerà rivoluzione, e la mancata assunzione dei 23 stipendiati del Consorzio di Bacino nulla c'entra in merito. A chi credere? Cui Prodest?
Una bella pagina per il nostro Murat, e amara alquanto.
Perchè è inutile trincerarsi nel falansterio arancione, quando le fumisterie scassatutto rischiano di scoperchiar vaso di Pandora: l'umiltà, più che la tracotanza, riveste l'aurea sciassa del buon amministratore. La Nazione (forse) può attendere.