martedì 28 dicembre 2010

Raccontami una storia...

Soscia ‘o viento


Cazzo. Ci mancava solo ‘sto cazzo di terremoto. E poi brucia da morire, anche se a vederlo non sembrerebbe. Tutto liscio, gloria e denaro. E invece. ‘O Terremoto! Fanculo al terremoto.
E poi…dove… sono…finito? Buio. Dissolvenza. Sogno.

Nei film americani…Rambo, no? Grugno in cemento armato, muscoli scolpiti col martello pneumatico, mitraglia a mano, incazzato come un bufalo indiano. Sparato, accoltellato, mille, cento, infinite dannatissime volte. E lui sempre in piedi. Sempre lì, accanto alla bandiera stelle e strisce, come se niente fosse. Voglio una parte anch’io. Mi spetta. Nel film, nella vita.
Bigliettiprego. Cartavincecartaperde. Guagliò, addo’ vaie, chi si’, che vuo’?
E a me era bastato uno sparo. Solo. Striminzito. Un solo fottutissimo buco in petto. E che cazzo di film di merda, allora! Eppure.
Eppure doveva essere una fesseria, Sasà così diceva, ma quello era sempre stato ‘nu strunz, nu chiachiello.
Lo sapevo questo, l’ho sempre saputo. Assieme a quel coglione avrei fatto prima o poi la fine della zoccola arricettata.
Cazzo come brucia. E che caldo. La testa nel forno. Mammà s’incazzava quando ce la mettevo.
Fa caldo in questo sogno di mezza estate. Rovente, ti entra dentro e ti fa evaporare il sangue. O era febbre? Una febbre nervosa, fredda. Brividi per tutto il corpo, la fronte imperlata che luccicava, colpita da un lungo raggio che s’era fatto strada a spallate. Sole incrostato, luce appannata.

“Presto! Facite ampressa! Ccà ‘nce sta’ nu guaglione!”. La voce di un uomo. Lontana, vicina. Un vociare come onda, come brusio.

Alzo gli occhi, verso il nulla: nebbia, calcinacci, munnezza e acqua a perdere. Acqua storta.
Ma siamo a Napoli o in Egitto? E le piramidi addò stanno?

“Guagliò! Nun durmì, mò arrivamme. Mo’ te sarvammo!”

Sì, sì. Sto bene…ho solo caldo…caldo da morire. Sto…bene...
Bene, male? Guarda. Guardala! La ferita al fianco destro era un piccolo strappo, lercia di sangue, un rivolo costante. Un rubinetto di catrame rosso, a perdere, un taglio slabbrato al becco di Paperino: Paolino, Giggino o come cazzo si chiamava quel papero sfigato, sempre senza un quattrino, sempre a tentare di spiccare il volo con quelle tozze alette da gallina. Perciò si diceva “senza il becco d’un quattrino”, perché da povero sei solo un poveraccio, un papero senza mutanda pure tu, non hai le ali per volare, puoi solo arrampicarti sulla vita. Con le unghie, a morsi, sputando denti e bestemmiando. Senza tregua, senza garanzia. Una delle sue magliette preferite, puttana. Adesso era da buttare.

Ci tengo la mano sopra, premo e pizzico, che fa meno male. Pure Rambo fa così, il cemento qualche volta si crepa. Già, a volte si crepa.
Buonoecattivo: nei film è facile, nei film i buoni non muoiono mai, un carnevale di proiettili ed esplosioni vaganti, e nessuno che si decida a morire per davvero. Eroi immortali, ed io voglio essere come loro. No. Meglio cattivo. Meglio che mi sparano, che così la smetto, troppi sputi sulla tomba di mia madre, troppi scippi su quella faccia di marmo bianco e pallido. Tanto solo scippi potevo, fare, chi cazzo…me l’ha fatto…fare?
E i Buoni mi hanno sparato. Bucato il fianco, puntura di spillo. Bucato la faccia stupita di questo papero di merda. Una puntura di spillo insistente, fiaccante. Da perderci il fiato, ed il sonno.

“Guagliò, nun durmi’!”.

Il dolore. Se non respiro lo sento urlare. Prende le costole, s’aggrappa al braccio, m’invade il cervello. Piangere. Voglio solo piangere: adesso raccolgo le forze, tutto me stesso, e piango. Scorro via come ‘ste dannate lacrime. Che l’unica che scorre, è l’acqua delle condutture. Tic-tac-tic. Una goccia alla volta. Una goccia ancora.
Doveva andare tutto liscio, eh Sasà? Era solo ‘na camminata? E che chiavica di passeggiata, Sasà! Ma con chi sto parlando? Adesso dove cazzo stai? Ragazzino, muschillo, merdillo, cazzo d’un Sasà! Sei steso a terra, ti vedo. Coperto dal tuo sudario bianco, l’oscenità della morte innocente, quella che non si può, non si deve vedere, che va celata agli occhi degli uomini, perché nessuno vuol vedere il futuro riverso sul marciapiede, una pozza di sangue ad affogarne le speranze.
Nessuno vuole vedere davvero.
E tu sei morto, la tua vita periferica è morta. Schizzata via. Tumulata. Crocesopra. E il terremoto ci ha finito di seppellire, ha mondato i tuoi peccati, assieme ai tuoi sogni di quindicenne. Eroe per poco, pure tu, per meno di duecento euro.
E’ quanto vale una vita?
E quanto vale?
Duecento euro del cazzo.
Ma tu nun rispunne, le risposte quando mai le hai conosciute. Mica le conoscevi? Perso come me, come tutti, dietro il frastuono di una ruota che gira, all’ infinito. Una vita di latta, come una scatoletta per cani. Cani e pidocchi. Con quel poco che ti offrono. E devi pure scodinzolare per ringraziarli. Per ingraziarteli.
Cazzo, mi hanno sparato!

Suoni, musica, granelli di polvere. La terra che trema? No, è musica adesso. La sento. S’arrampica e discende, segue il gorgoglìo di questi tubi ferrosi. Lontana, indistinta. “Jesce sole…saglie ‘a temperatura…cu ll’onna de lu mare…alluntana ‘sti janare…”. Esci sole, esci. Illumina e distogli, scaccia queste ombre, le janare che girano attorno. Neri corvi avvoltoi. Fanculo! Le posso afferrare. Se mi concentro, le posso fermare.
Respiro. Puntura. Attendo. Riparto: respiro-puntura, sempre uguale. Il disco è rotto. Mille aghi di pino conficcati nella carne: aghi sottili e pungenti come quelli di un abete di Natale. Piccolo abete aguzzo come denti di topo. E chi ce l’ ha mai avuto un albero di Natale vero, di quelli che perdono le punte? Solo plastica, solo paccottiglia “made in china”; le stigmate dello sfigato cucite addosso, brillano come labaro in petto, filate da bambini sporchi a mandorla, in rincorsa inutilmente. Perennemente indietro.
Sedici anni. Sono quelli che posso permettermi.
Il Natale. E poi perchè Natale, che siamo a Ferragosto? Eh, Gegè? Gegè!

“Guagliò nun durmi’!”.

Svegliati, ragazzo, non puoi addormentarti. Pensa. Pensa, pensa, pensa…A tua madre, a tua sorella. Giulia. E’ sola adesso. Io? Moriròvivrò? Cazzo ne so! No, tu sei giovane ragazzo, tu si’ nu piccerillo ancora, sei ancora un bambino. E sei forte. Vedi che all’ ospedale ti dicono che è solo un graffio, come quella volta che cadesti dalla bicicletta e tua madre volle portarti a forza al pronto soccorso, anche se tu continuavi a dirle che no, non li volevi i punti sulla gamba, che poi ti avrebbero chiamato sfrigiato, che non ce n’era bisogno. E oggi? Quanti punti ti metteranno? Abbastanza. Sì, fanculo, abbastanza! Da passare dal via e ritirare un bonus per una nuova vita.
Ci provo…ancora…una volta.
“ …quanno schiare juorno, fa’ spari’ chisti taluorne…” Musica. Che segue la luce. E la terra che vomita, ne vomita ancora, mille note, mille e poi mille. Tarantolata, come danza di morte. Vieni e abbracciami, portami nel fuoco e nelle ceneri, nell’inferno e nell’oblio. Portami via da qui.
Non lo senti il cuore che batte? E’ veloce il tum tum, sempre più veloce…
Ma tu non vuoi che si fermi. Preghi. Una musica silente, a fior di labbra violacee.
Trema la terra.
Tremi anche tu.

E’ buio. “Astrigneme ‘a mano”. Perché non me la tieni nelle tue, perché? Mamma.
Piango. Ed ero l’uomo di casa. Piango. Che omme si’? Ed è giusto, giusto così.
Mamma. Non ti devi preoccupare più. Ci penso io a te adesso. La polvere di un ricordo.
Spazzato dal vento maligno di una terra nera.

“Tranquillo, guagliò. Stiamo arrivando. Ci penso io a te, adesso!”.

Padre. Padre invisibile, padre inesistente. “Questa è la preghiera dei carcerati…”.
Fuori, dentro. Dentro, fuori. Poggioreale era la tana del lupo, io ci portavo le mie mani giunte in preghiera, la mia faccia spaurita da preda in fuga. Il lupo lo conoscevo, avevo i suoi stessi occhi. Padre camorrista. Ed io, suo figlio. Un corridoio a scacchi. Angoli muti, spigoli ciechi. Un altro corridoio. E poi sbarre, sbarre a volontà, sbarre a strafottere! Ma io lì dentro non ci sarei mai finito. Un topo i muri li crea e li distrugge, le gabbie le rosica via. La zoccola in trappola se magna a muozzeche. Zoccola kamikaze.
Il carcere è per i perdenti, così mi hanno detto, così è sempre stato. Gli eroi mica ci finivano, in carcere. Ed anche se qualche volta la gabbia s’apriva, era sempre per poco. Ci vuole la chiave. Con la chiave giusta…io ce l’ho, l’ho sempre avuta. Si trova sempre un modo per fottere la vita. Sennò fotte lei te. Papà. Cazzo. Gli eroi, loro, uscivano sempre, scappavano via , lo trovavano sempre un modo per metterglielo nel culo, ai poliziotti. E tu l’ hai fottuto a chillo ca t’ha sparato?
“ Si, io t’ aggio fottuto! So’ scappato, strunz!” .
Quel coglione di Sasà. “Gegè, il colpo è semplice. A questo qua gli dobbiamo fare il cavallo di ritorno. Chille vo’ ‘o motorino, e nuie ce pigliammo ‘e sorde, quale è ‘o problema? E pure se ci pigliano, nuie simme minorenni, Gegè, non ci possono fare niente…nuie c’ ‘a futtimme ‘a polizia!” Sasà…e l’hai fottuta la polizia?

Tutto bene, tutto liscio. Avevamo preso pure i soldi. Il tipo sudava, la faccia stravolta. Stava là, con le banconote strette nel pugno e tremava tutto, sembrava posseduto, in preda ad una crisi isterica.
Non mollava, la mano serrata in un pugno. E poi.
“Strunz! Lasce ‘e sorde ca si no te scass’ ‘a capa!”. Sasà. I soldi.
Mi compravo un telefonino nuovo, quello che fa anche le foto, così ci mettevo quelle di Sara. Io e lei che ci abbracciamo sulla spiaggia, così levavo pure lo sfondo con la capa di Maradona, che quello era un panzone strafatto a coca oramai.
Tutto liscio. Poi quello stronzo esce fuori e dice che ci ha fregato lui, che ha chiamato la polizia, che così ci fottiamo noi, e tutti i nostri bei propositi del cazzo. In un minuto luci, tuoni, un casino di freni e ruote che sgommano, due lampeggianti che ci puntano: è finita Sasà, scappiamo. Pigliamo il motorino e scappiamo, quelli stanno con la macchina, vedi che non ci pigliano in mezzo ai vicoli. “No Gegè, io a questo pezzo di merda gli sparo, e sparo pure a chilli sfaccimma in divisa. Vincimme nuie Gegè, vincono sempre i migliori!”.
E dove l’ hai presa la pistola, Sasà? Dove cazzo la tenevi, che quando ti stringevo i fianchi sul mezzo, mentre m’aggrappavo a te per non rotolare via, non l’ ho sentita?
“Sasà, nun fa strunzate, quelli so’ poliziotti, s’ impressionano, facimme ‘na brutta fine…Sasà!”.

Moviola in campo lungo. Fuochi fatui, che vorticano nell’aria. La macchina da presa vacilla, freme, tremula: la strada s’apre come terracotta, urla e lividi, brecce e disperazione. L’ombra dei palazzi oscilla, “fujtevenne, fujte…o Terremoooto!” . E alla fine il sipario cade, assieme al teatro.
E sparano.
Sparano prima loro, Sasà. Puntano le ombre, ma la canna è storta, il tamburo gira, e pesca il nostro numero. Bum! Hai perso, mi spiace. Nei film sbagliano sempre, non ti colpiscono mai, paiono comparse cieche che tentano la sorte: ma a Napoli la sorte non te la scegli, te la regala sempre qualcuno. Qua la ruota gira al contrario, la pallina si ferma sempre sul numero sbagliato. E quando esce sei fottuto. E allora spara, spara anche tu amico mio, spara al cielo e alla nostra miseria!
Tanto la pistola è finta, va a vuoto, come te, come me. E’ solo un’ imitazione, “made in china” pure questa, l’ennesima di una vita menzognera. I nostri son colpi d’aria, leggeri, carezzevoli, inutili. Bolle di sapone. E con le pistole finte s’ammazzano solo i sogni, non lo sapevi?
Siente comme soscia ‘o viento, siente…

Cazzo, il dolore. Stordito dal calore dolciastro di questa estate a brandelli pareva assopito, cullato da queste mani che scavano sanguinanti, dalle voci impastate di calcinacci e dalle sirene ovattate. E poi la musica. Ancora… la… musica.
“…fernesce ‘a malaciorta, e caccia fore ‘a morte…cielo nun chiovere…jesce, jesce sole…”.
Basta. Portatemi via, che da solo non voglio restare. Tempo. Troppo ne è passato, che ore sono? Ho caldo, poi. Che cazzo di ore sono, che pare di affogare nel Vesuvio con tutto ‘sto calore? Quanto tempo è scivolato via, dalle mie mani, dalla nostra pelle scarnificata e bruciata da questo sole gelido ed implacabile? Gli spari, le grida, io, tu, i lampeggianti… ‘O Terremoto!.
“Buttala a terra, buttalaaterra, butta…la..aterra…”.
T’aggio fottuto io…io…ho… freddo. Sasà adesso sento tutto il freddo dell’inverno più lungo, e poi è notte, è sempre stata notte, amico mio.
Adesso dormo.

“Guagliò, nun durmì! Stai sveglio, siamo arrivati! Presto, la barella, è ferito…facite ampressa!” .

No, io…è solo un graffio, sono caduto, la colpa non è mia…è stato…è stato Sasà, è sua…la colpa. Ma la colpa di chi era? Mia, tua, nostra o collettiva, che differenza fa?
La scena madre. Me la sono sempre immaginata così, Rambo. Sei ferito, ma hai ancora un colpo in canna: vedi le pale dell’elicottero che ti volteggiano sulla testa, ti sta aspettando, come un condor la sua carogna, vuole godersi la fine. In prima fila, in prima linea. Le senti le urla, Rambo?
Il caos attorno al tuo corpo schiantato, ebbro di dolore, il sangue che ti scorre davanti agli occhi, un filtro rubino davanti alla tua vita nuda, data in pasto alle belve furiose che t’agitano le budella. E i dollari. Una montagna di fruscianti banconote con lo stemma dello Zio Sam stampigliato sopra, affogato nel verde oleoso dell’inchiostro, il sangue del capitalismo americano che ti ricopre come un tappeto di petali setosi.
E tu sei steso per terra, finito, della fine che volevi. La tua apoteosi, il tuo personale crepuscolo degli dei. Quella morte vista mille volte in uno schermo screziato d’azzurro, finalmente vera. Tremendamente reale.

“Uggesù, ma chest’ e’ sanghe! Guagliò nun murì!”.

La ferita. Pulsa senza requie. Poca forza nelle mie mani, sento che fugge via, come il mare in risacca. Quel mare tra le dita, quando sfrecciavo in motorino per il lungomare, Sara dietro di me, aggrappata alla maglietta leggera con le sue unghie fasulle, uno smalto bianco, d’una pallida luna mangiata a metà. Le dita della morte, le dita dell’amore.
Una mano mi preme sul forellino, cercando di tamponare la vita che mi sfugge via, da questo petto senza peli, da questo cuore che batte lentolento. Sempre più piano.
La faccia di Paperino è stupita, pare allucinata, fiaccata da questa estate sciropposa, senza via d’uscita. O forse è solo spaventata.
Il sangue cola copioso dal becco ferito, adesso lo vedo. Rosso, come vino sulla tovaglia. Che strano, i fumetti non sanguinano, non provano dolore, non vivono e non muoiono. Eppure io…io… sto morendo.


Le forze lo abbandonarono. Il corpo del ragazzo scivolò giù, come risucchiato da una forza invisibile che lo attraeva a sé, con grazia, senza un gemito. Era stordito, Gegè, le gambe inchiodate, le braccia che formicolavano.
“Ma’, fammi dormire, lasciami chiudere gli occhi…il sonno non mente, non può ferirmi…famme durmì”.
Le voci gli furono sopra, lo circondarono. Poliziotti? Lo avevano preso, allora.
Si sentì sollevare, piuma senz’alito, corpo senza carne: un piccolo Cristo senza la sua croce, issato sulla folla ondeggiante e lamentosa.

“Maronna mia, facce ‘sta grazia! Sarva ‘o piccerillo, sarva ‘stu guaglione!”

“Ho paura…ho solo… paura”.
Una donna lo coprì.
Madre: ma non è il tuo volto.
Madre: perdona se puoi.
Madre: ho freddo. Ma è luglio. Ho freddo e non c’è fuoco che mi possa scaldare…ho freddo per tutto quello che ho perso, e che non ho mai conosciuto…ho freddo…ed è un freddo mortale.

Chiuse gli occhi, senza versare una lacrima. La ferita adesso era una rosa vermiglia che gli inzuppava la maglietta, un fuoco spento che gli ardeva in petto.
Paperino, con occhi sbarrati fissava un cielo torbido, opaco e senza luce. Stupito, lui che era immortale, d’esser morto davvero, come un uomo qualunque.
Come un sogno interrotto da una pallida alba, in una città vera e dolente, dove anche i bambini potevano morire.

“…Jesce…jesce…jesce sole…”.






Fine.

domenica 28 novembre 2010

Battute intelligenti per pubblici dementi cementificati nell'ovvio senza ovviamente esser credenti:

Governicoli. Frattini: "C'è una strategia per colpire l'Italia". Frattini. E' ministro degli esteri perchè i suoi neuroni sono emigrati tanto tempo fa.


Rifiuti, crolli, alluvioni. O è un caso oppure avere come Premier un faraone ci attira la iella.


Sondaggi. Può una Repubblica delle banane scivolare sulla gnocca?


Cronaca. La Nannini ha partorito. Vista l'età, il bambino ha succhiato direttamente latte in polvere.


Governicoli. Finmeccanica, i rifiuti, crollo Pompei: pare siano strategie anti-Italia.Troie, festini, bunga-bunga e giochini vari sono strategie anti-stress.


Parallelismi. Berlusconi, Belpietro, Capezzone e adesso Fede. Ci deve essere in giro qualcuno che odia i Muppets.


Proteste. Gli studenti occupano i luoghi simbolo dell'Italia. Ma poteva andar bene anche un sexy shop.


Berluscanews. "C'è una strategia estera per screditare il Paese". E' talmente alla frutta che non riesce a farlo più da solo.


TV. I comitati Pro-vita vogliono il contraddittorio da Fazio e Saviano. A questo punto voglio il contraddittorio all'Angelus del Papa.


Attualitè. Niente regali sotto l'albero per un italiano su quattro. E chissa se quell'Uno arriva al 14 dicembre...


Lavoro e giovani, Cgil in piazza. "Vi stanno rubando il futuro". Eppure l'avevo seppellito così bene.


Berluscanews. "Vogliono eliminarmi, resisterò". Che carino, non ti devi disturbare.


Berluscanews 2. "Mi sento ancora un 36enne". Giusto l'età che si ottiene scopando con due 18enni.


Wikileaks . Pdl: "Quelle rivelazioni una nuova forma di terrorismo". Preoccupa l'amicizia tra Berlusconi e Putin. E quella maledetta passione per la trojka.


Squola. La Gelmini: "Gli studenti difendono i baroni". Non come lei che sta dalla parte del Monarca.


Cronaca. Settantenne precipita dal balcone durante una nevicata. Non ne troverete un altro uguale

sabato 16 ottobre 2010

Buona Visione!

Ora pro novis. Prego per i nuovi lanzichenecchi al potere. Che poi vetusti, novelli, son gli stessi barracuda a sguazzare nell'acquario fetido e paludoso dell'Italietta similpostfascita di questi tempi oscuri. Deve essere un problema di filtro: è intasato, raggrumato, il fango è diventato bolo cementizio, nulla frantuma il gozzo ipertrofico. Paludosi i tempi, da notte buia e tempestosa. L'architrave politico-istituzionale sta cedendo, si teme lo scricchiolio finale, lo schianto improvviso. Meglio tardi che mai, la Terza Repubblica, no? Che sarà con le stesse mezze calzette che hanno intasato lo scarico della Prima, che hanno fondato la Seconda, tra Caimani, nano da Circo, Oppositori Ombra, umbratili e fasulli. tette e culi, Ministre senza portafoglio ma con un gran cuore tra cui appoggiare il membro (del Parlamento, of course). Farlocchi mafiosetti dalla faccia ingiallita e dalle narici bianchicce di coca, il barnum del potere, il lascivo spettacolo delle minne a cozzare con il machismo blando e femmineo dei cardinaletti, dell'ecclesia aurea e burocratica, del potere imporporato e sotto papalina: nessuno che si salvi, la salvezza è impossibile. Eppure. Eppure devi andare avanti, impiegatuccio miope e col riporto bisunto, casalinga disperata perchè il carrello si svuota, poliziotto frustrato e scazzato, precario della scuola senza più una Scuola, operaio inoperoso perchè sfrattato ex fabrica, tutti voi, dovete andare avanti. Perchè il futuro è roseo, tenero e con un largo sorriso. E quando sarete abbastanza vicini al suo candore fanciullesco vi accorgerete sgomenti, che è solo l'ennesima faccia di culo che vi sorride rassicurante e in doppio petto dallo schermo in technicolor. Buona visione!

sabato 4 settembre 2010

Leggere: perchè no?

Ludwig Feuerbach. Spirito eccelso della sinistra hegeliana tardo ottocentesca, critico ed influente intellettuale “disorganico” (fu sovente bistrattato dall’establishment accademico), il filosofo teutonico fu il vate tessitore d’un ordito teorico e teoretico che si pose alla base del superamento teologico, trascendentale, del concetto religioso in quanto emanazione del divino sovraumano. “Sensualismo” fu appellata tale corrente, ricerca dell’essenza divina attraverso i sensi empirici, inquadrabile secondo una logica prettamente antropocentrica, “umanistica” perché è l’uomo ad aver generato Dio, non il contrario. Erano gli anni de “l’uomo è quel che mangia”, di una critica materialista di stampo hegeliano spinta fino ad uno scientismo nudo e crudo ( “senza fosforo nel cervello non si ha nessun pensiero”, a dar retta al fisiologo Moleschott), di punzonature al senso unitario della religione cristiana, una critica radicale che s’espresse nell’ “Essenza del Cristianesimo” (1841), summa filologica d’un percorso unitario che porta all’ exitus concettuale d’un “essere divino che si rivela nella natura, ma non è altro che natura stessa”, essenza che si rivela, si impone all'uomo come essere sovranaturale ed imperituro, unicità indivisibile. La verità dell’uomo si dissolve in maschere mitologiche di matrice classicheggiante, desideri inappagati, transeunti eppure permeanti, permanenti, divenuti totemici argini che definiscono dell’umano il limen, il confine materiale: per Feuerbach la realtà è scotomizzata, diviene marginale, di second’ordine, falso sapere che trova il suo acme nel dogma religioso, negazione dell’uomo che rinnega il suo essere. “Desiderio e Destino”(Guida editore) è un saggio esauriente, illuminante: Andrea Cardillo, ricercatore di Filosofia Morale all’accademia federiciana, attualizza il pensiero feuerbachiano, ne svelle i cardini per palesarne la meccanica alla base, prende spunto dalla “Teogonia” del filosofo (opera del 1857) per enuclearne l’episteme essenziale, il nocciolo esiziale d’un sistema teogonico che dalla teologia omerica, fondendo filologia, critica ed empirismo, giunge ad un’ermeneutica comparativa di rara portanza e significato.
“In ogni desiderio umano si cela una divinità; allo stesso tempo dietro ogni divinità si cela un desiderio”: questo è il filo arroccato, ad ispessire il fuso d’una filosofia corposa che poco s’arrovellava su sé stessa per sfilarsi dall’hegelismo più radicale e conformista; laddove per Hegel v’è “Geist” (Spirito), per Feuerbach v’è “Materia (o “Natura”), ed il desiderio altro non è che il luogo fenomenico primigenio della relazione esistente tra soggetto ed oggetto, tra spirito e natura. Tale è il segreto della religione. L’aver reso questo legame inscindibile, manifesto: ma se il dio si limita alla realizzazione del desiderio inconscio dell’uomo, ed il volere dell’uno tracima nell’agire dell’altro, in cosa differiscono le due entità? Sono un’ “endiade”, quintessenza tautologica, chimera del pensiero? “Gli uomini sono esseri che desiderano, anelano, vogliono (…) ma sono gli dei a portare a termine i desideri. La mera volontà, il desiderio, è chiamata uomo; la volontà che si realizza concretamente è chiamata dio”. Umano e Divino si sfiorano al tocco, fin dai tempi più oscuri. E a Feuerbach il merito di averne compreso il senso.

mercoledì 28 luglio 2010

Leggere: perchè no?

Il comico. Concetto astratto, che aleggia sospeso; sta lì, nell’etere, e tu da sotto a chiederti quale sia l’appiglio, dove poggi il suo peso. Come Troisi. Istrione gentile, guitto sornione, dal sorriso felpato. Pareva puttino, due alette a ricciolo, una vis comica che sobbolliva sommessa, come Vesevo a gorgogliare: dov’era il magma, la spuma pirotecnica, il guizzo teatrale e palese della Partenope barocca? Dov’era il nerofumo pulcinellesco, il cuppulone puntuto, come ogiva puntato, al nocciolo della questione? Sottotraccia, impecettibile, com’era giusto che fosse, l’arcano disvelava: Troisi era puro spirito, essenza permeante; e dove lo spirito del comico riposa? Di Massimo, è sicuro, l’anima giace ai piedi dello “Sterminatore”, nell’alveo lavico di San Giorgio a Cremano: era il ’94, ed era ancor presto, per quel puttino vispo, pigro genietto dalla smorfia afasica e smozzicata. Lievità, alloro dei più grandi, ossimoro per un gigante dal cuore malaticcio: e “ ‘o sai comme fa ‘o core”, fa di testa sua, capriccioso e scugnizzo, non ti aspetta, caracolla sincopato, corre avanti. Troppo avanti. Timido Pulcinella, chissà cosa avresti detto ricevendo un premio a te dedicato: forse, più che l’aureo folletto scolpito da Lello Esposito, avresti gradito una “caravella di legno d’oro”, che sfavilla meno, ma è che diviene solida e lignea materia ad impregnar memoria. La tua, la nostra memoria. E a Villa Bruno di ricordi e risate ne è pregna l’aria, il Premio Troisi è kermesse di prestigio e poesia; quanti i nomi, i vincitori, nipoti e pronipoti, che annovera il suo albo? “Tris di risate” (Comix edizioni), è silloge umoristica di rara portanza, miscellanea dei tre testi vincitori della sezione comica del 2009, exemplum e conto del talento comico che permea la Penisola; per antipasto il monologo al cabernet, di cabaret, da cabina al mare, “Vacanze? No, grazie. Ho smesso”, della “romanissima” Luana Troncanetti, effervescente saggio-bikini su di un mondo a due pezzi da incastrare alla men peggio: quello delle vacanze intelligenti da passare con un idiota (solitamente il marito, ma l’autrice è donna e gli passiamo la licenza!). Come primo speziato, per gli amanti del desco esterofilo, una sapida e bollente mestolata di “Borshch”, zuppa- porridge, scodellata dall’architetto-trasformista e partenopeo Arnaldo “Tony” Matania col suo racconto “Io Tataina e vengo di Ukraina”, resoconto tragicomico delle gesta “en travesti” (Mrs Doubtfire ci fa un baffo, e nel caso depiliamo anche quello) di un libero professionista che non bada alla pecunia (nemmeno i suoi clienti a quanto pare), finendo a fare la badante dell’arcigno padre e di altre rintronate ed arzille arpie grinzose al seguito. E per finire, dopo il trionfo di frutta e dessert, che qualcuno paghi il conto, visto che “Il crimine non paga (le tasse)”, di Liborio Ciufo da Licata, miglior testo di teatro, di certo non tetro, tratto forse dalla storia patria (e dalle patrie galere) siculo-americane di “Don Pennino Lo Ferro” (“parrino” alquanto arrugginito, in veritade), al Capone alla caponata, “king of the gangs” di Nuova York, iattura per le polizie di mezzo mondo e per il commissario Justice in particolar modo: per tacer dei suoi scagnozzi (Frank, Sonny e Jhonny, un trio di dementi da far invidia ai Monthy Python), chiave di volta (al cervello) per un atto unico che si spera non sia l’ultimo. Un “Tris di risate”, uno scrigno comico di promettenti scrittori, per ricominciare da tre una volta di più. Ancora una volta.

sabato 24 luglio 2010

Leggere: perchè no?

“Cos’è un mito, oggi?”, s’ arrovellava Roland Barthes, in sintesi snocciolando che “il mito è una parola”: parola in quanto “segno”, scippo felino sulla tela della significanza simbolica. Forma e contenuto che catabolizzano, scindendo il reale nell’iper-reale mediatico dei nostri anni adrenalinici e convulsi; e quale epifania migliore che il “Pibe de Oro”, sua Maestà tricoricciuta Diego Armando Maradona, per dar corpo (e piedi) al mito? Anni ’80, d’infanzie polverose, sul sagrato di chiese essiccate nell’etra acquosa di crespuscoli fumosi, d’ incenso, come dribbling iperbolici a geometria variabile, tiri di punta e calcinacci storti, nel sette, sul set d’un film in bianco e nero, mentre i “campioni” giocavano a colori, nel verde smeraldo di anelli siderali, pianeti lontani dal microcosmo periferico, di ragazzi in divenire. Perché tutti “Volevamo essere Maradona” (edizioni Cento Autori, collana Leggere Veloce), il “Pibe” era l’icona febbrile di quegli anni da bere, e Rosario Cuomo, penna brillante sulle orme d’un Soriano ( pur sempre d’argentini qui si tratta!) ne evoca il lemure eclettico e geniale, il guizzo estroso che diviene conto e leggenda popolare per una trama sociale sovente avvilita e sfilacciata. Eppur vitale. Napoli era immenso turibolo a sprizzare volute di gioia cristallina, Diego Armando la vestale di un culto misterico da giocare undici contro undici, calzoncini a mezzacoscia e maglie slabbrate di fango e sudore. La sfera a scacchi, come pelle di leone a rivestire le gesta invincibili di campioni, calciatori, santini laici per pargoli adoranti, una prece a fior di labbra per indulgenze parentali, perché il campo è suadente richiamo, e a nulla valgono i richiami di padri sbuffanti e madri accalorate, la progenie è sorda, come astronauta in orbita. Lontano, a seguir le parabole ellittiche, i palleggi da torero, muleta invisibile, quella mano “de Dios” che indicava l’infinito oltre le tribune, un cespo di lanugine ad inseguire ‘o pallone, tra le curve del San Paolo: Maradona è ancora lì, Dioniso ballerino, scugnizzo guascone, incastonato per sempre nel nostro immaginario onirico, tra gagliardetti e coppe scintillanti, punizioni divine e colpi di tacco, di testa, di cuore. Cuomo cesella un agile racconto, l’epica si staglia, sfumata all’orizzonte, il Mito si può solo intravedere, se ne può recidere un solo capello, per legare l’empireo dei Superni al prosaico andazzo dei terreni affanni a trascinarsi; come saetta, illumina d’immenso, estetica che trasmuta in sostanza, puro spirito ad incarnarsi, Dieguito è Achille postmoderno, caduta luciferina (e di “polvere” ne conobbe) e resurrezione angelicata, il suo “daimon” è imperituro perché immortale, ed irredento. Nessuno come lui, oggi come allora. Perché se tutti volevamo essere Maradona, soltanto quel torello arghentino dalle cosce tarchiate e sublimi ne ha saputo reggere tutto l’ingombro e l’aureo peso. Ed il “corazon” di Napoli ancora palpita a sentirne il nome.

lunedì 7 giugno 2010

giovedì 3 giugno 2010

Battute devastanti per debosciati debordanti devolventi l'otto per mille alla Chiesa chiusa per cause di caso figlio d'un dio minore:

Vaticanews. Pedofilia, l'anatema del Vaticano: "Inferno più duro per chi abusa". Diomio, sarà peggio del Billionaire con tutte quelle sottane!


Gay picchiato selvaggiamente a Roma. E' la politica del braccio teso verso i più deboli.


Manovra . Bersani: "Spettacolo inverecondo". E per una volta non si riferiva al PD.


Governicoli. Aumentano le auto blu. Del resto se al governo c'è un puffo mi sembra anche normale.


Scienza. "Il cervello dei razzisti è diverso.". Oddio, Borghezio ha un cervello?!


Italia. E' allarme terrorismo "fai da te". Mi hanno sempre fatto paura le domeniche all'IKEA.


Roma. Gay aggredito si appella a Berlusconi: ''Subito una legge sull'omofobia''. "Per adesso ho pronta una barzelletta", fa sapere il Premier.


Sgraditissimi. Bondi: "Sono stato esautorato". Un altro che perde le forze dopo il Bocchino.


Esteri. Israele attacca navi pacifiste dirette a Gaza. Film di riferimento: "L'Impero colpisce ancora".


Cultura. Ancora sotto shock Bondi. "Nessuno mi aveva avvertito dei tagli". Ah già, lui è il Ministro.....


Tecnology. Internet l'invenzione del secolo. Un mezzo unico che ha rivoluzionato le nostre abitudini. Prima per farti le pippe eri costretto a comprare i giornaletti in edicola.


Scienze. E' un successo il vaccino contro il cancro al seno sperimentato sui topi. Minnie potrà rifarsi le tette.


Bilanci. Da quando c'è LUI abbiamo avuto: crisi economiche internazionali, alluvioni, terremoti, aumento di corruzione,tagli finaziari, patti con la mafia, svilimento dell'Italia su ogni fronte. Se dice ti tifare anche per l'Italia, come minimo a Cannavaro verrà un ictus alla prima partita.


Sparare a vista. Corona cerca tranquillità: "Sono un ragazzo che vuole essere amato". Ed io uno che vuole essere armato.


2 Giugno. Festa della Repubblica. Dai bella, soffia sulle macerie.


Attualitè. Il 30 per cento dei giovani italiani non trova lavoro. Ed il restante 70 non ha voglia di fare un cazzo.


Inghilterra. Giornata di terrore in Gb: ex tassista spara a caso e fa una strage, 12 morti e 25 feriti. Il resto è mancia.


TV. 'Beautiful' compie 20 anni. Quando farsi una famiglia ha un senso biblico.


Berluscanews. Il Premier: "Sempre stato leale con Tremonti". E' con gli altri 59.999.999 italiani che gli viene di fotterli senza vaselina.

sabato 29 maggio 2010

Giovinezza, Giovinezza!

Battute spalmate, grattugiate, tritate, speziate, mandorlate, dolcificate, glassate e laccate per persone immunodeficienti:

Scienze. Dopo aver dato la vita ad una cellula artificiale, gli scienziati attendono di procedere alla sperimentazione anche sul PD.


Napolitano: "Il PArlamento è compresso". Ok Giorgio, ma l'hai presa la compressa?


Mafia. Anniversario di Capaci. Il Governo la sta sconfiggendo. Assorbendola dall'interno.


Alta tensione fra le due Coree: Kim-Jong Il mette in stato di allerta le forze armate. Pare che siano pronti a bombardarli con i parrucchini del dittatore.


Governicoli. Letta: "Ci aspettano duri sacrifici". Tranne che per Berlusconi, a lui lo aspettano dcelle troie simil-russe nel lettone di Putin.


Secondo uno studio inglese, il 14% delle mogli legge le mail dei loro mariti. Le altre non hanno sposato un idiota


Trapianti, Fazio autorizza i 'samaritani': ora si può dare un organo a sconosciuti. Bella forza, sono anni che il PD dona il culo a Berlusconi.


Economy. Tremonti presenta la manovra da 24 miliardi: "Gestiamola insieme". Quando si tratta di chiedere, siamo sempre noi a prenderlo.


Vaticanews. La CEI sul ddl intercettazioni: "La legge sia equilibrata". Di sicuro sarà una benedizione per i Nani da giardino.


Esteri. Guerriglia in Giamaica. Mettete dell'erba nei vostri "cannoni".


Manovrina. 24 miliardi: facilità di manovra per un Governo che ha asfaltato la democrazia.


Vaticanews. Arrestato sacerdote a Lodi per abusi su minore. Entrare nella casa del padre è sempre più pericoloso.


News. La chiattona di fronte casa mia si sta spogliando. Da questo deduco che ncomincia a far caldo. Da questo, e dal fatto che ne hanno parlato al TG 1 di Minzolini.


Attualitè. Niente casa né lavoro, resta in famiglia oltre il 58% dei giovani. E' che siamo tanto affezionati.


Offertissima!! Vendesi Paese vista Mediterraneo, 60 milioni e passa di cittadini in maggioranza telerincoglioniti, patrimonio artistico ben fornito, senza industrie e con le pezze al culo. Astenersi perditempo. Prezzo trattabile. Tremonti incluso.


Expò Cina. Brunetta: "Grande soddisfazione per il successo del nostro Paese". Del resto in Cina non avevano mai visto un involtino primavera diventare ministro.


Berluscanews. "Manovra di sacrifici". E lui di vergini da sacrificare se ne intende.


Intercettazioni on air. "Se fosse stata legge non avrei mai scritto Gomorra", ha detto Saviano. Allora c'è speranza di una legge per fermare Federico Moccia??


Pubblicità regresso. Nella nuova campagna del Kinder Bueno, il messaggio sarà più aggressivo. "Andrew adoro il cioccolato bianco". "Prova prima quello nero....".


Governicoli. Berlusconi insiste con Marcegaglia: ''Vieni a fare il ministro''. Come se di vallette non ne avesse abbastanza.


Interludio poetico. "Si sta come d'autunno gli alberi le foglie. Ma si preferisce d'estate le poppe delle spoglie".


Berluscanews. Il Premier cita Mussolini: "Il potere lo hanno i miei gerarchi". E un paio di troie a pagamento.


Italia. La situazione non è così grave come si crede. Abbiamo ancora il PD in fondo. A destra.


Sesso. Una donna su due farebbe l'amore con uno straniero. Basta che giochi nell'Inter.


Cinema. Esce "La Strada" con Viggo Mortensen. Praticamente il punto su dove ci ritroveremo dopo la manovra di Tremonti.


TV. Muore il piccolo Arnold. Il piccolo Silvio, lì a Palazzo, ancora resiste.


Mafia. Il procuratore Grasso: "Le stragi mafiose del '93 in Italia fatte per aiutare una forza politica". "Forza" con la lettera maiuscola.


Inutilitè. Mastella sogna l'Isola dei Famosi:"Con Belen e Aida ci andrei volentieri". No forse non hai capito. Siamo noi che ti manderemmo volentieri.


Esteri. Marea nera. Pare funzionare la linea Obama per chiudere la falla. Berlusconi: "L'idea di utilizzare Giuliano Ferrara è stata mia".

mercoledì 26 maggio 2010

Leggere: perchè no?

Quando l’ego della bussola è partito. Quando l’altro s’impossessa del tuo io. Quando l’assassino scarta “l’ovetto killer”, regalando una sorpresa dietro l’altra. Quando pensi che c’è un altro “pazzo” in libertà creativa, con licenza d’autore. Davanti all’ineluttabile smorfia a deformarsi in riso, non resta che aprire a caso una pagina dell’ultima creatura di Gianni Puca, “Io sono un altro” (Ad Est dell’Equatore) ed abbandonarsi alle nequizie più comico-grottesche che abbiate mai letto. Comico-noir, s’è detto; sfumature cremisi d’un giallo a bolero che monta ineluttabile verso l’agnizione finale: chi il colpevole, chi l’assassino? Una trama che incolla il lettore, un killer che incolla le sue vittime al suolo, una vischiosità vermiglia che s’appiccica come carta moschicida alla divisa togata d’un avvocato-commissario, pendolo ad oscillare tra l’io passato e quello presente, avendo ben presente di dover acciuffarlo, il colpevole, a costo d’incollarglisi addosso come tafano al deretano. Kerill è il commissario, ed il vicebrigadiere Palumbo il suo scudiero: indagatore d’incubi tufacei per una metropoli dall’aura illividita, incarnazione partenopea d’un Ingravallo impasticciato (o forse impasticcato?), il Nostro si trova a duellare col Mostro, a colpi di rovescio della medaglia, messaggi in codice e codice cavalleresco. Scacco fatto, il Re è matto! Una scrittura che scorre a valanga per ramblas inchiostrate, al canto tropicale di Canarie assolate, Fuerteventura a sfumar sullo sfondo: il segreto è uncinato, il Male s’annida nel passato, due baffetti in camicia bruna a marciar sulla sabbia del tempo. E Kerill che c’entra? La clessidra è rotta, i granelli rotolano via, il puzzle si ricompone: “Funiculì Funiculà”, e pare di sentire l’eco barbuta di Lello Arena, killer-vetero-piedigrottista in “No grazie, il caffè mi rende nervoso?”, i suoi messaggi strampalati, gli assassinii al limite del ridicolo, la risata sardonica e “jamme ‘ncopp ja’”. Una comicità in scia quella del Puca, che si nutre di contaminazioni nobili e popolari, di Troisi e Scarpetta, Woody Allen ed il suo “Zelig”, Totò e Peppino: mistura complessa nella sua corposa semplicità, che non tradisce il senso d’una recherche stilistica personale; un romanzo originale, un caravanserraglio di figure che l’Autore giostra da consumato capocomico, il cilindro ben calcato, il frustino ben in resta. Ricordate Stuart Kaminsky, giallista di Chicago, gran fustigatore dei costumi stelle e strisce targati anni Quaranta? Il suo detective Toby Peters, beone casinista e fallimentare, diede vita ad un genere lungo e fortunato: e Puca ed il suo commissario Kerill paiono degni epigoni di quel filone americano.
Questa volta in salsa napoletana.

sabato 22 maggio 2010

Battute ribollenti non bollite, non sbollentate, non ribollate, non rimbambite, per Bambi troppo cresciuti e bambini sviluppati:

TV. Bersani contro Minzolini: "Il Tg1 cancella l'opposizione". Chi ha parlato!?


Inutilitè. Carla Bruni: “Ho fatto sesso con Sarkozy mentre un capo di stato aspettava”. Ma poi è venuto.


Sondaggi. È Berlusconi il più amato dagli italiani. Almeno a sentir la Scavolini.


Vaticanews. Benedetto XVI: ''Compatiamo il pecato tentro la Chieza''. Si deve essere nascosto così bene che i preti sono costretti a spogliars per trovarlo.


Berluscanews. In Italia abbiamo il Governo del fare. In culo.


Economy. L'Euro resta debole sul mercato. Buttare le pommarole in faccia a Tremonti costerà di più.


Afghanistan. Berlusconi: "Noi fondamentali per la pace". Calderoli: "A cosa servono questi sacrifici?". La cosa mi sconvolge. Sono d'accordo con Calderoli......


Scajola smentisce la moglie: ''Falso che non parlo per coprire chi è più coinvolto. Non costruisco castelli in aria". Per adesso solo case.


Inutilitè. Naso 'extralarge' protegge da malanni. Ed è ottimo anche per pippare.


Manovra, Brunetta: ''Nessun taglio agli stipendi degli statali''. Potranno tagliarsi solo le vene.


Vaticanews. Crolla la fiducia nel clero. E' così bassa che i bambini, quando prendono l'ostia, ormai non chiudono più gli occhi.


Carceri. La situazione è critica per i detenuti. Ecco perchè Berlusconi vuole evitare di aggravare la situazione. Facendosi processare.


Politique. Brunetta:"Non metteremo mani nelle tasche degli italiani". Anche perchè non ci arriva.


Michele Santoro se ne va dalla Rai: ''Accordo consensuale''. Ma niente Villa di Macherio per lui.


Diaz, condannati vertici polizia. L'appello ribalta il primo grado. Una vera manganellata. Ops...


Università. La Gelmini: "La Sinistra strumentalizza la protesta". Mentre con la Destra vi fottete il nostro futuro.


USA. La nuova Miss America è musulmana. Ma nessuno ci ha fatto caso. Erano troppo occupati a verificare che non nascondesse ordigni nel bikini.


TV. La Pimpa di Altan esce in tv. Tre volte al giorno, che sennò ci piscia in salotto.


Scienze. Realizzata in laboratorio la prima cellula artificiale. E già tira coca e va a mignotte.


Artè. Colpo da 500 milioni di euro a Parigi: rubati cinque capolavori dell'arte. Del resto Scajola ai muri doveva pur appenderci qualcosa.


TV. Santoro lascia la RAI. "Sono stanco delle continue pressioni". Ha dichiarato Berlusconi.


Vaticanews. ''Intelligenza umana dono di Dio''. E Gasparri è il quarto segreto di Fatima, allora.


Compleanni. Pacman compie trent'anni. Come regalo una Sega.


Governicoli. Alfano: "Tutelare privacy e cronaca". In effetti non è un bello spettacolo vedere Minzolini leccare le chiappe del Premier.


Berlusconi :"Ho portato in politica una nuova visione morale". E se restava anche la notte la paga era doppia.


Inutilitè. Frattini si sposa. Bondi pure. L'Italia a puttane e loro ci vanno a nozze.

L'uomo giusto al posto giusto:

martedì 18 maggio 2010

lunedì 17 maggio 2010

domenica 16 maggio 2010

Leggere: perchè no?

“Amor, ch'a nullo amato amar perdona”. Eterni versi, strofe celeberrime; d’un Dante infernale, avviluppato di passione, tra vampe dell’orco a risalirne il botro. Inferno, V Canto, Paolo e Francesca: quando l’amore dà alla Malatesta. E chissà cosa direbbe il Sommo a veder Amor ridotto a sberleffo, baruffa chiozzotta per autori spiritati e dalla penna cerusica, precisa e luciferina: GULP! Ed è sparo nel buio, singulto a rimbombare nella strozza: tremate gli umoristi son tornati! E dopo il grande ed inaspettato successo della prima silloge favolistica (“Aggiungi un porco a favola”, 2009, Cento Autori) gli assassini, non paghi, ritornano sulla scena del delitto, affondando truce lo stiletto nel corpicino a putto del Divino Amore: “Se mi lasci non male. Penne d’amor perdute” (Kairòs edizioni), e son grottesche ciance a seppellir palpiti e patimenti di natura mocciana, al collo un lucchetto ferroso incatenato, e giù dal Ponte Milvio il cadavere angelico d’un Eros come quaglia imbalsamata, ad annaspare nei gorghi limacciosi d’uno humour parte british e partenopeo. L’idea di una raccolta di nano-romanzi d’amore par nata celia, giuco o scommessa: l’amore tra uomini e donne è una guerra di posizione che dura tutta la vita. E non c’è linea Maginot che tenga, nessun prigioniero è ammesso, in definitiva è un “si salvi chi può” che non fa sconti a nessuno. Visti i tempi, par pugna a singhiozzo, guerra lampo: l’amore che si riduce nel tempo, ci appare sincopato. Suvvia, possibile che dalla silloge d’amore, si passi direttamente alla sincope? Citando il buon Luciano De Crescenzo, “Siamo angeli con un’ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati”: bene, il GULP! a quell’angelo ha fatto le penne. Del resto, meglio un unico autore che stra-parla d’amore per seicento pagine, oppure un consesso di sessanta spiritelli perduti che dell’amore fanno bersaglio per strali urticanti e dannatamente comici?. Un’opera che raccoglie “il meglio del peggio” degli umoristi e scrittori partenopei, “gentaglia” disillusa, caustica, brontolona, dal talento genuino ed indicusso: Brun, De Giovanni, Ferrè, Marsullo, De Angelis, Palasciano, Santamaria, e mille altri ancora, una maratona cartacea a perdifiato per una letteratura corposa, miscellanea di stili diversi e perversi. Perché, l’amore è una bella materia da dare in pasto agli umoristi, e l’idea di questi nano-racconti coglie nel segno: uomo-donna, maschio-femmina, due metà che a volte collimano, a volte collidono. La coppia è un’ellisse i cui fuochi non s’incontrano mai, e se lo fanno è per sbaglio, giusto il tempo di dirsi “ti amo”, che già la luce si spegne e la tele s’accende. Attorno a questa antologia è riunita una bellissima parte della letteratura napoletana, e a Napoli la scrittura ha bisogno non solo d’evasione, ma soprattutto d’aggregazione: Partenope è un marchio, un “brand” letterario ormai, e libri come “Se mi lasci non male” stanno qui a dimostrare che è ancora possibile fare letteratura differente e col sorriso sulle labbra. “Uomini e donne sono le persone meno adatte per stare insieme. So’ troppo diversi”: e se lo dice Troisi non ci resta che piangere. Dalle risate.

Tipi Sinistri:

sabato 15 maggio 2010

Battute irriverenti, effervescenti, emollienti, ricaricanti, Cavalcanti, Ariosto, Dante, I cavalier gli armi e gli amori, il Cavaliere, la sua escorta

Unità d'Italia, Napolitano: "L'idea di secessione è un salto nel buio". Proprio un'odissea nell'ospizio.


Vaticanews. Il Papa in Portogallo. Incomincio a credere in un disegno del Fado.


Corruzione. Berlusconi: " Mi si vuol far fare la fine del 94". Ma no. Nessun vuol toglierti la sedia. Elettrica.


Unità d'Italia, Calderoli: senza decreti attuativi del federalismo niente celebrazioni". Decerebrazioni, quante ne vuoi.


Inutilitè. Morgan: "Elio ad X Factor è una scelta azzeccata". Come la cocaina al tuo naso.


Inutilitè 2. È uscito il nuovo libro di Walter Veltroni, "Quando cade l’acrobata, entrano i clown". Sottotitolo: "La Sinistra italiana dalla morte di Berlinguer in poi".


Scienze. Ascoltare Mozart non rende più intelligenti. Soprattutto se lo ascolti leccando le sue palle.


Politique. Fini gela Berlusconi: "Voglio risposte politiche". Meno male, che per quelle giudiziarie c'è una fila.....


Vaticanews. A Fatima il Papa accolto da folla di fedeli. Brandendo un crocefisso.


Godnews. Taranto: si finse oncologo per palpeggiare una donna, parroco rinviato a giudizio. E già un passo in avanti rispetto alle molestie sui minori.


Inutilitè. Video hard con Belen, Striscia consegna il Tapiro d'oro a Corona. Tra animali ci si capisce.


Politique. Corruzione: Anemone aveva sul libretto delle "ristrutturazioni" oltre 400 nomi di politici, dirigenti ed imprenditori. Il libretto, paga.


Cannes, la Guzzanti morde con Draquila. Bondi: ''Il film l'ho visto. Poi mi hanno spiegato che non potevo leccarlo".


Sesso. Presto sul mercato il contraccettivo agli ultrasuoni. Come se i delfini non avessero già abbastanza problemi.


Politique. Fini: "Che nessuno pensi ad imboscate nel PDL". Che la Resistenza non è cosa loro.


Vaticanews. Ratzinga: "Sconficcere mecanismi ke portano a aborto". Buona. E' per questo che i preti vanno coi ragazzini.


Inutilitè. Luxuria dopo la cena con Veronica Lario: "Ci siamo piaciute subito molto". Attimi di imbarazzo alla fine su chi dovesse pagare il conto. Lei aveva 300mila euro. Tutti in monete da 50 centesimi.


Attualitè. Niente nanetti nei giardini di Furore. Il sindaco non li vuole: rovinano il paesaggio. Brunetta: "Eppure non gli ho fatto niente".


Berluscanews. No a liste di proscrizione. "Ma per quelle di prescrizione ci stiamo attrezzando".


Meteo. Piove. Piove così tanto che Bertolaso ha già allertato le massaggiatrici.


Inutilitè. L'Italia in gocce di profumo: fiori, agrumi e mare nelle "Acque"estive di casa nostra. Che strano, ed io che continuo a sentire puzza di merda.


Corruzione. Il Pd: "Ora si vada a fondo". Sempre ad autocommiserarsi questi qui.


Roma. Chiede di abbassare il volume della tv: presa a sprangate assieme al compagno. Una cosa assurda, considerando che non era ancora iniziato il "processo" di Biscardi.


Governicoli. Appalti per l'eolico: indagato Cappellacci. Berlusconi: "Un gran giramento di pale".


Firenze. Decapitata statua di Roberto Benigni. A colpi di Divina Commedia.


Berluscanews. "Presto una legge anticorruzione". Tutto può essere. Adesso aspetto solo che Borghezio diventi nero.

Saviano non ha Fede:

Leggere: perchè no?

Tempi oscuri, templi fumosi. Preci e libagioni per divinità sospese, il mito dei greci rivive ancor oggi. Tu uomo! Svesti la sciassa borghese, indossa fiero il trìbon di stoffa caprina, sei pronto a rivivere il Mito? Allora spalanca il riso alla più folle riscrittura d’Odissea che tu abbia mai letto: “Achei, il prezzo è giusto!” (Boopen Edizioni) e son pagine satolle di lazzi e calembours, opera demenzial-epica di Maurizio De Angelis, satiro partenopeo dal tocco campanilesco. “Udisse l’Astuto” ed il suo “nostos” esilarante verso Itaca la brulla, coi Proci bellimbusti ed una Penelope infedele, il “Telemaco sotto controllo” ed un ciclopico Polifemore, occhio solitario e tre gambe al seguito. Un libricino che scorre liscio come ambrosia a gargarozzo, tra sorrisi a denti stretti e crasse risate, le gesta mitopoietiche del Nostro come giostra lessicale per l’estro a iperbole di De Angelis, umorista instancabile, vincitore per ben due volte del prestigioso Premio Troisi. Udisse, che da abile tessitor d’inganni, diventa cacciaballe a fin di bene: il suo. Che da polimorfo affabulatore, diviene multiforme pallista; che da fiero eroe dalla lingua dorata, diviene mendace straccione, peri scampare a Proci tronisti ed ipervitaminizzati. E se nell’ “Ippia Minore” Socrate ce lo dipinge come unico “eroe”, capace con la sola di favella di disinnescare perfino la fisica baldanza, il valor guerriero del “Piè veloce” Achille, nel circo deangelisiano il figlio di Laerte è invece il più lesto nell’alzar tacchi, spolverando il sentiero coi talloni leggiadri. E della proverbiale sagacia, della sua astuzia leggendaria, che dirne? Basta una leva per sollevare un macigno, ma perché faticare se la vita è una beffa, se il destino è filato da Parche a mezzo servizio? Divinità miscredenti assise sui nembi, Penati che fanno pena, Olimpici senza medaglia: Zeus e la sua ex- moglie (“Era”, appunto), Apollo il “bello che abballa”, Vulcano che non rilascia fattura nella sua officina, Hermes ed i suoi calzari-assorbenti con le ali; un bailamme trimalcionico di folli sapienti e savi impazziti, un’odissea che s’impantana nonostante il soccorso Fe-ACI, e che sconfina nell’Eneide, pestando i calli ad Enea, ormai “anchiseosato”, a furia di portar l’avito padre a cavacecio. Udisse, che Nessuno cerca perché di lui non v’è Tracia; che sfida i flutti del mare, e li digerisce pure; che sfugge alle Sirene della “Neapolizia”, come contrabbandiere di Santalucia; che giunge in Magna Graecia, ma resta a stomaco asciutto; insomma, “Udisse l’Astuto”! E se lo dice De Angelis non resta che ridere

giovedì 13 maggio 2010

domenica 9 maggio 2010

Destino Cinico e Baro:

Leggere: perchè no?

“L’orrore”. Come epitaffio a fior di labbra, d’un Brando-Kurtz demone inumano, emerso come totem dalla linea d’ombra dell’umano agire, diviene sigillo raggrumato sul tessuto sfilacciato d’una guerra tenebrosa, dal cuore nero, metastasi purulenta; orrore discinto che sublima, trasmutando in voluttà di potenza, tracimando in livide pozze di umori aciduli, vomito urticante come bolo sulfureo: nuda parvenza, egida superflua per uomini inermi di fronte all’istinto più bieco e ferino. Perché l’orrore ha un volto, e bisogna farsi amico l’orrore se si vuol sopravvivere al maelstom cannibalesco; di uomini come fiere, regrediti ai primordi, ragione come simulacro, le vestigia del Pensiero screziate del bianchiccio riverbero di teschi cavi ed ossa conotorte, angosce glaciali ad azzannarti la gola, come erinni in fiamme. Fatima Curzio ce ne restituisce intatto il senso, l’olezzo morboso, ritagliandone precisi e netti i contorni: l’orrore nella sua forma più pura. “Sentieri di guerra. Storie e inganni di un’antica tragedia” ( Edizioni Cento Autori) racchiude sette racconti di rara bellezza , e sono sette bracci insanguinati d’un candelabro dalla luce nera, quella fiamma che spegne le iridi di vittime e carnefici, illuminando il riflesso dannato d’un’Alice capovolta e demoniaca, a segnare il confine, il limen indistinto tra chi uccide e chi muore. Guerra Santa, Anno Domini 1565. Crociati di Malta ed “Infedeli” a mezzaluna ( ma chi è l’”infedele”, se l’unica fede è nella Discordia?), il truce budello d’un isola imputridita come scena princpesca d’una guerra antica di maschere perdute, spettacolo pirico che ammalia, fascinoso e perverso. E poi CINA. Antica Iraq per un millennio gotico d’assalti medievali, truppe rurali di “Boxeurs” armati (1900, la “liberazione” di Pechino), inferociti contro America e mezza Europa, la Città Proibita profanata ed arsa, vittime a catena, morte per le strade; e ancora, 1937, la presa di Nanchino: orde nipponiche ad insanguinare il Fiume Azzurro, la pietà umana ridotta ad inutile zavorra, medaglia da spuntare. E le folli strambate del “Grande Timoniere” insaziabile (Mao Tze-Tung), che affamò le terre, annichilendo uomini, in nome d’una Rivoluzione totalitaria e coatta, un balzo nella Storia che lasciò una voragine incolmabile. Infine, le scie luminose di corvi d’acciaio roboanti a solcare New York, il puzzo dei corpi disfatti e accartocciati, le Torri abbattute come pedoni sulla scacchiera, bastioni in rovina, miseria infinita. America ferita, America perduta. Il vento ferale d’una Guerra Imperitura, a graffiare i volti, come vetro, a solcare le mani, ruvide e indurite come canapa grezza: maschere deformi, clowns grotteschi, che s’animano da presso, dura cronaca d’ un passato a noi vicino, ancora attuale. La Curzio punta il dito, rigirandolo nel ventre sudicio e infetto della guerra; e dietro il paravento della vuota retorica s’ode il prosaico frusciar di banconote oleose ed il puzzo osceno di un’arroganza infinita. Sentieri sofferti, per una lettura necessaria.

sabato 8 maggio 2010

E.R. : Economia da Ricovero

Battute solleva morale per chi ha i tacchi e non i denti, eppur perdenti, fieri e laceri andiamo sventolando i nostri stracci presi al laccio:

SCIENZE. Tra le innovazioni italiane arriva la bilancia che pesa polvere comete. Sarà utile per la pesa di Giuliano Ferrara, almeno.


Vaticanews. Anche la Chiesa preme per il nucleare. Forse perchè della sua credibilità è rimasto un atomo.


Appalti, Scajola: sottoposto a processo mediatico. E che nel PDL solo quelli si possono fare scusa.


Grecia. Comunisti occupano l'Acropoli. Tra antiche rovine ci si riconosce sempre.


Vaticanews. ll Papa ai giovani: «Fifere, non fifacchiare». Un messaggio così ispirato che mi è subito venuta voglia di comprarmi un paio di scarpette rosse di prada.


Miracoli. Scajola si è dimesso. La bambolina voodoo che ho sul comodino sta lacrimando.


Politique. Revocato il divieto di dimora in Campania per Sandra Lonardo. Proprio ora che s'era liberata una splendida mansarda vista Colosseo!


Sesso. Secondo un sondaggio una donna su due ama i partners intraprendenti. Tipo quelli che le chiamano un taxi dopo aver concluso.


Economy. Crollano le Borse. E' l'effetto sirtaki.


TV. A Ballarò D'Alema manda Sallusti del Giornale a "farsi fottere". Finalmente ha detto qualcosa di sinistra.


Governicoli. Dimissioni Scajola. L'ex ministro si difende: "Sono all'oscuro di tutto, è una persecuzione giudiziaria, un processo mediatico, non ho mai conosciuto questo Mills...". No l'ultima non è sua.


Lavoro. I giovani sono i più colpiti dalla crisi. La buona notizia è che non verranno mai scippati della pensione davanti alla posta.


Esteri. Scontri in Grecia, banca data alle fiamme dai manifestanti ad Atene. Chissà se Tremonti è ignifugo?


Governicoli. Berlusconi: "C'è una congiura". Solo che Catilina sei tu.


Bossi avverte: "Potremmo riprenderci il ministero dell'Agricoltura". Finalmente ti vedremo con una zappa in mano.


Berlusconi: ''I nostri conti sono in ordine''. Mi sento finalmente sollevato, così sollevato che vado a farmi una escort pagata da un faccendiere multimilionario. E se avanza tempo un giro in banca a cambiare assegni. Ottanta credo che andranno bene.


Inghilterra. Elezioni Gb, vincono i conservatori. Tempi duri per i Beatles.


Duellanti. Napolitano: "Gesto inconsulto quello di Totti su Balotelli". Totti: "Gesto inconsulto, quello di firmare leggi vergogna a cazzo di cane".


Economy. Dopo il panico di ieri Moody's chiarisce: ''L'Italia è vaccinata al contagio della crisi del debito''. E' alle stronzate che ancora dobbiamo far l'abitudine


Vaticanews. Arriva oggi il milionesimo pellegrino in visita alla Sindone. Assieme al lenzuolo avrà in omaggio anche un materasso eminflex.


TV. Tensioni tra Secchioni e Pupe, Elena e De Giovanni. Sono talmente intristito che ho bruciato la televisone col napalm.

mercoledì 5 maggio 2010

L'anima nera del PD:

Leggere: perchè no?

Sei colpi. Sei stigmate di fuoco, sul corpo di un ragazzo di 26 anni. Unica colpa, quella di scrivere la verità, guardandola in faccia, senza retorica, senza paura.Giancarlo Siani era un “quasi-praticante” del Mattino quando fu ammazzato, una notte settembrina dell’ ‘85, un soffio di libeccio che si portò via anche la sua vita. Echi lontani d’una “Fortapasc” perpetua e impenitente, misericordia silente a frangersi su faraglioni di cartapesta, nel mare plumbeo d’una indifferenza colpevole che costò la vita ad un ragazzo, eroe suo malgrado. E se il “giornalista-giornalista” Siani non avesse pagato un prezzo estremo per il suo mestiere, di sicuro avrebbe letto di “Giordano Bruno”, cronista precario, in bilico sulla vita, graphic novel d’ambientazione partenopea, venata d’umorismo e striature noir, tendenti al nero pece; avrebbe sorriso, rivedendo in un fumetto, in sequenza, gli inizi problematici, il precariato come condizione esistenziale, quella atavica voglia di ricercare notizie, di raccontare la verità, scavando nel fango lutulento della metropoli con le sole mani, con la forza ribelle degli anni giovanili. E “fumetto” è parola riduttiva, in effetti. Giuseppe Pesce e Pasquale Vitale ricreano un mondo iper-reale, disegnano i contorni d’un mosaico decomposto, una tela setosa che avviluppa la Sirena, come fosse Disinganno: s’alza maestosa, Partenope insanguinata, grida in ambasce, attonita e sofferente. Nessuna requie, nessuna prece, solo ululati d’umanità derelitta, humour nero e sangue vermiglio. I due autori hanno lavorato di fino, smussando i tratti bozzettistici e caricaturali della nostra metropoli, riversando su carta, in chiaroscuro, il profilo nervoso d’una Neapolis d’umore ellenico, la nuda cronaca del quotidiano affanno, screziata dal nerofumo d’alambicchi sobbollenti, fumose misture: un “athanor” alchemico in cui trasmutare segno e natura, in cui il giallo tufaceo diviene esoterico effluvio di destini intrecciati, vite contorte, unite a spirale. Napoli, città del peccato, che monda sé stessa, scorrendo sotterranea come Sebeto invisibile; che s’apre a ventaglio, sfumando e schiumando in un mare illividito, spettrale e metallico: nell’ultima avventura di Giordano Bruno (dopo “Ponte Ricciardo”, nel 2005 e “Il mare alessandrino”, 2008), la fiamma dell’incubo rischiara il tetro volto d’un serial killer spietato, progenie di Squartatore che avvampa al lume etereo, eterno, di Raimondo di Sangro, Prinicipe-diavolo di San Severo. “Il Lume di Don Raimondo” (Oxiana Edizioni) è infatti il terzo albo d’una silloge a cinquina dedicata al cronista-precario, indagatore d’incubi terreni, segugio infallibile nel cacciarsi nei guai, ironico e distaccato quanto basta, impiccione fino alla morte: la sua. E mai come in “Don Raimondo”, il nostro ci va così vicino; il bianco riverbero di canini puntuti risplende nella penombra gotica di un novello “gabinetto del dottor Caligari”, il cacciatore diviene preda, i polsi serrati, gli occhi sgranati: una vertigo straniante, una graphic novel che ricorda le sfumature argentee del “Nosferatu” di Murnau, seguendo note romanzesche vicine ai racconti dell’indimenticato Attilio Veraldi, per una Napoli letteraria annerita e stracciona. Oggi come allora.

martedì 4 maggio 2010

lunedì 3 maggio 2010

Battute agrodolci per dolci senza gabbana gabbati dalla vita senza vitamina:

Mafia, raid vandalico contro l'albero di Falcone: rubate foto, messaggi e dediche. Sostituite da tessere del PDL.


Berluscanews. Noemi compie 19 anni e si regala un nuovo look: labbra, seno e naso nuovi.Giusto per dare a Silvio il brivido della novità.


Cronaca. Pubblica su Facebook foto con Lavezzi: tatuatore ucciso per invidia a Napoli. Una città dove ti fanno la pelle.


Cinema. Alba Rohrwacher si spoglia per Soldini. Nel cinema si guadagna talmente poco, che una poi deve per forza arrotondare.


Attualitè. A rischio la fabbrica di tortelli Fini. E' proprio un momentaccio per chi porta questo nome.


Economy. Crisi Grecia. E' talmente alto il rischio di default, che quasi quasi ci invidiano Tremonti.


Goodnews. Finalmente in Italia riavremo il nucleare. Un'energia talmente pulita che al confronto la coscienza di Berlusconi è sporca.


Berluscanews. Lodo Alfano, il Governo ci riprova con lo scudo a Berlusconi. Aridateme lo Scudo Crociato!


Italiopoli. A Milano "Chiudi il rubinetto", campagna per ridurre gli sprechi idrici. Ma per la Moratti resta sempre la Milano da bere.


Fini: ''Nel partito non è in atto nessuna guerra ma d'ora in poi pretendo rispetto''. Berlusconi gli ha già cambiato la sabbia nella lettiera.


Politique. Bocchino: " Berlusconi ha chiesto la mia testa". Cappella. Credo si chiami cappella.


Bolle nudo sul palco del San Carlo di Napoli: "Nessun imbarazzo". Tranne una signora in prima fila costretta ad inforcare il binocolo.


Esteri. La marea di greggio arriva in Louisiana. Per una volta il petrolio non se lo devono andare a cercare con una guerra.


Italicus. Montezemolo: "Il Paese è chiuso nell'angolo da tempo, per uscirne deve fare come la Fiat". Avviate le procedure per trasferire il Belpaese in Polonia.


Napoli. Arrestati unidici falchi. I falchi sono quei loschi figuri che girano in moto e che dopo averti fermato ti menano con gentilezza. La gentilezza serve a distinguerli dai malamenti.


Vaticanews. Papa: "Più zensibile a messaccio dela Zindone". Un lenzuolo per coprire gli scandali della Chiesa? Può andare!


Pdl, La Russa presenta 'La nostra destra': visto il testimonial andava bene "in fondo a destra".


Scienza. Scoperto lo spray che quando spruzza rende gli uomini più dolci e disponibili. Credo che esista da millenni e che stia nelle mutande.

giovedì 29 aprile 2010

Leggere:perchè no?

Soscia ‘o viento


Cazzo. Ci mancava solo ‘sto cazzo di terremoto. E poi brucia da morire, anche se a vederlo non sembrerebbe. Tutto liscio, gloria e denaro. E invece. ‘O Terremoto! Fanculo al terremoto.
E poi…dove… sono…finito? Buio. Dissolvenza. Sogno.

Nei film americani…Rambo, no? Grugno in cemento armato, muscoli scolpiti col martello pneumatico, mitraglia a mano, incazzato come un bufalo indiano. Sparato, accoltellato, mille, cento, infinite dannatissime volte. E lui sempre in piedi. Sempre lì, accanto alla bandiera stelle e strisce, come se niente fosse. Voglio una parte anch’io. Mi spetta. Nel film, nella vita.
Bigliettiprego. Cartavincecartaperde. Guagliò, addo’ vaie, chi si’, che vuo’?
E a me era bastato uno sparo. Solo. Striminzito. Un solo fottutissimo buco in petto. E che cazzo di film di merda, allora! Eppure.
Eppure doveva essere una fesseria, Sasà così diceva, ma quello era sempre stato ‘nu strunz, nu chiachiello.
Lo sapevo questo, l’ho sempre saputo. Assieme a quel coglione avrei fatto prima o poi la fine della zoccola arricettata.
Cazzo come brucia. E che caldo. La testa nel forno. Mammà s’incazzava quando ce la mettevo.
Fa caldo in questo sogno di mezza estate. Rovente, ti entra dentro e ti fa evaporare il sangue. O era febbre? Una febbre nervosa, fredda. Brividi per tutto il corpo, la fronte imperlata che luccicava, colpita da un lungo raggio che s’era fatto strada a spallate. Sole incrostato, luce appannata.

“Presto! Facite ampressa! Ccà ‘nce sta’ nu guaglione!”. La voce di un uomo. Lontana, vicina. Un vociare come onda, come brusio.

Alzo gli occhi, verso il nulla: nebbia, calcinacci, munnezza e acqua a perdere. Acqua storta.
Ma siamo a Napoli o in Egitto? E le piramidi addò stanno?

“Guagliò! Nun durmì, mò arrivamme. Mo’ te sarvammo!”

Sì, sì. Sto bene…ho solo caldo…caldo da morire. Sto…bene...
Bene, male? Guarda. Guardala! La ferita al fianco destro era un piccolo strappo, lercia di sangue, un rivolo costante. Un rubinetto di catrame rosso, a perdere, un taglio slabbrato al becco di Paperino: Paolino, Giggino o come cazzo si chiamava quel papero sfigato, sempre senza un quattrino, sempre a tentare di spiccare il volo con quelle tozze alette da gallina. Perciò si diceva “senza il becco d’un quattrino”, perché da povero sei solo un poveraccio, un papero senza mutanda pure tu, non hai le ali per volare, puoi solo arrampicarti sulla vita. Con le unghie, a morsi, sputando denti e bestemmiando. Senza tregua, senza garanzia. Una delle sue magliette preferite, puttana. Adesso era da buttare.

Ci tengo la mano sopra, premo e pizzico, che fa meno male. Pure Rambo fa così, il cemento qualche volta si crepa. Già, a volte si crepa.
Buonoecattivo: nei film è facile, nei film i buoni non muoiono mai, un carnevale di proiettili ed esplosioni vaganti, e nessuno che si decida a morire per davvero. Eroi immortali, ed io voglio essere come loro. No. Meglio cattivo. Meglio che mi sparano, che così la smetto, troppi sputi sulla tomba di mia madre, troppi scippi su quella faccia di marmo bianco e pallido. Tanto solo scippi potevo, fare, chi cazzo…me l’ha fatto…fare?
E i Buoni mi hanno sparato. Bucato il fianco, puntura di spillo. Bucato la faccia stupita di questo papero di merda. Una puntura di spillo insistente, fiaccante. Da perderci il fiato, ed il sonno.

“Guagliò, nun durmi’!”.

Il dolore. Se non respiro lo sento urlare. Prende le costole, s’aggrappa al braccio, m’invade il cervello. Piangere. Voglio solo piangere: adesso raccolgo le forze, tutto me stesso, e piango. Scorro via come ‘ste dannate lacrime. Che l’unica che scorre, è l’acqua delle condutture. Tic-tac-tic. Una goccia alla volta. Una goccia ancora.
Doveva andare tutto liscio, eh Sasà? Era solo ‘na camminata? E che chiavica di passeggiata, Sasà! Ma con chi sto parlando? Adesso dove cazzo stai? Ragazzino, muschillo, merdillo, cazzo d’un Sasà! Sei steso a terra, ti vedo. Coperto dal tuo sudario bianco, l’oscenità della morte innocente, quella che non si può, non si deve vedere, che va celata agli occhi degli uomini, perché nessuno vuol vedere il futuro riverso sul marciapiede, una pozza di sangue ad affogarne le speranze.
Nessuno vuole vedere davvero.
E tu sei morto, la tua vita periferica è morta. Schizzata via. Tumulata. Crocesopra. E il terremoto ci ha finito di seppellire, ha mondato i tuoi peccati, assieme ai tuoi sogni di quindicenne. Eroe per poco, pure tu, per meno di duecento euro.
E’ quanto vale una vita?
E quanto vale?
Duecento euro del cazzo.
Ma tu nun rispunne, le risposte quando mai le hai conosciute. Mica le conoscevi? Perso come me, come tutti, dietro il frastuono di una ruota che gira, all’ infinito. Una vita di latta, come una scatoletta per cani. Cani e pidocchi. Con quel poco che ti offrono. E devi pure scodinzolare per ringraziarli. Per ingraziarteli.
Cazzo, mi hanno sparato!

Suoni, musica, granelli di polvere. La terra che trema? No, è musica adesso. La sento. S’arrampica e discende, segue il gorgoglìo di questi tubi ferrosi. Lontana, indistinta. “Jesce sole…saglie ‘a temperatura…cu ll’onna de lu mare…alluntana ‘sti janare…”. Esci sole, esci. Illumina e distogli, scaccia queste ombre, le janare che girano attorno. Neri corvi avvoltoi. Fanculo! Le posso afferrare. Se mi concentro, le posso fermare.
Respiro. Puntura. Attendo. Riparto: respiro-puntura, sempre uguale. Il disco è rotto. Mille aghi di pino conficcati nella carne: aghi sottili e pungenti come quelli di un abete di Natale. Piccolo abete aguzzo come denti di topo. E chi ce l’ ha mai avuto un albero di Natale vero, di quelli che perdono le punte? Solo plastica, solo paccottiglia “made in china”; le stigmate dello sfigato cucite addosso, brillano come labaro in petto, filate da bambini sporchi a mandorla, in rincorsa inutilmente. Perennemente indietro.
Sedici anni. Sono quelli che posso permettermi.
Il Natale. E poi perchè Natale, che siamo a Ferragosto? Eh, Gegè? Gegè!

“Guagliò nun durmi’!”.

Svegliati, ragazzo, non puoi addormentarti. Pensa. Pensa, pensa, pensa…A tua madre, a tua sorella. Giulia. E’ sola adesso. Io? Moriròvivrò? Cazzo ne so! No, tu sei giovane ragazzo, tu si’ nu piccerillo ancora, sei ancora un bambino. E sei forte. Vedi che all’ ospedale ti dicono che è solo un graffio, come quella volta che cadesti dalla bicicletta e tua madre volle portarti a forza al pronto soccorso, anche se tu continuavi a dirle che no, non li volevi i punti sulla gamba, che poi ti avrebbero chiamato sfrigiato, che non ce n’era bisogno. E oggi? Quanti punti ti metteranno? Abbastanza. Sì, fanculo, abbastanza! Da passare dal via e ritirare un bonus per una nuova vita.
Ci provo…ancora…una volta.
“ …quanno schiare juorno, fa’ spari’ chisti taluorne…” Musica. Che segue la luce. E la terra che vomita, ne vomita ancora, mille note, mille e poi mille. Tarantolata, come danza di morte. Vieni e abbracciami, portami nel fuoco e nelle ceneri, nell’inferno e nell’oblio. Portami via da qui.
Non lo senti il cuore che batte? E’ veloce il tum tum, sempre più veloce…
Ma tu non vuoi che si fermi. Preghi. Una musica silente, a fior di labbra violacee.
Trema la terra.
Tremi anche tu.

E’ buio. “Astrigneme ‘a mano”. Perché non me la tieni nelle tue, perché? Mamma.
Piango. Ed ero l’uomo di casa. Piango. Che omme si’? Ed è giusto, giusto così.
Mamma. Non ti devi preoccupare più. Ci penso io a te adesso. La polvere di un ricordo.
Spazzato dal vento maligno di una terra nera.

“Tranquillo, guagliò. Stiamo arrivando. Ci penso io a te, adesso!”.

Padre. Padre invisibile, padre inesistente. “Questa è la preghiera dei carcerati…”.
Fuori, dentro. Dentro, fuori. Poggioreale era la tana del lupo, io ci portavo le mie mani giunte in preghiera, la mia faccia spaurita da preda in fuga. Il lupo lo conoscevo, avevo i suoi stessi occhi. Padre camorrista. Ed io, suo figlio. Un corridoio a scacchi. Angoli muti, spigoli ciechi. Un altro corridoio. E poi sbarre, sbarre a volontà, sbarre a strafottere! Ma io lì dentro non ci sarei mai finito. Un topo i muri li crea e li distrugge, le gabbie le rosica via. La zoccola in trappola se magna a muozzeche. Zoccola kamikaze.
Il carcere è per i perdenti, così mi hanno detto, così è sempre stato. Gli eroi mica ci finivano, in carcere. Ed anche se qualche volta la gabbia s’apriva, era sempre per poco. Ci vuole la chiave. Con la chiave giusta…io ce l’ho, l’ho sempre avuta. Si trova sempre un modo per fottere la vita. Sennò fotte lei te. Papà. Cazzo. Gli eroi, loro, uscivano sempre, scappavano via , lo trovavano sempre un modo per metterglielo nel culo, ai poliziotti. E tu l’ hai fottuto a chillo ca t’ha sparato?
“ Si, io t’ aggio fottuto! So’ scappato, strunz!” .
Quel coglione di Sasà. “Gegè, il colpo è semplice. A questo qua gli dobbiamo fare il cavallo di ritorno. Chille vo’ ‘o motorino, e nuie ce pigliammo ‘e sorde, quale è ‘o problema? E pure se ci pigliano, nuie simme minorenni, Gegè, non ci possono fare niente…nuie c’ ‘a futtimme ‘a polizia!” Sasà…e l’hai fottuta la polizia?

Tutto bene, tutto liscio. Avevamo preso pure i soldi. Il tipo sudava, la faccia stravolta. Stava là, con le banconote strette nel pugno e tremava tutto, sembrava posseduto, in preda ad una crisi isterica.
Non mollava, la mano serrata in un pugno. E poi.
“Strunz! Lasce ‘e sorde ca si no te scass’ ‘a capa!”. Sasà. I soldi.
Mi compravo un telefonino nuovo, quello che fa anche le foto, così ci mettevo quelle di Sara. Io e lei che ci abbracciamo sulla spiaggia, così levavo pure lo sfondo con la capa di Maradona, che quello era un panzone strafatto a coca oramai.
Tutto liscio. Poi quello stronzo esce fuori e dice che ci ha fregato lui, che ha chiamato la polizia, che così ci fottiamo noi, e tutti i nostri bei propositi del cazzo. In un minuto luci, tuoni, un casino di freni e ruote che sgommano, due lampeggianti che ci puntano: è finita Sasà, scappiamo. Pigliamo il motorino e scappiamo, quelli stanno con la macchina, vedi che non ci pigliano in mezzo ai vicoli. “No Gegè, io a questo pezzo di merda gli sparo, e sparo pure a chilli sfaccimma in divisa. Vincimme nuie Gegè, vincono sempre i migliori!”.
E dove l’ hai presa la pistola, Sasà? Dove cazzo la tenevi, che quando ti stringevo i fianchi sul mezzo, mentre m’aggrappavo a te per non rotolare via, non l’ ho sentita?
“Sasà, nun fa strunzate, quelli so’ poliziotti, s’ impressionano, facimme ‘na brutta fine…Sasà!”.

Moviola in campo lungo. Fuochi fatui, che vorticano nell’aria. La macchina da presa vacilla, freme, tremula: la strada s’apre come terracotta, urla e lividi, brecce e disperazione. L’ombra dei palazzi oscilla, “fujtevenne, fujte…o Terremoooto!” . E alla fine il sipario cade, assieme al teatro.
E sparano.
Sparano prima loro, Sasà. Puntano le ombre, ma la canna è storta, il tamburo gira, e pesca il nostro numero. Bum! Hai perso, mi spiace. Nei film sbagliano sempre, non ti colpiscono mai, paiono comparse cieche che tentano la sorte: ma a Napoli la sorte non te la scegli, te la regala sempre qualcuno. Qua la ruota gira al contrario, la pallina si ferma sempre sul numero sbagliato. E quando esce sei fottuto. E allora spara, spara anche tu amico mio, spara al cielo e alla nostra miseria!
Tanto la pistola è finta, va a vuoto, come te, come me. E’ solo un’ imitazione, “made in china” pure questa, l’ennesima di una vita menzognera. I nostri son colpi d’aria, leggeri, carezzevoli, inutili. Bolle di sapone. E con le pistole finte s’ammazzano solo i sogni, non lo sapevi?
Siente comme soscia ‘o viento, siente…

Cazzo, il dolore. Stordito dal calore dolciastro di questa estate a brandelli pareva assopito, cullato da queste mani che scavano sanguinanti, dalle voci impastate di calcinacci e dalle sirene ovattate. E poi la musica. Ancora… la… musica.
“…fernesce ‘a malaciorta, e caccia fore ‘a morte…cielo nun chiovere…jesce, jesce sole…”.
Basta. Portatemi via, che da solo non voglio restare. Tempo. Troppo ne è passato, che ore sono? Ho caldo, poi. Che cazzo di ore sono, che pare di affogare nel Vesuvio con tutto ‘sto calore? Quanto tempo è scivolato via, dalle mie mani, dalla nostra pelle scarnificata e bruciata da questo sole gelido ed implacabile? Gli spari, le grida, io, tu, i lampeggianti… ‘O Terremoto!.
“Buttala a terra, buttalaaterra, butta…la..aterra…”.
T’aggio fottuto io…io…ho… freddo. Sasà adesso sento tutto il freddo dell’inverno più lungo, e poi è notte, è sempre stata notte, amico mio.
Adesso dormo.

“Guagliò, nun durmì! Stai sveglio, siamo arrivati! Presto, la barella, è ferito…facite ampressa!” .

No, io…è solo un graffio, sono caduto, la colpa non è mia…è stato…è stato Sasà, è sua…la colpa. Ma la colpa di chi era? Mia, tua, nostra o collettiva, che differenza fa?
La scena madre. Me la sono sempre immaginata così, Rambo. Sei ferito, ma hai ancora un colpo in canna: vedi le pale dell’elicottero che ti volteggiano sulla testa, ti sta aspettando, come un condor la sua carogna, vuole godersi la fine. In prima fila, in prima linea. Le senti le urla, Rambo?
Il caos attorno al tuo corpo schiantato, ebbro di dolore, il sangue che ti scorre davanti agli occhi, un filtro rubino davanti alla tua vita nuda, data in pasto alle belve furiose che t’agitano le budella. E i dollari. Una montagna di fruscianti banconote con lo stemma dello Zio Sam stampigliato sopra, affogato nel verde oleoso dell’inchiostro, il sangue del capitalismo americano che ti ricopre come un tappeto di petali setosi.
E tu sei steso per terra, finito, della fine che volevi. La tua apoteosi, il tuo personale crepuscolo degli dei. Quella morte vista mille volte in uno schermo screziato d’azzurro, finalmente vera. Tremendamente reale.

“Uggesù, ma chest’ e’ sanghe! Guagliò nun murì!”.

La ferita. Pulsa senza requie. Poca forza nelle mie mani, sento che fugge via, come il mare in risacca. Quel mare tra le dita, quando sfrecciavo in motorino per il lungomare, Sara dietro di me, aggrappata alla maglietta leggera con le sue unghie fasulle, uno smalto bianco, d’una pallida luna mangiata a metà. Le dita della morte, le dita dell’amore.
Una mano mi preme sul forellino, cercando di tamponare la vita che mi sfugge via, da questo petto senza peli, da questo cuore che batte lentolento. Sempre più piano.
La faccia di Paperino è stupita, pare allucinata, fiaccata da questa estate sciropposa, senza via d’uscita. O forse è solo spaventata.
Il sangue cola copioso dal becco ferito, adesso lo vedo. Rosso, come vino sulla tovaglia. Che strano, i fumetti non sanguinano, non provano dolore, non vivono e non muoiono. Eppure io…io… sto morendo.


Le forze lo abbandonarono. Il corpo del ragazzo scivolò giù, come risucchiato da una forza invisibile che lo attraeva a sé, con grazia, senza un gemito. Era stordito, Gegè, le gambe inchiodate, le braccia che formicolavano.
“Ma’, fammi dormire, lasciami chiudere gli occhi…il sonno non mente, non può ferirmi…famme durmì”.
Le voci gli furono sopra, lo circondarono. Poliziotti? Lo avevano preso, allora.
Si sentì sollevare, piuma senz’alito, corpo senza carne: un piccolo Cristo senza la sua croce, issato sulla folla ondeggiante e lamentosa.

“Maronna mia, facce ‘sta grazia! Sarva ‘o piccerillo, sarva ‘stu guaglione!”

“Ho paura…ho solo… paura”.
Una donna lo coprì.
Madre: ma non è il tuo volto.
Madre: perdona se puoi.
Madre: ho freddo. Ma è luglio.
Ho freddo e non c’è fuoco che mi possa scaldare…ho freddo per tutto quello che ho perso, e che non ho mai conosciuto…ho freddo…ed è un freddo mortale.

Chiuse gli occhi, senza versare una lacrima. La ferita adesso era una rosa vermiglia che gli inzuppava la maglietta, un fuoco spento che gli ardeva in petto.
Paperino, con occhi sbarrati fissava un cielo torbido, opaco e senza luce. Stupito, lui che era immortale, d’esser morto davvero, come un uomo qualunque.
Come un sogno interrotto da una pallida alba, in una città vera e dolente, dove anche i bambini potevano morire.

“…Jesce…jesce…jesce sole…”.

mercoledì 28 aprile 2010

venerdì 23 aprile 2010

Battute che Silvio piacerebbere un mondo, se non fosse impegnato a fotterselo, il mondo:

Politique. Cicchitto: "Nessuno pensi di rovesciare i risultati elettorali". Allora lo sanno che il loro Governo fa vomitare.


Sesso. 24enne inglese vive in persistente eccitazione sessuale, causa disfunzione connettiva. Una sindrome davvero rara. Nelle donne.


Caos voli, Matteoli: ''Invito a viaggiare solo per effettive esigenze. Io per esempio lo faccio per i salatini omaggio''


Berluscanews. "Pronto Emilio? Ti ho mandato l'osso nuovo hai visto? Sì...no ti ho chiamato per....eh esagerato! Va bene chiamami pure Trino, ma senza "la" davanti....no è che si sarebbe liberato un posto di maggiordomo alla Camera...che dici?".


Politique. Fini soddisfatto dell'ultima cena con B. "Il mio assaggiatore ha detto che era tutto squisito. Poi è morto".


Gasparri: "Fini? Non lo sento più e non mi dispiace". Gasparri, il perizoma di Berlusconi.


Esteri. Liberi i tre operatori umanitari di Emergency. Frattini c'è rimasto malissimo.


Malore per il regista Tinto Brass, in ospedale per accertamenti. "Come sempre ha avuto culo", dicono i medici.


Liberi i tre operatori di Emergency. Napolitano: ''Un sollievo per tutti''. "Soprattutto perchè ci stavano sul cazzo", ha aggiunto La Russa.


Goodnews. Gigi D'Alessio fa il tutto esaurito per l'ultima tappa del suo tour. La buona notizia è che è l'ultima tappa.


Trans. I giudici di Cassazione scagionano Marrazzo. "Io vittima di questa vicenda". Piena solidarietà da parte di uomini che per campare indossano una stola d'ermellino rosso.


Vaticanews. A Malta il Papa si addormenta durante la Messa. Tranquilli, la sua coscienza ha il sonno pesante.


Pillola RU486. Primo aborto anche al Nord. Termine un pò forte per definire Cota.


Due treni si scontrano alle porte di Roma: almeno 70 feriti lievi e linea interrotta. Con le F.S. Termini di sicuro il tuo viaggio in terra.


USA, chiuso bordello. "Sesso con cavalli e cani". Ma solo perchè i cani si erano lamentati della sporcizia.


Vertice Pdl da Berlusconi. Verdini: ''Verso una direzione difficile''. Il regime resta a senso unico.


Voli. La nube sta passando sull'Italia. Scontrandosi con le correnti politiche nostrane genererà cumuli e cirrocumuli a forma di stronzi ascensionali.


Fiat, a 33 anni John Elkann diventa il più giovane presidente nella storia del Lingotto. Su suggerimento del fratello Lapo, la prossima Punto avrà i sedili arrotolabili ed il portabagagli più grande, per ospitare un trans.


Berlusconi: ''Le correnti? Mai nel Pdl. Sono metastasi dei partiti. E poi girando nudo in casa rischio di raffreddare il mio Bondi".


Inutilitè. Naufraga la love story Belen-Corona, lui: ''Mi ha distrutto la casa'' . In effetti deve essere una bella seccatura trombarsi Belen appesi al lampadario.


Vaticanews. Mons. Fisichella: "Non vedo dove sia il problema della comunione a Berlusconi". In I.C.I. signo vinces.


Pdl, Direzione approva documento: Berlusconi avrà diritto a sette vergini. Mentre è ancora in vita. Potrà poi reincarnarsi in un animale a scelta nella sua prossima vita. C'è rimasto male quando gli hanno spiegato che il vibratore non appartiene al regno animale.


Milano: 14 anni di carcere Vanna Marchi e a 12 la figlia, Stefania Nobile. Non ha funzionato il sacchetto di sale portafortuna piazzato sotto il culo dei giudici.


Berluscanews. Resa dei conti nel PDL. "Fini esca subito dalla Camera". Wow, non gli sentivo dire una cosa del genere dai tempi della D'Addario.


Sesso. Il 40 per cento delle donne è insoddisfatta della propria vita sessuale. Secondo il Premier, perchè non si toccano abbastanza. O almeno perchè non toccano lui.

Cottura di Regime:

lunedì 19 aprile 2010

Leggere: perchè no?

Corsi e ricorsi storici. Ma anche Corso, come Mario (“fogliamorta” Mariolino, che punizioni!) e rincorse, come balùn a rotolare in bilico sull’erba; oppure ricorsi, come tribunali, carte bollate ed intercettazioni bollenti nel marasma di Calciopoli (certe facce Moggi!): insomma il calcio è pur sempre quel meraviglioso balocco per bamboccioni troppo cresciuti che si suole appellar tifosi. O “malati” per usare un termine caro a De Giovanni. Maurizio De Giovanni, of course. Scrittore neapolitano, tifoso sfegatato, “giallumorista” sagace e dolente, l’aedo lirico in salsa azzurra ritorna sulla scena del misfatto, come epigono reale del suo melanconico Ricciardi, commissario “maledetto” dal dono imperscutabile. Eppure quel corpo staziato, tre strali mortali sul corpo stecchito della Signora in bianconero, ancor gridano vendetta: chi affondò il colpo, chi tirò al cuore? Il Ciuco. Sissignore, il ciuchino: l’asinello armò lo zoccolo e colpì, lasciando sul terreno paludoso del Comunale, una Juve più biliosa e verdognola d’uno Shrek in calzoncini smorti. “Juve-Napoli 1-3, la presa di Torino”, fu l’andata dell’86, il nove novembre, per la precisione: la disputa ferale, la summa teodicea tra il bene e il male, che vide gli angeli azzurrognoli dell’Arcangelo Maradona (e ci voleva davvero “la mano de dios”) trionfare sugli Agnelli Sacrificati, quei poveri insaccati di Tacconi, Cabrini e company; e mai presa fu più bella. Ma vogliam mettere con la ri-presa? “Miracolo a Torino, Juve-Napoli 2-3” (Edizioni Cento Autori) è il conto leggendario delle gesta gianduiotte di Lavezzi e compañeros in terra sconsacrata. Margherita, streghetta napoletana, persa nel sabbath zebrato, lassù tra le tribune spocchiose dello stadio in chiaroscuro; Massimo, sommerso dal rutilante andazzo d’ un barnum periferico, laggiù, negli studios popolari d’una emittente vesuviana, marziani azzurrognoli a far da contorno (vi dice niente “Mister Ribone”?). I loro sguardi s’ incrociano ancora, come fecero allora, quel dì lontano dell’86: lustri che passano, vite concentriche, assoli dell’anima, tiri furenti che gelan la strozza, ad un passo dal botro; nell’attimo estatico d’un goal a mezz’aria, tutto tracima, sfuma e confonde, nulla reale, forse è menzogna? Forse miracolo? E miracolo fu. De Giovanni è cronista fazioso, invero: un Soriano sapido e felino nel dipingere trame a incastro, il vezzo della pelota che segue l’estro, bizzosa al tocco, sempre indomabile. Eppur è corifeo fedele nel raccontar le gesta dei fujenti indemoniati di “Delaurentìs”, di quelli che s’infervorano giusto un po’, che gridano “E’ rigore sacrosanto!”, ma poi tirano giù i santi; che si cospargono il capo di cenere dopo aver dato fuoco all’allenatore inetto; che s’offrono in silenzio, a consolar mogli, amanti e figlie dell’arbitro bicorne (per non dir cornuto), anime prave a bruciar di passione ne “lo maggior corner de la fiamma antica”. E come sovente accade, più del nudo fatto, conta Leggenda.

sabato 17 aprile 2010

Emergency democratica:

Battute che batterebbero ogni record in un Paese senza ricordi nè peccato, ma che peccato che siamo in Italia!

Inutilitè. Briatore compie 60 anni. 50 dei quali passati nell'utero di una donna. Una a caso.


Sacra Sindone. "E' un aiuto per la fede". Basta lavarla a 60 gradi e la coscienza della Chiesa torna pulita come il culetto di un bambino. Ops, sbagliato esempio.


Crisi in Grecia, per Atene pronto un prestito di 30 miliardi. In cambio la Grecia smetterà di smarronarci col sirtaki.


Cronaca. Treno deraglia vicino a Merano: almeno 6 morti, numerosi i feriti. La campagna abbonamenti di Trenitalia appaltata direttamente a Bellomunno.


Berluscanews. "Non ho mai attaccato Napolitano". Ma fossi in lui non ci metterei la firma.


Bimba nigeriana di un anno muore senza cure: il padre non aveva la tessera sanitaria. L'Italia è il Paese che (meriti)amo.


Italiani arrestati, per Emergency è un sequestro. Frattini: "Polemica politica". Frattini, quando l'areofagia diventa ministro.


Berluscanews. Italia-Francia, via al piano sul nucleare. Berlusconi: "Convincerò tutti con le tv. Quelle stesse tv che non mi sono mai servite per comandare da sultano questa sottospecie di democrazia".


Affidati a Frattini e Gasparri i primi commenti sull’arresto degli uomini di Emergency. Ma sono solo i primi timidi tentativi di ennesime figure di merda.


Caccia. Aereo investe una lepre, stop al decollo. Sul volo molti parlamentari lombardi: paura per la lepre, " Non ho mai visto tanti pistola tutti insieme".


Vaticanews. Bertone: 'Pedofili legati a omosessualità'. Due cose che nella Chiesa scarseggiano direi.


Mafia. Lombardo: ''Pronto un piano per abbattermi anche fisicamente''. Perchè mentalmente è già tabula rasa.


Vaticanews. La Sindone sarà presto visibile in 3d. Una sensazione esaltante, quasi come ricevere una lancia nel costato.


Riforme, Pd presenta sue proposte al Colle. L'incontro tra le due salme ha commosso i presenti.


Morto Raimondo Viannello. Fine humour britannico, lo voglio ricordare su Mediaset quando invitava a votare per il suo padrone. A proposito ma quando tocca al padrone?


Napolitano: ''I media offendono la donna considerandola come bene di consumo. E adesso ditemi dove cazzo si compra!?".


TV. Garimberti contro Minzolini: "Ha perso un'occasione per tacere". Se chiudesse la bocca s'affogherebbe con la saliva.


Berlusconi: "Mafia famosa grazie a Gomorra". E ricca grazie a te, stronzo.


Berluscanews.Il Premier convoca vertice urgente:''Con Fini piccoli problemi interni''. Già una piccola calcolosi di regime.


La nube di cenere arriva in Italia, aeroporti chiusi in tutto il nord. Adesso le lepri moriranno affumicate.


Berluscanews. Saviano: "Il Premier non mi farà tacere". La Mondadori neppure.