sabato 15 maggio 2010

Leggere: perchè no?

Tempi oscuri, templi fumosi. Preci e libagioni per divinità sospese, il mito dei greci rivive ancor oggi. Tu uomo! Svesti la sciassa borghese, indossa fiero il trìbon di stoffa caprina, sei pronto a rivivere il Mito? Allora spalanca il riso alla più folle riscrittura d’Odissea che tu abbia mai letto: “Achei, il prezzo è giusto!” (Boopen Edizioni) e son pagine satolle di lazzi e calembours, opera demenzial-epica di Maurizio De Angelis, satiro partenopeo dal tocco campanilesco. “Udisse l’Astuto” ed il suo “nostos” esilarante verso Itaca la brulla, coi Proci bellimbusti ed una Penelope infedele, il “Telemaco sotto controllo” ed un ciclopico Polifemore, occhio solitario e tre gambe al seguito. Un libricino che scorre liscio come ambrosia a gargarozzo, tra sorrisi a denti stretti e crasse risate, le gesta mitopoietiche del Nostro come giostra lessicale per l’estro a iperbole di De Angelis, umorista instancabile, vincitore per ben due volte del prestigioso Premio Troisi. Udisse, che da abile tessitor d’inganni, diventa cacciaballe a fin di bene: il suo. Che da polimorfo affabulatore, diviene multiforme pallista; che da fiero eroe dalla lingua dorata, diviene mendace straccione, peri scampare a Proci tronisti ed ipervitaminizzati. E se nell’ “Ippia Minore” Socrate ce lo dipinge come unico “eroe”, capace con la sola di favella di disinnescare perfino la fisica baldanza, il valor guerriero del “Piè veloce” Achille, nel circo deangelisiano il figlio di Laerte è invece il più lesto nell’alzar tacchi, spolverando il sentiero coi talloni leggiadri. E della proverbiale sagacia, della sua astuzia leggendaria, che dirne? Basta una leva per sollevare un macigno, ma perché faticare se la vita è una beffa, se il destino è filato da Parche a mezzo servizio? Divinità miscredenti assise sui nembi, Penati che fanno pena, Olimpici senza medaglia: Zeus e la sua ex- moglie (“Era”, appunto), Apollo il “bello che abballa”, Vulcano che non rilascia fattura nella sua officina, Hermes ed i suoi calzari-assorbenti con le ali; un bailamme trimalcionico di folli sapienti e savi impazziti, un’odissea che s’impantana nonostante il soccorso Fe-ACI, e che sconfina nell’Eneide, pestando i calli ad Enea, ormai “anchiseosato”, a furia di portar l’avito padre a cavacecio. Udisse, che Nessuno cerca perché di lui non v’è Tracia; che sfida i flutti del mare, e li digerisce pure; che sfugge alle Sirene della “Neapolizia”, come contrabbandiere di Santalucia; che giunge in Magna Graecia, ma resta a stomaco asciutto; insomma, “Udisse l’Astuto”! E se lo dice De Angelis non resta che ridere

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