"Strega. 1. Donna brutta e repellente in lega con il Diavolo a scopi malvagi. 2. Donna bella e attraente, che in malvagità distanzia il Diavolo di una buona lega" (Ambrose Bierce).
"Tremate, tremate, le streghe son tornate!" (Slogan femminista).
Democrazia furente, di prosaica lamentazione civica, di leaderismo bolso e sciatto, di associazionismo partitico a delinquere, di ronzini e renziani, berlusconidi morenti ed alfaniani in discesa, chimere e aspirazioni da viveurs: in definitiva il solito vecchio rum annacquato a brodaglia, alla ricerca della miscela giusta, nell’italietta da pantomima e bordello, minestrina insipida per Ministrona del Casale (e vai che il Cosentino è liberato!), miscuglio forse men urticante nevvero, per fottere, scialacquando, il voto elettorale di turno, alla recherche del consenso territoriale, con pedine poste in luoghi giusti ed ameni; e va bene una ASL per loro, che a noi rimane il trattamento sanitario, ed è obbligatorio, oppure che si fottano, ma sì!, il futuro e tutto quel che c’è intorno, per losco, lasco frutto d'interesse à la carte, pur sempre teso a consolidare e cementare accordi sottobanco tra corporazioni e grand guignol, capintesta e mammasantissima della palude ammorbante da cui non s’emerge se non cadaveri, olezzo e rigor mortis a far da collante: e son solite consorterie genuflesse, vanto made in italy, è la nostra “Grande Bellezza”, ca va sans dire.
Peana a grappolo in quel del Sannio, con janara destrorsa a
ribollir ingiurie e calderone, furente e boccaccesca, Nunziarella De Girolamo da
Benevento, e male ventum l’incolse,
gorgheggiante nei refoli politicanti d’un direttorio polimorfo e polipesco, che
s’ammanta d’ombra giusto un po’, per non discovrir le carte, aspettando che le faccia
il P.M. di turno, perché il castello è medievale assai, ci son margravi e
signorotti, vassalli e valssassori, e valvassini e vulve, che s’aprono non
per ricetto a Venere, ma ben più
prosaicamente alla bruna Nunziarella, la Carfagna del Sannio, la Mastella-in-gonnella,
che attraverso il suo piglio patriarcale dava ostello a direttori di ospedalici
consessi e pubblici nosocomi, sempre proni, sempre pronti, ad appaltare
consensi in favor di tessere ed affari, la premiata ditta del “Michè” (Michele
Rossi, d.g. dell’ASL BN1), del Barone (Luigi, portavoce storico della
Nunziarella), del Pisapia ( “ ‘o Pentito”, ex direttore amministrativo della
ASL, le cui registrazione private han dato il là all’inchiesta), tesseva
filando e il ragionamento filava, “qua chi comanda prende, chi prende comanda”:
a Boccia fermo, il ragionamento non fa una grinza, sulla liscia pelle
olivastro-mediterranea della bella janara.
Fasti e furiosi nel Governo allargato all’intesa maxima,
come straccio-lacerto slabbrato in nome di stabilità monarco-Napolitano, Capi e
capetti e capesante si stringono a coorte, la bella abballa in Parlmento,
l’accusa è irrisoria, gli incontri amichevoli, gli appalti avevano
l’auto-pilota e si guidavano ex sé
nelle copiose tasche dei soliti noti, ‘a Ministra è “ ‘nnocente”, e “cazzo,
stronzi, fanculo, ie song ‘na poverapiccerella”, e loro lo sanno, lo
Sannio, come fate a non comprenderlo, che il suo piglio ammantato, mantecato,
stranito, è solo popolare, d’andazzo o-scenico, che lo spettacolo a barnum è sempre
l’istesso; cambiano le comparse, ma la melma è identica e sublime, s’aggruma,
s’impasta e fa bene alla faccia, alle mani, alle occhiaie: e può donna moderna,
in carriera e corriera, perdere il treno, il carro, il bovino a rimorchio, per
rimanere in ambito agro-alimentare, palesandosi il rischio d’un Ceppalonico
ritiro, di triste epilogo “solitario y
final”, come un Mastella qualunque?
Può da caprio saltare il sacello, sparigliando l’altare, e i
riti, e i voti, cos’è “ai voti non ci pensate”? Può dismettere veste e rivestir
la sciassa di mariarca popolana, vajassa
della bassa greppia, povera piccirella vittima e conseguenza del politico
andazzo, avvocato esule dalla patria leguleia, stritolata da un meccanismo
burocratico ed affaristico più grande di lei? Potrebbe, lo gnommero è
incistato, la bolla suppura, ma la sorte non è mai uguale, al massimo Idem, con
patate, compatite, con partite da giocare ancora, laddove brilla il sole
nebuloso del loro solo avvenire.
Resta sullo sfondo la mediocritas
d’una vicenda triviale, trimalcionica, di nominati fedeli, di fedeltà di
ventura a prezzo di saldo, con
lanzichenecchi alla presa del Palazzo,
e manco v’è più bisogno di pagarli per comprarne il braccio e la spada, nel
Medioevo italico 2.0 s’offrono per rendite di posizione e pacchetti di voti,
tristi sirene a tentare i marosi e la mutria d’una ieratica sannitica in odor
di tentazione, ballando col diavolo a passo di danza, fino al prossimo
plenilunio. Homo homini lupus, e con
l’occasione arrivano i mannari, a far strali e brani di quel tessuto
socio-politico che ci illudiamo essere ancora civile o giù di lì.