mercoledì 30 luglio 2014

ROTTAMI


“Aver sfiorato tutte le forme della decadenza, compreso il successo” (Emil Cioran).



Rottami. Scheggiati, dirupati, smembrati, ferrosi, pur sempre rottami. E allora dirottami o Musa, o Maria Elena, ‘o musso sbatte e se schianta, contro ‘o scoglione d’Italique: guitti e quanti, troppi, a cascame, a cascata, s’infrattano decadenti, ammorbano l’alveo del nostro comune dissenso, a fermentare, in rotta finale, triste e solitaria verso la rottamazione definitiva, accompagnata dalle smorfie arlecchine a calambours di Rottamattore a mezzo stampa, perso tra fatati Boschi, sbrego stampato e ghirba furbetta, di chi maramaldeggia col sacco, dopo aver preso a calci sull’osso il gatto; e s’insacca la Concordia, tenuta a bada  a stento, galleggiando a cassone nei nostri steccati, dove latrati funesti echeggiano, spiaggiati moccoli da liquefare a fiato, che l’afa gira alla larga dalle estati a Belpaese, le coste son dirupo per Capitoni Coraggiosi, slavati in rive gauche o a tribordo pencolanti a vomitare, l’anima e le pudenda, mentre Capitan Cacasotto baleneggia in quel di Ischia, molle frappa a ristorasi, in attesa che i morti riemergano a sucutarlo, secula seculorum.


E siam preda e ostaggi, e di Balena Bianca nemmanco l’ombra, orfani del nostro Ishmael, che ci resta giusto qualche epigono piccino picciò svezzato a Fortuna, inteso come Ruota della, e a brodaglia berlusconiana targata ’80, paninaro provincialotto a svacantare pitali di pinacolada e cheese-burger  a chianina maremmana, un Pittibimbo-minkia per tutte le stagioni, e allora fuori dagli armadi il chiodo, teniamoci al massimo il martello per rottamare a cazzo e buttiamo alle ortiche la falce, che qualcuno era comunista, ma non guardate me, che negli scouts  persi la bussola dell’ideologia, smarrii il nesso dell’appartenenza, tagliai la coda alle lucertole veltroniane e dalemiane, e presi un partito semi-nuovo a soli euro due, portandolo in europa a più 40%: e mo’ so’ vostri, gli scazzi.


Parca trojka, che di noi s’accontenta di scalpo, con teutonica ammuina ad ammainar bandiera blanca di cambiamento, virulento e tres chic, di più, rott-amabile, che tanto di tweets non è mai morto nessuno, ma le riforme, le riforme signora mia? E vuoi mettere con le mummificate glorie del berlusconismo d’antan, i nani trasformati in giganti da giornalotti compiacenti, poteri marci e pappegorgie molli, la mota a reflusso gasto-esofageo che monta a pannacotta, stracult per libidine distorta, che biancheggiano ormai lontani, chè il Nano arcoriano è andato, vero signora mia? No?? Il suo corpo opalescente di trasparenza epidermica ed elettorale è ancora qui tra noi mortali, spoglie morte che si spargono a mucchi,  dietro paravento senatoriale di reformatio in peius va in scena l’amplesso orgiastico di carni e cartuscelle, accordi ed affari per un Italicum che salvi le capre, e col cavolo che si rottama!


Lo sventramento dell’avito Palazzo, col dimezzamento coatto dei senatores è teatro d’ombre per special price, una riforma contingentata ed imbullonata al prezzo di due, e alla men peggio, per coito elettorale in preferenza, col Renzi e il Mestìa benedetti dall’Agnese (regal consorte in premier-sheep) e dal Vecchio sul Colle, come uomo del monte a dir sempre sì, che la scadenza è cambiale già firmata, ed una Costituzione val bene una messe di travisamenti e scempi, taglia e cuci e copia incolla, chè il cambiamento sacrifica i capri, ma lascia da parte gli Agnelli, anche questo da secula seculorum.  Ed è caos, a raccattar spiccioli, a rintuzzare fronde e frombole, tra mediazioni flambè a scottadito, che i bottoni da pigiare son in mano ai soli croupiers, e alle loro groupies,  e  al Senato sulle riforme si abballa la quadriglia del Giglio magico (ahi, concordia perduta!), mentre l’isola è in pena d’abbandono, e la penisola pure . Salta la mediazione, le facce son Verdini, tra grillini incazzosi e vendoliani spuri, o quel che ne resta, volano stracci a brandelli da ricucir bandiera tricolore, e allora aventino, viminale, quirinale e tutti i colli al seguito, che Renzi Uber Alles si gioca il suo alla ghigliottina, e non c’è Carlo Conti che tenga, che il nostro è aduso al vecchio Mike.  


Il premier carica a testa bassa, fino all’ottobre rosso, schivando i rottami, le secche, seccie e relitti a cavitare, gravitando in una maggioranza plaudente e salivante, mentre il fronte del no gli si allarga sotto al sedere, mentre il Cavalier riabilitato pensa ca va sans dire alla sua robba, mentre una Costituzione è in bilico a sua insaputa, mentre un Napolitano se fa sicco ma nun more,, e noi abulici apatici epatici, si prova a dimenticare il relitto che avanza, nell’estate del nostro scontento.