lunedì 12 novembre 2012

IL MONTI SACRO


















Letame. 
Ch’esonda, tracima, travolge, lercio ricopre la trama sociale d’una civitas in lento disfacimento, in penosa quanto grottesca agonia; dal mito alla mitosi, per plastica divisione dell’ego in  adamitiche costumanze, servirebbe Eroe puro da pelle di Nemeo ricoverto, per fugare i tempi truci che si vivono, nemesi dell’ eroico, ch'era unico e semi-divino, ed ora gorgheggia nelle paludi morbose dell’umano dissentire. Nelle “Stalle di Augia” pare d'essere finiti, all'adiaccio dei Monti, con il pelame flaccido dei saltimbanchi di prima che serrano ancora i ranghi infedeli, le botteghe non sono più oscure, ed i valori hanno preso il volo su ali di gabbiano: cosa potrebbe fare l’eracleo figlio d’Ellade e della folgore del Pluvio, Colui che emerge dal fosco mito a fondazione, se non divenir  zimbello agli occhi della casamatta politicante che governa il nostro Paesello per anime prave? 

Chiedi alla polvere, alla Pravda, al depravato di turno, che le notizie strisciano, in Italia, sovente anche i giornalisti, ed il doppiopetto serve solo ad agghindar lo "slurp" della lingua vogliosa sul giusto deretano. 
Guitti del fato, questo siamo, che ci assegna alle cure d’un falansterio politicante e fumoso, ad annaspare, a scolare, nelle caditoie malmostose d’una “burocratia” senza limen in quel d’Italie, statarello poco ingombrante eppur fetico, meta infima e necessaria per eroiche ambasce, di crediti e debiti e spreadini on the rocks a cozzare ed inseguirsi in muta costanza.

E’ Bersani-secretaire (ma non solo) a tenere il conto, per il Monti ed il suo cerchio, e per la diafana Fornero, compagna del frigido maschio,dal tisico perfetto, a simboleggiare per eccesso l’ impotenza del singolo individuo, schiacciato dagli ingranaggi d’una politica globale asservita a leggi non più umane, ma di mercato feticistico ed irreale, uno straniamento irrituale mai così acuto e perverso, cui si piega lo Stato, che è sempre più delle cose, e non degli uomini e cittadini. Si dà ormai per defunta la baldanza d’un’era mitica, dove l’orizzonte era poco terso ma sgombro, cumuli deformi sbiaditi, e di contro adesso germoglia la mancanza di un “progetto” nella Storia, di una prospettica  rivoluzione antropica ricca di umano sentire e genuina speranza.

Nelle pagine e sul proscenio disegnati dal Professore, appare un locus a decandenza, una trasfigurata Europa rapita dai suoi vortici, vertici e pretazzi, percorsa da decadentismo strutturale, al suono greve d’un cupio dissolvi  in progressione, l’aura molliccia d’una  “fine civiltà”, non più così nobile, semmai annacquata da venature bluastre andate a male; letame, mota come foglia a ricoprire, fosse glassa sarebbe più affine, e fanè, di certo men funny: dunque, di bicipite bocconiano, di pala e badile, si smuova, si spali, s’impari che occorre voluptas per sedurre il consesso, occorrerebbe olgettina forse, ma quest son tempi più consoni all'attempato drone. 
Eppure, questo è il priore del Convento e questo passa, in Europa. Il Monti (è) Sacro.

Parigi val bene una ressa, Berlino al massimo un "bitter" e poco ghiaccio, che siam sobri e tecnici perbacco! 
Non resta che affidarsi al “Presidentissimo” di turno, la Technè bella dritta e molto in auge, crepitando sul fondo d’un barile catramoso da raschiare, senza luci a rischiarare: in fondo, che male vuoi che faccia un po’ di letame, a fermentare sulla pelle, se le teste ne traboccano in divenire?
Applauso meritevole, un sol uomo in scena a riempire le assi, e ne paion cento o poco più.
Spettacolo d’umore ed ironia per tempi difficili, e se non è di gradimento, chiedete al Professore di rimborsarvi il biglietto.  
Adieu, les jaix sont faits!

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