venerdì 3 luglio 2009

Leggere: perchè no?

Un’odissea postmoderna al nerofumo, tre anime in pena che s’affannano alla ricerca spasmodica d’un approdo univoco, l’unico possibile per esistenze arrendevolmente prone, eppur mai dome, all’incedere dell’arcano tempo che fila tra le dita, polvere impalpabile che tracima da mani profane, giunte prosaicamente in preghiera. Una prece egocentrica, egotistica, referenziale e cinica; ellissi lunare a gravitar attorno ad un fulcro ardente come un sole artico, laggiù nelle nebbie lutulente d’un pallido tramonto. Tre anime, “Tre Io” ( NEO. Edizioni), che come cerbero tricefalo, occhi allucinati da un vezzo cromatico distonico, bocche illividite da febbre antica, si cercano per annullarsi, e forse completarsi. Dante, Giulia, Andrea; sfumature solipsistiche che divengono vortice tumultuoso di identità smarrite, sguardo attonito perso nel guado d’un limen invisibile, una trincea budellosa scavata tra sé ed un mondo altéro, distante, fatto di compromessi e rovine. Un romanzo agile e possente, scarto felino e predatorio, a rimarcare l’icastica perfezione d’uno stile accurato, al curaro, balsamo venefico che intorpidisce i muscoli ma non il pensiero, precipitando il lettore nel pozzo limaccioso delle “anime nere”, catarsi necessaria per leggersi dentro, per sfogliare sé stessi. Fuori il nome, quale l’autore? Uno, nessuno, centomila. “Mario Rossi” è maschera grottesca, identità ambigua, spettro anonimo, alibi perfetto. E’ l’altro da noi, lo specchio dei tempi binari, pixel impazzito che riflette la nostra immagine distorta, finalmente ricomposta; uno pseudonimo che si cela per rivelarsi, per colpire sibilante al cuore, con la stoccata finale. Il libro ha la particolarità di esser stampato in tre diversi colori, a dar conto delle singole voci che operano sul proscenio letterario: Dante, nichilista elitario, distante dal mondo; Giulia-Sandra, moglie-madre in fuga da un focolare ormai sfocato; Andrea, ipervitaminico concentrato di superficialità ed istinto. Tre voci schizofreniche, a comporre un singolo individuo, a ricomporre il mosaico d’una personalità frammentata. Tasselli anarchici d’una trama che cattura l’attenzione, che s’intersecano sfiorandosi, ricomponendosi all’ultima riga: un arabesco complesso, una dinamicità emotiva che non risparmia il “coupe de theatre” finale, il marchio d’autore a suggellare l’eterno patto col lettore. Un autore oscuro, per una scrittura illuminata.

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