martedì 9 ottobre 2012

UN COSENTINO NAPOLETANO














L'enigma Cosentino. Nel senso di Nicola Cosentino, avvocato, sottosegretario all'Economia, il fu braccio destro del "creativo" Tremonti, ex coordinatore regionale per il PDL, il partito del popolo del Nano di Arcore: per uno nato e cresciuto, anche politicamente, a Casal di Principe passare dall'essere un postino dei boss casalesi, al ruolo di gran visir del PDL in Campania era il minimo che gli poteva capitare.

Sono quattro i pentiti ad accusarlo, in più vi è una parentela (acquisita, bontà sua) del boss Giuseppe Russo, detto Peppe 'o Padrino: del resto uno i parenti non se li sceglie, no? Gli amici teoricamente sì, almeno. Ma andiamo con ordine.
Tutto nacque da una costola del mega-processo "Spartacus", quello alla cupola casalese, che ha portato all'arresto e alla condanna all'ergastolo di Francesco Schiavone, meglio noto come "Sandokàn" e dell'altro super-boss Francesco Bidognetti, conosciuto nell'ambiente col nomignolo di "Cicciotto 'e mezanotte"; processo che ha visto imputati oltre trenta galantuomini in odor di mafia (non solo, c'è voluta l´escussione di 508 testimoni,tra cui l´interrogatorio del pentito Carmine Schiavone, cugino del capoclan; è durato 49 udienze, 50 udienze per la requisitoria del pubblico ministero, 108 udienze per le arringhe dei difensori.

L'esito provvisorio di questa prima fase fu di 95 condanne, di cui ventuno gli ergastoli comminati, ventuno anche le assoluzioni, tutte per i politici coinvolti e i rappresentanti delle forze dell'ordine: un catafalco di carta alto quanto la Torre di Pisa; in uno degli ultimi verbali depositati in Procura, in occasione dell'inchiesta "Spartacus tre" ( c'è anche uno "Spartacus due", sugli appalti truccati e sui cantieri ed imprese gestiti direttamente dalla camorra casalese), un pentito, tale Domenico Frascogna racconta di Cosentino, di come fosse il Caronte, il traghettatore politico della volontà camorristica dei boss di Casal di Principe.

Siamo a cavallo degli anni Novanta, Schiavone all'epoca era libero come un fringuello e si godeva l'ozio nella sua villa hollywoodiana, immerso nella sua vasca da bagno colosseale, nel senso che la circonferenza della stessa ricordava quella dell' Anfiteatro Flavio, volgarmente detto il Colosseo.
Nicolino viene eletto consigliere regionale per Forza Italia, un plebiscito di voti, il trampolino giusto per fare un salto nel salotto buono (vabbè, si fa per dire), tra quei parlamentari di Casta e di Partito che bivaccano in Parlamento: in quegli stessi anni, secondo Frascogna, Cosentino andava facendo la spola tra Schiavone e gli altri boss minori del clan.

Il pentito non lo chiama mai direttamente in causa, ma si riferisce ad un politico molto conosciuto, detto 'O 'Mericano, molto attivo sul piano regionale e provinciale, tra Casal di Principe, San Cipriano, Cancello Arnone, e tutta la provincia casertana. Insomma, un vero Camorr-trotter, con tanto di pedigree accreditato nell'ambiente malavitoso. Ma il pentito non è il solo ad accusare il Cosentino: anche Michele Froncillo e Gaetano Vassallo, in due distinti interrogatori datati duemilaotto, parlano del bell'indagato come del "postino del boss".

Vassallo conosce il sottosegretario fin dagli anni Ottanta, quando il piccolo Nicola si faceva le ossa (e si preparava spiritualmente al lavoro sporco)nel partito socialista italiano: era conosciuto nell'ambientino fine della camorra come "quello dei Bidognetti". Proprio un bel curriculum, ci si stupisce che il ragazzo non l'abbia scritto sul biglietto da visita! Ma i rapporti tra Cosentino e gli Schiavone sono ben saldi, non c'è da avere paura che il nostro si dimentichi degli amici.

Le amicizie del nostro sono da prima pagina e ben presto ci trascinano anche lui, che ovviamente si dichiara estraneo al tutto, e fino a condanna definitiva vige la presunzione d'innocenza. Ma le circostanze sono comunque inquietanti, come una foto di Ferrara che fa il bagno nudo.
Nel 1993, Cosentino e Mario Schiavone, cugino di Sandokàn, si ritrovano concordi davanti al notaio per un matrimonio d'interessi: Schiavone è lì per vendere un terreno (circa due ettari), Cosentino per acquistarlo, prezzo sull'unghia quaranta milioni.

Il piccolo sottosegretario casale si presenta alla stipula dell'atto al gran completo: tutti e cinque i fratelli Cosentino davanti al notaio, una famiglia molto unita a quanto pare. Un piccolo affare per i Cosentino, eppure c'è tutta la Sacra Famiglia per Mario Schiavone, un pò strano, no? La società della family in quell'anno fattura già oltre venti miliardi di lire, eppure per un semplice acquisto di terreno si presenta tutto il gran giury! Mah, del resto le tradizioni sono importanti qui al Sud, Natale e dal Notaro con i tuoi, Pasqua con chi vuoi... Resta però la stranezza di questo atto: un terreno che sorge proprio a ridosso degli appezzamenti di bufale degli Schiavone, che cacchio se ne facevano i Cosentino?

Quindici anni dopo il terreno è ancora nello stato iniziale, nessuna costruzione è sorta sopra: eppure il bel Cosentino di palazzi se ne intende, visto che ha costruito anche il tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere. Oddio, l'edificio era destinato ad un condominio di civili abitazioni, ma che volete siamo in Campania, edilizia creativa! Giudici ed avvocati gironzolano per stanze minuscole, passeggiando davanti a balconi su cui, all'occorrenza, possono stendere le toghe ad asciugare. Ma il vero "bissinesse" della famiglia è l'energia.

Chiedete a Sparanise, poco più di settemila anime in provincia di Caserta, e vi diranno a chi appartiene la centrale elettrica entrata a regime nel duemilasette: sì, è del nostro Nicolino, quel ragazzo una ne pensa e cento ne fa! Il Leviatano elettrico da ottocento megawatt era stato fortemente osteggiato dagli abitanti di Sparanise, e ci volle l'intervento dell' allora ministro Marzano, che come un falco calò da Roma per imporre la centrale. E indovinate chi gli stava affianco, tutto bello sorridente con doppiopetto d'ordinanza? Eh, vedo che siete scoraggiati, ma sì, proprio lui, il nostro Nicolino! Quel ragazzo farà strada, ve lo dico io...
Forse una persona dabbene, un politico che non vuole gettare ombre su di sé, non dovrebbe avere interessi economici così forti ed ingenti, quando agisce come esponenete politico? Di sicuro non fa più scandalo, Berlusconi docet.

Ma il piccolo Nicola non finisce di stupirci: al suo gruppo appartengono l'Aversana Gas, l'Aversana Petroli, i distributori IP Service, l'Immobiliare 6C, la società Agripont; il fulcro dell'impero rimane comunque la produzione di energie e combustibili fossili, anche grazie alla forte presa dei Cosentino sul territorio. Presa o morsa soffocante? Eh, già, perchè i nostri Cavalieri della Cupola Rotonda, riescono a vincere facilmente appalti e commesse, il loro indice di penetrazione nel territorio è altissimo: e questo, in una terra martoriata dal racket casalese, non è poca cosa. Appare addirittura sospetto.

A Sparanise la pompa di benzina più vicina alla centrale elettrica appartiene, guarda caso, ai Cosentino, ma chi la gestiva per conto loro? Il nipote di Giuseppe Papa, noto boss della camorra, condannato per omicidio: quando si dice la coincidenza! A dire il vero la Procura Antimafia ci provò pure a fare luce sull'enigma Cosentino: nel novantasette nega il certificato antimafia per i cantieri della centrale elettrica, pare che il pericolo di infiltrazione mafiosa sia più di una semplice eventualità. A Nicolino gli viene un colpo. "Gli appalti bloccati? E come cacchio faccio?".

La società Aversana Petroli ricorre al Tar, poi al Consiglio di Stato, ma evidentemente gli intrallazzi politico-casalesi sono qualcosa di reale e non macchinazioni delle toghe rosse, di un opposizione inopponente, o degli alieni venuti da Plutone: Cosentino and Family stavolta rischiano grosso. Poi, il miracolo!
In Prefettura cambiano idea, Cosentino ottiene la tanto desiderata certificazione antimafia: c'entra per caso qualcosa, il fatto che il nuovo Prefetto Maria Stasi sia stata eletta alla Camera col PDL, lo stesso partito-azienda del bel Nicolino?
Beh, in Campania niente è casuale, e la necessità procura ben strani compagni di letto, ma il tarlo rimane. Nicolino pure.

Nel 2009, la Magistratura dinvia alla Camera degli Imputati una fitta richiesta di autorizzazione a procedere custodia cautelare (e buttatela, sta chiave...) per il reato di concorso esterno in associazione camorristica; nel documento, testualmente, era riportato questo: "Cosentino contribuiva con continuità e stabilità, sin dagli anni '90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale [...] creando e co-gestendo monopoli d'impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l'Eco4 spa, e nella quale Cosentino esercitava il reale potere direttivo e di gestione, consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando dette attività di impresa per scopi elettorali". Un vero signore, così nobile d'animo e sentimento che la Camera a malincuore si vedeva costretta a rigettare l'incartamento con un fascio di rose alla Procura, respingendo la richiesta dell'arresto di 'Nick The American.

Nello stesso anno, un altro pentito, Luigi Guida, detto O'ndrink, accusa ulteriormente il galantuomo di Casal, dichiarando urbi et orbi dello stertto e collaborativo rapporto nello smaltimento abusivo di rifiuti tra Cosentino e i fratelli Sergio e Michele Orsi, collusi con la Camorra (il primo fu arrestato per associazione a delinquere, il secondo fu assassinato nel 2008 per aver denunciato dei camorristi): la Camera continuò a negare l'uso delle intercettazioni a carico di Nicolino, Silvito Goebbels Berluscn lo blinda ancor di più, confermandogli gli incarichi di Governo (deve esser proprio l'Anno della Piovra, nel calendario cinese!).

Ma andiamo avanti, suvvia, che la zuppa del Casal non s'è mica già raffreddata! Siete sui Carboni ardenti? Nick pure, perchè Flavio (Carboni, appunto), noto imprenditore, viene pizzicato per delle irregolarità nella gestione degli appalti per degli impianti eolici in Sardegna; gran giramento di pale, nevvero, ma che c'entra questo con il nostro Cosentino-Napoletano?
Carboni è stato arrestato insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Democrazia cristiana, nonché ex sindaco di Cervinara (Avellino), e all'imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli: a tutta la cricca, i magistrati capitolini contestanoanche l'accusa di:

"aver esercitato pressioni sui giudici della Corte Costituzionale al fine di favorire la legittimità del Lodo Alfano, aver sostenuto la riammissione della lista civica regionale "Per la Lombardia" (la quale appoggiava il candidato di centrodestra per le elezioni regionali del 2010 e attuale governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni), aver favorito la nomina a presidente della Corte d'Appello di Milano del pm Alfonso Marra" (che effettivamente ottenne la nomina).

E per la stessa accusa, avrebbero pure favorito la posizione di Nicolino come candidato governatore di centrodestra per la Regione Campania alle elezioni 2010, finita nelle melme di scandalotti e dossieraggio interno allo stesso PDL in Campania, con Silvito Goebbels sceso di corsa a frenare il suo Sottosegretario per lasciare spazio al volto pulito e diafano di Stefano "fantasmino" Caldoro.

Negli ultimi anni, il nostro eroe, dopo aver schivato intercettazioni, richieste della magistratura, processi, arresti e tutto il cucuzzaro, siede tranquillo e beato in Parlamento, dopo essersi finalmente dimesso anche da coordinatore campano per quella sottospecie di partito in dissoluzione che è il PDL.

Come ultima curiosità, resta una agguerrita battaglia in sede civile contro la pubblicazione d'un libro piccolo e coraggioso, "Il Casalese", a firma di più autori giornalisti, stampato dalla casa editrice "Cento Autori" di Villaricca, in provincia di Napoli: la famiglia Cosentino al gran completo ha fatto causa per 1, 200 milioni di euro, chiedendo anche la distruzione, stile Fahrenheit 451, del volume, con pubblica gogna degli autori stessi in pubblica piazza.
Alla fine della filiera, la richiesta è stata respinta dal tribunale, ed il libro non andrà ala macero.

La bella carriera del Cosentino-boy potrà dunque trovare la sua degna collocazione tra i libri di folclore e curiosità mitologiche della bella e sfortunata Campania (In)felix.

La zuppa del Casal è ancora fumante in tavola.

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