UN COSENTINO NAPOLETANO
L'enigma Cosentino. Nel senso di Nicola Cosentino, avvocato,
sottosegretario all'Economia, il fu braccio destro del "creativo"
Tremonti, ex coordinatore regionale per il PDL, il partito del popolo
del Nano di Arcore: per uno nato e cresciuto, anche politicamente, a
Casal di Principe passare dall'essere un postino dei boss casalesi, al
ruolo di gran visir del PDL in Campania era il minimo che gli poteva
capitare.
Sono quattro i pentiti ad accusarlo, in più vi è una
parentela (acquisita, bontà sua) del boss Giuseppe Russo, detto Peppe
'o Padrino: del resto uno i parenti non se li sceglie, no? Gli amici
teoricamente sì, almeno. Ma andiamo con ordine.
Tutto nacque da una
costola del mega-processo "Spartacus", quello alla cupola casalese, che
ha portato all'arresto e alla condanna all'ergastolo di Francesco
Schiavone, meglio noto come "Sandokàn" e dell'altro super-boss Francesco
Bidognetti, conosciuto nell'ambiente col nomignolo di "Cicciotto 'e
mezanotte"; processo che ha visto imputati oltre trenta galantuomini in
odor di mafia (non solo, c'è voluta l´escussione di 508 testimoni,tra
cui l´interrogatorio del pentito Carmine Schiavone, cugino del capoclan;
è durato 49 udienze, 50 udienze per la requisitoria del pubblico
ministero, 108 udienze per le arringhe dei difensori.
L'esito
provvisorio di questa prima fase fu di 95 condanne, di cui ventuno gli
ergastoli comminati, ventuno anche le assoluzioni, tutte per i politici
coinvolti e i rappresentanti delle forze dell'ordine: un catafalco di
carta alto quanto la Torre di Pisa; in uno degli ultimi verbali
depositati in Procura, in occasione dell'inchiesta "Spartacus tre" ( c'è
anche uno "Spartacus due", sugli appalti truccati e sui cantieri ed
imprese gestiti direttamente dalla camorra casalese), un pentito, tale
Domenico Frascogna racconta di Cosentino, di come fosse il Caronte, il
traghettatore politico della volontà camorristica dei boss di Casal di
Principe.
Siamo a cavallo degli anni Novanta, Schiavone
all'epoca era libero come un fringuello e si godeva l'ozio nella sua
villa hollywoodiana, immerso nella sua vasca da bagno colosseale, nel
senso che la circonferenza della stessa ricordava quella dell'
Anfiteatro Flavio, volgarmente detto il Colosseo.
Nicolino viene
eletto consigliere regionale per Forza Italia, un plebiscito di voti, il
trampolino giusto per fare un salto nel salotto buono (vabbè, si fa per
dire), tra quei parlamentari di Casta e di Partito che bivaccano in
Parlamento: in quegli stessi anni, secondo Frascogna, Cosentino andava
facendo la spola tra Schiavone e gli altri boss minori del clan.
Il pentito non lo chiama mai direttamente in causa, ma si riferisce ad
un politico molto conosciuto, detto 'O 'Mericano, molto attivo sul piano
regionale e provinciale, tra Casal di Principe, San Cipriano, Cancello
Arnone, e tutta la provincia casertana. Insomma, un vero Camorr-trotter,
con tanto di pedigree accreditato nell'ambiente malavitoso. Ma il
pentito non è il solo ad accusare il Cosentino: anche Michele Froncillo e
Gaetano Vassallo, in due distinti interrogatori datati duemilaotto,
parlano del bell'indagato come del "postino del boss".
Vassallo
conosce il sottosegretario fin dagli anni Ottanta, quando il piccolo
Nicola si faceva le ossa (e si preparava spiritualmente al lavoro
sporco)nel partito socialista italiano: era conosciuto nell'ambientino
fine della camorra come "quello dei Bidognetti". Proprio un bel
curriculum, ci si stupisce che il ragazzo non l'abbia scritto sul
biglietto da visita! Ma i rapporti tra Cosentino e gli Schiavone sono
ben saldi, non c'è da avere paura che il nostro si dimentichi degli
amici.
Le amicizie del nostro sono da prima pagina e ben
presto ci trascinano anche lui, che ovviamente si dichiara estraneo al
tutto, e fino a condanna definitiva vige la presunzione d'innocenza. Ma
le circostanze sono comunque inquietanti, come una foto di Ferrara che
fa il bagno nudo.
Nel 1993, Cosentino e Mario Schiavone, cugino di
Sandokàn, si ritrovano concordi davanti al notaio per un matrimonio
d'interessi: Schiavone è lì per vendere un terreno (circa due ettari),
Cosentino per acquistarlo, prezzo sull'unghia quaranta milioni.
Il piccolo sottosegretario casale si presenta alla stipula dell'atto al
gran completo: tutti e cinque i fratelli Cosentino davanti al notaio,
una famiglia molto unita a quanto pare. Un piccolo affare per i
Cosentino, eppure c'è tutta la Sacra Famiglia per Mario Schiavone, un pò
strano, no? La società della family in quell'anno fattura già oltre
venti miliardi di lire, eppure per un semplice acquisto di terreno si
presenta tutto il gran giury! Mah, del resto le tradizioni sono
importanti qui al Sud, Natale e dal Notaro con i tuoi, Pasqua con chi
vuoi... Resta però la stranezza di questo atto: un terreno che sorge
proprio a ridosso degli appezzamenti di bufale degli Schiavone, che
cacchio se ne facevano i Cosentino?
Quindici anni dopo il
terreno è ancora nello stato iniziale, nessuna costruzione è sorta
sopra: eppure il bel Cosentino di palazzi se ne intende, visto che ha
costruito anche il tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere. Oddio,
l'edificio era destinato ad un condominio di civili abitazioni, ma che
volete siamo in Campania, edilizia creativa! Giudici ed avvocati
gironzolano per stanze minuscole, passeggiando davanti a balconi su cui,
all'occorrenza, possono stendere le toghe ad asciugare. Ma il vero
"bissinesse" della famiglia è l'energia.
Chiedete a Sparanise,
poco più di settemila anime in provincia di Caserta, e vi diranno a chi
appartiene la centrale elettrica entrata a regime nel duemilasette: sì,
è del nostro Nicolino, quel ragazzo una ne pensa e cento ne fa! Il
Leviatano elettrico da ottocento megawatt era stato fortemente
osteggiato dagli abitanti di Sparanise, e ci volle l'intervento dell'
allora ministro Marzano, che come un falco calò da Roma per imporre la
centrale. E indovinate chi gli stava affianco, tutto bello sorridente
con doppiopetto d'ordinanza? Eh, vedo che siete scoraggiati, ma sì,
proprio lui, il nostro Nicolino! Quel ragazzo farà strada, ve lo dico
io...
Forse una persona dabbene, un politico che non vuole gettare
ombre su di sé, non dovrebbe avere interessi economici così forti ed
ingenti, quando agisce come esponenete politico? Di sicuro non fa più
scandalo, Berlusconi docet.
Ma il piccolo Nicola non finisce
di stupirci: al suo gruppo appartengono l'Aversana Gas, l'Aversana
Petroli, i distributori IP Service, l'Immobiliare 6C, la società
Agripont; il fulcro dell'impero rimane comunque la produzione di energie
e combustibili fossili, anche grazie alla forte presa dei Cosentino sul
territorio. Presa o morsa soffocante? Eh, già, perchè i nostri
Cavalieri della Cupola Rotonda, riescono a vincere facilmente appalti e
commesse, il loro indice di penetrazione nel territorio è altissimo: e
questo, in una terra martoriata dal racket casalese, non è poca cosa.
Appare addirittura sospetto.
A Sparanise la pompa di benzina
più vicina alla centrale elettrica appartiene, guarda caso, ai
Cosentino, ma chi la gestiva per conto loro? Il nipote di Giuseppe Papa,
noto boss della camorra, condannato per omicidio: quando si dice la
coincidenza! A dire il vero la Procura Antimafia ci provò pure a fare
luce sull'enigma Cosentino: nel novantasette nega il certificato
antimafia per i cantieri della centrale elettrica, pare che il pericolo
di infiltrazione mafiosa sia più di una semplice eventualità. A Nicolino
gli viene un colpo. "Gli appalti bloccati? E come cacchio faccio?".
La società Aversana Petroli ricorre al Tar, poi al Consiglio di Stato,
ma evidentemente gli intrallazzi politico-casalesi sono qualcosa di
reale e non macchinazioni delle toghe rosse, di un opposizione
inopponente, o degli alieni venuti da Plutone: Cosentino and Family
stavolta rischiano grosso. Poi, il miracolo!
In Prefettura cambiano
idea, Cosentino ottiene la tanto desiderata certificazione antimafia:
c'entra per caso qualcosa, il fatto che il nuovo Prefetto Maria Stasi
sia stata eletta alla Camera col PDL, lo stesso partito-azienda del bel
Nicolino?
Beh, in Campania niente è casuale, e la necessità procura ben strani compagni di letto, ma il tarlo rimane. Nicolino pure.
Nel 2009, la Magistratura dinvia alla Camera degli Imputati una fitta
richiesta di autorizzazione a procedere custodia cautelare (e buttatela,
sta chiave...) per il reato di concorso esterno in associazione
camorristica; nel documento, testualmente, era riportato questo:
"Cosentino contribuiva con continuità e stabilità, sin dagli anni '90, a
rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo
alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva
puntuale sostegno elettorale [...] creando e co-gestendo monopoli
d'impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l'Eco4
spa, e nella quale Cosentino esercitava il reale potere direttivo e di
gestione, consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti,
sfruttando dette attività di impresa per scopi elettorali". Un vero
signore, così nobile d'animo e sentimento che la Camera a malincuore si
vedeva costretta a rigettare l'incartamento con un fascio di rose alla
Procura, respingendo la richiesta dell'arresto di 'Nick The American.
Nello stesso anno, un altro pentito, Luigi Guida, detto O'ndrink,
accusa ulteriormente il galantuomo di Casal, dichiarando urbi et orbi
dello stertto e collaborativo rapporto nello smaltimento abusivo di
rifiuti tra Cosentino e i fratelli Sergio e Michele Orsi, collusi con la
Camorra (il primo fu arrestato per associazione a delinquere, il
secondo fu assassinato nel 2008 per aver denunciato dei camorristi): la
Camera continuò a negare l'uso delle intercettazioni a carico di
Nicolino, Silvito Goebbels Berluscn lo blinda ancor di più,
confermandogli gli incarichi di Governo (deve esser proprio l'Anno della
Piovra, nel calendario cinese!).
Ma andiamo avanti, suvvia,
che la zuppa del Casal non s'è mica già raffreddata! Siete sui Carboni
ardenti? Nick pure, perchè Flavio (Carboni, appunto), noto imprenditore,
viene pizzicato per delle irregolarità nella gestione degli appalti
per degli impianti eolici in Sardegna; gran giramento di pale, nevvero,
ma che c'entra questo con il nostro Cosentino-Napoletano?
Carboni è
stato arrestato insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente
della Democrazia cristiana, nonché ex sindaco di Cervinara (Avellino), e
all'imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli: a
tutta la cricca, i magistrati capitolini contestanoanche l'accusa di:
"aver esercitato pressioni sui giudici della Corte Costituzionale al
fine di favorire la legittimità del Lodo Alfano, aver sostenuto la
riammissione della lista civica regionale "Per la Lombardia" (la quale
appoggiava il candidato di centrodestra per le elezioni regionali del
2010 e attuale governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni),
aver favorito la nomina a presidente della Corte d'Appello di Milano
del pm Alfonso Marra" (che effettivamente ottenne la nomina).
E
per la stessa accusa, avrebbero pure favorito la posizione di Nicolino
come candidato governatore di centrodestra per la Regione Campania alle
elezioni 2010, finita nelle melme di scandalotti e dossieraggio interno
allo stesso PDL in Campania, con Silvito Goebbels sceso di corsa a
frenare il suo Sottosegretario per lasciare spazio al volto pulito e
diafano di Stefano "fantasmino" Caldoro.
Negli ultimi anni, il
nostro eroe, dopo aver schivato intercettazioni, richieste della
magistratura, processi, arresti e tutto il cucuzzaro, siede tranquillo e
beato in Parlamento, dopo essersi finalmente dimesso anche da
coordinatore campano per quella sottospecie di partito in dissoluzione
che è il PDL.
Come ultima curiosità, resta una agguerrita
battaglia in sede civile contro la pubblicazione d'un libro piccolo e
coraggioso, "Il Casalese", a firma di più autori giornalisti, stampato
dalla casa editrice "Cento Autori" di Villaricca, in provincia di
Napoli: la famiglia Cosentino al gran completo ha fatto causa per 1, 200
milioni di euro, chiedendo anche la distruzione, stile Fahrenheit 451,
del volume, con pubblica gogna degli autori stessi in pubblica piazza.
Alla fine della filiera, la richiesta è stata respinta dal tribunale, ed il libro non andrà ala macero.
La bella carriera del Cosentino-boy potrà dunque trovare la sua degna
collocazione tra i libri di folclore e curiosità mitologiche della bella
e sfortunata Campania (In)felix.
La zuppa del Casal è ancora fumante in tavola.
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