Bassolindo lindo e pinto:
“Il meridionale ha un tale desiderio del potere, poiché non conoscendo
una libera società dipende tutto dai potenti, che è entusiasta del
potere qualunque esso sia”. ( Corrado Alvaro).
“Il privilegio dei grandi è vedere le catastrofi da una terrazza”. (Jean Giraudoux).
Aruspici e nerofumo, il volo è serrato ed è ronzio di calabroni; non
più mosconi o Vespa, né preci o bagordi in pubblico, né vespasiani di
Chigi o Quirinal party smutandati (forse) per il piccolo cesare, il
Supereliogabalo e gabellante, il Cavalier d’Ombra e d’Amour, fou e
profano, per pezzenti che non fan parte dei suoi Folli: Silvito
Goebbels scelse d’obliarsi, il suo feretro portò a spalla, spompettando e
sgallettando affianco a creme de la creme e fior di modelle, ci restò
l’Alfano alfiere al fiele, e qualche Santadechè in umido e plastica, un
Sallusti in gattabuia ed un Ferrara con grattachecca e rotoli sparuti
infogliati nel vento.
Silvito andò, l’altro B. partenopeo,
pure; eh già…il Bellantonio, ‘o Vicerè, Bassolino: non alle vette del
Berluschiffon, ma il nostro afragolese of biutiful cauntri ci abituò
all’essenza di sprechi, clientes e paccottiglia di partito per affari in
sordina ed inchieste al nerofumo di plastiche a bruciare: niente male
per l’ex Sindaco, ex Governatore, ex machina di tutto l’ambaradan a
fermentare al sole della felix Campania un tempo sua, ora infelice e
patologicamente affumichè al tumor acqueo di bonifiche mai fatte e
terreni in odor di camorra e la qualunque.
In Campania sono
circa cinquemila in siti inquinati e pochissimi quelli che han visto
l’alba d’una bonifica in loco: genius loci per terreni inquinati, e con
un alto livello ufficialmente censiti dall’Agenzia Regionale per la
Protezione Ambientale della Campania: dulcis in fundo, nel rapporto
“Ecomafia 2010” di Legambiente viene riportato che in totale, “soltanto
tredici siti sono stati bonificati”, stimandosi che nell’intera fascia
tra Neapoli e Caserta solo il quindici per cento dei siti sia stato
liberato dai rifiuti e dalle masserizie al seguito. Bonifiche fantasma,
con gli inquinanti sempre presenti e mai rimossi, oggetto di
sversamenti, percolato e morte, falda acquifera contaminata e
pestilenziale.
Il buon Bassolindo non dormirà sonni tranquilli
(o forse sì?), né si godrà il buen retiro dalla terrazza in lontanza, e
ciò perchè La Corte dei Conti ha intimato al Vicerè e ad altri sedici
campeones la restituzione di 43 milioni di euro per danno all’erario:
questa vicenda insoluta a gnommero, è quella delle bonifiche del
litorale domizio ed agro aversano, terra di zuppa del Casalese, affidate
nel lontano 2002 alla “Jacorossi Imprese” con accordo stretto a patto
tra fazenda, Regione e commissariato di Governo “per l’emergenza
bonifiche e tutela delle acque”.
Centodiciassette, i milioni
di euro affidati alla “Jacorossi” per le jacuvelle inerenti alla
bonifica: cifra ingente destinata alla progettazione e l’esecuzione
degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale
dei siti del litorale domitio-flegreo e dell’agro aversano, anche
attraverso l’impiego di LSU; per gli inquirenti i tempi di esecuzione
eran troppo ristretti, e sospetti, l’impresa li imputava al mancato
reperimento da parte del commissariato straordianrio dei siti di
discarica per lo sversamento dei rifiuti speciali.
I costi
lievitarono alle stelle, nell’iper-uranio sconosciuto ai mortali, con i
morti per inquinamento che aumentavano a dismisura, e con l’ingresso di
ulteriori soggetti per ovviare agli inconvenienti della mancata
bonifica: gli LSU furono tenuti in panchina, palleggiando mestamente le
eco-balle ai margini del campo, continuando però a percepire l’ “
ingaggio ” ad inganno, prima di finire in cassa integrazione. I
contenzioni civili tra Jacorossi, Commissariato e Regione Campania si
sono conclusi nel 2007, con “l’accordo transattivo” al contratto di base
e partenza ( la società ha incassato un cospicuo risarcimento danni per
22 milioni di euro). A 43 milioni di danno erariale si giunge sommando
aritmeticamente i 22 milioni di euro, ad ulteriori 17 per “maggiori
costi sostenuti per lo smaltimento dei rifiuti” in altre aziende, più 4
milioni per quanto pagato dall’Inps a titolo di cassa integrazione agli
LSU non utilizzati.
Ci fu anche un’inchiesta penale in merito a
carico (anche) del “Bellantonio”, come ex commissario ai rifiuti, e che
coinvolse i vertici e dirigenti della Jacorossi, ma si concluse con un
decreto di archiviazione. L’inchiesta contabile no, invece, alla faccia
del Vicerè e di tutto il cucuzzaro, andando avanti fino alla
maxi-citazione per 43 milioncini.
E Bassolindo è sempre lì, sulla terrazza a mirare “lumiere”, vecchi scatti d’una pellicola in chiaroscuro ormai fanè.
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