venerdì 26 ottobre 2012

Bassolindo lindo e pinto:



 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Il meridionale ha un tale desiderio del potere, poiché non conoscendo una libera società dipende tutto dai potenti, che è entusiasta del potere qualunque esso sia”. ( Corrado Alvaro).

“Il privilegio dei grandi è vedere le catastrofi da una terrazza”. (Jean Giraudoux).

Aruspici e nerofumo, il volo è serrato ed è ronzio di calabroni; non più mosconi o Vespa, né preci o bagordi in pubblico, né vespasiani di Chigi o Quirinal party smutandati (forse) per il piccolo cesare, il Supereliogabalo e gabellante, il Cavalier d’Ombra e d’Amour, fou e profano, per pezzenti che non fan parte dei suoi Folli: Silvito Goebbels scelse d’obliarsi, il suo feretro portò a spalla, spompettando e sgallettando affianco a creme de la creme e fior di modelle, ci restò l’Alfano alfiere al fiele, e qualche Santadechè in umido e plastica, un Sallusti in gattabuia ed un Ferrara con grattachecca e rotoli sparuti infogliati nel vento.

Silvito andò, l’altro B. partenopeo, pure; eh già…il Bellantonio, ‘o Vicerè, Bassolino: non alle vette del Berluschiffon, ma il nostro afragolese of biutiful cauntri ci abituò all’essenza di sprechi, clientes e paccottiglia di partito per affari in sordina ed inchieste al nerofumo di plastiche a bruciare: niente male per l’ex Sindaco, ex Governatore, ex machina di tutto l’ambaradan a fermentare al sole della felix Campania un tempo sua, ora infelice e patologicamente affumichè al tumor acqueo di bonifiche mai fatte e terreni in odor di camorra e la qualunque.

In Campania sono circa cinquemila in siti inquinati e pochissimi quelli che han visto l’alba d’una bonifica in loco: genius loci per terreni inquinati, e con un alto livello ufficialmente censiti dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania: dulcis in fundo, nel rapporto “Ecomafia 2010” di Legambiente viene riportato che in totale, “soltanto tredici siti sono stati bonificati”, stimandosi che nell’intera fascia tra Neapoli e Caserta solo il quindici per cento dei siti sia stato liberato dai rifiuti e dalle masserizie al seguito. Bonifiche fantasma, con gli inquinanti sempre presenti e mai rimossi, oggetto di sversamenti, percolato e morte, falda acquifera contaminata e pestilenziale.

Il buon Bassolindo non dormirà sonni tranquilli (o forse sì?), né si godrà il buen retiro dalla terrazza in lontanza, e ciò perchè La Corte dei Conti ha intimato al Vicerè e ad altri sedici campeones la restituzione di 43 milioni di euro per danno all’erario: questa vicenda insoluta a gnommero, è quella delle bonifiche del litorale domizio ed agro aversano, terra di zuppa del Casalese, affidate nel lontano 2002 alla “Jacorossi Imprese” con accordo stretto a patto tra fazenda, Regione e commissariato di Governo “per l’emergenza bonifiche e tutela delle acque”.

Centodiciassette, i milioni di euro affidati alla “Jacorossi” per le jacuvelle inerenti alla bonifica: cifra ingente destinata alla progettazione e l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti del litorale domitio-flegreo e dell’agro aversano, anche attraverso l’impiego di LSU; per gli inquirenti i tempi di esecuzione eran troppo ristretti, e sospetti, l’impresa li imputava al mancato reperimento da parte del commissariato straordianrio dei siti di discarica per lo sversamento dei rifiuti speciali.

I costi lievitarono alle stelle, nell’iper-uranio sconosciuto ai mortali, con i morti per inquinamento che aumentavano a dismisura, e con l’ingresso di ulteriori soggetti per ovviare agli inconvenienti della mancata bonifica: gli LSU furono tenuti in panchina, palleggiando mestamente le eco-balle ai margini del campo, continuando però a percepire l’ “ ingaggio ” ad inganno, prima di finire in cassa integrazione. I contenzioni civili tra Jacorossi, Commissariato e Regione Campania si sono conclusi nel 2007, con “l’accordo transattivo” al contratto di base e partenza ( la società ha incassato un cospicuo risarcimento danni per 22 milioni di euro). A 43 milioni di danno erariale si giunge sommando aritmeticamente i 22 milioni di euro, ad ulteriori 17 per “maggiori costi sostenuti per lo smaltimento dei rifiuti” in altre aziende, più 4 milioni per quanto pagato dall’Inps a titolo di cassa integrazione agli LSU non utilizzati.

Ci fu anche un’inchiesta penale in merito a carico (anche) del “Bellantonio”, come ex commissario ai rifiuti, e che coinvolse i vertici e dirigenti della Jacorossi, ma si concluse con un decreto di archiviazione. L’inchiesta contabile no, invece, alla faccia del Vicerè e di tutto il cucuzzaro, andando avanti fino alla maxi-citazione per 43 milioncini.

E Bassolindo è sempre lì, sulla terrazza a mirare “lumiere”, vecchi scatti d’una pellicola in chiaroscuro ormai fanè.

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