martedì 23 ottobre 2012

Scherzi da prete















Baruffe chiozzotte per maschere atellane, chi è di oscena stasera? 

E t'accorgi che di scena è la dignità delle anime affumicate, degli ultimi in graduatoria, dei roghi neropece senza volto, dalle mani anonime e incancrenite dal puzzo. 
Terre di fuochi, santi, marine e madonne pellegrine; langhe fumose, perchè in fumo va la salute, in fumo dignità, un vento di terra marcia sulla faccia, un calcio in petto alla tua umanità, mite e tenace.
Armato della tua piccola voce, a cantilena, contro lo scempio delle tue radici divelte, dai soliti, noti, per notti buie e rossicce. I soliti interessi, il solito dolore, da monetizzare, perchè a regimento, perchè a profitto. 

E ne approfitto. Io piccolo uomo dello Stato inconsistente delle cose, per strumentalizzare l'osceno del momento, per farne proprio "instrumentum" di distrazione a massa, e per le genti tutte: attracco alla fonte, di punta e scuffiando, nella rada di bolina incontro, contro-vento: voilà! "Signora non sta bene, signora mai fu contemplata, s'ignora la sua presenza". 

E giù, un profluvio mediatico d'immagini e cartuscelle, e le figure che escon dagli arcani son vetuste e sempre quelle: il Giudizio, l'Imperatore e l'Appeso lì, a suo rovello, senza risposta. Che rimane dunque Arcano. Del resto l'ossa le getti "ar cane", frattaglie di gentilezza e fine grazia pure; tanto è dovuto, rispetto preteso, e massima l'arroganza. 

Rimane l'umiltà d'un prete, il puzzo d'una terra infettata dall'uomo ed un Prefetto, ominicchio al cospetto della sua dignità buttata via come un cencio spelacchiato. E tant'è, nella terra dei fuochi, dove il focus è per minuzie, mentre il villaggio sprofonda attorno: ma è il Villaggio Globale, e c'è sempre l'Osceno a dar spettacolo, svilendo la trama. 

Ma voi, alla ricerca d'uno spizzico di dignità sospesa, guardate sempre la trama, avviluppata e densa, c'è sempre un segno artigianale a ristabilir l'equilibrio del tessuto sfilacciato.  
Stavolta era l'umiltà d'un prete, a ricordare che la dignità non abbisogna di "vossia, eccellenza, onorevole", basta metterci la faccia. 

E che non sia come il cu-culo, al suo nido, fatto di gramigna, inutile e molesta.

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