venerdì 12 giugno 2009

L'Ode al Lodo:

"Alla Camera dei Camerati, tra bagarre e contestazioni, passa poi, cosa assai triste, il decreto-intercettazioni. Han votato segretissimi, per paur di ritorsioni, del Gran Tappo sgherri e amanti, come fossero bambini, impauriti dal Papino, come tanti coglioncioni. Ci son stati strani eventi, come i franchi tiratori, che dai banchi opposti e sghembi, han votato traditori; e nel clima d'un regime mai silente, vieppiù strisciante, nel gran conto dello scontro, ha in serata poi parlato il nonnetto Presidente. "Mi riservo d'esaminare questo testo già approvato, seguendone il percorso intiero, dalla genesi al tormento, finoi a quando finirà, nello scarico del Parlamento; prenderò poi decisioni, se mi girano i suddetti, cercherò la mediazione con gli sgherri ed il Tappone. Posso solo adesso dire, che inutile è scalciare, come fa il testardo mulo, ce ne son da rinnovare, qua le cose vanno a male, allo Stato, state certi, gli si vede adesso il culo".
Giornalisti e magistrati, piangon tutti stretti in coro, pare d'essere al cospetto d'un capestro singolare; e la chiamano mordacchia, poi si parla di castrare, senza il minimo imbarazzo, l'autonomia di questi e quelli, col Gran Silvio spettatore, dell'andazzo generale, una mano a far da corna, mentre l'altra gratta il pacco. Il Sultano se la ride, mente tutti paion tristi, ma nessuno tiene in conto, che ci sono belli e lieti, degli amici poco mesti: loro sì che avranno sconto, dalla legge già bavaglio, perchè adesso nelle reti, la Madama non li imbriglia, se ne stanno al gran riparo, senza esser a repentaglio. Mafia, 'Ndrangheta e Camorra, stan serene in casa loro, niente cimici a spiare, che alla fine poi la guerra, l'han già vinta senza l'armi, nè bisogno di sparare: finalmente un gran risparmio, grazie a Silvio il piduista, vecchio amico di stallieri, che facevano i fattori, nella villa del piazzista. Tanto Mangano è un eroe, e Falcone e Borsellino, sono morti da incoscienti, per difendere lo Stato, reso ancor più piccolino, dalle leggi di un Ducetto, Capo ormai di delinquenti, nel suo incubo perfetto".


"Aggio fatto 'o Presidente, pecchè nun aggio maje saputo juca' a bocce...'o Curto invece ce pazzea sempe! Biato a isso".

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