venerdì 14 dicembre 2012

Il Marchese del Grullo















"Roma è tutta un vespasiano". (Alberto Sordi, ne "Il Marchese del Grillo").

Massi sulla scesa, come prole, spacciata al novello Cronos, fiero pasto-ne mediale, per il Grillo Grande Twittatore, passando per i gorghi del Casaleggio come fosse Timoniere, guizzando come otaria in quel di Scilla speculum di Cariddi: grande è la confusione sotto i Monti, con s-partitocrazia alla deriva, in cerca di refugium certo per peccatori impenitenti, e cosa accadrà dopo la fine dei Maya, nel prossimo venturo medioevo italico 2.0?

Bruciante lo scatto, il capo dà di matto, ardente e scaltro, col militante five stars che si fa lu mazzo: i territori son rade e lande da conquista, Movimento in resta, e non ci resta che ridere, ché di Comico parliamo, o piangere, che di strali para-bellici trattiamo: quali le regole, ove posa la corona, sua Maestà Democrazia? Di certo, non sul Capo, tricoricciuto marchese grillesco a nido di hirundo rustica, al più è duello rusticano, tra dissidenti, discernenti, discepoli e jedi, guru e mentore: e la mentula, dove la mettiamo, che di scrotar l'orizzonte mai siam sazi?

Fosche nubi a presagio, con diaspora da bar, ieratico scazzo da blog, vulcano eruttò sententia: "Fuori dalle balle", disse il Grillo, come bulla fulminante, scarlatto marchio, di meglio logo, con le cinque stellette precluse a chi alla tempra del guru puntò il fuoco sacro dei rovelli: Voltaire è fuori gioco, fuori onda, oscurato a giorno, col Genovese pronto al pesto, pur di non rovinare il giocattolo a pochi mesi dall'elezione; e dunque via all'Epuration Day, con vaffanculo ad personam al dissidente-consigliere di turno.

E se pria fu Tavolazzi, ora tocca a Salsi e Favia mangiarsi il fegato e senza contorno, che il Marchese tuonò senza ritorno, coniando refrain a ritornello: "Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente. Abbiamo una battaglia, abbiamo una guerra da qui alle elezioni. Finché la guerra me la fanno i giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro non ne voglio più". 

Ergo, è verde e genovese, pronto al pestello, sbatacchiando i bastian contrari, sbarrando la sua fortezza fin dai bastioni: fuori, e andate a scocciare qualcun altro, che qui si va à la guerre comme à la guerre, lo scudo non è crociato, la ma la crociata è già partita, sicuri d'incornare la partitocrazia sull'uscio, incrociandone il passo in quel di Montecitorio, nel 2013 prossima sventura.

Cosa buona e giusta , eppur non basta barba a vestire il filosofo, ed il Grillo rischia di perdere la cappa per un sol punto: "porta patens esto nulli claudatur onesto ", e basta segnare il  ".com" nel verso in-giusto per cambiar seme e segno a destino e parole. Si spera che il passo sia segnato, e non sia marziale, che di guerre in testa già troppe qui ne abbiamo. Ma di regole, e democrazia reale, e di rispetto, di ciò siam ancora bisognevoli, et a iosa.

Chè se il Marchese addiventa del Grullo, nessun voto segnerà la sua scheda, al massimo una croce; da metter sopra, e senza titubanza o tema alcuna di beccarsi l'ultimo, definitivo e sonoro, "vaffanculo".





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