domenica 23 dicembre 2012
ANTENNA PATTA
"Ci sono due categorie di televisione: la televisione intelligente che fa dei cittadini difficili da governare, e la televisione imbecille che fa dei cittadini facili da governare" (Jean Guéhenno).
Antenna Patta è tornato, redivivo ed e-rettile all'abbisogna, gastaldo priapesco ad eiaculatio ritardata, precoxemente smitizzato, per mitopoiesi mediale a tinte fosche e di cerone, tacco dodici e poppute al seguito: nulla sfugge al margravio plutocrate mascellonico e plastico, nessuna televisione, rete, canale, rivolo, frivolo, per il frugolo ottuagenario, Fregoli manigoldo ovviamente e pedissequamente in fregola diuturna. Ave, nell'alto di SKY, in MEDIASET stat virtus, RAI e ti sarà rato, e consumato il matrimonio, tra il Cainano e le sue ancelle e vestali, chè la TV è "robba" sua e le sue antenne vispe per vespidi in abito lungo e chaise longue svettano puntute e imperiture sul Montecitorio più alto.
La campagna è marziale, anti-montiana e ferale, i marziani voglion sbarcare a Roma, per prossima sventura, legislatura a futura memoria, memores domini d'un PDL in reflusso gastro-esofageo da sbornia post-tennica, col Monti candidato e politicante, una nuova favella distonica rispetto all'abaco dell'A-B-C uber alles, dell' ormai svenata consiliatura a strascico; dunque è tempo di rimonta, del Mida alla Goldman and Sex, di antenne pazze, di marcatura ad uomo, col nano da giardino fossile pressurizzato a dovere e pronto a spectaculare eruzione come Tappo di champagne, come budello di cerone, prono all'auditel, coi servi sciocchi e meno grevi adulanti, questuanti, postulandi, per domande scoscese come galosce inumidite, per sicuro passo nella leccata di regime, che il Re è tornato e non vuole scrofole tra le palle, per tocco sicuro dall'umidiccio al sacro (nel senso d' osso).
E prima la D'Urso, cammellata di sicuro, e poi le consuete truppe, i Vespa, i Giletti, i TG4, TG5 e TG6, gli studi aperti come le notti di cabiria in quel d'Arcore, cosce contrite quanto sacrestani in chiesa, turibuli ed aspersorio per riti e lupercalia, gossip e malabolgia, e giù fino al girone dell'inferno più vero, per una diretta lunga un disadorno, crudo, e posticcio sogno, per l'election day after, e noi dislessici ed amorfi, a raccogliere le briciole del Belpaese, trasformato all'uopo nell'ennesima sagra di vinello, tarallucci e braciole affumicate. Il Drago non disdegna bastioni e merli, torri e torrette, passando senza sosta dall'ammiraglia alla scialuppa, ed approdando financo a Julie Italia, microbiotica emittente locale partenopea, satellite semi-oscuro dell'empireo Mediaset: la televisione appartiene a Lucio Varriale, storico patron di Telelibera 63, tv alle vongole allevata nelle vibrionica acque di Mergellina, epigono infinitesimale del Berlusca meneghino.
Il Cavalier Bananoni non s'è lasciato sfuggir occasione, prestando il suo cerato volto per una intervista sbottonata come una finanziera in ambasce: il figlio di Varriale, Livio, ha condotto a termine il grato compito porgendo assist al nostro Nanoleone, come nemmanco Ronaldinho ai tempi d'oro; e giù un florilegio di percentuali vincenti, con l'annoso problema rifiuti neapolitano rispolverato per l'occasione, ovviamente risolto dal Governo targato Hardcore, tra un Bertolaso uber alles, che quando non era occupato coi massaggi defaticanti delle coccottes, si ricordava d'esser capo della Protezione Civile (nel senso che metteva su i preservativi con un certo garbo), un Surdato 'Nnammurato, un pulcinella d'oro, ed una pizza a forma di mandola (o un culo a forma di mandolino?), etc. etc.
Se non fosse ben chiaro, Lo Hobbit è tornato sugli schermi, sempre alla recherche dell'Anello del Potere con cui infibulare un Paese intero per i suoi personali intrallazzi sessual-finanziari: il Regno di Montor è baluardo invalicabile, o solo cavalluccio a dondolo di frisia, per il Cavaliere e le sue Amazzoni? Sperando in un colpo di mano del destino, o al minimo un colpo apoplettico che se li porti tutti all'inferno, non resta che auguraci buone feste, spegnando adoranti come Magi gli schermi al plasma per almeno 48 ore.
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