Le celebrazioni Pasquali, che veloci s'apprestano, seppur con uno spirito completamente diverso dalle precedenti d'indole giocosa e carnascialesca, sono una delle liturgie maggiormente celebrate in Campania: innumerevoli le processioni, migliaia i riti che si ripetono dalla notte dei tempi, tutte feste che rivestono una forte valenza culturale e d'appartenenza, siano esse di natura ecumenica o di interesse storico-folcloristico.
Incominciando dalla nostra complicata Napoli, basti nominare soltanto la processione dei “fujenti”: la festa si svolge al santuario della Madonna dell'Arco, a Sant’Anastasia, ogni anno nel giorno del “Lunedì in Albis”. I pellegrini, provenienti da varie località della Campania e non solo, si recano al santuario, organizzati nelle compagnie dei già menzionati “fujenti”, che si distinguono per l’abito bianco cinto da una fascia colorata. Durante il percorso avanzano scalzi con movimenti ritmici, portando sulle spalle i “toselli” ( una sorta di costruzioni votive) e, nella parte finale del tragitto, avanzano il passo spediti verso il santuario. Il comportamento devozionale si esprime con un’intensa partecipazione emotiva, il che comporta talvolta una perdita di coscienza dei devoti, che invasati dagli incitamenti della folla, dal suono dei tamburi e dallo scoppio di mortaretti e botti assordanti, giungono quasi alla “possessione della tarantola”, una sorta di trasfert mistico-agonistico. Ma la Passione e la Resurrezione del Cristo sono celebrate in tutto il nostro territorio; Sorrento e gli altri centri della costiera sorrentina, l’isola di Procida, Somma Vesuviana ed Acerra sono le località dove le processioni conservano il pathos più intenso e, nello stesso tempo, diventano eventi significativi anche dal punto socio-culturale, con lo spettacolo dei lunghi cortei degli incappucciati, attorniati da una folla che appare ancora coinvolta in maniera genuina nella tensione simbolica delle rappresentazioni sulla Morte di Cristo. A Somma Vesuviana, ad esempio, si svolge la Processione del Cristo Morto, risalente al XVII secolo. Il Venerdì Santo le strade si riempiono di fedeli con fiaccole accese, e di appartenenti alle confraternite religiose, vestiti con i tradizionali sai bianchi. La tradizionale “Via Crucis” del Venerdì Santo si svolge anche a Sorrento, che brilla per la perfetta organizzazione di due processioni nello stesso giorno, la “Bianca” e la “Nera”. Quella degli incappucciati vestiti con il saio bianco, organizzata dall’Arciconfraternita di Santa Monica, si svolge nel cuore della notte tra giovedì e venerdì della Settimana Santa: il corteo dei confratelli sfila dietro la statua della Madonna che va alla ricerca di Gesù. Essa è il suggestivo preludio all’altra processione, organizzata dall’Arciconfraternita Morte ed Orazione, in cui sia il saio degli incappucciati, sia il vestito della Madonna diviene nero, il colore che per il popolo rappresenta ancora il doloroso ritrovamento da parte di Maria dell’adorato Figlio morto.
Ma il dolore per la perdita del bene più prezioso per una madre, per quella Sacra Vergine che rappresenta la nostra origine comune, lascerà poi il posto agli Osanna, alla gioia per l’Assunzione del Cristo al Cielo, alla sua Resurrezione alla destra del Padre: il cerchio si è finalmente richiuso. Ed è proprio di questo che parlano i riti e le liturgie, siano essi “pagani” o “ufficiali”: ci parlano al cuore, si nutrono di quell’orizzonte mitico che ognuno di noi porta con sé, parlano sia al bambino dalle ginocchia sbucciate, sia al vecchio incanutito e stanco, rammentandoci ancora una volta che il ciclo della vita si ripete, rinnovandosi ogni anno, dalla notte dei tempi. E a noi non resta che alimentare la fiamma della speranza, raccogliendoci ancora una volta attorno al fuoco della tradizione.
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