mercoledì 16 novembre 2011
“Napoli è Tua, l'Italia è Tua, ma è tutto mio” ovvero, Giggino Murat ed il Regno d'Italia
“Gli uomini fuggono da chi dice sempre le stesse cose. Ma se uno le dice con sufficiente arroganza, da costui si lasciano dominare” (E. Canetti).
Esprit du temps per un popolo italico “in media” Re (Sua Metà d'Arcore par messo alle corde), gramaglie luttuose come sciassa arlecchina a rivestir il tessuto globale di finanza euroscettica ed economia canaglia, il partitismo di massa pare collassato per gravità, verso un centro freddo e buio come buco debitorio (e quanto il botro oscuro imperversa nell'onirico; oppur nell'urologico).
Autre Gouvenement, autre chose, o corsa, e sull'abisso di uno spread du temps che sarà nuova piaga, in luogo di locuste (o preferite vacche magre e la moria, come voi ben sapete?); orsù, lo Zeitgeist teutonico soffia di libeccio, e quivi , in quel di Partenope, il ragù arancio-cremisi si colora su scala Belpaese di nuovo afflato tricolore: sissignore, Giggino Murat, dioscuro bivalve dell'empireo parthénopéen (citofonare Comune, risponde germano), lancia l'asso, nasconde masso, scompagina le carte come vento della Storia: “Dobbiamo esultare per l’uscita di scena definitiva di Berlusconi; allo stesso tempo però non bisogna esultare per la nascita del Governo Monti”. Di grazia, pourquoi pas? “Questo Governo non ha una legittimazione democratica e nasce per assecondare il volere della Borsa, delle banche, della Banca Centrale Europea e di Bruxelles. C’è il serio rischio che la politica scompaia”.
A veder la composizione alchemica d'ampolla, tutti i torti il Maire “scassatutto” non ha; il Monti Python Show, se di lacrime non s'abbevera , né di plasma a sugger via (i conti son sballati e vampireschi), suggella invero la sua genesi alle idi d'un berlusconismo declassato sul piano europeistico e finaziario: screditato, commissariato, il Paese è alla deriva, la barra non è dritta, il motore è imballato, ed il mercato mostra il medio, se non l'indice puntuto. Che è negativo, a dirla tutta. Ma il Gotha-City alto-borghese ed internazionale bat-man concorde, segue sulla bitmap il percorso alatalenante dei bund e dei suoi derivati: pretazzi papalini in odor di liquidità, banchieri alla Passera (non è moda la patonza), bocconiani engagè, il meglio del barnum sulla scena romana, nominato dai mercati a presiedere il consesso, di un Governo spread in resta. E che ci resta, a naso, di democrazia sì asfittica, ma almeno semi-eletta? A proposito, niente Letta? (ad una o due Piazze Affari?). “Dobbiamo cominciare da subito a costruire un’alternativa politica al neoliberismo che Monti rappresenta e che ha fallito”, Giggino dixit. E s'accominci ordunque.
La Rivoluzione paga, e chi scassa insacca il premio; e se prima era Napoli la perla, adesso è italico il diadema: “Napoli è Tua”, ma è cosa mia, si raddoppia nell'andazzo, io non lascio, ti raddoppio, calo l'asso e guarda ccà! Tre son le carte, mesdames e messieurs, nessun trucco, niuno inganno: “C’è una straordinaria partecipazione politica nel paese, un’energia vitale per il paese che non ci possiamo permettere di perdere. L’indignazione che io ho guardato in questi mesi negli occhi deve essere trasformata - come è accaduto a Napoli - in mobilitazione e in partecipazione politica”.
Parole sante, mefistefelico è il rovello: democrazia partecipata, chi era costei? Massa critica, velleità populistiche che il Murat solleticava, in marzial campagna elettorale, d'aprire il Palazzo, scalzando il consociativismo corporativo e spartitico del viceregno bassolinico; d'esser trait d'union, per union d'intenti e partecipazione: poi che fu?
S'era in quel di settembre, il 12 precisamente, in Santa Maria la Nova, rendez vous tra il Murat e la schiera di ex candidati della lista (mia creatura!), “Napoli è Tua”: e che accadde allora? .
“Voglio contribuire a creare un movimento politico organizzato”. Orbene, Giggino, siam pronti, alla pugna, alla prugna, alla macedonia, che non c'è tempo ormai, siamo alla frutta!
“E' da Napoli che deve partire l’ideazione di un nuovo modus operandi per far politica. “Napoli è Tua” potrebbe essere la parte iniziale di un movimento nazionale, ma non sono io che devo decidere. Non sono io il soggetto proponente”. Sì, mio Capitano, My Captain, “Napoli è Tua” c'è, la Base di ex candidati ed attivisti risponde, al tuo fianco, o anche a lato, a latere, all'atto! Presto 'O Documento! E giù di lena, si struttura ex carta il Movimento: fatto Statuto, adopriamoci per una sede, e via, partiamo.
Murat si complimenta, eppure. “Napoli è Tua può far parte di un Movimento politico più amplio, su base nazionale: un movimento che affianchi i partiti nella via del risanamento. Mi muoverò nell’ottica di creare qualcosa di più grande che incida sul territorio nazionale. Il livello successivo è la strutturazione, una sede, entro quindici giorni proporrò la mia idea di Statuto, con struttura snella, portavoce designati ed un consiglio che prenda decisioni rapide”. Contrordine Companeros, Giggino non propone ma decide. Solo sulla tolda, tricorno in testa; solo al comando, nella gran ressa.
E la Base?
E la partecipazione, la democrazia?
E la proposta, i giorni quindici, la sede, la voglia, 'O Movimento??
E Movimento fu. “Napoli è Tua”, alfine?. Il Maire Arancionè se ne catafot, per dirla alla francais: il 17 di settembre Murat incarica i fedelissimi: “Italia è Tua” è 'O Movimento, cosa mia e così sia (e ari-daglie!); si acquista il dominio web, sia avvia il percorso di sintesi movimentista, (a cui partecipa qualcuno dei consiglieri comunali della ex Lista, ma nessuno per la Base), si affina il manifesto d'adesione e valori: “Voglio riproporre il metodo e le dinamiche sociali che hanno portato alla mia elezione a Sindaco, avvenuta soprattutto al di fuori dei partiti”. Vero, sacrosanto. E' stata la società civile a battersi per la sua affermazione, i cittadini attivi ed informati, che hanno invaso le piazze, che non volevano il sepolcro imbiancato, la sola facciata. Né la sola affacciata del Murat su Piazza (Municipio). Così, con nonchalance e vanagloria, a cader da manica, ecco l'asso, ed il lasso tempo. “Entro novembre presenteremo il manifesto politico di un grande movimento che traduca le istanze della democrazia e della partecipazione e...bla..bla..bla”.
Come sbreco su tela, baffo sbeffeggiante sulle sacre immagini della spartitocrazia italica, barattolo di zuppa movimentista messo in bella vista per la nuova vetrina nacional, urlo indignados che fa tanto chic, il nuovo mantra modaiolo della partecipazione dal basso diviene Movimento, “Italia è Tua” in fieri. Fil rouge, o meglio arancionè, per nuovi orditi su scala maggiorata.
“Il laboratorio che immagino io comprende soprattutto i movimenti: i precari, i sindacati e in particolare la Cgil e la Fiom. Certamente non sono molte le personalità in grado di immaginare un percorso simile nel centro-sinistra”. Murat è il solo leader, ricordiamo, “Gli altri al massimo capipartito”. E così, senza colpo ferire, si troverà, nel 2013 (se non prima, dipende dai tecnici al Governo, dai politicanti in Parlamento) al tavolo delle primarie di coalizione, con Vendola, Bersani e Di Pietro a pasteggiare; e il tutto senza aver cassa, senza aver partito, senz aver perizia (a lungo termine); sola, la ghirba ben furbetta, ed un mantra altisonante: “Un movimento che affianchi i partiti sulla via del risanamento, un movimento che non è antipolitica, un movimento che porta la partecipazione del popolo, un movim...”. Colpo al cerchio, rotola la botte, partiti ubriachi e Murat in campagna d'Italie. E il Regno aspetta, al di là dei Monti.
“Ghe pensi mi”. E par di risentire con accento partenopeo, gli echi del Tappo della Bassa, l'homo novus che ondeggia tra gigioneria, (“giggineria”?) e voluttà mediatica a lungo raggio: Giggino è giovane, è ambizioso, è furbescamente guascone ed impaziente. “Italia è Sua”, come lo fu la lista di “Napoli”? Alla Rivoluzione segue sempre un Napoleone, è ormai acclarato; la partecipazione dal basso pare annacquata e loffia (a dispetto di Beni Comuni sulla scia di Porto Alegre, ma ancora ben lontani dalla samba partecipativa brasileira), il decisionismo è fiero ed il petto è amplio, bello tronfio, ed ha spazio per ben altri galloni e medaglie. "A' la guerre comme a' la guerre", e
“Se la guerra non mi annovera tra le sue vittime, tornerò operto di gloria e con la stima di tutti i miei concittadi”. Murat (quello vero) docet.
Oggi come allora.
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