domenica 11 dicembre 2011

Giggino Murat , Bagnoli, ed il Regno a mare (con tutti i panni sporchi).

















“Ma che - che - che occasione ma che affare
Vendo Bagnoli chi la vuol comprare
colline verdi mare blu
avanti chi offre di più;
Ma che - che - che occasione ma che affare
Vendo Bagnoli con le ciminiere
però sbrigatevi perché
è un'asta conto fino a tre!”.
(E. Bennato).

“Cominciò prima a piovere e poi a grandinare.
Seduti nel pulpito delle colate continue, udimmo la rabbia del cielo sopra le nostre teste;
attraverso i vetri dei finestroni ci raggiunse una successione di lampi che ci ridusse a un forzato silenzio pieno d'attesa”.
(E. Rea, “La dismissione”).


Incipit. Un'attesa messianica, diuturna, ormai quotidiana, che si dipana dal lontano 1904, da una delle innumerevoli Leges Speciales per Neapoli, la “Legge Gianturco”, che istituì il polo siderurgico bagnolese, affidando il territorio alla genovese Ilva, su terreni già adibiti ad agglomerato industriale, grazie alle industrie petrolchimiche finalizzate alla produzione di solfato di rame, acido solforico e fertilizzanti fosfatici (la cura ed il rispetto ambientale son genericamente nel dna italico). Mesdames et Messieurs, il 1910 foriero di grandi eventi e sviluppi futuri (e Bagnolifutura ne condensa massimamente il concetto) è qui per voi! Ed al resto ci pensa la Grand Guerre, con la produzione siderurgica alle stelle (nel 1918 erano già 4.000 gli operai occupati), cui si aggiunge a cavallo dei '30 la Montecatini, poi Montedison (ah, il caro vecchio amianto ad Eternit memoria!), passando per la Seconda Grand Guerre (con distruzione pressochè totale degli impianti), il boom dei '60 (con la nascita certificata dell' Italsider), il cambio in corsa di piani regolatori del Comune Partenopeo (metà anni '70, per l'ampliamento dello stabilimento; '85, nuova variante: eliminate le prescrizioni sull'intera area, Bagnoli viene riservata completamente alle attività industriali e connesse), la chiusura dell'Eternit (la nocività dei materiali ne condanna senza appello la produzione), et voilà, les jeux son faits! Rutilanti cambi di nome, demansionamenti d'area, delusioni e speranze, fino alla chiusura del '90 (altoforno e acciaieria, con le linee e la colata, vengono dismessi; chiude anche la Cementir, connessa alla produzione di cemento armato). Neapoli perde il suo polo d'industria pesante, inizia il declino ecomico post-industriale. Una cavalcata di cent'anni per una solitudine liquorosa e cristallizzatasi nell'immobilismo prossenetico di questi anni mutevoli.


Corpus (Domini). 1994, Anno II del Viceregno di Tottonno Bassolino, il Signore di Partenope, Don Antonio: da allora e fino al 2002 (anno di costituzione della Bagnolifutura, fu “Bagnoli S.P.A.”) per la prima bonifica e lo smantellamento del moloch siderurgico vengono spesi ben 343 miliardi di lire; indi poi, viene sottoscritto un protocollo d'intesa per il risanamento e la bonifica della costa disastrata, riconoscendosi nell' Ilva stessa il soggetto responsabile delle operazioni tecniche di dismissione. Inutile dire che bonifica mai fu completata, con le carcasse ossificate e derelitte in perenne disfacimento.
Vulgata plebea vuole che mai furon completati, nell'ordine: un porto turistico per circa 700 posti barca (cassato dalla Sovrintendenza perchè interrompe la linea costiera); la rimozione della colmata di cemento armato (inquinatissima et nocumentissima et cancerogentissima), che a trasferirla costa un botto; la mancata bonifica dei circa 330 ettari affacciati sul golfo, tra Posillipo e Nisida; il mancato avvio della costruzione di lotti d'immobili d'edilizia popolare su suoli edificabili ( ma sempre inquinati, of course); etc, etc.. Insomma una silloge perdurante di fallimenti vittoriosi e molto poco virtuosi per il Comune che ha fatto comunella (la Bagnolifutura è al 90% nella disponibilità dell'assise di San Giacomo). E non dimentichiamo, a memento ed exemplum, che l'elemento chiave doveva essere il polmone cittadino e verdissimo, di clorofilla a saturare, d' enorme parco a scala urbana di circa 120 ha, che avrebbe dovuto esser, naturaliter, verde cerniera tra cittade grigia triste solitaria y final e Mare Nostrum, (o Monstrum, vista l'anomalia degli aromatici depositati in loco, sul fondale?). E come obliare la filiera di grandi alberghi e cotillons, estesi su di un'area di oltre 70 ha ai margini del parco, con annesse et connesse attrezzature turistiche e spa (inteso come luoghi di benessere, non di intrallazzo finanziario) a non finire? Ai posteri la sentenza, sperando che non sia quella d'un tribunale a ferale condanna.

E già, perchè forte è il rischio d'un sequestro definitivo dell'area per inquinamento da eternit, cadmio, arsenico, idrocarburi e materiale di risulta, e che risulta esser una vera cloaca maxima, paradise in terra per oncogeni di buona volontà e neoplasie all'ultima moda.
2011, salto in avanti e ritorno al passato: il Regno è passato di mano, dal ”Don” (Bassolino uber alles), alla “Donna”(garrula nonnina, felice Rosetta), forse al “Danno” (oddio, e se c'è Beffa? Se ne ceni, orsù!): al timone, fiero, masaniello ed impettito, c'è Giggino Murat, galloni lucenti ed alamari pezzotti; suo il veliero, sua la rotta arancionè. Presto, di libeccio, di scirocco, uno sciroppo oddio che tosse! Spiegate le vele, l'abbrivio è lesto, strambate, alla dritta, e se poi rovescio? Su, alla randa, ma qui si sbanda, attenti, o boma o morte, vai di bolina, ma niente cazzate!

L'affaire Vuitton Cup ha riacceso il faro costiero su Bagnoli, la Procura neapolitana, con i pm Buda e Bisceglie, indaga e scava di draga: lo stesso Murat sentito dai magistrati, periti incaricati, saranno (si spera in definitiva) le analisi delle acque a fugar dubbi e rovelli, accuse e sospetti. “L'80% dei campioni ha dato riscontro negativo”, fanno sapere dalla Bagnolifutura, mentre l'Arpac ed il Ministero dell'Ambiente guidato dal nuclearista et incenritorista Clini (per lui benzina verde vuol dire “ecologica”), confutano e ribaltano i dati come in pochade francais: “Ci sono tracce evidenti di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e PCB (policlorobifenili) ad alta persistenza ambientale nelle acque antistanti la colmata in cemento: i primi 20 cm del fondale hanno un quoziente di rischio pari a 4737 volte la norma”. Un bel pastiche, ca va sans dire, anche se costruire una piattaforma rimuovibile, come nelle primigenie intenzioni di Giggino e dell'ACN (la società di scopo a partenariato pubblico-privato), su di una struttura elevata con materiale di scarto e risulta (circa 1300 metri cubi di munnezza altamente inquinante) non è il classico coupe de theatre che ti aspetteresti dal Nelson partenopeo (ma fosse cecato pure Murat?), anzi. E dire che la riqualificazione territoriale, la bonifica ambientale di Bagnoli erano il fiore all'occhiello (assieme al piano rifiuti integrato) del programma elettorale del Maire Nostrum, ed il suo infallibile fiuto da esarca fulgido e illuminato avrebbe di certo guadato e guidato fuor dal limaccioso trogolo impantanato, la corazzata di Bagnolifutura senza colpo (di spingarda) ferir. Poi che fu?

Paiono lontani i sogni neapolitani di rendere Bagnoli novella Goitzsche teutonica (la regione mineraria di oltre 60 km quadrati di miniere di lignite a cielo aperto, riconvertite in laghi e parchi a misura d'uomo): azzerati i vertici del Cda, auto-dimissionatosi il presidente Marrone (vicenda astrusa e poco chiara invero), Bagnolifutura rimane un carrozzone vuoto, da barnum periferico che ha già ingollato 340 milioni d'euro, con previsioni di spesa lievitate in pochi anni come porcini all'ombra del Vesevo; circa l'86 % in più rispetto alle prime ottimistiche previsioni. 31 milioni di euro sarebbero stati impiegati solo per la bonifica, vexata quaestio dal kafkiano andazzo, mentre nel totale sarebbero 259.358.195 euro, i fondi stanziati per il recupero dell' ex area industriale. Gratta e vinci, ma qui a rosicar fortuna ci si rimette tempo, salute e denari.
La “terrazza a mare”, come amava definirla il vicesindaco di Rosetta, Tino Sant'Angelo, è rotonda torta da spartirsi in riva al mare, e la rive guache della Sinistrata pidina a déjeuner sur l'herbe non fu da meno: colmata, bonifica e debiti son cimeli d'un'epoca che a Neapoli si ha per acquisita. Come dire?Archeologia politica et industriale.

Exicipit. La Vuitton Cup, o meglio le poco paludate preregate, porteranno un flusso di circa 38 milioni di euro a veleggiare verso Partenope; le colonne d'Eolo, a corrente alternata, sono flusso interrotto di capitali e credibilità da spendersi tra politica ed affarismo, Palazzi e Potere, tra Murat, Regione e Provincia. Eppure. “L'America's Cup è un mezzo molto importante per definire una volta per tutte la bonifica di Bagnoli”, chiosava il Metre di San Giacomo non molti mesi orsono; certi di maxima buona fede, la visione politica del Giggino è ben mediocre, v'è da dire: è pur vero che il Nostro è Sindaco da poco, e mai si vorrebbe additarlo come correo e responsabile di uno sfacelo che affonda le radici in un ventennio d'immobilismo e maramalderie scialacquatorie di una sinistra da manuale Cencelli nella spartizione di poltrone, incarichi e malaffare. Ma è dato certo che la miopia politica di questa fase murattiana è inescusabile, che la bonifica era da attuarsi in primis, ponendo il focus su Bagnoli per riqualificare gli ettari disastrati e dirottare gli introiti derivanti dalla Coppa America verso un rilancio cittadino a lungo termine. La mediocrità al potere non paga, l'arroganza ed il personalismo son cavalli di Frisia da non cavalcare, dacchè gli ostacoli van aggirati, non caricati a corna basse. Forse il Murat è ancor inebetito dalla frenesia mediatica che lo pervade, da un berlusconismo comunicativo al limite del parossismo narcisistico, dai riflessi catodici dell'esser popular, nonchè populista. Il vezzo da purosangue bizzoso e frusto non paga, e l'esser maschera mediatica non rafforza il messaggio: amministrare è percorso di lustri e costanza, pazienza e discernimento. Tutto quel che manca al Nostro, almeno fino ad ora.

Le aree sono inquinate, Bagnoli sarà interdetta alla kermesse, questo è palese e fuor di dubbio. Bastava ascoltare i peana dell'Assise di palazzo Marigliano e delle associazioni ambientaliste ( e Giggino non concesse loro audienza), che da tempo chiedevano l'analisi dei rischi per Bagnoli, una bonifica seria e programmata e la rimozione della colmata: ma il Leviatano affascina il nostromo, come cetaceo pallido e mortale. A Palazzo han pronto il Piano B; sinistro suono, qual sito carnoso ove palpare a mano tesa: e in effetti stavolta ci vorrà fortuna, per non dir viepiù prosaicamente “culo”. Via Caracciolo o Molo San vincenzo, per le regate a breve giro di boa i nodi son gordiani e da sciogliere al canto di sirena.

Il giro velico in ottantacinque giorni dovrà gettar l'ancora alla fonda, nel Golfo incantato a promenade: il primo nodo da sciogliere è amministrativo, ovvero chi può o debba farsi carico delle nuove opere in essere. Bagnolifutura ha gestito la gara, con le opere in cantiere ed ancora sub judice; l'ipotesi è quella di considerare valida la gara già svoltasi, tenendo per rato e confermato che la Vuitton è assegnata a Bagnoli, salvo migrare per eventi contingenti, scavallando Posillipo e solo per la tornata del 2012. È un' ipotesi che non recide il fil rouge con le ditte appaltatrici per il secondo round del 2013 (che si vuole comunque a Bagnoli, sperando nel viatico del ministero dell'Ambiente) e non dovrebbe (teoricamente) scontentar nessuno. Ma Nessuno accecò il Ciclope monocolo, e Nelson l'ammiraglio, di occhio uno ne aveva in conto...
Oppure no?

Nessun commento: