giovedì 6 dicembre 2012

Le Divin Peracottaire




















"La vanità è come l’idiozia: non ha limiti". (Giovanni Soriano)

Il Divino Peracottaro è ratto dal desìo, e fiero schiera lista, con schierani a riporto, per halloween italico in odor anti-capitalista: l' election day è limen valicabile, avrà pensato il Nostro De Magistris, dunque perchè non esser volitivo Annibale, in testa a pachidermi nani, per la reconquista del Regno di Montor? Che di anelli da baciare ve ne son a iosa, del potere in quel di Roma anche un'intiera sporta; ed il piccolo Giggino fila dritto, come fosse maruzzella, con bavetta fine ed arancione per giungere in Transatlantico sbarcando alla buvette: ergo, non facciamolo aspettare, che tempo è mannaro!

"Hanno trasformato i normali in deviati - e lui se ne intende - in Italia è sovversivo chi cerca di "scassare" il potere costituito":  fine concetto, ca va sans dire, figlio d'episteme e filologia politicante e teoretica da Sorbona Grandi Scuole, per chi ha studiato un tanto al pezzo, fermandosi al primo brano (nel senso di lacerto); dunque all'imbarcadero, benvenuti all'arrembaggio, tra una strizzata alla FIOM, una toccatina al Movimento Viola, una palpatina robusta ai No Tav, ed una rivoluzionaria slinguazzatina con Fed. Sinistra e delusi di SEL. Il Movimento Arancio-Cocozza è vascello altisonante per solcare marosi e Maroni, Monti e Tremonti, senza dimenticare la sempiterna sosta al santuario della Vergine Pidina, ad accender ceri, lustrando l'obolo, per liturgie paraninfe e para-cool per canti gregoriani da intonare allu Governo prossimo venturo, che Bersani val bene una messa.

Per le prossime elezioni di marca sinistra, Giggino Murat ha prenotato il Frecciarossa per gli Arancio-cremisisi, l'hard discount della politica italica ha approntato nuovo sotto-prodotto, con marchio da rodare e novello come nettare in acidosi andante: come Grillo salterino, il Nostro eroe tenta la scalata, per amor di sé  e nulla più (al massimo del Germano Dioscuscuro, il Divin Claudio, da piazzar in Parlamento dopo averlo parcheggiato in divieto di sosta in Comune tra noi); dopo l'Europa, la fermata è stata Napoli e la prossima chissà, forse Termini (O Roma o Orte!), ma non s'arresta la sua corsa, anzi di più, una poltrona per due, ed il cool ( famosa ormai l'allure del Nostro) sempre in caldo per me!

Prossima fashion victim, sull'altare a sacello augustale, per riti e liturgie da paragnosta gigginesco, l'ex procuratore di Palermo Ingroia, che se non l'avesse ancor capito, è solo l'ennesima pedina mediatica per l'arrocco final: poche le speranze di addivenir allo scranno Governativo, il Premierato è corsa ad ostacoli, seppur partitici, dunque la polena servirà per l'ingresso in porto e nulla più. Eppur si muove, Giggino Bello, e da Palazzo (per ora Saint James Palace) detta tempi e rivoluzione: almeno quattro gli assessori da candidare sul nazionale : Sergio d'Angelo (Welfare), Bernardo Tuccillo (Patrimonio), Pina Tommasielli (Sport) e Alberto Lucarelli (Beni Comuni); assessori papabili e candidati che saranno perciò sostituiti con mega-rimpasto dirigista in quel di Neapoli, tra fine anno e inizio gennaio.

Il Maire bagna Napoli, ma ancor per poco: stocco, stola e spadino cocozza sono in rotta, con feluca e calamari al seguito verso il Tevere, a cercar felice insula dove svernare da leader maximo, al minimo Ministro: spizzichi e bocconi, tra Napoli e l'Europa, una sindacatura riluttante e semi-inconcludente, feste farina e forca, e poca o niuna veritas in sorte: esser Sindaco è sicuro vanto, i media son serviti (quando non asserviti) e le copertine son da conto: esser Uomo-Vogue è cosa giusta, ma esser uomo-vago dà sui nervi e nulla apporta, se non alla propria boriosa imago

Roseo è il futuro del nostro retore e demiurgo, roseo come il culetto d'un lattante: ma sta all'elettore scegliere se tributargli carezza, o come auspicabile, allungargli muscolare calcione a rotolare. 
Nell'attesa, lucidiamo gli anfibi.

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