martedì 18 dicembre 2012

IL GIUDIZIO ELETTORALE

























(Nel riquadro, Berlusconi che azzanna nuovamente l'Italia)



"Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli" (Apocalisse, 12, 9).


Fuoco, fiamme e reflussi acherontei, d'essenze palustri, nel medioevo italico 2.0, i millenaristi preparano fughe iconoclaste, con ventiquattrore alla mano, per refugium in baita campestre, in scia dei Monti, e biglietti da piccolo taglio, per tagli di corda che fanno una resa, una ressa a strascico, e sursum corda, che l'immagine international è compromessa, torna il Drago, i lacchè, le pire poppute e le sue schiere: il Cavalier d'Apocalisse arma il  cavallo, sella il Dell'Utri e non teme il iudicium, nè di Dio nè Di Pietro, che i critici son serviti e la critocrazia è politicante per davvero, con le toghe rosse, arancio, cocozza e arcobaleno che scendono il crinale, cavalcano la crisi; ex p.m. nell'ora del meriggio, dei pubblici misteri divengono turiboli, incensando l'agone per elezioni d'antan, col Vecchio Faggio che dispensa moniti e frutti, lassù sul Qui rinale, in attesa dei maya o al minimo, dei soliti maiali.

"La Peste! La Peste!", s'ode a grida, tra fumisterie alchemiche di politicanti a mezza via, con l'osceno del villaggio che indica la S.C.I.A. dei fumi catramosi in bella vista, mille le bocche dell'ILVA da sfamare, e non basta il sacrilego tributo a baccanale, degli operai impilati come preci, su rosario sgranato, un tanto a pezzo, che il bubbone s'arrossa, s'esalta, s'ingrossa; tumor acqueo, di bolle ardenti, di morti avvilenti, di vite alla catena, di condicio sine qua non, tra lavoro e salute; di Sinistra afasica, vergognosa e senza voce in capitolo, al massimo capitolato, e Destra persa dietro la sorte mirabolante triste solitaria y final del Gran Ciarlatano d'Arcore, dei ritorni impossibili a scalare la sorte, in IMU signo vinces, dei processi ventennali ad un Paese decotto e alla sbarra, sfrantummato ed invecchiato senza l'umana speranza che il futuro sia arrivato, perchè più giovane significa invero più precario che mai.

Medioevo Italia, annus domini 2012, coi giullari servi dell'Io a promenade, prometei delle bolgosfera, armati di cinque stelle come ninja ieratici ed incazzosi, movimenti che rompono argini a borborigmo, montando rabbia sacrosanta e sedimentando a raggiera, per civismo politico prossimo venturo; adepti osceni adulanti del Grande Centro, leviatano convergente verso cameratismo moderato d'albagia borghese, screziato d' accenti anglofili e tabacco da pipa, e buone entrature, da bocconiani alla buvette; sinistrati di slavine passate, trapuntine ideologiche essiccate, figli del liberismo e del mercato, figli trapassati d'un remoto appartenere, sfumato e bruciacchiato, inutili piddini alle primarie, quando la scuola politica è già defunta, e da un pezzo ormai (e che qualcuno lo dica a Bersani); laboratori politici per ex magistrati vanesii e balbettanti, tra un Di Pietro in caduta libera, un De Magistris in ascesa solo virtuale e mediatica, ed un Ingroia palermitano, magistrato di valore in trattative deviate e gnommeri sciasciani, accalappiato alla causa per un flop semi annunciato, una purea cocozza allo 0,5 % su scala nacional.  

"Grande è la confusione sotto il Cielo", e grande è la fuga dei Ciellini di Formigoni, la piccola vedette lombarda, dei Proci della Polverini, dei margheritini delle API, dei Futuri disoccupati senza Libertà,  invereconda la ruffianeria, per anaconde partitiche che ancora sbuffano e si contorcono, dilatando muscolari il ventre, per le abbuffate in conto, e di contorno; per i Lumbard coi Maroni fumanti, adesso evanescenti, per i Marxisti per Tabacci, che almeno la satira rimane sacra, per tutte le liste, i listini, i renziani, i capponi, gli azzeccagarbugli, i  Ghedini, i gradini d'un pantheon a ruciuliare, come pantegane rasenti ai muri, zoccole da palingenesi, immortali e replicanti. 

E' giunta l'ora del Giudizio Elettorale.

"Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo". (Apocalisse 21, 1 – 2).

Eppure noi siam viepiù prosaici e parsimoniosi, ci basterebbe almeno non veder discendere la Pascale da Palazzo Chigi, pronta come una sposa adorna per il suo Sposo, in tacchi alti, cerone e sorriso suadente (e parliamo dello sposo, ovviamente).
 

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