venerdì 6 marzo 2009

Leggere: perchè no?

Il calcio. Una parola e ti par di dire tutto: la palla, el balòn, ‘o pallone: una fetta di mondo che puoi accarezzare, che puoi tenere in equilibrio sulla punta di un piede, che puoi tramortire a calci quando sei stanco di giocare, e non hai voglia di tirare in porta; non adesso, cara mia, magari dopo. Ma lei, fedele, ti rotola ancora al fianco, nella classica divisa maculata a scacchi, cucita a mano e scolpita nel sudore dei campi polverosi di periferie lunari; ti rincorre come cornucopia sintetica e griffata sui campi d’erba smeraldina, presa a pugni da cicisbei glabri e smutandati, milionari persi nel fumo d’una vita dorata e menzognera, più che tra dribbling fumosi a fondo area. Apollinee visioni inguainate in divise d’ordinanza, come se i rimbalzi d’un pallone potessero essere ordinati, controllati da un piede ballerino che sovente , nell’attimo cruciale, quando già l’urlo è pronto a tuonare, fa cilecca, roteando su se stesso. E’ in quell’attimo che vedi il matador incornato, la muleta che solitaria sventola senza nerbo, la lama che serra il pugno del torero imbambolato: un attimo, un frammento d’infinito, è il gioco s’è incantato, l’incantesimo s’è rotto; il mondo riprende la sua orbita perpetua, ed il pallone torna ad essere un peso leggero, della stessa materia dei sogni, il capriccio di un dio che tolse le ali agli uomini ed in cambio gli donò una sfera. Calcio che si dà come ricostituente ai bambini magrolini, esili figure in divenire, sempre a caccia di figurine per collezionare il traguardo ambito di una raccolta che ne completi l’infanzia; calcio che arrossa gli occhi, gonfiando il petto; che fideizza il pensiero, sospendendo la ratio dei quotidiani affanni, demone benigno che possiede i corpi nella ressa delle curve, nell’albagia delle tribune, nell’indifferenza dei distinti; calcio che diviene letteratura vitale, nelle pagine di “Scrittori in curva”, edizioni Marotta e Cafiero, brillante antologia di racconti, nove storie per nove penne, giovani leve e veterani mai in congedo dal pianeta Eupalla. L’ Inter e “nazionale” Marco Civoli, vox populi delle notti berlinesi; il verace Maurizio de Giovanni, talento affermato del “giallo” tufaceo e partenopeo, cantore ed adepto del culto maradoniano, una Madonna laica che porta in grembo il suo Pibe de Oro; l’ “antitifoso” in bianconero, Athos Zontini, moschettiere napoletano che avrebbe volentieri fatto a strisce la Juve col tocco zorresco della sua cerusica scrittura; la “trasferta infernale” nei ricordi in Rossonero di Paolo Pasi, Stendhal-Giamburrasca, perso nella curva e dietro le curve d’una diavolessa tentatrice; la preghiera a “Santa Rosanero” del palermitano Davide Enia, o il “sogno bolognese” di Gianluca Morozzi, Un libro godibile e mai banale, sulla scia di un Brera dalla favella accattivante e sorniona, un tuffo nel passato, quando bambini una brezza leggera ci accarezzava il viso, asciugandoci le lacrime e l’amarezza per una palla che sfilava a lato, indomabile al tocco, insensibile al richiamo; un percorso sotterraneo dalla pagina al campo da gioco, una partita d’inchiostro giocata sul filo del ricordo e dell’ironia, verso un fischio finale al di là da venire, ed ancora da scrivere.

Nessun commento: