giovedì 8 aprile 2010

The Riforme Horror Picture Show:


Silvio in una sua ultima performance elettorale.

Riforme. E' la parola magica, il fluido dei druidi leghisti per salvare lo Stato. Che era Stato, almeno finchè i lanzichenecchi in camicia verde epantalone alla Brighella non hanno varcato il Rubicone. Con l'Arlecchino di Arcore ed i suoi fedeli lecchini che pasteggiano a caviale e champagne sulle rovine di un'Italia illividita, annichilita. I redditi delle famiglie sono crollati, il baratro non è così lontano, le pale degli elicotteri iniziano a girare, quelle dei cittadini onesti girano da un pezzo. E intanto si biascica di "Riforme", il Santo Graal che piace anche alla Sinistra borghesuccia da loft in centrocittà. Ma sarebbe meglio dire Lost, dato che è scomparsa da un pezzo, la sinistra. Rimane solo una comparsata ectoplasmica e laica di un Bersani qualunque davanti ai cancelli di Mirafiori. E manco lo facevano uscire, poi. Il Carroccio esulta, e Berlusconi ci sale su a piè naneschi pari. Manco fosse sul predellino. Chi guiderà l'agenda politica, ora che il Nanetto da giardino ha visto certificato il suo legittimo impedimento a varcare le aule tribunalizie? Che fosse un impedito, politicamente parlando, ce n'eravamo accorti da un pezzo. Cazzo che fine, uno strazio lungo un sogno. Con uno stronzo da incubo in cabina di regia. Un film orrendo, e siamo solo ai titoli di testa.

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