mercoledì 4 febbraio 2009

Leggere perchè no?:

Socrate tra le Nuvole, ovvero quando la Verità falsa l’autore.
La barba folta, il naso camuso, l’immancabile trìbon di stoffa caprina poggiato sulla spalla. Ed una dialettica tagliente ed inesorabile che non lasciava scampo ai sofisti ed ai sicofanti della sua amata Atene. Così si presentava Socrate, il principe dei filosofi, quando camminava affianco ai suoi discepoli nelle assolate mattinate greche, o quando attardava il passo all’ombra di una colonna, nel meriggio della sera, mentre il giorno moriva all’orizzonte. Eppure proprio come sofista, ateo e millantatore, serpe suadente che avvelena le menti della imberbe gioventù ateniese, ce lo dipinge Aristofane nella sua celebre opera Le Nuvole, commedia dai toni brillanti, in cui il Nostro appare nelle vesti di predicatore senza etica e morale, prono ai richiami materiali del ventre e sordo agli strali delle divinità ufficiali, che anzi si divertiva a sbeffeggiare, venerando le ben più fumose ed astratte Nuvole, appunto. Un Socrate ben lontano dall’iconografia ufficiale, che lo vuole “vecchiardo tafano della cavalla Atene”, celebre fustigatore dei vizi privati e dei pubblici inganni dei suoi pigri e molli concittadini, o almeno di quelli che s’interessavano più delle proprie tasche che non della propria anima. L’attacco frontale del commediografo, spinge il filosofo ad una pubblica apologia del suo pensiero, unico e “vero” (ma siam poi sicuri?) discorso tenuto nell’agone pubblico, davanti ad una folla curiosa di tastarne l’umore, se si esclude quello ben più drammatico pronunciato a sua discolpa durante il processo per empietà, ma che non fu sufficiente ad evitargli l’amara cicuta. Se nella commedia il falso Socrate è un distillato puro di sofismo, alfiere mendace della favella, di cui si serve per sovvertire furbescamente Giustizia e Verità, nella realtà meta-letteraria del Discorso, il vero Socrate risponde colpo su colpo alle critiche mossegli: egli è un filosofo, e come tale, amante insaziabile della Conoscenza, nonchè strenuo paladino della Ragione, ossequioso delle Leggi, semmai critico, ma mai in lotta con esse; sempre pronto, come un Diogene senza botte, a cercare non l’Uomo alla luce di un fioco lanternino, ma la ben più accecante Verità insita in ogni uomo. L’ottimo Luca Grechi, “vero” autore del falso Discorso, in un sapido gioco di specchi, rifrange e scompone la figura del filosofo, restituendone intatta tutta l’essenza e lo spirito originale, nonché la sua potente carica lessicale ed una vis polemica più affilata d’uno stiletto, concedendosi con tocco felino, qualche pregevole e mai banale licenza d’autore.

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