giovedì 26 febbraio 2009

Quando l'io va a puttane:

L’ auto procedeva lentamente lungo la via poco illuminata. La donna era lì, sembrava quasi che lo stesse aspettando, impalata sotto il lampione mezzo fulminato, con la luce stroboscopica che le illuminava metà viso come la faccia della luna. L’ uomo alla guida era nervoso, e delle gocce di sudore gli scendevano lungo le ciocche dei capelli neri, imperlandogli la fronte.
“Maledetti occhiali – pensò quello, infastidito dalla sua stessa agitazione – si sporcano sempre, magari fossero anti appannamento”. Strinse con vigore il volante, cercando di calmare se stesso e quel tremore improvviso che gli faceva formicolare le braccia. “ Calma, rilassati. Non lo verrà a sapere nessuno, a chi vuoi che importi quello che fai fuori? A nessuno verrebbe in mente di venirti a cercare qui, proprio qui…ci sei solo tu. Tu e quella lì. E di certo lei non lo andrebbe a raccontare a nessuno, che senso avrebbe? È il suo mestiere…e il mio? Che regola assurda, l’ Organizzazione non aveva proprio niente di meglio a cui pensare…io vado! No, no ma che cacchio vado pensando, mica la posso tacitare così la mia coscienza…e poi è contro le regole, contro tutto quello in cui ho creduto sempre anche io, la cosa non la posso liquidare così, no…Ma in fondo potrei provare, solo una volta e poi…poi chissà. Va bene, vado. Sono un uomo, un uomo normale prima di tutto: decido per me e la responsabilità è solo mia. Sono un uomo. E sono un prete”.

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