sabato 9 gennaio 2010
Requiem per un partito:
Una costante nella politica italiana di inizio anno è la demente, totale, indefessa presa per il culo della massa critica elettorale con slogan insensati ed attacchi demo-mediatici ad orologeria. Oddio, fine millennio o inizio millennio non par funger da scriminante, dato che i toni parossistici che rimbalzano come proiettili di gomma nelle sedi più inopportune (leggasi telegiornali, telesalotti, e telegiochini assortiti)non scemano d'intensità da ben tre lustri o poco più, da quando il Cavalier Servito scese in campo sulle macerie fumanti dell'impero repubblicano (leggasi latitanze oscure d'un Bettino senza più bottino ed amichetti al seguito). Assistiamo quindi ben tristemente attoniti ad un vaniloquio politico continuo, senza soluzione, lutulento e limaccioso, di sordida essenza e purulenta ratio, effimero, assolutamente inutile. Beceri al comando, pecori di partito, servi del comando. Del Suo comando, ma non soltanto. Bersani, chi è costui? Di Opposizione non rimane forza, nè nome: pallidi spettri ad inseguir di Silvio le paillettes, ed i nastrini al vento; nessuno che s'indigni, nessuno che protesti? L'inciucio inusitato imperversa, d'empio spettro fecero fiero pasto, eppure....Eppure un popolo attonito, sinistra volontà, che assiste basito al sinistro, alla distruzione di vetusti miti, con la celebrazione liturgica di sciatti figuri, che vuolsi appellar "leaders", ma spuri. Allo scempio delle vesti di un partito ormai misero e consunto, s'assiste senza batter ciglio, senza possanza ormai esangui, afasici: ma il popolo c'è, ed è viola di rabbia e sgomento, aspetta il capo in torcimenti infernali e danteschi di budella, senza requie, senza conforto. Siam alla frutta si diceva al fin del pasto: ora di briciole non rimane neanche il conto, anzi sì, uno, ed a pagarlo son forse fronde di politici in giacchetta? Giammai, sarà il popolo, sì il popolo, di questa sfatta Italietta! Non di tutta s'intende, ma di quella che s'affligge derelitta davanti al satrapo ed al suo circo mediatico infernale, ma che mai abbassa il capo davanti al perverso Capo senza testa, aspettando il Golgota come festa, e del Nano la sua croce.
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