mercoledì 29 ottobre 2008

Un Cosentino Napoletano

L'enigma Cosentino. Nel senso di Nicola Cosentino, avvocato, sottosegretario all'Economia, braccio destro del "creativo" Tremonti (l'Italia un paese bagnato da tre mari e prosciugato da Tremonti), nonchè coordinatore regionale per il PDL, il partito del popolo del Nano di Arcore, il Berluscignolo del Paese dei Bacucchi. Che ha fatto il buon Cosentino? Ma niente di che, se vogliamo: per uno nato e cresciuto, anche politicamente, a Casal di Principe l'essere un postino dei boss casalesi è il minimo che gli poteva capitare. D'atronde lo accusano solo quattro pentiti! Ah, dimenticavo, è anche parente (acquisito, bontà sua) del boss Giuseppe Russo, detto Peppe 'o Padrino: del resto uno i parenti non se li sceglie, no? Gli amici teoricamente sì, però. Ma andiamo con ordine. Tutto nasce da una costola del mega-processo Spartacus, quello alla cupola casalese, che ha portato all'arresto e alla condanna all'ergastolo di Francesco Schiavone, meglio noto come "Sandokàn" e dell'altro super-boss Francesco Bidognetti, conosciuto nell'ambiente col nomignolo di "Cicciotto 'e mezanotte"; processo che ha visto imputati oltre trenta galantuomini in odor di mafia (non solo, c'è voluta l´escussione di 508 testimoni,tra cui l´interrogatorio del pentito Carmine Schiavone, cugino del capoclan; è durato 49 udienze, 50 udienze per la requisitoria del pubblico ministero, 108 udienze per le arringhe dei difensori. L'esito provvisorio di questa prima fase è stato di 95 condanne, di cui ventuno gli ergastoli comminati, ventuno anche le assoluzioni, quasi tutti i politici coinvolti e i rappresentanti delle forze dell'ordine: un catafalco di carta alto quanto la Torre di Pisa) e che adesso pende davanti alla Corte d' Assise d'Appello di Napoli, per il secondo grado di giudizio. In uno degli ultimi verbali depositati in Procura, in occasione dell'inchiesta "Spartacus tre" ( c'è anche uno "Spartacus due", sugli appalti truccati e sui cantieri ed imprese gestiti direttamente dalla camorra casalese), un pentito, tale Domenico Frascogna racconta di Cosentino, di come fosse il Caronte, il traghettatore politico della volontà camorristica dei boss di Casl di Principe. Siamo a cavallo degli anni Novanta, Schiavone all'epoca era libero come un fringuello e si godeva l'ozio nella sua villa hollywoodiana, immerso nella sua vasca da bagno colosseale, nel senso che la circonferenza della stessa ricordava quella dell' Anfiteatro Flavio, volgarmente detto il Colosseo. Nicolino bello viene eletto consigliere regionale per Forza Italia, un plebiscito di voti, il trampolino giusto per fare un salto nel salotto buono (vabbè, si fa per dire), tra quei parlamentari di Casta e di Partito che bivaccano in Parlamento: in quegli stessi anni, secondo Frascogna, Cosentino andava facendo la spola tra Schiavone e gli altri boss minori del clan. Il pentito non lo chiama mai direttamente in causa, ma si riferisce ad un politico molto conosciuto, detto 'o 'Mericano, molto attivo sul piano regionale eprovinciale, tra Casal di Principe, San Cipriano, Cancello Arnone, e tutta la provincia casertana. Insomma, un vero Camorr-trotter, con tanto di pedigree accreditato nell'ambiente malavitoso. Ma il pentito non è il solo ad accusare il Cosentino: anche Michele Froncillo e Gaetano Vassallo, in due distinti interrogatori datati duemilaotto, parlano del bell'indagato come del "postino del boss"; Vassallo conosce il sottosegretario fin dagli anni Ottanta, quando il piccolo Nicola si faceva le ossa (e si preparava spiritualmente al lavoro sporco)nel partito socialista italiano: era conosciuto nell'ambientino fine della camorra come "quello dei Bidognetti". Proprio un bel curriculum, ci si stupisce che il ragazzo non l'abbia scritto sul biglietto da visita! Ma i rapporti tra Cosentino e gli Schiavone sono ben saldi, non c'è da avere paura che il nostro si dimentichi degli amici...(continua, sintonizzatevi ancora!).

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