“Vi sono dei limiti
oltre i quali l'idiozia dovrebbe essere controllata”. (Heinrich Böll)
Sindaco per voluntas populi dal giugno 2011, un tempo “il
più amato degli italiani” (classifica redatta dalla Scavolini, immaginiamo) in lizza
per la copertina di ’Uomo-Vago” degli Amministratori “très charmant”, il Nostro
Arancio-cremisi, con lungimiranza e “bonapartenopeismo” di stampo zapatista,
tentò di tutto e la qualunque, pur di rimanere fermamente in groppa al vento
del cambiamento; ma nulla potè la sua maschia voluptas nonché voluntade, contro il pressapochismo politico et
amministrativo scodellato sul campo in questi tre anni di inter-Regno parte
napoletano e partenopeo: ahimè, sfiorì il sogno cocozza dell’imago internacional di Neapoli, il contrabbandiere di speranza
di stanza a Palazzo, nulla potè contro la sindrome fantozziana che gli pervade
l’ animo e le pudenda.
E allora, quale idea sfolgorante et iusta, che si nomini il ciambellano reale, il marketing s’adda rifà ‘o trucco; et voilà! Ecco a
voi, noi, sudditi il nuovo prodotto ri-vo-lu-zio-na-rio!, un acquisto a metà
prezzo, offerta very special by “Quelli di San James Palace”,che coi
punti del latte rancido ed ammuffito, ci hanno impacchettato l’ennesimo paccodoppiopaccoecontropaccotto
media-politicante: Monia Aliberti il nuovo assessore alla “comunicazione e marketing, immagine e promozione della città, eventi, “made
in Naples”, identità, tradizioni e futuro della città”, è giunta solare al sacrificium, per rimpinguare la pletora
d’assessori assassinati (politicamente ca
va sans dire) dalla Fredegonda Imbandanata, il Maschio Alfa e Omega
dominante, il Giggino Murat che grandi e piccini, tutti spaventa (perfino i
suoi alleati per mancanza d’alternative, il Piddini piccini picciò all’ombra
del Vesuvio).
Urge
sincretica domanda: ma la nostra Partenope descamisada
non aveva di già il suo assessore occulto all’immagine
azzurro-arancio-arcobaleno della Cittade, perdipiù aggratisse, perché di
Volontario quivi cianciamo? E’ dall’ election day del germano maggiore che il suo Hermano Menor, il
Divin Claudio, soldatino di chiummo instancabile,
si spende in segreteria sindacale, al telefono, “spandendo” il nome, acquisendo
concretezza e sicumera come factotum umbratile
della città (“Largoooo!”); mille le maschere e mille i volti, per Claudio De
Magistris, Volontario, quasi-staffista, un tempo co.co.co. per la buonanima di
don Tonino Di Pietro e della sua IDV, braccio sinistramente destro del
fratellone a Sindaco, impresario, gran comunicatore (sebbene di poche parole),
neuronale ganglio di pubblico legame, seppur privato, perchè pur sempre di un di
"Volontario" trattiamo: uno, nessuno e centomila. E che il nostro
Claudascione, dopo inchieste, scandali e titoloni di giornlae, ancora aleggi
nelle aule del Comune è cosa nota, “chiedete a Claudio” era la novena diuturna
a cantilena che si respirava a Palazzo fino a pochi mesi orsono.
Per
la sua permanenza nell’avito Palazzo fu sfornato financo il documento giusto ad hoc: un decreto sindacale a firma di
Tommasino Sodano, siglato unilateralmente in data 15 novembre 2011, con il
quale si dava ingresso trionfale al nostro Claudascione, ex impresario nel
campo del organizzazione “comunicazione e marketing, immagine
e promozione della città, eventi, “made in Naples”, identità, tradizioni”, più o meno tutto l’ambaradan
parolaio ad imbottire il portfolio della nuova “assessora” Alberti, negli
ultimi cinque anni nel board dell'«Accor
Hospitality» di Palazzo Caracciolo, prima come responsabile delle risorse
umane, poi come responsabile degli eventi: e allora “Salga a board, cazzo!”, che lo scoglio ci ha scoglionati, la zattera
s’è sfrantummata, la scialuppa s’è sciupata, ed il legno s’è ‘nfracetato, e qui rischiamo che ce lo
tirino pure appresso, o peggio, che lo usino come albero maldestro per
impiccarci i nostri sogni di “revenge
gauche” murattiana in salsa De Magistris.
L’Alberti
non dorma sonni tranquilli, che non essendo parente stretta, la nostra
neo-assessora è pur sempre revocabile dal solerte Imbandanato, chè nel Comune
famiglio nessuno è indispensabile, e men che meno chi sfugge al legame
sanguigno; del resto almeno uno straccio di contratto, alla nostra Assistita,
medium politicante ad evocar futuro sibillino, l’avran fatto, mentre Il Divino
come lemure, “Aleggia sempre, intriso di
fatal desio, alla ricerca della requie e del ristoro, volontario puro, libero
come aquilotto implume, né staffista, né real-volontario, ibrido chimerico,
astrazione di pensiero”: ABUSIVO, e così
sia.
E
allora, rovello smargiasso e pulcinellesco, si affaccia prosaica domanda: ma
come campa il Claudascione? Luciferini rispondiamo: forse che a San Giacomo
abbiano capito che il volontariato in pubblica piazza non vale la candela, e lo
stoppino di tal fatta resta pur sempre in mano al povero germano? E allora come
prender piccioni con singola fava? Magari spartendo una poltrona per due,
smezzando stipendio e assessorato? La nostra è solo umile opinione, non la si
prenda in serio conto, è più balocco per libere menti, liberamente tratto in acconto:
e’ dunque una protoforma di spending
review all’aranciona? Ragù di vongole in cui sguazzare, bacile anarcoide
d’amministrazione all’acqua pazza, realpolitik mediale per l’Ammiraglio Cocozza,
fraterno et amicale, che rese servigio al Fratellino, senza che fosse costretto
a chieder la questua nei giardini antistanti il Palazzo, imbandanato in
standardo cremisi, stracquo e senza posa.
“E’ la somma che fa il totale”, diceva
Qualcuno, ed uno stipendio fratto due è pur sempre meglio che fare ‘o
Volontario, ca va sans dire. N'est-ce-pas?
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