domenica 7 febbraio 2010
Leggere: perchè no?
Olezzo, fetore cancrenoso che appesta i corpi ed ammorba il terreno. Scorie materiali e brandelli di vita, come macerie inumane. La camorra è un microcosmo parallelo, una mescolanza di valori deviati, di pulsioni ferine, prima d’essere un bubbone innestato nel corpo dello Stato. La camorra che non è l’anti-stato, ma un’ isola franca all’interno d’un arcipelago di legalità permeabile, un barnum infernale con maschere dal ghigno vermiglio. Un sistema concorrente perfettamente inserito nei gangli socio-economici della società, un volano di capitali invisibili ed immateriali che si riciclano all’infinito. Quale la cura, e chi ne possiede il segreto? Parafrasando Pirandello, “uno, nessuno, centomila”: stato, istituzioni, famiglia, scuola. E se la cura, o meglio un vaccino, una piccola singola dose di vaccino, fosse proprio da inoculare a scuola, quando alla crescita del corpo s’affianca il fiorire della coscienza? Quando il senso critico prende forma, in menti ancora implumi eppur sì recettive? E allora quale miglior vettore per tale benigno contagio che non un libro, un piccolo e coriaceo libricino? Gianni Puca aggrotta la fronte, mette a fuoco un punto lontano, indefinito, stringendo nel pugno quel piccolo libro: “Sono nato a Sant’Antimo, l’antica Atella, terra di guitti e di maschere farsesche, eppure di “personae”, di maschere imbellettate e false se ne vedono ancora, a spasso per le strade, nei palazzi bene, quelli che contano”. “Sacchetta e Romeo” (edizioni Kairòs) è una favola per bambini d’ogni età, la storia d’amore tra la “rosea sacchetta” ed il bel Romeo, marciapiede derelitto, che s’innesta nel secolare conto della nascita de “ ‘o Sistema”, della Camorra S.p.a. “Un sistema tentacolare che ci cannibalizza, si nutre di ignoranza e falsi miti, smaltisce le nostre paure nutrendosene, ammorbando la terra, vampirizzando il territorio: è per questo che dobbiamo inizizare da loro, dal futuro, per esorcizzare il passato”. L’auditorium della scuola Nicola Romeo è gremito, un vociare sommesso che rimbomba, immenso turibolo a sparger stille di vitalità. I bambini hanno risposto all’appello. “Queste mura mi hanno visto piccolo”, apre Puca, “ci ho passato l’infanzia sognando e ridendo, come voi. Questa scuola porta il nome di Nicola, il fondatore dell’Alfa Romeo: era di Sant’Antimo, voleva aprire la fabbrica qui, ma la camorra del tempo glielo impedì e lui dovette emigrare. Ecco cosa fa la Camorra, contamina come e dove può, sembra un polipo gigante, strozza i pesci che non ci stanno, che si ribellano alla sua violenza”. Una Camorra-polpo che emerge dalle acque putride di un golfo alla deriva, sterminate paranze al suo comando e tutt’intorno cadaveri enfi di pesci a galleggiare nell’orrore. Mai metafora fu più idonea a disvelarne l’essenza brutale e ferina. “Ma il polipo può essere pescato, può essere cotto e mangiato, basta armarsi di giustizia e di tanto, tanto appetito”. E adesso anche i bambini hanno fame.
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