giovedì 1 dicembre 2011

El Hermano Menor, ovvero "Un Arancione per Due"

















“Voglio che per secoli si continui a discutere di quello che sono stato, di quello che ho pensato, di quello che ho voluto” (C.M. de Talleyrand).


Ab Urbe condita. E cioè succosa, umorale, vaporosa, oleosa historia neapolitana, come fresca 'nzalata de cestunia appriparata sul desco di Partenope, io nevver canto (e me ne vanto?). Venghino siori, venghino, che non di Livio (ne rimase forse livido?), qui è il conto e l'abbrivio, seppur di germani reali, e non romani, qui si favella; e fa vela, velletario, il vello al vento, ed è nocchiero il Piccolino ( di Palinuro?), di palo in frasca, in resta, segue mesto la scia d'un Fratello Grande, Rivoluzione e Stocco, Arancione al tocco; “Claudio trema, la cugiggina è fuggita?” No, no un momento, un memento... Qui si scantona, gli avi s'azzuffano, è confusa-mente, ci si arrovella, affastella, appastella! Che di Napoli è la historia, e il giusto ac-conto di Rivoluzione, oggi come allor, ma l'alloro indi ove posa? Su collo merlettato o su pollo congelato? E questo è il conto, niuno sconto, ed è Commedia, e 'l Duca mio? Dica Duca (oddio il Principe!), di che o di cosa? Il conto, il canto! Ah, è vero, mi rizelo: il conto e il lauto pasto, e gli afrori, e del Forum il grande evento, e di germano il pio lamento, che è mal Comune, quindi mezzo gaudio; ergo, nuntio vobis gaudium magnum (e de che magno, poi?): “Sono Claudio de Magistris e non chiamatemi il Trota”

Che Trota, va bene, col mare di Neapolis non Lega; ma col Maire Partenopeo, s'ammischia e s'accumoglia? Come s'è detto, “Dai nemici mi guardi Iddio, che al fratello ci penso io”. L'Hermano Menor aleggia, nevvero, in quel di Palazzo, novello Talleyrand del Regno di Luigi (dopo il XVI c'è il 17, ih che marina!), è cosa nota; che ti nuoti l'avannotto quando lu guarragiggino (o più de coccio?) è in acque alte, al di fuori di scogliera, è arcano disvelato: un vice-Murat ci dovrà pur essere nell'acquartieramento, mica cotiche, diciam bene?. E allora largo!, tocca in pectore, spadino puntuto e coroncina in resta, al vicesindaco arancione. Sodano? Men che meno (ma è per diletto...o delitto?), al fratellino; ma che sia chiaro, per la vice-consiliatura nulla si percepisce, né vil denaro, nè prebenda, sola bastò virtù. “Prima di essere il fratello del Sindaco, sono un esperto di comunicazione e uno che sin da piccolo ha sviluppato la passione per la musica e per gli eventi. Ora lavoro gratuitamente al fianco del sindaco, occupandomi di organizzazione e della sua segreteria politica”. Appassionato di comunicazione, ne fece mestiere ed il cantagiro è tutto qua. Dove l'inghippo, di grazia?

Annunciazione, Annunciazione! Gabriele (Corrado, l'ex assessore pidino alla qualunque) ti ha dato la buona notizia! “Ma quando de Magistris Claudio va a Palazzo San Giacomo e siede nel gabinetto del sindaco-fratello per chi lavora?”. Domandare e lecito, lievita l'attenzione, e cortesemente s'attende la risposta sulla question: “Dopo la campagna elettorale il partito Italia dei Valori mi ha chiesto se volevo collaborare all’organizzazione del reparto comunicazione nazionale. Ho accettato, sono un cocopro”. E buon cocopro vi faccia! No davvero, cos'è Il Grande Fratello, fardello, friariello? Ma mi faccino il piacere, mi faccino, e la faccia dove la mette? Davanti alla testa, che è al solito posto, cioè sul collo, e ci facciamo il callo, e va bene... ma lei un posto ce l'ha? “Per evitare certe polemiche ho scelto di non essere inserito nello staff anche se la legge non lo impedisce, perché lo staff è per sua natura di carattere fiduciario. Economicamente ci ho rimesso. Sono un volontario”. Fiat voluntas De-Ma!
Collaborare all'organizzazione su scala nacional, e l'Arancione, il Fratello Grande che c'azzecca? Lo fa un po' per celia, un po' per il Sindaco, un po' per l'Idv, in attesa di morir (gratta e vinci, tranquillo)?

Come moscone di Serao, o Vespa aristofanea, il tarlo svolazza a fior di neo; fatta la legge, trovato l'inganno, facciamo la festa al nostro santo: San Giacomo può andare? Il volontariato è regolamentato a livello nazionale da norme al passo di lumaca; la prima delle quali è la Lex 266/1991 (che istituisce i cosiddetti “registri regionali”), cui han fatto seguito un bel D.L. 328/2000 e la riforma costituzionale del 2001 (più casini del Millennium Bug) istitutrice del principio “di sussidiarietà orizzontale”.E torniamo al Volontario: c'è possibilità di salvare il “Soldato Claudio”? O lo abbandoniamo dietro le linee amiche, anzi fin troppo fraterne? Mettiamola così: una figura come quella dell'Hermano Arancino non è facilmente inquadrabile da un punto di vista formale e giuridico.
Nessun norma! In Comune avrebbero dovuto avvalersi di "volontari", truppe regolarmente iscritte nei registri previsti dalla Legge, e regolarmente non retribuite. E sull'assenza di stipendio ci siamo, nevvero? In ogni caso trattasi di volontariato finalizzato alla erogazione di servizi alla comunità (quali assistenza agli anziani, assistenza agli indigenti e via discorrendo), non certo alla collaborazione con le massime autorità cittadine, ancorchè tu li abbia visti fare pupù nel vasino da piccoli.

Abstine, substine. Ma comma se fa se non c'è il cavillo? Quale il cavallo, per il De Magistris Equitum Imperii? Serve una pezza arlecchino, al minimo un canovaccio, val bene financo una mappina. “Il mio Regno per un cavillo!”, con Murat novello Riccardo III, di barda memoria, stracquo e assorto nel meriggio arancionè, eserca circonfuso d'aura giacobina, nonché rivoluzionaire: “Avimme scassate!”, ed invero un po' ha rotto, alfine. Prova il rappezzo l'Assessore al Patrimonio e Personale, il Bernardino Tuccillo: “Lui ha voluto lavorare al Comune come volontario, a titolo gratuito, come collaboratore del Sindaco per questioni legate alla comunicazione e alla cultura, che poi sono il suo mondo, quello nel quale lavora da molti anni. E nel quale, ripeto, è bravo”. Nessun rovello, amletico dubbio, sulla sostanza ad coadiuvandum: “Mihi pinnas inciderant!”, e per caritade, nessuna voglia di tarpar le ali alla colomba, e però...
Però il divieto di svolta sinistra per una Giunta che agevola virtù e trasparenza, è cosa giusta a rimarcarlo; dove la sostanza, dove la virtù? Non si ricorda dunque, d'un germano reale di Bassolino, o nipotina di Rosetta a scarrellare per l'avito Palazzo, no? O forse qui si pecca? No, in questo non v'è pecca, al massimo si picca, qualcuno, di concordanza in dissolvenza: si dissolve forse la “Revolution”, la discordanza col “consociativismo clientelare”, il familismo amorale di piddino andazzo?

“Tengo Famiglia!”. A pensar male, il peccato è in agguato, ma sovente ci s' azzecca; e ci s'inzacchera, in guazzabugli d'azzaccagarbugli per due capponi con una fava; e sale la freva, di temperatura al galoppo, e torna il cavallo, il cavillo, l'asinino raglio. Che non è sia di Buridano: tra il collaborativo volontariato in comune et amorosi intenti, e l'astensione ascetica perchè più opportuna, il Claudio sa dove indirizzare il soma, nonché somaro; “Non chiamatemi il Trota!”. Eppur bordeggia in limine, di sponda, e spande propri panni in Comune tra noi; e non si faccia virgineo volto, stolido e sorpreso, che qui di balocchi non ci si balocca, ma di potere e posizioni. L'esser “Volontario” in Pubblica Amministrazione, non percependo alcuno, come speculum Principis per alveo di potere invaginato, vuol forse significare che non si goda di riflessi e scampoli di poter aggiunto? In Segreteria, al telefono, spendendo il nome, acquisendo concretezza come neuronale ganglio di pubblico legame, seppur privato, perchè di “Volontario” qui cianciamo? Malfidato, belfagor, luciferino; è solo un rovello, pardon, niente di più. Soccorre ancora il buon Tuccillo: “In ogni caso, trattandosi ovviamente di persona di fiducia del Sindaco, valuteremo tutte le ipotesi sul tappeto per come regolare la sua presenza a Palazzo San Giacomo. Fermo restando, ed è bene ribadirlo, che Claudio fa volontariato. E decidendo di lavorare gratis e non credo che la cosa rappresenti un problema per il Comune”. Oh, io credo di sì, invero.

Paradosso. La questione su come normare la permanenza fraterna del Murat è a carico nostro: un rapporto di famigli diventa quaestio giuridica per Comune e cittadini; non abbastasse la “Cugiggina” nell'assessorato sportivo della Tommasielli, giù di regolamento, inchiostro e scartoffie per ammettere che sì, è cosa ben strana, presenza vana (o forse no), di un onnipresente Fratellino, eppure. Eppure che dire se la famiglia rimane legame indicibile, catena infrangibile? Visto che nelle pubbliche amministrazioni volontari non ce ne possono essere, a meno che non siano visitatori autorizzati ad un singolo ingresso, o che abbiano un'autorizzazione anche permanente, ma scritta, per stazionare negli uffici comunali, che s'appripari il sigillo Reale.
Il Regno è mio, e lo gestisco io.

Paradosso Due. E' una bella mattina, ho tanti et numerosi amici in comune. Vado, mi presento, voi già mi conoscete, che dite? “Faccio il volontario, collaboro con voi, allarghiamo la Famiglia Comune! No, no, voi m'offendete, non voglio prebende, spendo solo il nome, niuno problema, o no? Son di fiducia!” E mentre attendo che due robusti e nerboruti omini in camice bianco mi trascinino via di peso, sulle profetiche note di “Andiamo al Regolamento” d'arboriana memoria, farò anche il tempo a gettare il mio straziante lamento, “Non sono il Trotaaa!”, facendo un rapido e fugace saluto al Vicesindaco. No, non Sodano. Quell'altro. Il Volontario.

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